LETTERA DAL CARCERE

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Martedì, 12 gennaio 2017
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arteideologia raccolta supplementi
made n.13 marzo 2017
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Sono uno stupido. Ho riletto questa lettera e l'ho trovata confusa e piena di quella supponenza che vorrebbe smentire. Meglio non spedirla. Piuttosto dovrò far notare a Luca che in diverse occasioni noi stessi siamo incappati nel medesimo abbaglio adebbitato qui allo storico di professione.

Amico mio,
sono stato felicissimo di averti rivisto dopo così tanto tempo.
Ti ho visto in forma come sempre; e il godibile modo di raccontare le tue vicissitudini personali mi ha suggerito il commento che ritengo sia stato causa del tuo cambiamento di umore per il resto dell'incontro.
E' probabile che poi io abbia peggiorato le cose ignorando la tua richiesta di avere in prestito il libro di Riechers su Gramsci, che hai visto tra i pochi volumi che mi consentono di tenere qui in cella.
Sinceramente ti confesso che non ho dato alcun peso a quella richiesta, probabilmente nell'intima convinzione che in fondo non poteva interessarti granché un testo che demoliva una tua icona di riferimento, come quella di Antonio Gramsci; e alla nostra età - ho pensato, forse sbagliandomi - si può anche lasciare ognuno nella tranquillità delle convinzioni che lo hanno accompagnato per gran parte della vita.
A me le cose sono andate diversamente fin dal principio.
Avevo già letto da adolescente il Manifesto, e ho avvertito subito una scarsità di comunismo nelle poche pagine dei Quaderni che mi capitò di leggere subito dopo. Una prima impressione che in seguito fu sufficiente a tenermi lontano tanto dai suoi scritti quanto dal suo griffato partito made in Italy.
Certe letture fatte da giovani uno se le ritrova alla fine connesse inestricabilmente alle mille altre che hanno formato la sua coscienza e plasmato le sue passioni; ma quando si è come noi avanti negli anni, certe altre letture possono servire a ben poco, tranne a confonderci e affaticarci.
Tutto questo, che mi passava per la testa in un lampo, può anche aver trovato il modo di manifestarsi esteriormente nel mio comportamento e apparire ai tuoi occhi come una irritante supponenza nei tuoi confronti.
Se hai avvertito ciò, ti prego di scusarmi, e consentimi di provare a chiarire almeno le ragioni della reticenza con la quale mi sono sottratto alla tua curiosità su certe questioni - diciamo così - di dottrina politica.
Posso anche sbagliare e peggiorare la situazione, ma credo sia di una qualche utilità trascrivere per te una considerazione che ho ritrovato recentemente, e che ritengo possa illustrare tutto un modo di vedere le cose decisamente diverso da quanti hanno vissuto in ambienti popolati da intellettuali, organici, preventivi o egemoni che dir si vogliono - e non dirmi non essere questo il nostro comune caso.
L'anonimo estensore della citazione che ti propongo, qui fa riferimento ad una biografia di Amadeo Bordiga pubblicata dagli Editori Riuniti nel 1976.
Siamo stati sorpresi di vedere che nella sua opera sul fondatore del Partito comunista d'ltalia a Livorno (che oggi non è più Gramsci, come predicavano i togliattisti che amano scrivere e riscrivere creativamente la storia), Franco Livorsi attribuiva a questo grande compagno la paternità del testo sulle Forme di Produzione successive nella teoria marxista. Apparentemente questo intellettuale di sinistra cerca di creare una nuova disciplina, e contemporaneamente un nuovo mezzo di sostentamento per gli innumerevoli studiosi in vena di scrivere e minacciati di non trovare più un impiego per i loro talenti, cioè: incollare etichette di nomi d'autore sulle opere anonime di partito o di scuola, rappresentanti di una corrente sociale, la cui caratteristica è precisamente di non essere individuale.
Ma la sacrosanta proprietà prevale sul significato oggettivo di un lavoro, e addirittura sul suo contenuto. La facoltà di astrazione del nostro intellettuale di Sinistra non arriva a concepire le idee diversamente dai disegni dei fumetti: circondati da una nuvoletta di cui un capo parte dalla bocca di questo o quell'altro, mentre I'altro va a finire nel suo portafoglio per i diritti d'autore... Questi pionieri della ricerca di paternità non possono afferrare che un'opera è l'espressione di un fatto e di un gruppo sociale, e che ricondurla ad un nome di persona è una falsificazione - non foss'altro perché un libro non è mai opera di una persona, ma sovente di parecchie, o addirittura di un gruppo o di un partito - ed è disonesto incollarvi un nome. Se si volessero semplicemente incollarvi i nomi di tutti coloro che vi hanno collaborato, ci si accorgerebbe subito che la lista non ha fine, che una idea implica l'altra, che non può essere espressa senza essere legata ad un'altra, e non si spiega che in opposizione ad un'altra ancora, ecc. Ma con un nome si può manovrare, e privare un gruppo o un partito di un'intera parte del suo pensiero o della sua teoria. Così il Manifesto non è l'opera teorica del proletariato internazionale, ma di due individui barbuti... dei tedeschi, che sono il prodotto dei loro tempi e del loro paese, dunque limitati e contingenti. Bisogna denunciare questi falsari e la loro mania di castrare le masse del loro prodotto intellettuale. Consideriamo d'altronde come una grande vittoria che i fatti siano oggi divenuti a tal punto clamorosi e confermino a tal punto la teoria marxista, che questa è ormai accessibile a ometti senza alcun talento particolare, né formazione intellettuale scolastica per vedere ed evidenziare luminosamente la teoria rivoluzionaria che si delinea dalla storia e si applica agli avvenimenti storici di ieri e di oggi. Quale miglior dimostrazione che i tempi sono arcimaturi e che il partito avrà una forza teorica e una pratica irresistibile, quando il rapporto di forza sarà cambiato non solo nei continenti di colore, ma anche nelle nostre vecchie decrepite metropoli. Non abbiamo più bisogno di grandi uomini, i compagni di gavetta saranno sufficienti al compito, purché siano fedelmente legati alla teoria e al metodo marxista e lavorino indefessamente - come formiche.
Vedi, dunque?...
Non credo proprio che intellettuali gramsciani, poeti o simpatizzanti, militanti o ex militanti di uno qualsiasi dei succedutesi partiti nazionali sedicenti comunisti, siano in grado di comprendere pensieri di questo tipo, anzi, li hanno sempre avuti in odio.
Non ti ho certo infilato nel mucchio di queste livide figure, ma la controrivoluzione ha la medesima età della rivoluzione, e la prolungata durata della sua influenza rende troppo laborioso e spiacevole ogni tardivo scambio di pareri, o di pure e semplici informazioni storiche.
Non posso escludere che questa abbarrocciata lettera non abbia qualche altra finalità oltre quella di convalidare un'amicizia messa a repentaglio; da parte tua devi però riconoscere che aver rimarcato con divertita insistenza l'assonanza tra queste mie lettere dal carcere e i Quaderni del carcere, può anche avermi disturbato. Magari voleva essere un apprezzamento (e nel caso ti ringrazio delle intenzioni), ma io preferirei disegnare pantaloni piuttosto che procurare quei danni...
Tuttavia, se ancora desideri leggere il testo di Riechers, te ne procurerò una copia, che potrei farti recapitare tramite Alma, la quale spesso sale fin qui. Fammi sapere.
Augurandomi di poterti rivedere presto, ti saluto e abbraccio.
Tuo

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