LETTERA DAL CARCERE |
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Cara madre
non credere che mi sia ritirato in me stesso solo perché da qualche tempo non ti scrivo. Qui dentro stiamo tutti passando un periodo di patetica concitazione, certamente dovuto agli stessi accadimenti che stanno sconvolgendo tutti gli assetti civili travolgendo la vita stessa di ognuno, e anche gli agenti di custodia non sanno più cosa custodire... Ma non te ne parlerò, dato che qui dentro ne parliamo già fin troppo. Troviamo sempre però conferme dei nostri convincimenti. Al momento ti basti sapere che rimango ottimista; non certo verso l'uscita dalla pandemia corrente, ma per l'uscita dal più generale stato delle cose presenti. Altre volte ti ho parlato del succedersi dei modi di produzione e dunque sai bene cosa intendo. Non stare quindi in pena per me. E non dolerti se al momento non è consentito far visita a noialtri carcerati: il pericolo è più tremendo di quello che lor signori riescono ad immaginare, ed è consigliabile per tutti seguire le indicazioni di lor signori, dato che anche per lor signori il rischio è mortale tanto per la vita quanto per la borsa. Del resto noi qui dentro abbiamo i nostri familiari di ricambio e come voi possiamo sostenerci a vicenda senza però quello sciocco ottimismo che sembra aver contaggiato non solo l'italica popolazione. Oltre questo inconveniente dell'isolamento (che ha certamente delle cadute tragiche per ognuno di moltissimi) nel circoscritto ambiente dei miei compagni non è accaduto nulla di imprevisto che non ci trovasse preparati e nulla quindi è mutato. Le guardie pensano ancor più alla loro carcassa e lasciano a noi più margine per pensare alla nostra. Allentata la sorveglianza, oculare e burocratica, io mi sto concedendo un po' alla narrativa, come certamente anche voi costretti in casa. E' così che ultimamente mi sono divertito a leggere il romanzo di un insolito scrittore inglese dell'epoca vittoriana, Samuel Butler, che mi aveva a suo tempo attratto per il titolo di un suo altro romanzo: Così muore la carne... che immediatamente mi aveva fatto pensare che bastava titolarlo: anche così muore la carne, per suonare meglio come una impietosa sentenza inappellabile. – L'ho appena scritto e già mi pento. Quando dappertutto la carne sta intanto morendo senza respiro, non occorre certo mettere altra carne al fuoco... Cara madre, ti scrivo piuttosto per consigliarti di procurarti e leggere, di questo autore, Erewhon. E' un sorprendente romanzo ricco di ossservazioni e riflessioni per nulla comuni sulla società odierna, e non mancherà di divertirti. Forse è stato perchè non avevo nulla di meglio da fare se ho ricopiato a macchina quasi un intero capitolo di questo romanzo per farlo conoscere al nostro personalissimo medico di famiglia, cioé a tuo figlio. Ti prego dunque di consegnare i fogli qui allegati al mio amato fratellone e di consentirmi di salutarvi tutti con il mio più stringente abbraccio. |
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Carcere di Soletude, domenica 19 aprile 2020
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