LA DONNA E IL SOCIALISMO

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August Bebel . 1883 . ediz.1905
arteideologia raccolta supplementi
made n.12 agosto 2016
LA RIPRESA DELLE OSTILITA'
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LA DONNA NEL PASSATO . 2 . 1

[poligamia e poliandria]

La poligamia che abbiamo osservato presso i popoli orientali, dove regna tuttora,ma dove, in causa del numero crescente delle donne e delle spese per il loro mantenimento, è praticata solo dai privilegiati e dai possidenti, sta in contrapposto alla poliandria. Questa esiste a preferenza nelle popolazioni montanare del Tibet, presso i Garras dei confini indochinesi, i Baicas della Godwana, i Nair dell'estremo sud dell'India, e dev'essere esistita fra gli Eschimesi e gli Aleutini. La discendenza tenuta in conto (come non potrebbe essere altrimenti ) è la materna; i figli appartengono alla madre. I mariti di una donna sono per lo più fratelli tra loro. Se il fratello maggiore prende moglie, gli altri diventano mariti della stessa donna, che ha però il diritto di sceglierne altri ancora se le aggrada. A loro volta gli uomini hanno il diritto di possedere più mogli. Non è per anco stato stabilito a quali condizioni la poliandria debba la sua origine. Considerato che le popolazioni poliandriche, senza eccezione, vivono sulle alte montagne, o in zone fredde, si deduce che probabilmente questa condizione è favorevole alla poliandria. Tarnowsky [1] apprese da viaggiatori degni di fede che il lungo soggiorno sulle alture diminuisce lo stimolo sessuale, il quale riacquista nuova forza scendendo al basso. La diminuzione di attività sessuale, crede Tarnowsky possa servire a spiegare il relativo minore aumento degli abitanti delle montagne; diminuzione di produzione che, diventando ereditaria, forma una delle degenerazioni che contribuiscono al pervertimento dei sensi.
La lunga permanenza in luoghi alti o freddi, ed il sistema di vita fanno sì che gli uomini non impongano eccessive pretese sulla donna. Anch'essa, a sua volta, subisce l’influenza del clima nella stessa sua natura, e lo conferma il fatto che le ragazze eschimesi non sono generalmente mestruate prima del diciannovesimo anno, mentre nelle zone calde lo sono a nove o dieci anni, e nelle temperate dai quattordici ai sedici.
I paesi caldi, com’è noto, esercitano un'influenza stimolante sugli istinti sessuali, ragione per cui la poligamia ha in questi la massima diffusione. Per l'opposto, i paesi freddi e i luoghi alpestri debbono avere un'influenza contraria sui detti istinti. L'esperienza dimostra che le donne che hanno rapporti con molti uomini raramente hanno figliuoli. L'aumento della popolazione è dunque scarso dove regna la poliandria e permette di superare le difficoltà nel procacciarsi i viveri, che s'incontrano nei paesi freddi e sulle alte montagne. Con ciò viene provato che nello stato di poliandria, che a noi sembra così strano, il sistema di produzione ha grande influenza sui rapporti sessuali. Non è ancora accertato se fra i popoli montanari, o delle regioni fredde, sia in uso l'infanticidio delle femmine, come presso le tribù mongoliche delle alte montagne della Cina

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[l’impero romano e il cristianesimo]

