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PROLETARIATO ED ELETTORALISMO
Non è per sacrificare all'attualità dell'ignobile Maggio che trascorre, e prende degno posto tra vari suoi predecessori consacrati ai trascorsi della "dura virago" Libertà, ormai ridotta a vecchia trottatrice, che ci occuperemo ancora una volta del tema: proletariato ed elettoralismo. |
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Che in questi casi i fascisti, non avendolo potuto da soli, coll'aiuto delle forze dello Stato costituzionale e parlamentare massacrassero i lavoratori e i compagni nostri, bruciassero giornali e sedi rosse, non costituì il massimo scandalo: questo scoppiò quando se la presero col Parlamento ed uccisero, ormai post festum, il deputato Matteotti.
Il ciclo era compiuto. Non più il Parlamento per la causa del proletariato, ma il proletariato per la causa del Parlamento.Si invocò e proclamò il fronte generale di tutti i partiti non fascisti al di sopra di diverse ideologie e diverse basi di classe, con l'unico obiettivo di unire tutte le forze per rovesciare il fascismo, far risorgere la democrazia, e riaprire il Parlamento. Più volte abbiamo riportato le tappe storiche: l'Aventino, cui la direzione del 1924 del nostro partito partecipò, ma da cui dovette ritirarsi per la volontà del partito stesso che solo per disciplina aveva subito le direttive prevalse a Mosca, ma ancora serbava intatto il suo prezioso orrore, nato da mille lotte, ad ogni alleanza interclassista; poi la lunga pausa e la ulteriore scivolata nella emigrazione, fino alla politica di liberazione nazionale e guerra partigiana, come più volte abbiamo spiegato che l'uso di mezzi armati ed insurrezionali nulla toglieva al carattere di opportunismo e tradimento di una tale politica. Non seguiremo qui tutta la narrazione. Fin da prima del fascismo italiano e dall'altra guerra ne avevamo abbastanza per sostenere che nell'Occidente di Europa mai il partito proletario doveva accedere a parallele azioni politiche con la borghesia "di sinistra" o popolare, della quale da allora si sono viste le più impensate edizioni: massoni anticlericali una volta, poi cattolici democristiani e frati da convento, repubblicani e monarchici, protezionisti e liberisti, centralisti e federalisti, e via. Di contro al nostro metodo che considera ogni moto "a destra" della borghesia, nel senso di buttare la maschera delle ostentate garanzie e concessioni, come una previsione verificata, una "vittoria teorica" (Marx, Engels) e quindi un'utile occasione rivoluzionaria, che un partito rettamente avviato deve accogliere non con lutto ma con gioia, sta il metodo opposto per cui ad ognuna di quelle svolte si smobilita il fronte di classe e si corre al salvataggio, come pregiudiziale tesoro, di quanto la borghesia ha smantellato e schifato: democrazia, libertà, costituzione, parlamento. Lasciamo dunque la polemica dottrinale, proponibile solo nei confronti dei dichiarati antimarxisti, e vediamo dove abbia condotto quel metodo da noi respinto, visto che ad esso, dal concorso di tante forze e di tanti complici, il proletariato, europeo ed italiano, è stato accodato e inchiodato. Resistenze nazionali, guerra degli Stati orientali ed occidentali sul fronte democratico, arresto dei tedeschi a Stalingrado, sbarco in Francia, caduta di Mussolini e appendimento per i piedi, caduta di Hitler. La posta della lotta immane, cui i proletari nulla hanno negato: sangue, carne, trama di classe del loro travagliato movimento di un secolo, è salva! Grazie alle armate di America soprattutto, essa è salva per sempre: Libertà, Democrazia, costituzione elettiva! Tutto è stato rischiato e dato per te, Parlamento, tempio della moderna civiltà, e, chiusi i battenti del tempio di Giano, abbiamo la gioia di riaprire i tuoi! Un poco ansimante, l'umana civiltà ripiglia il suo cammino generoso e tollerante, si impegna ad appendere gente solo per il collo, riconsacra la persona umana che per necessità era stata materiale adatto a fare la frittata con le bombe liberatrici: se storicamente tutti questi apologisti avevano ragione, il pericolo della Dittatura è finito, e da oggi fino alla fine dei secoli non vedremo la cosa, terribile a pensarsi, di stare senza deputati, di fare a meno di Camere parlamentari. Da Yalta a Potsdam, da Washington a Mosca, da Londra a Berlino, ed a Roma, tutto questo era nel maggio - sempre un maggio! - del 1945, del tutto solare e sicuro. Guardiamo dunque che dicono gli stessi soggetti, e le trasmittenti degli stessi centri, in questo Maggio 1953, non tanto poi lontano, ma quantum mutatus ab illo! Tutto era salvo allora, sull'accordo di tutti. Adesso a sentire ciascuno di loro tutto sta per essere ancora perduto, tutto è da rifare da capo. Ammettiamo dunque, almeno, che nel 1922-1945 ci hanno trascinati in un metodo idiota e puzzolente! Limitiamo la dimostrazione allo schieramento elettorale italiano, previa applicazione della maschera antigas. Sostanzialmente sono tre i gruppi in lotta, se mettiamo da banda il timido