LETTERE DAL CARCERE

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Soletude / Ercolano, 18, 22, 26 e 30 Ottobre 2020
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arteideologia raccolta supplementi
made n.20 Giugno 2023
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Ercolano,
18 Ottobre 2020

Il PCI dal 1944 è sempre stato un partito socialdemocratico servo del capitale con lo scopo di ingabbiare e confondere il proletariato. Come dici anche tu. Lo stesso in Germania ha fatto la socialdemocrazia con danni sicuramente maggiori. Il PCI non si è mai dichiarato un partito marxista invece la socialdemocrazia tedesca esce ufficialmente dal marxismo e ripudia Marx al congresso di Bad Godsberg del 1959.
Altro tratto in comune è che, svolta la loro funzione, vengono entrambi scaricati dal capitale.
Io non capisco nulla di storia dell'arte; è una materia che non ho mai studiato, però mi fa molto piacere che qualche artista a quel tempo avesse capito che Weimar era una fondamentale presa in giro, per non dire il peggio che la socialdemocrazia e i trust economici tedeschi hanno fatto nei confronti del proletariato tedesco e internazionale.
La situazione in Germania era molto difficile. Non era quella russa, per intenderci. La Germania era ad un livello economicamente più avanzato e quindi gli interessi dei big business nazionali e internazionali erano molto forti perché avevano ancora un mercato mondiale in piena espansione; gli interessi economici risultavano molto più potenti della parte incorrotta del proletariato che comunque ha combattuto a testa alta fino alla fine.
La socialdemocrazia è stata il vero flagello; ma lo è stato da quando è nata.
Se vuoi approfondire alcuni punti scrivimi pure.
Ricambio saluti e affetto da me e Lory.

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Soletude, 22 Ottobre 2020

Perfetto! I tuoi concisi commenti che accomunano e distinguono la socialdemocrazia tedesca dall'italiana sono chiari e precisi, e in genere confortano quello che per il momento è un primo avvicinamento alla questione. Sostanzialmente condivisibili (anche se ho vaghezza di ricordare che negli anni 70 anche il PC ha dovuto rinnegare Marx). Comunque del PCI non è mai valsa neppure la pena di parlarne.
Piuttosto, vedo che anche tu hai notato, con compiaciuta sorpresa, – ti cito letteralmente – che qualche artista a quel tempo avesse capito che Weimar era una fondamentale presa in giro per non dire il peggio che la socialdemocrazia ha fatto nei confronti del proletariato tedesco e internazionale.
E non credo proprio che questi "qualcuno" si riducessero solo agli artisti Dada della prima ora. Ci doveva essere sicuramente in vasti strati proletari quella medesima consapevolezza espressa, anche "artisticamente", dagli aderenti al movimento Dada nei suoi primissimi anni.
Qui, per me (ma intendo "per l'arte"), si pone il problema del rapporto tra arte e verità (o tra rappresentazione e realtà – quando quest'ultima è sottoposta al setaccio della critica; e qualcosa di simile sembra essere accaduto per il collage di Hanna Höch. Sarebbe dunque interessante svolgere su quest’opera delle considerazioni più storicamente sicure, pur se non esaurienti e definitive, sull’ambiente della socialdemocrazia in generale e la Repubblica di Weimar in particolare.
Dico questo anche considerando che in questa Repubblica socialdemocratica si è sviluppata quella "scuola del Bauhaus" che ha svolto un ruolo fondamentale (quasi egemone) nelle arti di quel periodo e anche dopo, influenzando architettura, pittura, scultura, teatro e danza per il resto del secolo. E’ un’autorevolezza che tuttora resiste come un punto fermo (e una bandiera) anche nell'insegnamento della storia e della teoria dell'arte moderna e modernista al punto di spingere la mia immaginazione a considerare che, se attualmente la borghesia non ha più altre risorse per salvare sè stessa, ossia il capitale e la sua forma di produzione dalla catastrofe di cui dà segni evidenti, non è detto che non tenterà di ripescare, dal fondo del suo proprio barile, la già attuata soluzione politica fornitagli a suo tempo dalla socialdemocrazia realizzata, ossia del fascismo con New Deal al seguito. Solo che, non avendo più a disposizione, come allora, le medesime forze storiche organizzate (affasciate) in partiti e sindacati collaborativi (corporativi) potrebbe anche tentare un disperato guado verso una sponda socialdemocratica richiamando la "cultura" e l’arte (la seduzione del “bello” dell’una e dell’altra) specifici della soluzione tedesca, ossia, appunto allo spirito dell'angelus novus del Bauhaus piuttosto che quello diabolico del taglio col coltello da cucina
Ma queste sono vaghezze personali che tengo da parte.
Tuttavia ho ritenuto opportuno esporre tutto ciò che sto pensando anche per confrontarlo con il "nostro" punto di vista attorno a quella situazione storica – per altro irripetibile, dato che l’imperialismo sviluppato non conosce più Stati e Multinazionali ma solo indifferenti “fondi sovrani”, fuori da ogni suo possibile controllo.
Abbracciando tutti e due ne approfitto per mandare i migliori auguri.

