MATERIALISMO E/O SPIRITUALISMO |
Art Since 1900 | ||||
Non è certo di una qualche originalità l'accostamento di Malevic a Mondrian.
Difatti, in una recente storia dell’arte moderna [1] i compilatori (autorevoli e da noi stimatissimi) accomunano i due pittori che condividerebbero programmi estetici ispirati a filosofie eclettiche intrise di spiritualismo o di idealismo hegeliano. Ecco difatti cosa possiamo leggere nella pagine dedicate a Piet Mondrian:
Se volete sapere come gli autori riassumerebbero il “programma hegeliano” basta andare in fondo al volume per leggerlo nel Glossario del volume citato (ma farete prima a leggerlo qui di seguito):
Consentitemi di segnalare come fin dal 1983 era delineata (in via preventiva) e acquisita definitivamente una confutazione di questa visione delle cose relative al lavoro di Malevich, di Mondrian, e in genere della pittura astratta dei primi decenni del secolo scorso.
Che anche in arte si svolga lo scontro (irriducibile) tra concezione metafisica e materialistica, è confermato dal brano seguente - nonostante sia chiaro che per gli autori di Arte dal 1900 questo riconosciuto (con loro rammarico?) "materialismo" si limita esclusivamente alla materia di cui (purtroppo) è fatta la pittura.
Più avanti proponiamo alcuni brani del testo di Mondrian del 1931 L’art nouveau - la vie nouvelle, affinché si possa rilevare la presenza, l’assenza o il prevalere di elementi trascendentali, spiritualisti ecc. su quelli materialistici, sociali, o anche, addirittura - diciamo così - politici. |
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Il lungo saggio di Mondrian, da cui abbiamo prelevato alcune pagine, fu battuto a macchina in lingua francese da Mondrlan, che ne fece varie copie con carta carbone per farlo circolare tra gli amici; ciascuna copia fu legata con una copertina grigia dal titolo scritto con cura.
Mondrian si arrabattò attorno al titolo dello scritto e, benché le copie legate recassero il titolo L'art nouveau - la vie nouvelle (La culture des rapports purs), che è il titolo usato qui, in una copia Mondrian lo aveva cancellato e sostituito con L'art révélateur. Su un'altra copia c'è il titolo scritto a matita L'art et la vie, la culture de la forme et de ses rapports vers une équivalence universelle. Essendo datato dicembre 1931, lo scritto dev'essere stato composto nell'anno immediatamente successivo ai saggi Il cubismo e la neoplastica e L'arte realistica e l'arte superrealistica, entrambi del marzo 1930. In una lettera a Cornelis van Eesteren, Mondrian scrisse: "Credo che il mio libro possa ailutare a trovare una fede completa nella vita." L'originale dattiloscritto e tre copie, provenienti dal fondo Holtzman, sono conservati alla Beinecke Library della Yale University: una delle copie reca numerose correzioni a matita di Michel Seuphor, che Mondrian ha riportato in gran parte, sempre a matita, sull'originale; mentre una seconda copia porta a margine annotazioni fortemente critiche di Georges Vantongerloo. Sempre alla Beinecke Library è conservato il manoscritto dell’Introduction. I tentativi di Mondrian di pubblicare questo suo scritto furono vani: una copia (conservata nel fondo Anna Bergman al Rijksbureau voor Kunsthistorische Documentatie dell'Aia) fu da lui inviata a F.G. Kroonder in vista di una pubblicazione in Olanda, che però non avvenne. L'opera è apparsa nel 1971 in The New art - The New Life: the Collected Writings of Piet Mondrian, a cura di Harry Holtzman (che ebbe una prima versione italiana nel 1975) e recentemente, in edizione critica a cura di Jean-Claude Lebensztejn, in Les_Cahiers du Musée national d'art moderne», inverno 2010/primavera 2011. Le parti del testo che pubblichiamo sono tratte dalla prima edizione italiana di “Piet Mondrian - Tutti gli scritti” a cura di Harry Holtzman (prefazione di Filiberto Menna, traduzione di Libero Sosio), pubblicato da Feltrinelli nel novembre 1975. Il Diario B (1923-1926) da cui proviene questo saggio di Malevič, dal titolo originale "Svet i cvet. 1/42", è conservato nell'archivio dello Stedelijk Museum di Amsterdam. In russo è stato pubblicato per la prima volta a cura di Jiri Padrta sulla rivista Cahiers du Monde russe et soviétique, vol. XXIV (3), luglio-settembre 1983, pp. 263-88. Il testo è composto di tre lezioni tenute da Malevič agli studenti del GINCHUK (Gosudarstvennyj Institut Chudozestvnnoj Kul’tury, l’Istituto Statale per la Cultura Artistica di Pietrogrado-Leningrado). La numerazione 1/42 corrisponderebbe al paragrafo 42 del terzo libro della prima pane di Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer e rappresenterebbe quindi una risposta di Malevič al pensiero del filosofo tedesco. K. Malevich, schizzo di scenografia per la quinta scena del secondo atto dell'opera Vittoria sul sole, 1913, matita su carta, Museo di Stato delle Arti teatrali e musicali, San Pietroburgo. - Libretto dell'opera. |
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[1] - Hal Foster, Rosalind Krauss, Yve-Alain Bois, Benjamin H.D. Buchloh, Arte dal 1900, ed Zanichelli, Bologna 2006.Titolo originale: Art Since 1900, Thames & Hudson, London 2004.
[2] - CL Romeo, La pittura del vicino è sempre più verde – La mera superficie, in Aut.Trib 17139 n. 7, Roma, dicembre 1983. |
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