riapparire dei fascisti, che avevano tutto il diritto di essere valutati un fatto storico qualificato quanto ogni altro, ma che con la scheda in mano al posto del manganello fanno la porca figura di essere i più democratici. Ed infatti il democratico più in carattere di ogni tempo è quello che recita la parte della vittima delle persecuzioni di Stato e rappresaglie di polizia. Libera apologia del manganello, da ottenersi, ohibò, con cartaceo ludo. Sono dunque tre i gruppi in cui si è spezzato il fronte antifascista e il blocco - e primo governo dopo la salvazione - di liberazione nazionale. Tre gruppi che si affratellarono nella reciproca certezza - e si dettero reciproco avallo - che erano pari nella guerra santa, nella crociata mondiale contro le dittature. Orbene, ascoltiamo la logorrea degli altoparlanti e dei giornali, sia pure per tre o quattro battute, che di più non si riesce certo a resistere. Ognuno dei tre settori chiede voti con un argomento solo: gli altri due impersonano "pericolo di dittatura". Secondo la parte monarchica, che rifiuta la definizione di destra, e si afferma democratica e costituzionale sulle tradizioni gloriose dell'epoca giolittiana, che non esita a fare mossette antivaticanesche tipo breccia di Porta Pia, è chiaro che i comunisti conducono il paese, se vincono, alla dittatura rossa e quindi manderanno il parlamento a carte quarantanove. Ma non meno virulenti sono nell'affermare sopraffattrice poliziesca e reazionaria la Democrazia Cristiana che, coi suoi alleati minori, conduce l'Italia di nuovo sotto il dispotismo di chierici in berretto frigio. Quindi anche costoro vedono in De Gasperi una minaccia al parlamento, cui sostituirà il concilio dei vescovi, sostituendo le elezioni con la comunione in piazza. Secondo la sinistra comunistoide, non occorre spiegarlo, non solo i monarchici preparano né più né meno che un nuovo fascismo e assolutismo, ma il centro democristiano è un agente della dittatura dell'America e la Celere di Scelba peggiore della milizia di Benito. Il che, in quanto è vero, è stato possibile solo in grazia della politica di blocco antifascista e di liberazione nazionale che ha fatto accogliere military police e poliziotti nazionali a braccia aperte, e con l'immediato disarmo su ordine dei "generali" da corridoio delle "brigate" operaie, appena fatti fuori fascisti e militi repubblichini. I democristiani e alleati, bombardatissimi da due lati come impersonatori sicuri del totalitarismo di domani e del nuovo ventennio, e soprattutto travolti nell'accusa di traditori della democrazia colla immane boiata della campagna sulla legge truffa, si dicono nientemeno che i salvatori della minacciata Italia libera da due opposti, e convergenti a denti digrignanti, ferocissimi totalitarismi: il neofascista da un lato, il comunista dall'altro, dipinto quello coi tratti del passato hitlerismo e mussolinismo, questo coi connotati presenti del sovietismo di Russia ultrastatale e ultradispotico. Il ciclo si è dunque svolto così. Punto di partenza: leale alleanza fra tre schiere di egualmente fervidi amici della Libertà per annientare la Dittatura e la possibilità di ogni Dittatura. Uccisione della Dittatura Nera. Punto di arrivo: scelta fra tre vie ognuna delle quali conduce a una nuova Dittatura più feroce delle altre. L'elettore che vota non fa che scegliere tra la Dittatura rossa, la bianca e la azzurra. Due metodi fanno qui storicamente bancarotta, sotto tutti i punti di vista, ma soprattutto sotto quello della classe proletaria che a noi interessa. Il primo metodo è quello dell'impiego dei mezzi legali, della costituzione e del parlamentarismo con un vasto blocco politico al fine di evitare la Dittatura. Il secondo è quello di condurre la stessa crociata e formare lo stesso blocco sul terreno della lotta con le armi, quando la dittatura è in atto, al solo democratico fine. I problemi storici di oggi li scioglie non la legalità ma la forza. Non si vince la forza che con una maggiore forza. Non si distrugge la dittatura che con una più solida dittatura. È poco dire che questo sporco istituto del Parlamento non serve a noi. Esso non serve più a nessuno. Tutte le alternative vantate e fatte paventare dai tre fronti non hanno consistenza. Ove una delle forze laterali prevalesse si scinderebbe subito ed una larga parte dei suoi effettivi di eletti passerebbe al centro borghese atlantico ed americano. I monarchici non ne fanno mistero alcuno. I sedicenti comunisti lo dicono meno apertamente, ma sarebbe lo sbocco inevitabile della eventuale loro riuscita in maggioranza che appare impossibile. Poco cambieranno gli effettivi di quelli che si assideranno "ad un altro banchetto di cinque anni" di cui gli elettori non avranno manco le briciole. Al tempo della crisi Matteotti dicemmo che si trattava di un movimento sindacale di categoria dei deputati di professione, che vedevano in pericolo privilegi e proventi e ricorrevano allo sciopero. Lo stesso va detto della "storica battaglia" contro la "legge truffa". L'elezione non solo