Diversamente agivano gli Ebrei al tempo dell'impero dei Romani, abolendo sempre più matrimoni e nascite. La donna ebrea non aveva diritto di scelta; il padre le destinava lo sposo, ed il matrimonio era un dovere da essa scrupolosamente adempiuto. Il Talmud consiglia: «.Quando hai una figlia in età da marito, libera uno dei tuoi schiavi e dagliela per moglie.». Così gli Ebrei seguivano il comandamento del loro Dio: «.Crescete e moltiplicate.» e, non ostante tutte le persecuzioni e le oppressioni si sono realmente moltiplicati. Essi sono i nemici giurati del maltusianismo.
Tacito dice: «.Fra loro regna tenace coesione e larga prodigalità, ma verso tutti gli altri odio micidiale. Essi non mangiano ne dormono mai con nemici, e, sebbene proclivi alla sessualità, si astengono dall'accoppiarsi con straniere… Pure si adoperano per l’aumento della popolazione. L'infanticidio è peccato e le anime dei morti in battaglia, o per esecuzione, sono ritenute immortali. Di qui l'amore per la riproduzione accanto al disprezzo della vita.».
Tacito odiava e abborriva gli Ebrei perché, disprezzando la religione paterna, accumulavano tesori. Egli li chiama «.uomini perversi, e popolo odioso.».[2]
Sotto l'impero romano gli Ebrei si strinsero sempre più tra loro.
E durante le lunghe persecuzioni che da allora fino a quasi tutto il medio evo ebbero a soffrire, sorse quella intima vita familiare che serve di modello al mondo civile moderno. Al contrario, nella società romana si andava compiendo il processo di dissoluzione che condusse l'impero alla rovina. Al libertinaggio sfrenato subentrò, come estremo opposto, la maggiore continenza. Come prima lo stravizio, così adesso l’ascetismo assunse forme esagerate. Un fanatismo spinto ne fece propaganda. La lussuria e la crapula delle classi dirigenti, che non guardavano in faccia a ostacoli di sorta, stavano in crudo contrasto coi bisogni e la miseria di milioni e milioni di individui che la Roma conquistatrice aveva trascinati in schiavitù in Italia da tutti i paesi del mondo allora conosciuto. Fra questi numerose donne, che, strappate al focolare domestico, divise dai genitori, dal marito, dai figli, sentivano la loro miseria nel modo più profondo e anelavano al riscatto. Molte donne romane, disgustate da quanto avveniva, intorno a loro, si trovavano in simili condizioni d'animo. Qualunque cambiamento nella loro posizione sarebbe stato bene accolto.
Un desiderio intenso di liberazione si diffuse dovunque... e il redentore si avvicinava. La conquista del regno giudaico e di Gerusalemme fatta dai Romani, ebbe per risultato l’annientamento di ogni indipendenza nazionale e generò, nelle sètte degli asceti, visionari che annunziavano l'avvento di un nuovo regno, apportatore di libertà e di pace.
Cristo apparve e con esso il cristianesimo. Questo personificava il rovescio del materialismo bestiale che regnava fra i grandi e i ricchi dell'impero romano; rappresentava il sostegno delle masse contro il disprezzo e l’oppressione. Ma poiché doveva la sua origine al giudaismo, che non conosceva se non l’illegalità della donna e, schiavo delle narrazioni bibliche, la considerava causa di tutti i mali, predicava il disprezzo di lei, l’astinenza e la mortificazione della carne, che in quei tempi così  gravemente peccava, e indicava con frasi ambigue un regno futuro, ritenuto dagli uni celeste, dagli altri terreno, ma di libertà e giustizia per tutti ugualmente.
