DISPUTA COI DOTTORI DEL TEMPIO

Altre Bugie di Erostrato 1973 . da un motivo di Rembrandt van Rjin 1630
arteideologia raccolta supplementi
made n.21 Dicembre 2023
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Raggiunta l'età prescritta, Aaron venne condotto al tempio per essere interrogato dai Dottori riguardo un argomento che da tempi remoti veniva sussurrato cautamente tra le genti della sua tribù come un sapere segreto e inopportuno.

«.Che in Egitto – iniziò col dire – non v'era mai stato un popolo in cattività, piuttosto di una popolazione si trattava di quanti possedevano soltanto il proprio corpo e con esso la forza di smuovere macigni, di dissodare la terra, tirar su l'acqua del Nilo, battere il grano ed impastare il pane, che tuttavia rimaneva in possesso altrui.

Che solo di tale forza – proseguì – quelle genti disponevano e liberamente ad altri in opera la cedevano, in cambio del pane quotidiano, che li teneva in vita, e d'altri orpelli ritenuti pure necessari pei bisogni del tempo.

E così, giorno dopo giorno quel pane abbatteva ed innalzava montagne, erigeva gli immensi palazzi di Faraone, scavava fossi e canali irrigui pei quali la natura non aveva provveduto, smuoveva, insomma, tutte le ricchezze dalle viscere stesse del pianeta e sfamava anche gli eserciti, che bivaccavano oziosi agli estremi confini del Regno.

Ogni razione di quel pane si moltiplicava all'infinito; e non era un miracolo quel prodigio delle moltiplicazioni, poiché occorreva in lievito il sudore, il sangue, e la carne viva d'uomini. Ecco da cosa in verità fu sostituita dal faraone mosaico la paglia negata all’impasto dei mattoni.

E chi disse che non di solo pane vive l'uomo, con ciò stesso diede sacra conferma del primato del pane e, indicata così la minima condizione per vivere, stabiliva con ciò la misura e il giusto prezzo del vivo lavoro.

A tale minima misura era ridotta quella infinità di genti da raccogliere tutti i decaduti in una moltitudine di senza riserve che neppure erano riserva d'altri, ma proprio senz’altro liberi di vendersi ogni giorno, o di morire il seguente. Ma poiché le imprese del tempo erano ciclopiche, dunque grossolane, nessuno colse le differenze e tutti le confusero con la schiavitù.

Solo un signore della casta dei Progettisti, intuita l'anomalia dell'ultima indigenza, scese tra loro e vide anche che non possedendo nulla e nulla potendo sacrificare, s'erano fatti un solo altare su cui a un unico vaghissimo Iddio sacrificavano senza sperperi paramentali, in completo accordo con l'estrema parsimonia che la miseria impone.

E tutto ciò gli piacque.

«.Ecco un popolo nuovo – riconobbe. Ricco com'è di numerosa prole nulla ha da perdere ma solo il mondo può conquistare.».

E tra loro trovò la soluzione di tutte le incertezze degli scribi, di tutte le perplessità dei sacerdoti, di tutte le inquietudini dei sensibili.
E nel cuore d'ognuno depose la necessità di uscirsene assieme dal mortifero Egitto per andare là dove non v'era più l'ingannevole speranza delle Immagini e l'orizzonte era sgombro dai confini segnati coi simulacri bestiali del possesso.

Soltanto nel Deserto, lontano dalle geometrie e all'ombra dei loro stessi corpi, avrebbero trovato riposo alle loro stanche ossa, non più ai piedi delle menzognere montagne di Faraone.
Ma bisognava attendere circostanze favorevoli e intanto prepararsi a quando l'ineludibile alternativa con la morte li avrebbe costretti a volgere le spalle al disseccato Nilo.

E quando l'arsura divorò la terra e in Egitto non vi fu più acqua per impastare una sola tolla di farina, s'abbruciarono di colpo anche i lacci dell'infimo ricatto e venne l'Esodo.

Ma poi, nelle desertiche sconfinate di sabbia la disperazione dei singoli spingeva troppi alla deriva dei ripensamenti, e le lacrime del rammarico si disseccavano lasciando cristalli di sale sulle gote di chi si rivolgeva indietro.
Allora, per dare corpo unico e nerbo a quelle moltitudini che dubitavano di sé medesime, i capi delle tribù concordarono una genealogia comune ed esclusiva, ed una Legge imposero per arginare il defluire delle genti
.».

Il testimone metastorico di Fabio Mauri in Dramophone
«.Ma adesso – concluse Aaron – che le primitive condizioni di quell'unica accozzaglia di popoli hanno conquistato il globo intero, e viaggiando liberamente su binari di lucido metallo il vitello d'oro ha disseccato ogni luogo e in ogni luogo prende la parola tra gli uomini per confonderli e sottometterli alle sue voglie, adesso non occorre più partire in cerca del Deserto ma rimanere per liberare l'Egitto e Faraone da loro stessi. Così anche noi stessi soltanto ora possiamo finalmente liberarci dalle pastoie delle genealogie e portare a compimento quell'esodo come sconfinato ritorno dell'uomo all'uomo.» – terminò infine Aaron riferendo l'ultimo insegnamento del padre suo.

«.Tuo padre – venne allora subito a dire il più vecchio tra i Dottori – t'ha raccontato una storiellina delle sue solite, non certamente quella del nostro popolo, che invece è tutta esposta nel Libro che tu insinui scritto soltanto per malizia politica e non per volontà divina. O vuoi veramente farci credere che il nostro popolo non sia stato altro che una troppo prematura apparizione di puri salariati divenuti ribelli all'ordine sociale di quel tempo?.».

«.Tu lo hai detto – gli rispose Aaron, ignorando il tono di scherno e lo sguardo circolare d'intesa che il Dottore rivolse all'assemblea per accertarsi dei consensi che la sua infida arguzia aveva sollevato.
Io ho solo riferito quanto mi fu appunto tramandato sul filo delle genealogie. In verità – aggiunse – è scritto appunto d'una gran torma di genti d'ogni specie che uscì dalla casa di schiavi, non d'una sola.
E pensa bene che prima di concedersi all'Egitto quelle genti dovettero trovarsi depredate d'ogni risorsa contro le forze congiunte degli eserciti e della carestia. Forse il nostro popolo oggi non è altro che una metafora intrappolata nel Tempo; e se tuttora è sedotto da quella pur magnifica costruzione libresca vuol dire che ancora preferisce sacrificare al Vitello, e che l'Egitto infine ha vinto
.».

Quindi, sceso dallo scranno, prima di uscire dal Tempio, Aaron acquistò da un mercante un cartoccio di ceci tostati con l’acqua marina per sgranocchiarseli lungo la via del ritorno a Gaza.

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"Altre bugie" di Erostrato in nømade n° 6.2012 e in nømade n° 15.2018