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Archivio (comunque indiziario) di Aut.Trib.17139 | ||||||||||
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Supplemento al n.7 Dicembre 1983 . A cura di Carmelo Romeo e Luciano Trina . Dopo la conclamata crisi delle ideologie la Redazione ha ritenuto utile proporre una visione unitaria delle suddette secondo i dettami del materialismo. A tale scopo pubblica alcuni schemi la cui elaborazione è attribuita, senza ragionevoli dubbi, al comunista Amadeo Bordiga, fondatore nel 1921 del Partito Comunista d'Italia. L'attribuzione è un dettaglio trascurabile; lo stesso Bordiga, disprezzando sommamente la proprietà privata della conoscenza, ha sempre evitato di firmare quanto riteneva patrimonio teorico del proletariato. Le otto tavole che seguono furono presentate alla riunione di Roma del 1mo aprile 1951 a completamento della relazione sul tema "Il rovesciamento della prassi nella teoria marxista", e pubblicate in bollettini interni corredate da brevi commenti secondo lo spirito di quanto già detto in sede di relazione scritta. La stesura qui proposta è quella riportata in Partito e classe, testi del Partito Comunista Internazionale, ed. Programma Comunista, Napoli 1972 . Documento . Pagina A . Pagina B . Riguardo l'attribuzione ad Amadeo Bordiga dei materiali pubblicati nei numeri 4 e 7, cfr. la confutazione che la condanna, in no.made n.13.2017 .
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DIAGRAMMI DELLE IDEOLOGIE E ROVESCIAMENTO DELLA PRASSI Scrivono Marx ed Engels ne "L'ideologia tedesca", 1846, I, A: « La coscienza non può mai essere qualche cosa di diverso dall'essere cosciente, e l'essere degli uomini è il processo reale della loro vita. Se nell'intera ideologia gli uomini e i loro rapporti appaiono capovolti come in una camera oscura, questo fenomeno deriva dal processo storico della loro vita, proprio come il capovolgimento degli oggetti sulla retina deriva dal loro immediato processo fisico. Esattamente all'opposto di quanto accade nella filosofia tedesca, che discende dal cielo sulla ter ra, qui si sale dalla terra al cielo. Cioè non si parte da ciò che gli uomini dicono, si immaginano, si rappresentano, ne da ciò che si dice, si pensa, si immagina, si rappresenta che siano, per arrivare da qui agli uomini vivi; ma si parte dagli uomini realmente operanti e sulla base del processo reale della loro vita si spiega anche lo sviluppo dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita. Anche le immagini nebulose che si formano nel cervello dell'uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita, empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell'autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo vivente; nel secondo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza. Questo modo di giudicare non è privo di presupposti. Esso muove dai presupposti reali e non se ne sposta per un solo istante. I suoi presupposti sono gli uomini, non in qualche modo isolati e fissati fantasticamente, ma nel loro processo di sviluppo, reale ed empiricamente constatabile, sotto condizioni determinate. Non appena viene rappresentato questo processo di vita attiva, la storia cessa di essere una raccolta di fatti morti, come negli empiristi che sono anch'essi astratti, o una azione immaginaria di soggetti immaginari, come negli idealisti ». |
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Il materialismo storico-dialettico, contrapponendosi alle concezione di stampo illuministico ed idealistico, non vede quindi nell'ideologia, cioè nella rappresentazione mistificata e capovolta dei rapporti reali, il frutto di un errore da correggere per aprire gli occhi ai ciechi, ma la risultanza indispensabile di un processo reale corrispondente a rapporti materiali, quelli stessi che l'ideologia proietta nella sua distorsione. Tale distorsione deriva a sua volta necessariamente dalla situazione storica delle forze sociali che nell'ideologia si esprimono e che la impongono all'insieme sociale, essendo sempre ideologia dominante quella della classe dominante. La concezione marxista respinge parimenti l'idea illuministica del «cosciente inganno» dei capi ideologi (gli «astuti sacerdoti»), giacché la stessa rappresentazione dell'ideologia - necessariamente fantastica perché sublimazione di uno stato di cose storicamente caduco - si impone appunto come programma e sovrastruttura necessaria di fattori e trapassi sociali necessari. Così per esempio l'ideologia borghese si fonda sull'effettiva conquistata libertà dei