Tali dogmi trovarono un sottosuolo fecondo nel terreno paludoso dell'impero romano. La donna che, come tutti i miseri, anelava alla liberazione e al riscatto, gli si strinse accanto pronta e volenterosa. Non havvi importante rivoluzione nel mondo in cui la donna non abbia primeggiato come combattente e martire. Coloro che stimano il cristianesimo una conquista della civiltà, non devono dimenticare che alla donna dobbiamo gran parte del suo successo. Il suo zelo di conversione ebbe nell'impero romano, come presso i popoli barbari del medio evo, una parte importante.
Per opera sua furono convertiti al cristianesimo molti fra gli uomini più potenti. Fu, ad esempio, Clotilde che spinse Clodoveo, re dei Franchi, ad abbracciare il cristianesimo. Così Berta, regina di Kent, e Gisella, regina d'Ungheria, introdussero il cristianesimo nei loro regni. All'influenza della donna dobbiamo la conversione di molti grandi. Male la ricompensò il cristianesimo. Conservando nelle sue dottrine lo stesso disprezzo di tutte le religioni orientali, esso le impose di essere la serva obbediente del marito, ed anche oggi, davanti all'altare, deve fare promessa solenne di obbedienza.
Esaminiamo come la Bibbia e il cristianesimo parlano della donna e del matrimonio.
I dieci comandamenti dell'antico testamento sono diretti soltanto all'uomo. Nel nono la donna è nominata insieme coi servi e gli animali domestici. L'uomo deve guardarsi dal desiderare la donna, gli schiavi, la serva, i bovi, gli asini ed ogni altra cosa appartenente al suo prossimo. La donna è quindi un oggetto, una proprietà dell'uomo, quando appartiene al altri non può desiderare. Gesù, che taceva parte di una setta che si era imposta il più severo ascetismo (l’astinenza) e l'evirazione [3], richiesto dai discepoli se il matrimonio fosse cosa ben fatta rispose: «.Non tutti sono capaci di questa cosa che voi dite, ma sol coloro a cui è dato. Perciocché vi sono degli eunuchi, i quali sono nati così dal ventre della madre; e vi son degli eunuchi, i quali sono stati fatti eunuchi dagli nomini, e vi son degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi loro stessi per il regno de' cieli. Ohi può essere capace di queste cose, sialo.».[4]
L'evirazione è quindi cosa gradita al Signore  e l’astinenza dall'amore e dal matrimonio opera meritevole.
Paolo, che in più alto grado ancora di Gesù può essere chiamato il fondatore del cristianesimo, Paolo, che impresse a questa dottrina il carattere internazionale, togliendola dai limiti della setta giudaica, scrive ai Corinti: «.Or, quant'è alle cose, delle quali mi avete scritto, egli sarebbe ben per l'uomo di non toccar donna. Ma per le fornicazioni, ogni uomo abbia la sua moglie, ed ogni donna il suo proprio marito. – Perciò chi marita la sua vergine fa bene, e chi non la marita fa meglio. - Vivi nello spirito e resisti agli stimoli della carne. La carne congiura contro lo spirito e lo spirito contro la carne. - Coloro che sono stati conquistati da Cristo hanno mortificato la loro carne insieme con le passioni e i loro appetiti.»
Egli stesso seguì suoi ammaestramenti e non prese moglie. Quest'odio per la carne è l’odio per la donna, ma anche il timore della donna, che è rappresentata come seduttrice dell'uomo. (Si veda la scena del paradiso terrestre.) A questo modo predicavano gli apostoli e i padri della chiesa, in questo senso agiva la chiesa nel medio evo, creando conventi e introducendo il celibato dei preti, ed ancora oggi continua ad agire conformemente.

