LETTERA DAL CARCERE

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Venerdì, 1 Maggio 2020
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arteideologia raccolta supplementi
made n.19 Giugno 2020
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Carissimi.
Tutto quello che al momento ci porta a discutere sull'evidente incapacità di governare la crisi pandemica da parte dagli Stati o di quant'altri si vorrebbero più competenti o forti, anche qui dentro tra noi sembra a volte smarrirsi nei vicoli ciechi dell'inspiegabile. Ritengo che tutto il penoso brancolare dei governi sempre piccinamente nazionali per porre qualche rimedio a quel colabrodo cui è ridotto l'involucro capitalistico non dovrebbe farci perder tempo in commenti da stupefatti – troppo facili per noi che siamo in questo mondo ma non siamo di questo mondo – come a voi piace ripetere, e a me ricordare.
D'altronde, quando mai la borghesia si è interessata della salute dell'uomo? Tuttalpiù la sua compiacente scienza se ne prende cura quando non può più fare a meno di porvi qualche rimedio – essendo la cura renditizia e non la salute – da affidare quest'ultima all'ipocrisia risibile delle etichette sui suoi vasi di Pandora: Nuoce alla salute ma è in vendita...
Potrei anche finirla qui, dato che tutto questo e molto più sapete bene; se non fosse che rimarrebbe da dire ancora l'enigma inamovibile che fin dall'inizio rende impossibile il governo complessivo degli accadimenti catastrofici di questo nostro pianeta, pur anche conosciuti e preveduti per tempo. Voi certo l'avete spiegato da sempre e argomentato sotto ogni aspetto, ma c'è un punto specifico che sembra raccoglierli tutti e che a me appare luminoso e illuminante.
E' un punto focale senza essere un punto di vista, e io vi sono particolarmente affezionato e volentieri lo richiamo alla mente per fare un po' della sua luce a varie cose che osservo, e che qui vorrei piantare anche nel cielo pandemico come una colonna di nebbia e di fuoco che indica il cammino da fare agli uomini.
Se le merci potessero parlare, direbbero: Può darsi che il nostro valore d’uso interessi gli uomini. A noi, come cose, non ci riguarda. Ciò che, come cose, ci riguarda è il nostro valore. Questo lo dimostrano le nostre proprie relazioni come cose-merci. Noi ci riferiamo reciprocamente l’una all’altra soltanto come valori di scambio.
In un mondo in cui la parola delle merci è quella di un dio tutto il resto non può che conseguire; ciò che importa è che avvenga lo scambio tra cose senza valore, si trattasse pure della vita o della morte. Ecco. Ancora una volta mi sembra che questo fantasioso brano della nostra letteratura, trova conferme pratiche e – passando anche per l'altra classica sentenza: "mai la merce sfamerà l'uomo" (e come potrebbe se confessa che dell'uomo non si interessa?) – condurre direttamente al verdetto cruciale: o morte del capitale o morte dell'uomo... che allora è l'unica condizione per uscire definitivamente da ogni quarantena.
Tutto quanto si va dicendo sull'attuale stato delle cose scolora, si stempera e impallidisce sotto la chiara paletta di questo aut aut.
Carcere di Soletude, domenica 19 aprile 2020
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