LETTERA DAL CARCERE |
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Carissimi.
Voi tutti sapete bene che lo stato delle cose non mi permette di partecipare alle vostre teleriunioni settimanali. Leggo sempre però la relazione che poi pubblicate nel sito e, fossi stato in grado di partecipare a quella dell’altra sera, sarei volentieri intervenuto nell’argomento della marcia su Varsavia dell’armata rossa - che avrebbe dovuto continuare la guerra di movimento senza preoccuparsi dei rifornimenti per mutarsi d’improvviso in guerra di posizione, difensiva, eccetera, eccetera… Avrei voluto poter ragionare con voi su una semplice frase che mi aveva colpito nella relazione dell’ultima riunione, dove, se non ricordo di aver letto male, si diceva che la tattica di Tuchačevskij avrebbe potuto risultare anche vittoriosa se fosse stata pienamente compresa, sostenuta e dunque preparata fin dal principio come guerra di movimento (e la rivoluzione non è altro, pur non riducendosi a tale, e così via). Lasciando da parte ogni altra questione connessa alla vicenda storica, è soltanto sull’espressione “fin dal principio” che avrei voluto centrare la vostra attenzione. Una semplice formula usata anche da Marx, ma che ritrovandola nel contesto della relazione su Varsavia si è mostrata con una incidenza del tutto nuova - almeno per me. «.Per sopprimere il “pensiero” della proprietà privata basta del tutto il comunismo pensato. Per sopprimere la reale proprietà privata ci vuole una reale azione comunista. La storia la recherà, e quel movimento che nel pensiero sappiamo già come tale che sopprime se stesso, nella realtà percorrerà un processo molto aspro e lungo. Ma dobbiamo considerare come un reale progresso il fatto di aver acquistato, fin dal principio, coscienza tanto del limite che dello scopo del movimento storico, e una coscienza che sorpassa esso movimento….». Ho sempre pensato che in questo brano delle sue opere giovanili vi fosse condensato, con largo anticipo l’intera prospettiva rivoluzionaria... appunto: fin dal principio. Proverò dunque a buttar giù senza svilupparlo quanto di più spontaneo questa semplice formula mi ha suscitato al momento, e che inoltre ho avvertito connettersi anche agli “argomenti” toccati occasionalmente durante la conversazione (che richiamo tra parentesi quadre). - Che il pensiero può bastare a sé stesso ma non agli uomini reali è qualcosa di sviluppato da Marx in un brano giovanile (giusto, fin dal principio): «.L’arma della critica non può, in verità, sostituire la critica delle armi; la potenza materiale dev’essere abbattuta da potenza materiale; però anche la teoria diventa potenza materiale non appena si impadronisce delle masse.» - [argomento: avete segnalato un inutile saggio di 300 pagine e l'assenza del proletariato anche se la miseria crescente ha esteso la massa dei senza riserve e senza patria, la frammentazione dell’individuo frustrato ed emarginato, ecc.. E cosa sarebbe cioè tutto questo se non proprio l’ultimo stadio della proletarizzazione, spinta forse oltre il capitalismo stesso? Tuttavia l'apparente paradosso dell'assenza proletaria noi lo conosciamo bene, e si spiega col fatto che il proletariato è nulla se non è rivoluzionario...]; - che una “reale azione comunista” è un portato della storia (non dell’attività o della volontà dei singoli - per quanti essi possano essere) - [argomento: attivismo, volontarismo, ecc.]; - che “quel movimento” sa fin dal principio che realizzando la sua azione “sopprime sé stesso” - [argomento: dittatura di classe come fase di passaggio al comunismo]; - che quel movimento che fin dal principio inizia su vecchi paradigmi (sindacali ecc.) alla fine si ferma pure in essi - [argomento: Nuit Debout, ecc.]; - che la “reale azione comunista” sarà molto lunga e “aspra” - [argomento: la realizzazione del comunismo non è inevitabile né immancabile; il capitalismo potrebbe prolungare la sua agonia ricorrendo anche a forme di produzione anacronistiche, ad esempio lo schiavismo, ecc.; tuttavia, la storia reca con sé non solo il comunismo quale forma della nuova futura società, ma anche, e fin dal principio, il suo proprio movimento rivoluzionario – ed è così che la storia conosce sé stessa]; - che la teoria è essa stessa una forza storica (un “reale progresso”, ovviamente teorico) che agisce nella realtà per capovolgerne la prassi … avendo “acquistato, fin dal principio, coscienza tanto del limite che dello scopo del movimento storico” - [argomento: certezza del comunismo, meccanicismo e determinismo (?) - a proposito di una lettera alla redazione]. Avrei voluto, cioè, al di là della vaghezza con cui mi sono espresso, svolgere un intervento che portasse a concludere che nella reale azione comunista “recata (già) dalla storia”, tanto sarebbe valso preparare fin dal principio l’armata rossa a marciare su Varsavia, quanto varrà essersi preparati fin dal principio alla reale azione rivoluzionaria che la storia sta portando e porterà. Se è vero, come è vero, che la (nostra) teoria (“impadronendosi delle masse”) può diventare una “potenza materiale” (la quale naturalmente, come tutte le forze, non agisce da sola…), anche l’informazione e la comprensione (critica) delle ragioni del fallimento nella prova pratica sarebbero a loro volta delle forze reali, vettori che si sommano e combinano con tutte le altre forze applicate ad un oggetto per muoverlo nuovamente verso Varsavia. Come poi entrare e prendere la città, è tutt’altra faccenda... Nel frattempo... certo! continuiamo pure a registrare ogni giorno conferme dello sfacelo in cui versa il campo nemico; e godiamo, intanto, della zizzania che l’invade, dell’esaurirsi delle sue risorse, del disaccordo dei suoi stati maggiori e minori e del generale deperimento fisico e morale in cui versano le sue truppe. E certo godiamo perché tutto questo conferma la teoria e ci rende ottimisti sulla riuscita del colpo finale preparato fin dal principio, qualunque forza sarà poi quella che lo sferrerà praticamente… Più o meno su tutto questo avrei voluto ragionare con voi dal vivo. Ma forse va meglio così e prendersi l'occasione per scrivervi - anche se poi non sono riuscito a trovare una forma meno arruffata e troppo allusiva per argomentare e sistemare tutto in uno scritto. Forse ho contato troppo sul fatto che tra noi ci intendiamo… anche nel dire che avrei fatto meglio a limitarmi di richiamare la vostra attenzione su quel "fin dal principio", e piantarla lì. Tuttavia sono certo che mi perdonerete il guazzabuglio; è meno probabile che farete altrettanto per avervi costretto a leggerlo. Un saluto. |
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