[la donna e il cristianesimo]

La donna, secondo il cristianesimo, è l’impura, la seduttrice, che introdusse nel mondo il peccato e trasse a rovina il genere umano. In conseguenza gli apostoli e i padri della chiesa hanno considerato il matrimonio un male necessario, come si dice oggi della prostituzione. Tertulliano esclama: «.Donna, tu dovresti sempre andar vestita a lutto ed in brandelli, mostrando al pubblico gli occhi pieni di lagrime di pentimento per far dimenticare che hai condotto a rovina l'umanità. Donna, tu sei la porta dell'inferno!.» E: «.Si deve preferire il celibato quand'anche dovesse estinguere l’umanità.» San Girolamo dice: «.I matrimonio è sempre un vizio. Tutto ciò che si può fare di meglio, è di scusarlo e santificarlo.». A questo fine se n'è fatto un sacramento della Chiesa. Origene dice: «.Il matrimonio è qualcosa di profano e d'impuro, un mezzo per soddisfare i sensi.». E per sottrarsi alla tentazione si evirò. S. Agostino insegna: «.I celibi brilleranno in cielo come stelle lucenti, mentre i genitori che li procrearono saranno simili ad astri spenti.». S. Eusebio e S. Girolamo sono d'accordo nell'affermare che  le parole della Bibbia «.crescete e moltiplicate.» non corrispondevano più ai tempi e non riguardavano i cristiani. Potremmo citare ancora cento dei più importanti luminari della Chiesa, tutti d'accordo nella stessa interpretazione. Gli insegnamenti e le prediche di tal genere avevano diffuso vedute contro natura sulle relazioni dei sessi che sono pertanto un precetto della natura, l'adempimento del quale è uno dei doveri più importanti della vita. La società moderna si risente ancora di tali insegnamenti, dagli effetti dei quali potrà solo lentamente riaversi.
S. Pietro esclama con enfasi: «.Mogli, siate soggette ai vostri mariti.» S. Paolo scrive agli Efesi: «.Conciosiacosachè  il marito sia capo della donna, siccome ancora Cristo è capo della Chiesa....». E ai Corinti: «.L'uomo è l'immagine e la gloria di Dio, ma la donna è la gloria dell'uomo.».
E’ da ritenere quindi che l’uomo, per quanto sciocco, sia sempre superiore alla donna la più elevata. In pratica anche oggi e così. S. Paolo alza la sua voce possente contro l'educazione superiore della donna, dicendo a Timoteo, epistola I, cap. II, vers. 11 e seg.: «.La donna impari col silenzio in ogni suggezione. Ma io non permetto alla donna d'insegnare, né d'usare autorità sopra il marito: ma ordino che stia in silenzio.» Ed ai Corinti, epist. I, cap. XIV, vers. 34 e 35: «.Tacciansi le vostre donne nelle raunanze della Chiesa: perciocché non è loro permesso di parlare: ma deono essere suggette, come ancora la legge dice, e se pur vogliono imparare qualche cosa, domandino ai lor propri mariti in casa: perciocché è cosa disonesta alle donne di parlare in chiesa.».
S. Tommaso d'Aquino (1227-1274) dice: «.La donna è un'erba cattiva che cresce rapidamente; essa è un uomo incompleto, il cui corpo giunge più presto a totale sviluppo perché vale meno e perché la natura se ne occupa meno. - Le donne sono nate per essere tenute sempre sotto il giogo del loro signore e padrone, il quale con la superiorità, che la natura gli ha accordato in tutto, è stato destinato a regnare.».
E questi insegnamenti non appartengono solo al cristianesimo.
Come questo è un misto di giudaismo e di filosofia sona greca, e questa ha a sua volta radice nell'antica civiltà dell'India, di Babilonia e dell’Egitto, così la condizione subordinata che il cristianesimo assegnò alla donna, col cessare del diritto materno si estese a tutto il mondo civile dell’antichità. Il codice indiano del Manu  dice: «.La donna è causa del disonore; la donna è  causa dell’inimicizia; la donna è causa dell'origine del mondo; si deve quindi evitare la donna.».
Con la soggezione della donna si manifesta insieme l’ingenua paura di essa.
Troviamo ancora nel Manu: «.Le donne sono per natura inclinate a sedurre l'uomo; è bene dunque che questi non osi rimanere seduto nel medesimo luogo, nemmeno con la parente più prossima.». La donna, adunque, secondo il concetto indiano e secondo l’antico testamento, è la seduttrice.
Ogni dominio implica sottomissione di colui che è soggetto. La condizione subordinata della donna perdura tuttora più in oriente, rimasto addietro nell'evoluzione civile, che non presso i popoli di religione cattolica. Ciò che nel così detto mondo cattolico ha a poco a poco migliorata la condizione della donna è stata la civiltà d'occidente.
Non è al cristianesimo che la donna deve la sua libertà, ora più ampia di quanto non fosse al tempo dell'origine di esso. Solo a malincuore, e costretto, il cristianesimo ha rinnegato la sua vera natura.
I fanatici della «.missione redentrice dell’umanità.», che diedero impulso al cristianesimo, sono d'opinione diversa. Essi asseriscono anzi che il cristianesimo ha liberata la donna dalla primitiva condizione servile, e appoggiano il loro giudizio sul culto stabilito più tardi nell'era cristiana per Maria, madre di Dio, quale segno della venerazione per il sesso debole.
La chiesa cattolica, che ha cura di questo culto, dovrebbe protestare decisamente. Le frasi già citate dei santi e dei padri della chiesa, cui facilmente potremmo aggiungerne, sono concordi e sembrano in special modo ostili alla donna e al matrimoni. Il concilio di Macon, che discusse nel secolo VI se la donna avesse un'anima e che con un solo veto di maggioranza decise di sì, si manifesta anch'esso poco favorevole. L'introduzione del celibato nel clero, opera di Gregorio VII,[5] istituito per assicurarsi un potere sugli ecclesiastici celibi, affinché non fossero distolti dal servizio della chiesa da alcun interesse familiare, fu possibile in virtù del concetto della peccaminosità dei piaceri carnali. Anche diversi riformatori, specialmente Calvino e il clero scozzese col loro «.odio per la carne.», non hanno lasciato dubbio alcuno sul concetto del cristianesimo ostile alla donna.[6]
La chiesa cattolica, introducendo il culto di Maria, con saggio calcolo lo poneva al posto del culto per le dee pagane, diffuse fra tutti i popoli presso i quali si era allora introdotto il cristianesimo. Maria subentrò al posto di Cibele, di Militta, di Afrodite, di Venere, di Ceree, ecc. popoli del sud; di Freia, Frizza , ecc. dei popoli teutonici; queste dee furono soltanto spiritualmente, idealizzate dal cristianesimo.

