LA DONNA E IL SOCIALISMO

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August Bebel . 1883 . ediz.1905
arteideologia raccolta supplementi
made n.13 marzo 2017
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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pagina
LA DONNA NEL PRESENTE . 3 . 1

LA DONNA COME ESSERE SESSUALE . 1
Il Matrimonio . Ostacoli e Freni al Matrimonio

Nel mondo civile la, donna occupa il secondo posto.
Prima viene l’uomo, indi la donna.
Si può dire che le cose siano stabilite all’inverso dei tempi del diritto materno. L'evoluzione dal comunismo primitivo al regno della proprietà privata ha, come primo fattore, cagionato il cambiamento.
Platone ringraziava gli Dei per otto beneficî a lui elargiti, dei quali il primo era quello di averlo fatto nascere libero e non schiavo, il secondo di averlo fatto nascere uomo e non donna. Il concetto viene espresso nella preghiera del mattino degli uomini ebrei: «.Lodato sii tu, nostro Signore e Signore del mondo, che non mi hai fatto nascere donna..». Al medesimo punto dicono invece le donne: «.. che mi hai creato secondo la tua volontà..»
Nella proposizione di Platone e nella preghiera giudaica si manifesta chiara la posizione dei due sessi. L'uomo è veramente il maschio, come dice la Bibbia, e come troviamo nella lingua francese e nell’inglese in cui per uomo e maschio è usato lo stesso vocabolo. Anche parlando di popoli pensiamo in generale solo agli uomini.
La donna è un essere trascurato, e, in tutti i casi, l’uomo è il suo padrone. Questo fatto è considerato dall’uomo come naturale, e la maggioranza delle donne lo ritengono destino inevitabile.
In questo concetto si rispecchia la posizione del sesso femminile.
Prescindendo dalla questione se la donna è oppressa come proletaria, essa lo è nel campo della proprietà privata. Per essa esiste una folla di vincoli e di ostacoli sconosciuti all’uomo; molte cose concesse all’nomo le sono negate; una quantità di diritti e di libertà sociali goduti dal primo costituiscono colpa o delitto se esercitati da lei.
Essa soffre come ente sociale e sessuale, e difficile è stabilire sotto quale rispetto sia maggiormente colpita. Molto naturale è quindi il rimpianto di molte donne di non essere nate uomini.

[ istinto carnale ]