lavoratori dai vincoli giuridici e microproprietari feudali: ne la borghesia può ripudiarla, perché con ciò ripudierebbe se stessa. Ma come il ruolo delle classi, così quello dell'ideologia subisce la dialettica trasformazione antiformismo-riformismo-conformismo illustrata nel nostro Tracciato d'impostazione. Unica classe (ed ultima), il proletariato ha il ruolo storico di eliminare se stesso con tutte le altre classi. La sua non è pertanto ideologia che possa assumere carattere riformistico e conformistico, dando luogo ad una fissazione sovrastorica del suo dominio - ma scienza rivoluzionaria ed anzi già scienza di specie, non solo perché il proletariato (come in passato altre classi) rappresenta l'avvenire, ma perché questo avvenire non potrà non dar luogo ad una società di specie, priva di classi e dei relativi conflitti - salto di qualità dalla preistoria classista alla piena storia umana. L'abituale affermazione che il capitalismo è nel ramo discendente e non può risalire contiene due errori: quello fatalista e quello gradualista. Il primo è l'illusione che, finito il capitalismo di scendere, il socialismo verrà di per se, senza agitazioni, lotte e scontri armati, senza preparazione di partito. Il secondo, espresso dal fatto che la direzione del movimento si flette insensibilmente, equivale ad ammettere che elementi di socialismo compenetrino progressivamente il tessuto capitalistico.
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Tavola I . Schema della falsa dottrina della teoria della "curva discendente" dello svolgimento storico del Capitalismo |
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Marx non ha prospettato un salire e poi un declinare del capitalismo, ma invece il contemporaneo e dialettico esaltarsi della massa di forze produttive che il capitalismo controlla, della loro accumulazione e concentrazione illimitata, e al tempo stesso della reazione antagonistica, costituita da quella delle forze dominate che è la classe proletaria. Il potenziale produttivo ed economico generale sale sempre finché l'equilibrio non è rotto, e si ha una fase esplosiva rivoluzionaria, nella quale in un brevissimo periodo precipitoso, col rompersi delle forme di produzione antiche, le forze di produzione ricadono per darsi un nuovo assetto e riprendere una più potente ascesa. |
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Tavola II . Interpretazione schematica dell'avvicendamento dei regimi di classe nel maerxismo rivoluzionario |
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DIFFERENZA FRA LE DUE CONCEZIONI
La differenza fra le due concezioni, dì cui alle tavole I e II, nel linguaggio dei geometri sì esprime così: la prima curva o curva degli opportunisti (revisionisti tipo Bernstein, stalinisti emulativisti, intellettuali rivoluzionari pseudomarxisti) è una curva continua che in tutti ì punti «ammette una tangente», ossia praticamente procede per variazioni impercettibili dì intensità e dì direzione. La seconda curva, con cui sì è voluta dare una immagine semplificatrice della tanto deprecata «teoria delle catastrofi», presenta ad ogni epoca delle punte che in geometria si chiamano «cuspidi» o «punti singolari». In tali punti la continuità geometrica, e dunque la gradualità storica, sparisce, la curva «non ha tangente» o, anche, «ammette tutte le tangenti» - come nella settimana che Lenin non volle lasciar passare. Occorre appena notare che il senso generale ascendente non vuole legar sì a visioni idealistiche sull'indefinito progresso umano, ma al dato storico del continuo ingigantirsi della massa materiale delle forze produttive, nel succeder sì delle grandi crisi storiche rivoluzionarie. La contrapposizione del marxismo alle ideologie che si sono succedute nel passato e che oggi ancora in varia misura tengono il campo è, quindi, rigorosamente storica e dialettica, il che non esclude, ed al contrario implica, che la scienza globale con cui esso si identifica; possa essa solo ricostruire i reali processi sottostanti all'incastellatura ideologica" svelando come l'ideologia mistifichi la realtà sussistente a prescindere da ogni «conoscenza» individuale e collettiva. Detto questo molto sommariamente, passiamo ad illustrare il senso ed il corretto modo di impiego dei cinque schemi. |
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SCHEMI DELLA DINAMICA SOCIALE SECONDO LE IDEOLOGIE DOMINANTI
Sono riprodotti qui di seguito gli schemi di raffigurazione della dinamica sociale giusta le fondamentali ideologie con cui il movimento rivoluzionario del proletariato ha dovuto e deve, su piani diversi, fare i conti (secondo quanto esposto nella Premessa) per poi contrapporre ad esso lo schema marxista del capovolgimento della prassi. |