[popoli barbari]

I popoli sani e rozzi, ma incorrotti, che nei primi secoli della nostra èra affluirono come onde mostruose da oriente e dal settentrione, allagando l’impero romano del quale il cristianesimo s'era fatto a poco a poco signore, si opposero con tutta la loro forza agli ammaestramenti ascetici dei predicatori cristiani, i quali dovettero, bene o male, piegarsi davanti a queste nature sane.
Con meraviglia videro i Romani che i costumi di quei popoli erano del tutto diversi dai loro. Tacito, parlando dei Teutoni, manifesta la sua approvazione dicendo: «.I loro matrimoni sono molto severi e nessuno dei loro costumi è più da lodarsi di questo, che essi sono quasi gli unici barbari che si contentano di una moglie. Presso i Teutoni raramente si sente parlare di adulterio, che viene punito sul fatto, giudice lo stesso marito oltraggiato Egli, in presenza dei parenti, scaccia la moglie adultera dal villaggio, coi capelli tagliati e ignuda, l’offesa ai buoni costumi non trovando indulgenza, né nella bellezza, né nella gioventù o ricchezza. Simile donna non trova più marito.

Nessuno ride del vizio. Il sedurre o l’essere sedotta non è nemmeno una usanza. Gli uomini s’ammogliano tardi e conservano quindi la loro vigorìa. Non hanno fretta di sposarsi neppure le ragazze, nelle quali si trova la stessa vigorìa e lo stesso sviluppo fisico dei maschi. Di eguale età e robustezza, essi si sposano e trasmettono ai figli il proprio vigore.».
Forse Tacito volendo presentare un modello ai Romani ha dipinto alquanto con rosei colori lo stato matrimoniale degli antichi Teutoni.
Certo è che la moglie adultera era severamente punita, ma non altrettanto accadeva del marito. Al tempo di Tacito, tra i Teutoni la gens era sempre in fiore. Egli che, vivendo tra i progrediti ordinamenti dei Romani, ignorava l'antica costituzione gentilizia e i suoi principî, racconta con sorpresa che presso i Teutoni il fratello della madre considerava il nipote come figlio e che anzi alcuni riguardavano il legame di sangue fra lo zio materno ed il nipote ancor più sacro e stretto di quello tra madre e figlio. Così che quando venivano richiesti ostaggi, offriva maggior affidamento il figlio della sorella che non il proprio. «.Se da un membro della gens veniva dato in ostaggio il proprio figlio ed era sacrificato per violazione di patto del padre, questi non doveva risponderne che a sé stesso. Ma se il sacrificato era invece il figlio della sorella, si offendeva il più santo dei diritti della gens. Il parente gentilizio più prossimo, che avrebbe dovuto essere il protettore del ragazzo, o del giovanotto, si rendeva responsabile della di lui morte. Egli, o non doveva darlo come ostaggio, o doveva serbar fede al patto.».[7]
Del resto, come Engels comprova, ai tempi di Tacito presso i Teutoni il diritto materno aveva già ceduto il posto al paterno. I figli ereditavano dal padre; se non ve n'erano, ereditavano invece i fratelli del padre e lo zio paterno o materno. L'ammettere all’eredità il fratello della madre, sebbene imperasse la discendenza per maschi, si spiega col fatto che l’antico diritto era appena scomparso. Il ricordo di esso era pure causa della stima dei Teutoni per il sesso femminile, che tanto sorprendeva Tacito.
Egli osservò fra le altre cose che il loro coraggio era infiammato al più alto grado dalle donne. Il pensiero di vedere cadere in prigionia o schiavitù le proprie mogli era terribile per gli antichi Germani, e li stimolava alla resistenza più eroica.
