LETTERA DAL CARCERE

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Mercoledì, 14 Ottobre 2020
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arteideologia raccolta supplementi
made n.20 Giugno 2023
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Carissimo Giorgio,

Qualcuno ci ha fatto avere qui dentro i tuoi appunti sulla situazione tedesca tra le due guerre, dove tra l’altro annotavi che la socialdemocrazia tedesca aveva messo solide radici nella vita sociale e nelle istituzioni statali fin dai primi anni del 900 – un po’, forse, come le avrebbe avute il PCI in qui da noi solo dal secondo dopoguerra in poi… ho pensato. Forse mi sbagliavo.
Ma questo non ha importanza. Comunque, per intenderci meglio, ti indico i brani che mi avevano colpito subito. 
 

«.Anche se era debole in teoria e confuso in dottrina, il nuovo partito fu battezzato Partito Socialdemocratico Dedesco, o SPD. Il partito crebbe rapidamente durante gli anni ’70 [del 1800]. Nelle elezioni del 1877, i socialisti ricevettero 493.447 voti per il 9,1 per cento del totale ed elessero dodici membri del Reichstag. Ciò si aggiungeva a un crescente apparato di propaganda che vantava "44 quotidiani politici, un giornale illustrato, un mensile e una rassegna semestrale, due giornali a fumetti e quattordici pubblicazioni sindacali, oltre a Vorwärts, organo ufficiale del partito” . […] Fino alla prima guerra mondiale in Germania c'era una chiara sfida [del proletariato] alle norme e alle pratiche esistenti della società; il socialismo tedesco gareggiava [con l’apparato statale] per il primato non solo in politica ma anche nella strutturazione delle pratiche sociali e culturali. I socialisti erano coinvolti nella vita dei cittadini non solo durante le elezioni o le lotte per il lavoro, ma anche durante il tempo libero delle persone. Come disse Ruth Fischer, un tempo rivoluzionaria, la socialdemocrazia tedesca “era diventata un modo di vivere. Era molto più di una macchina politica; conferiva dignità e status al lavoratore tedesco in un mondo tutto suo. Il singolo lavoratore viveva nel suo partito, il partito penetrava nelle abitudini quotidiane dei lavoratori. Le sue idee, le sue reazioni, i suoi atteggiamenti, sono stati formati da questa integrazione della sua persona con il suo collettivo.»

Certo, queste note non dicono molto sulla Repubblica di Weimar, ma hanno avuto il pregio di ricordarmi un famoso collage dadaista del 1919, esposto a Berlino nel giugno del 1920 – proprio quando Bordiga era lì, di passaggio nella capitale tedesca per recarsi al secondo congresso dell’internazionale (dove la tesi astensionista della sinistra italiana si scontrò con quella elezionista di Lenin… eccetera). Ma questa è solo una curiosa coincidenza, che però mi ha fatto venir voglia di farti conoscere proprio quel collage, che ho avuto la fortuna di trovare in una vecchia pubblicazione che conservo ancora.
Ti allego dunque la fotocopia (addirittura a colori, sono riuscito ad averla!) del collage dadaista del 1919 e del paragrafo della storica dell’arte che commenta quest’opera di Hanna Höch, significativamente intitolato “Contro lo spirito di Weimar”. Sarei interessato a conoscere il tuo parere sulle  due le cose connesse tra loro... Insomma: dagli solo un'occhiata, e poi magari – se ti va – ne parliamo (ovviamente scrivendoci, dato che di questi tempi, grazie alla pandemia, l’uso dei telefoni del carcere è razionato).
Fammi sapere con comodo, e intanto ti ringrazio per l'attenzione e vi saluto con affetto.

L'allegato che segue è il testo di Silvia Danesi in Il Dadaismo, un volume della collana L’Arte nella Società, diretta da Maurizio Calvesi, ediz. Fabbri, Milano 1977, pag. 96,97.
Contro lo spirito di Weimar
Dopo la sconfitta in guerra e la caduta del Reich si apriva in Germania l’epoca della Repubblica di Weimar.
Il gruppo dadaista berlinese che, come testimonia Erwin Piscator nel suo scritto Teatro politico, aveva aderito al Partito comunista tedesco lega di Spartaco, fondato da Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, prendeva posizione contro il riformismo dei socialdemocratici che abdicavano alla fede rivoluzionaria e tolleravano i nascenti fermenti di Nazismo.
Raoul Hausmann scriveva «
.Weimar non è che menzogna, il travestimento della barbarie teutonica.», inoltre si scagliava contro i «.letterati, fabbricanti di versi, che coprono come una lebbra i gonfiori intellettuali del governo Ebert Scheidemann, di concerto con la cacofonia di questo povero disco di grammofono weimariano.». Serner proponeva alla SPD, il Partito Social-democratico, un congresso «.nell’Escorial in Spagna con il signor Scheidemann [esponente della SPD] come Grande Inquisitore.».
Nel 1919, mentre a Weimar era riunita la Costituente, Baader distribuiva un opuscolo, presunto supplemento a un inesistente giornale dal titolo «
.Cadavere verde.»; esso minacciava di far esplodere Weimar, ed era firmato da «.Il consiglio centrale dada della rivoluzione mondiale.», composto da Baader, Hausmann, Tzara, Grosz, Janco, Arp, Huelsenbeck, Jung, Eugen Ernst e A.R. Mover. In quell'occasione, Baader organizzò anche delle manifestazioni all’aperto con danze, canti e processioni di bimbi attorno alle statue di Goethe e Schiller.

Il titolo per esteso del grande collage di Hannah Hoch è:
Taglio col coltello da cucina Dada attraverso la prima era germanica dalla cultura del ventre pieno di birra della Repubblica di Weimar [qui a destra].
Questa vivisezione di una società in crisi è come un affresco, colmo di allusioni agli eventi di quegli anni, di immediata comprensione per i contemporanei, ma che richiedono oggi qualche spiegazione: in alto a destra Guglielmo II, il principe ereditario e i generali con la scritta Anti-dadaistiche bewegung.
A sinistra, in alto, sovraddimensionata rispetto agli altri elementi del collage, la testa di Einstein, il cui occhio destro è sostituito dal segno algebrico simbolo dell'infinito; a lato Ebert, l'uomo politico membro dell'inviso Partito Socialdemocratico, è raffigurato due volte: in posa da oratore e con abbigliamento da pascià. La scritta Komm restituisce la parte della parola Kommerz scartata da Schwitters.
Tra ingranaggi, cuscinetti a sfera, visioni di lotta nelle piazze e nelle vie è possibile individuare una serie di volti noti: la pittrice Kathe Kollwitz, il regista Max Reinhart, la testa del poeta Theodor Daubler montata sul corpo di un grasso neonato; Johannes Baader sta tra Lenin e Karl Radek; Raoul Hausmann tra George Grosz, in costume di danzatrice, e John Heartfield, immerso in una bagnarola.

Per il momento è tutto. Un abbraccio.       

Carcere di Soletude, domenica 14 ottobre2020
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