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Ercolano, 26 Ottobre 2020

Sì, del PCI non vale la pena parlarne se non per stare in guardia o chiarire forse alcune cose; ma tra noi è chiarita abbondantemente la precisa funzione storica della socialdemocrazia (basta leggere l’articolo del 1921 – che troverai nei miei appunti – e il capitolo VIII del secondo volume della Storia della Sinistra comunista)…
La socialdemocrazia tedesca era molto più potente e aveva una base realmente proletaria che i vertici del partito avevano via via integrato nell'apparato statale già molto prima della prima guerra mondiale.
Dopo la sconfitta in guerra la socialdemocrazia è l'unico apparato politico dello stato che aveva una propria struttura consolidata da tempo, e viene immediatamente cooptata dai trust economici (Stinnes) cosicché il proletariato e la rivoluzione vengono frenati gia dal novembre 1918. Dopo non c'era più nulla da fare da parte del proletariato, anche se è rimasto autenticamente rivoluzionario per almeno altri 10 anni.
Non ricordo se ho già mandato a tutti i compagni i nuovi appunti sulla Germania; comunque vedrò come farteli avere insieme ad un libro americano recente che ho tradotto. Tieni solo presente che l’autore non svolge un discorso specifico sulla socialdemocrazia ma un’analisi molto sintetica del potere dei trust economici, che si sviluppavano ulteriormente in quel periodo, e la loro influenza sulla guerra e sul dopoguerra. Leggilo e poi fammi sapere se ti servono anche fotocopie per rileggere come la Storia della Sinistra tratta la socialdemocrazia tedesca di allora.

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Soletude, 30 Ottobre 2020

Grazie a Maurizio, che verrà a trovarmi, avrò tra qualche giorno i tuoi nuovi appunti sulla Germania, e sarò ben lieto di leggerli.
Tuttavia ripeto che anche i pochi accenni che ci siamo scambiati mi hanno consentito  di trarre nessi possibili tra imperialismo e trust, tra la cultura di massa e l'arte visiva, tra il Dadaismo originario (antiformista) e il Dadaismo propagandista (conformista, ossia anti-fascista, democratico ecc.), e si delineano meglio delle nette distinzioni tra rottura dei limiti formali e riorganizzazione nei limiti formali, tra espressioni dialettiche (critiche) e retoriche (persuasive)...
Credo che avere il quadro della forma economica più sviluppata di quel periodo mi sarà di grande aiuto e stimolo per svolgere delle considerazioni non del tutto campate in aria.
Dunque ti ringrazio per la possibilità di utilizzare il materiale che mi mandi – e spero di non deludere nessuno di noi... e me stesso nel trattarlo a “modo mio”. Un abbraccio.

Carcere di Soletude, ottobre 2020
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