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COMMENTI ALLE TAVOLE III, IV, V, VI, VII E ROVESCIAMENTO DELLA PRASSI Le Tavole III e IV (come pure le Tavole V, VI e VII) sono presentate insieme in quanto, pur nella loro diversità, si riconducono a comuni denominatori. Per gli schemi trascendentalista e demoliberale, pur andando nell'uno il senso dell'autorità dallo stato verso il singolo, mentre nell'altro il senso della libertà va dal singolo alla società e allo stato, per entrambi è l'idea (nell'uno promanante dalla divinità, nell'altro diffusa in tutti i singoli componenti la collettività umana) che condiziona e determina le azioni umane. In entrambi si va logicamente dalla coscienza (intesa nel primo come fede, nel secondo come razionalità) alla volontà (per entrambi intesa come eticità), all'attività, economia e vita fisica. Per gli schemi volontaristico-immediatista, staliniano e fascista le spinte fisiche ed economiche sono alla base della loro costruzione; ed in questo carattere comune si contrappongono ai due precedenti schemi idealistici. Ma hanno in comune con essi la precedenza e preminenza che la volontà ha sull'attività per quanto riguarda il singolo "e la classe (per il fascismo il popolo o la nazione). Altro carattere comune a questi tre schemi volontaristici ( quello condiviso da Proudhon, Sorel, Bernstein, Gramsci, ecc. anche individualistico; e in ciò è deteriore rispetto agli altri due): la successione parallela di spinte economiche, volontà, attività e coscienza che si riscontra tra il partito e 10 stato (l'organizzazione immediata) da una parte e il singolo e la classe (il popolo o l'azione per il fascismo) dall'altra, che comporta l'impossibilità per il partito di una teoria scientifica dei fenomeni sociali. Solo nello schema marxista la successione di attività volontà e coscienza del singolo e della classe trovasi completamente rovesciata nel partito, la cui conoscenza dei fatti sociali investe passato presente e futuro, elevandosi al livello di teoria scientifica, con possibilità quindi di esercitare una volontà ed un'azione, come è mostrato nella seguente Tavola VIII. |
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Tavola VIII . Schema marxista del capovolgimnento della prassi |
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COMMENTO ALLA TAVOLA VIII Lo scopo dello "schema" è soltanto di semplificare i concetti del determinismo economico. Nel singolo individuo (e quindi anche nel singolo proletario) non è la coscienza teorica a determinare la volontà di agire sull'ambiente esterno, ma avviene l'opposto, come mostra lo schema con frecce dirette dal basso verso l'alto: la spinta del bisogno fisico determina, attraverso l'interesse economico, un'azione non cosciente, e solo molto dopo l'azione ne avviene la critica e la teoria per intervento di altri fattori. L'insieme dei singoli, posti nelle stesse condizioni economiche, si comporta analogamente (come mostra lo schema con frecce dirette dal basso verso l'alto), ma la concomitanza di stimoli e di reazioni crea la premessa per una più chiara volontà e poi coscienza. Queste si precisano soltanto nel partito di classe, che raccoglie una parte dei componenti di questa ma elabora, analizza e potenzia l'esperienza vastissima di tutte le spinte, stimoli e reazioni. È solo il partito che riesce a capovolgere il senso della prassi. Esso possiede una teoria ed ha quindi conoscenza dello sviluppo degli eventi: entro dati limiti, secondo le situazioni e i rapporti di forza, il partito può esercitare decisioni ed iniziative e influire sull'andamento della lotta (come mostra lo schema con frecce dirette dall'alto verso il basso). Con frecce dirette da sinistra a destra si sono volute rappresentare le influenze dell'ordine tradizionale (forme di produzione); e con frecce dirette da destra a sinistra le influenze antagonistiche rivoluzionarie. Il rapporto dialettico sta nel fatto che in tanto il partito rivoluzionario un fattore cosciente e volontario degli eventi, in quanto è anche un risultato di essi e del conflitto che essi contengono fra antiche forme di produzione e nuove forze produttive. Tale funzione teorica ed attiva del partito cadrebbe però se si troncassero i suoi legami materiali con l'apporto dell'ambiente sociale, della primordiale materiale e fisica lotta di classe. |
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