Ma anche le donne erano dominate da una forza d’animo che impressionò i Romani. Allorché Mario negò alle prigioniere teutoniche di dedicarsi come sacerdotesse a Vesta (dea della castità verginale), esse si diedero la morte.
Ai tempi di Tacito i Teutoni erano già diventati un popolo sedentario. La divisione delle terre coltivabili si faceva annualmente per tutti, mentre le foreste, le sorgenti d'acqua e i pascoli rimanevano proprietà comune. La vita era ancora molto semplice; la ricchezza consisteva principalmente in bestiame; il vestiario, in grossolani mantelli di lana, o in pelli di animali. Le donne e gli ottimati portavano sottovesti di lino. La lavorazione dei metalli era in fiore soltanto presso quelle tribù che abitavano in luoghi troppo lontani per l'importazione dei prodotti industriali romani. La decisione delle quistioni di poca importanza spettava al consiglio dei capi; le più importanti eran di pertinenza dell'assemblea popolare.
I capi erano elettivi e, generalmente, scelti nella stessa famiglia, ma il passaggio al diritto paterno, favorendo l'ereditarietà delle cariche, condusse alla fondazione di una nobiltà di tribù, onde più tardi originò il regno. Come in Grecia e a Roma, così in Germania la gens scomparve a causa della proprietà privata, per lo sviluppo dei mestieri e del commercio e per la mescolanza con i membri di altre tribù e di altri popoli.
Alla gens subentrò una confederazione o unione di comunità, il consorzio delle Marche, il quale per molti anni formò l'organamento democratico dei contadini liberi e che, pel corso di molti secoli, servì da solido riparo nelle lotte contro la nobiltà, la chiesa e i principi, e non scomparve neanche del tutto quando il feudalismo giunse al potere e i contadini liberi di allora furono convertiti in schiavi e dipendenti.
La comunione delle Marche era rappresentata dai capi di famiglia. Le mogli, le figlie, le nuore erano escluse dal consiglio e dal potere dirigente. I tempi in cui le donne tenevano la direzione degli affari di una tribù - contingenza altamente biasimata da Tacito, e della quale questi parla con disprezzo - erano passati.
Nel quinto secolo la legge salica abolì la successione della donna per i beni ereditari della tribù.
Ogni membro del consorzio delle Marche aveva diritto, sposandosi, ad uno dei lotti di terreno. In generale i nonni, i genitori ed i figlioli vivevano sotto un tetto comune, e non di rado avveniva che per avere un altro pezzo di terra il padre facesse sposare il figlio minorenne e ancora giovanetto a una ragazza pubere, adempiendo egli invece del figlio ai doveri maritali.[8]
La giovane coppia riceveva un carro di legno di faggio e il legname per costruire la capanna.
Alla nascita di una femmina, veniva assegnato a questa un carro di legna, a un maschio, due carri.[9]
Come si vede il sesso femminile veniva stimato la metà.[10]
Il matrimonio era semplice. La cerimonia religiosa era sconosciuta, bastava la dichiarazione di consenso da ambo le parti, e, tosto che la coppia aveva preso possesso del talamo nuziale, il matrimonio si riteneva compiuto. La necessità di un atto ecclesiastico per rendere valido il matrimonio sorse nel secolo IX, e solo nel XVI dal concilio di Trento il matrimonio fu dichiarato sacramento della chiesa cattolica.

