Raccontava sogni mai sognati che turbavano i fratelli più adulti.
Ma non era per adombrarli che costruiva quelle sue bugie; né per fare vacillare la loro autorità nella famiglia.
Solo che in lui l'immaginazione era più fertile della ragione, la lingua più rapida della cautela, il pericolo più promettente della tranquillità, il dissidio più eccitante dell'armonia.
Eppure il dolore che provocava tra i fratelli era per tutti loro acuto come il piacere e altrettanto necessario di un sacrificio richiesto dal Dio.
E qualsiasi maldicenza sia stata tramandata per inclini motivi, sappiate in verità che se talvolta i fratelli se ne risentivano era solo per compiacerlo, perché lo amavano di un amore infinito.
E quando lo ritrovarono morto nell'arida cisterna, mentre ancora stringeva in pugno dei chicchi di grano appena germogliati sulle disfatte dita, lo piansero amaramente.
Quando poi, dopo averlo avvolto nella sua adorata veste, i fratelli portarono il giovane corpo al cospetto del padre loro, Giacobbe si straziava e diceva:
"Non consolatemi, ché certamente io presto scenderò col dolore del mio figliolo nel regno dei morti".
Ma quando infine il vecchio s'avvide - mentre così gemeva carezzando la cara spoglia - che sulla funebre veste il fanciullo aveva scritto, con la propria saliva impastata alla rossa ocra del pozzo: "Con altre fertilità voglio giocare", non pianse più.