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Ercolano, 8 Novembre 2020 Purtroppo, oltre alle lezioni on line per la scuola, ho avuto anche vari problemi familiari (madre e sorella) a tenermi impegnato. Non mi sono dimenticato di quello che mi hai scritto, ma volevo risponderti con calma per ampliare un poco quello che tu hai correttamente sottolineato, e direi che, più che “discutibile”, ciò che quei personaggi dicono non è a mio parere in linea con ciò che pensa la sinistra comunista – ma questo non è certo una sorpresa. Se ho capito bene quando questo movimento Dada era agli inizi, il tentativo rivoluzionario (il primo) era già fallito; Rosa e Karl uccisi, il partito comunista distrutto sul nascere. Quello che avviene dopo i primi di gennaio del 1919 è tutto un fallimento; non c'erano più le condizioni, come osserva Bordiga da qualche parte che non ricordo. C'è stata sempre una parte notevolmente maggioritaria e opportunista della socialdemocrazia che ha sempre flirtato con il capitale, e che è stata la peste del movimento operaio. Parte del proletariato rimane rivoluzionaria ma non c'è più la situazione rivoluzionaria del 1918, affossata dall'accordo della socialdemocrazia e dagli industriali (Stinnes), e quindi Weimar è sin dall’inizio soltanto il tentativo borghese di gestire per oltre un quindicennio la crisi economica con la pelle del proletariato, che dopo la crisi del 1929 verrà risolta col passaggio di testimone dalla socialdemocrazia al nazismo: un tipo più moderno di socialdemocrazia.In tutto questo, nulla di nuovo per la “sinistra”; ma ripeto queste cose a braccio, in un momento libero. Io di arte non capisco nulla, ma mi sembra che l’arte non abbia influenza sul proletariato; forse solo su settori più borghesi apparentemente vicini al proletariato. Se mi sbaglio dimmelo pure. Io ho in genere una modalità sintetica di esprimermi, e quanto ci siamo detti finora era stato già detto, ma è l’essenziale di tutto quello che si poteva dire al proposito. Siamo entrati nel nocciolo degli eventi, non so però quanto in quello dell’arte, e per entrare in quest’ultimo ti faccio i miei migliori auguri. *** Soletude, 13 Novembre 2020 Carissimi Lory e Giorgio, vi ringrazio anzitutto per gli auguri. E ringrazio Giorgio per l'ultima lettera, che credo già contenga tutto quanto mi può servire al momento per confortare un giudizio sulle carenze di certa storiografia artistica che campa sul sentito dire, esprimendo valutazioni sulla base di luoghi comuni e opinioni di terza o quarta mano. Il fatto poi che qualcuno si ritiene incapace di capire l’arte, credo sia solo un pregiudizio provvisorio, tuttavia difficile da estirpare persino tra noi, che pure non siamo pigri di conoscere, e spesso comprendiamo più di quanto siamo consapevoli di aver capito. Certamente, Giorgio, che l'arte non ha nessuna influenza significativa sul movimento rivoluzionario e neppure sul proletariato. Il punto qui non è la sua "influenza" in ambiti diversi dal proprio (economici, politici, etici o psicologici che siano) ma, forse, la sua capacità di "lavoro" nel rac-cogliere e mostrare, in forme sensibili (parole, grafie, suoni ecc.) dei grani, per così dire, di "verità", che magari poi l'uomo troverà il modo di utilizzare per conoscere sempre più (anche sé stesso) ed agire di conseguenza, ecc… Al momento non saprei spiegare il mio interesse per il collage di Hanna Höch del 1919, ma certamente non riguarda la possibilità che avrebbe avuto di influire sulle vicende di allora; e neppure dell’influenza dell’arte in genere sul movimento della storia. Piuttosto ritengo riguarda (o almeno dovrebbe riguardare) il “tema” di un rapporto dell’arte (e quindi dell’opera) anche con la verità storica, una volta che sia stata criticamente acquisita o, lasciami dire, con una verità storica più definita e “reale” che non ideologica… Nella “propaganda”, ad esempio, il “giudizio” si farebbe valere nell’indifferenza dei “fatti”, dove nell’arte (per così dire) avverrebbe che siano i fatti a farsi valere (+ o –) nell’indifferenza del giudizio... Così, ad esempio, l’anima dada dei suoi rappresentanti tedeschi si accende universalmente – in aderenza ai fatti del 1919 (l’anno del massacro degli spartachisti) per manifestarsi in piena forza a Berlino nel 1920 (mentre l’armata rossa della rivoluzione si muove all’attacco del baluardo reazionario di Varsavia) – per impantanarsi nella propaganda narrativa contingente negli anni seguenti – mentre la Repubblica di Weimar si “bolscevizza” in vie nazionali e fronti unici in difesa del raggiunto ordine socialdemocratico del Reich weimariano, e così via). E’ di sicuro una parabola esemplificativa, la mia, che però mi sembra trovare assonanza con un brano apparso qualche anno addietro sulla nostra rivista:
Nel collage del 1919 di Hanna Höch (così come nelle nostre considerazioni) sembrano prender forma proprio tutti questi stessi contenuti, tale da offrire visibilmente una più definita opportunità conoscitiva di quel preciso momento storico. |
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Carcere di Soletude, novembre 2020 e febbraio 2021
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