[feudalesimo]

Col sorgere del feudalismo peggiorò la condizione di una gran parte di uomini liberi. I condottieri vittoriosi usavano del loro potere per impossessarsi di grandi estensioni di terre; si consideravano padroni degli averi della comunità, che andavano dividendo temporaneamente, o con  diritto di successioni, ai loro seguaci devoti: agli schiavi, ai servi, agli emancipati, nella maggior parte di origine straniera. Costituirono così una nobiltà di corte e di toga a loro piacimento.
La costituzione del gran regno di Francia pose definitivamente termine alla costituzione gentilizia. Al posto del consiglio dei capi, subentrarono i condottieri delle armate e la nobiltà recentemente istituita.
A poco a poco la grande massa degli nomini liberi, per le continuate guerre di conquista e le discordie dei potenti, delle quali essi dovevano sopportare tutti i pesi, cadde in uno stato di esaurimento e di miseria.
Essa non era più al caso di adempiere al dovere di prendere le armi.
I principi e i nobili si videro costretti ad assoldare soldati mercenari, e i contadini dovettero mettere sé stessi e i loro possedimenti sotto la protezione dei grandi o della Chiesa. Questa aveva compreso che in pochi  secoli avrebbe acquistato grande potere, per cui imponeva tributi e servigi. I beni rurali, fino allora liberi, furono gravati da tasse, che col tempo si fecero sempre maggiori. Questa condizione di semidipendenza non poteva durare a lungo ed il contadino finì col perdere anche la libertà personale. Il proprietario si arrogò a poco a poco un potere quasi illimitato sui servi e sui dipendenti. Ad esso apparteneva il diritto di costringere al matrimonio ogni giovanotto giunto all'età di 18 anni ed ogni ragazza di 14. Poteva scegliere anche il marito per la moglie e viceversa. Lo stesso accadeva per i vedovi e le vedove. Come padrone dei sudditi, si credeva in diritto di esercitare un potere sulle donne serve e dipendenti, chiamato jus primae noctis (diritto della prima notte). Lo stesso diritto spettava al suo rappresentante (il sindaco), a meno che non venisse convertito in una tassa (che dallo stesso nome rivelava la sua natura: (bocca del letto, scellino della camicia, tributo della vergine, tassa del grembiale, ecc.).
E’ stata più volte contestata l'esistenza del diritto della prima notte. Molti individui non lo trovavano di loro piacimento, perché esercitato ancora in tempi che si vorrebbero portare per modello di costumatezza e di pietà. E’ già stato accennato come questo diritto provenisse originariamente da un costume dei tempi del diritto materno. Con la scomparsa dell'antico organamento di famiglia, il diritto di possedere la sposa nella prima notte di matrimonio toccò ai parenti, ma col tempo assunse limiti più ristretti per  rimanere infine soltanto al capo tribù, o ai preti.
II Signore feudale lo assunse come manifestazione del suo potere selle persone appartenenti alle sue terre, e ne faceva uso, se voleva, o vi rinunziava contro |una mercede di prodotti naturali o di danaro. La reale esistenza del diritto della prima notte appare nell'opera di Giacobbe Grims: Weisthümer. 1. 43.
Sugenheim [11] ritiene che l’jus primae  noctis, come diritto del padrone, originasse da ciò, che spettava ad esso dare il consenso ai matrimoni. Per questo privilegio si stabilì a Béarn il diritto che i primogeniti dei matrimoni  nei quali fosse stato esercitato l’jus primae  noctis fossero liberi cittadini. Più tardi lo stesso diritto si poteva acquistare dappertutto pagando una tassa.
Secondo Sugenheim i vescovi di Amiens si mostrarono i più tenacemente attaccati a questa tassa fino al principio del secolo XV.
In Iscozia Malcolm III, alla fine del secolo XI, dichiarò il diritto della prima notte convertibile in una tassa. In Germania persistette però molto più a lungo. Secondo il catasto del convento svevo di Adelberg del 1496, Börthingen, un servo, si scioglieva da questo dovere se, sposandosi, pagava una certa quantità di sale, e la sposa 1 lira sterlina e 7 scellini, o una scodella  da potervisi sedere dentro. In altri luoghi le spose dovevano pagare al padrone, a titolo di riscatto, tanto formaggio e burro che «.equivalesse alla grandezza ed alla consistenza del loro podice.». In altri luoghi invece un elegante sedile di cordovano «.della capacità necessaria a contenere, la sposa seduta.»[12]. Welsch, trattando del tribunale supremo di appello bavarese, afferma che nel secolo scorso esisteva ancora in Baviera questa tassa. (Ueber Stetigung und Ablösung bäuerlichen Gundaslen mit besondere Rücksicht auf Bayern; Württemberg, Baden, Hessen, Preussen und Oesterreich, Landshut, 1848).
Engels[13] c'informa inoltre che presso i Valiserni e gli Scoti si conservò per tutto il medio evo il diritto della prima notte: se non che, per la persistenza dell'organamento gentilizio, non il signore feudale, o il suo rappresentante, ma il capo del clan esercitava questo diritto come rappresentante di tutti gli uomini ammogliati, fino al giorno in cui il diritto venne ceduto.
Non vi è dubbio alcuno che il diritto della prima notte esistesse non solo nel medio evo, ma fino in tempi moderni, ed abbia avuto una parte nel codice del diritto feudale.
In Polonia i nobili si facevano un diritto di violare le ragazze che piacevano loro, infliggendo cento bastonate a chi se ne lagnasse. Come il sacrificio dell’onore delle ragazze sembri anche oggidì ai proprietari o ai loro soggetti cosa naturale, appare non solo in Germania molto più spesso di quanto si creda, ma, come asseriscono conoscitori di paesi e popoli, in tutto l'Oriente e nel sud-est di Europa.
In Francia, il proprietario aveva interesse in caso di matrimonio che i figli rimanessero, come i genitori, negli stessi rapporti di sottomissione verso di lui. Le forze lavoratrici aumentavano ed aumentavano anche le rendite.
Quindi i proprietari, civili o ecclesiastici, favorivano i matrimoni dei dipendenti. La chiesa, invece, con gl'impedimenti al matrimonio, mirava di entrare in possesso, a titolo di legato, delle terre o dei beni altrui.
Ciò però riguardava solo quelli fra i liberi delle classi più basse, la cui condizione, date le circostanze accennate, diventava sempre più insostenibile, e i cui beni erano ceduti alla chiesa, poiché essi cercavano protezione e tranquillità entro le mura dei conventi. Altri, invece, soltanto prestando servizi o pagando imposte si mettevano sotto la protezione della chiesa.
Per tal modo non di rado i discendenti incorrevano nella sorte cui si erano sottratti i loro predecessori, venendo a poco a poco nella dipendenza della chiesa, o diventando addirittura nuove reclute per i conventi.