è di per sé una truffa ma lo è tanto più quanto più pretende di dare parità di peso ad ogni voto personale. Tutto il polpettone in Italia lo fanno poche migliaia di cuochi, sottocuochi e sguatteri, che si pecoreggiano in lotti "a braccio" i venti milioni di elettori. Se il Parlamento servisse ad amministrare tecnicamente qualche cosa e non soltanto a fare fessi i cittadini, su cinque anni di massima vita non ne dedicherebbe uno alle elezioni e un altro a discutere la legge per costituire se stesso! Fatto il conto delle ore di sbraitamento, si va al di là dei due quinti. Questa sodalità sgonfiona non è fine che a sé stessa: e i popoli che si sono fatti ammazzare per rimetterla su sono stati truffati altro che del venti per cento della loro particellina di sovranità! Ormai quelli votano all'altro mondo. Se i parlamentari di tutte le frazioni borghesi se ne fregano del principio democratico, non meno se ne ridono i falsi comunisti. Ciò non perché ritornino minimamente su posizioni di classe e di dittatura dopo la bancarotta del bloccardismo per la libertà. Ed infatti essi non ricalcano la stessa strada, dissimulando ogni connotato di partito, e rimettono in piedi un blocco del sano popolo italiano, degli illuminati, degli onesti, non solo con la scema alternativa Nenni che in fondo promette quello che noi abbiamo detto: dateci adito al parlamento e governeremo con voi e come voi; ma suscitano tutta una schiera di fiancheggiatori bolsi, cui solo l'inesorabile decrepitezza e arteriosclerosi ha impedito di associare i nomi più borghesi della politica: Bonomi, Croce, Orlando, Nitti, De Nicola, Labriola e simili... E sono tanto alieni dal pensare lontanamente a risalire la china discesa che non solo sono i più ardenti nell'invocare legalità e costituzionalità, quando rivendicano contro De Gasperi che pretendono "austriaco" (la borghesia austriaca può insegnare come si amministra senza rubare, a quella italiana) la tradizione del Maggio 1915, della guerra per la democrazia e Trieste, ma sbraitano nazionalista e patriottardo più di chiunque altro. Non è solo il coerente e rispettabile Turati che potrebbe rientrare a fronte alta, ma soprattutto il Mussolini 1914, maestri di costoro per aver saputo tradire il proletariato per la democrazia, e la democrazia per la dittatura. L'inviato di un giornale londinese ha descritto una scena alla quale giura di aver assistito con i suoi occhi mortali, ben sano di mente e libero da fumi di droghe, in una valle del misterioso Tibet. Nella notte lunare il rito aduna, forse a migliaia, i monaci vestiti di bianco, che si muovono lenti, impassibili, rigidi, tra lunghe nenie, pause e reiterate preghiere. Quando formano un larghissimo cerchio si vede qualcosa al centro dello spiazzo: è il corpo di un loro confratello steso supino al suolo. Non è incantato o svenuto, è morto, non solo per la assoluta immobilità che la luce lunare rivela, ma perché il lezzo di carne decomposta, ad un volgere della direzione del vento, arriva alle nari dell'esterrefatto europeo. Dopo lungo girare e cantare, e dopo altre preghiere incomprensibili, uno dei sacerdoti lascia la cerchia e si avvicina alla salma. Mentre il canto continua incessante egli si piega sul morto, si stende su di lui aderendo a tutto il suo corpo, e pone la sua viva bocca su quella in disfacimento. La preghiera continua intensa e vibrante e il sacerdote solleva sotto le ascelle il cadavere, lentamente lo rialza e lo tiene davanti a sé in posizione verticale. Non cessa il rito e la nenia: i due corpi cominciano un lungo giro, come un lento passo di danza, e il vivo guarda il morto e lo fa camminare dirimpetto a sé. Lo spettatore straniero guarda con pupille sbarrate: è il grande esperimento di riviviscenza dell'occulta dottrina asiatica che si attua. I due camminano sempre nel cerchio degli oranti. Ad un tratto non vi è alcun dubbio: in una delle curve che la coppia descrive, il raggio della luna è passato tra i due corpi che deambulano: quello del vivo ha rilasciato le braccia e l'altro, da solo, si regge, si muove. Sotto la forza del magnetismo collettivo la forza vitale della bocca sana è penetrata nel corpo disfatto e il rito è al culmine: per attimi o per ore il cadavere, ritto in piedi, per la sua forza cammina. Così sinistramente, una volta ancora, la giovane generosa bocca del proletariato possente e vitale si è applicata contro quella putrescente e fetente del capitalismo, e gli ha ridato nello stretto inumano abbraccio un altro lasso di vita. |
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Dall'opuscolo Sul filo del tempo maggio 1953
Pubblicato anche in O preparazione rivoluzionaria o preparazione elettorale – Bilancio del parlamentarismo rivoluzionario dai dibattiti nell’Internazionale Comunista ad oggi, un fascicolo dei primi anni ’60, edito da Il Programma Comunista. Vedi alla voce "cretinismo parlamentare" vedi in: www.international-communistparty.org Forniture autonome per il Giorno della Memoria (di classe) |
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