[città e immigrazioni]

Dopo il secolo XI, le città fiorenti avevano vivo l’interesse di favorire l'aumento della popolazione e facilitavano il domicilio stabile e i matrimoni. Quindi instituirono asili per i contadini che cercavano sottrarsi a un'insopportabile oppressione, per gli schiavi fuggiaschi e per i servi.
Ma più tardi avvennero altri cambiamenti. Tosto che le città divennero più potenti e sorse la classe dei lavoratori, nacque nei mestieranti l'ostilità verso i nuovi arrivati, perché vedevano in essi molesti concorrenti. Si cercò di mettere un limite all'immigrazione. Le forti tasse di famiglia, i costosi esami di abilitazione, il limitare il mestiere ad un certo numero di maestri e di garzoni, costrinsero migliaia d' individui alla dipendenza, al celibato, al vagabondaggio. E allorquando, nel corso del secolo XVI, per ragioni che addurremo più innanzi, finirono i tempi fiorenti e si delineò la decadenza delle città, avvenne che con le vedute limitate dei tempi si aumentassero sempre più gl'impedimenti al domicilio stabile e all'indipendenza individuale. Altre cause concorsero a ciò.
La tirannia dei signori feudali cresceva di decennio in decennio, così che molti de' loro soggetti preferirono cambiare la loro vita grama con quella del mendicante, del vagabondo, o del brigante, favoriti dalle estese foreste e dalle cattive condizioni dei mezzi di comunicazione. Oppure divennero, per le molteplici guerriglie di quei tempi, lanzichenecchi che si vendevano a chi meglio li pagasse o a coloro in compagnia dei quali vi fosse da fare miglior bottino. Ne originò un numeroso proletariato di straccioni maschi e femmine, che divenne la piaga del paese.

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Note di A. Bebel
[1] - Tarnowsky: IHe Krankhaften Erscheinungen des Geschechlechtssinnes. Berlino, Augusto Hirachwald, 1886.
[2] - Tacito, Istorie, vol. V.
[3] - Mantegazza, Gli amori degli uomini.
[4] - S. Matteo, Cap. XVIII, vcrs. 11 e 12.
[5] - Misura della quale, fra gli altri, si lagnarono i parroci della diocesi di Magonza così esprimendosi: «.Voi, vescovi e abbati, possedete grandi ricchezze, una tavola regale e sontuosi equipaggi da caccia. Noi poveri semplici preti non abbiamo per conforto che la moglie. L’astinenza sarà una bella virtù, ma in verità è assai dura e severa.». (Ives Guyot : Les theories sociales du christianisme. 2a ediz. Parigi).
[6] - Buckle cita numerosi esempi nella sua Storia della civiltà d'lnghilterra.
I7] - Engels, Der Ursprung der Familie, ecc.
[8] - Lo stesso avveniva sotto la signoria del Mir in Russia. Si veda de  Laveley: La proprietà primitiva.
[9] - Si veda Q. L. von Maurer: Geschichte der Markverfassung in Deutschland.
[10] - Anche oggi si osserva la differenza.
[11] - Geschichte der Aufhebung des Leideigenschaft und Hörigkeit bis um die Mitte der 19 Jahrhunderts. St. Petersburg, 1861.
[12] - Memminger, Stälin ed altri: Beschreibung der wüttembergischen  Aemter. Fascicolo XX (Oberamt Göppingen). Hormayr: Die Bayer in, Morgenlande. Annotazione p. 38. Si veda Sugenheim, op. cit. p. 360.
[13] - Der Ursprung der Familie, p. 97.
Immagine in
alto: Alexander Graham Bell bacia la moglie Mabel Hubbard Gardiner Bell posta all'interno di un aquilone tetraedrico - ottobre 1903. Foto Library of congress.