Fra tutti gli istinti naturali posseduti dalla razza umana, accanto a quello di mangiare e bere, si presenta violento l’istinto carnale. L’istinto della continuazione della specie è l'espressione più alta della volontà di vivere. Tale istinto è profondamente radicato in ogni persona normale, e il soddisfarlo, giunti a maturità, è condizione necessaria per la salute fisica e morale. Lutero aveva ragione dicendo: «
.Chi vuole soffocare l’istinto naturale e non secondare la natura, che cosa fa egli se non impedire che la natura sia natura, che il fuoco abbruci, che l’acqua bagni, che l’uomo mangi, beva e dorma?». Queste parole dovrebbero essere scolpite sulla porta delle nostre chiese, entro le quali si predica con tanto zelo contro il peccato carnale. I medici ed i fisiologi possono meglio di ogni altro giudicare la necessità nell’nomo di soddisfare gli istinti naturali. E’ precetto dell’uomo verso sé stesso, cui deve adempiere scrupolosamente, se vuole svilupparsi in guisa sana e normale, sì che nessun membro del suo corpo rimanga inattivo e a nessun istinto naturale sia negato il giusto soddisfacimento.
Ogni membro  deve compiere le funzioni che gli sono state attribuite da natura, se non vuole nuocere all’organismo; per ciò le leggi delle sviluppo fisico dell’uomo debbono essere studiate e curate non meno di quelle dello sviluppo intellettuale. L'attività psichica dell’uomo dipende dalle proprietà fisiologiche dei suoi organi, e la piena salute di entrambi dipende dall’accordo perfetto di essi. Un disturbo dell’uno cagionerà un disturbo dell’altro. I cosiddetti bisogni animali occupano il medesimo grado degli spirituali, per ciò che gli uni e gli altri sono effetti dello stesso organismo complessivo e s'influenzano scambievolmente. Ciò vale tanto per l’uomo quanto per la donna.
Ne segue che la conoscenza delle esigenze degli organi sessuali è tanto necessaria quanto quella di tutti gli altri organi, e che l’uomo deve dedicarle la stessa cura. Egli deve conoscere che gli organi e gli istinti innati, che formano parte essenziale della sua natura, anzi, in certi periodi, la dominano completamente, non debbono essere oggetto di mistero, di falso pudore e di completa ignoranza. Ne segue ancora che la conoscenza della fisiologia e dell’anatomia degli organi della generazione e delle loro funzioni, cosi negli uomini come nelle donne, dev'essere estesa come qualunque altro ramo dell’umano sapere.
Corredati di precisa conoscenza della nostra natura fisica, considereremo con altro occhio molte condizioni della vita. S'imporrà da se l'abolizione d'inconvenienti, sui quali la presente società sorvola tacendo, compresa di sacro orrore, ma che in quasi tutte le famiglie si fanno sentire. Il sapere è considerato in tutto una virtù, la mèta più bella e più degna di aspirazione, eccettuata la conoscenza di quelle cose che stanno in rapporto più intimo col carattere e la salute del nostro io e con la base di ogni sviluppo sociale.
Kant dice: L’uomo e la donna solo uniti formano l’essere completo; un sesso completa l'altro. Schopenhauer dichiarò: L’istinto carnale è l’espressione più perfetta della volontà di vivere... L'affermazione della volontà di vivere si concentra nell’atto del generare, che n'è la più chiara manifestazione. Concordemente dice Mainländer: Il centro di gravità della vita umana sta nell’istinto sessuale. Esso solo assicura all'individuo la vita, che desidera prima di ogni altra cosa.... L'uomo non dedica a cosa alcuna altrettanto impegno come all’atto del generare, e alla cura di nessun altro affare condensa e concentra in così alto grado l’intensità del suo volere come nell'atto generativo. Molto tempo prima Budda si era cosi espresso: L’istinto sessuale è più forte dell'uncino col quale si doma l’elefante selvaggio; è più ardente delle fiamme; esso è come freccia conficcata nello spirito dell’uomo.[1]
Data simile intensità d'istinto, non sorprenderà che l'astinenza dai rapporti sessuali in età matura non di rado agisca nell'uno e nell’altro sesso sul sistema nervoso e nell'intero organismo, in modo da portare gravi disturbi, aberrazioni e talvolta pazzia e suicidio. Certo, lo stimolo sessuale non è sentito con uguale violenza da tutte le nature; molto si può ottenere con l'educazione e il dominio di sé stesso, e specialmente con l’evitare gli eccitamenti voluti: letture, alcoolismo e simili. In generale l'eccitamento è meno constatabile nelle donne che non negli uomini, anzi esiste in alcune donne una certa avversione all'atto materiale. Ma esse formano una piccola minoranza, nella quale disposizioni fisiologiche e psicologiche producono questo stato. «.L'accoppiamento è una delle leggi più forti della natura umana. L'uomo e la donna vi sono soggetti come ogni altra creatura e non possono sottrarvisi, specialmente nell’età matura, senza che l'organismo ne soffra più o meno.».[2]
Debay cita tra le malattie cagionate più spesso dall’inattività degli organi sessuali la satiriasi, la ninfomania e l’isteria, e osserva che il celibato esercita sulle facoltà intellettuali, specialmente della donna, un'influenza in alto grado dannosa. Sull’azione deleteria dell'astinenza sessuale nelle donne, così si esprime fra gli altri Busch nella sua opera intitolata: Ueber die Schadlickeit geschlechtlichier Enthaltsamheit des Weibes, in physiologischer, pathologischer und therapeutischer Hinsicht dargestellt: «.L'astensione dai rapporti sessuali è stata in ogni tempo considerata nociva al sesso femminile; ed è un fatto che tanto l'eccesso quanto l'astinenza sono in ugual grado nocivi per l'organismo della donna, più che non siano per quello dell’uomo..»
Possiamo dire, quindi, che quanto più gli istinti e le manifestazioni di vita si sviluppano nei sessi, sia per il fisico che per il morale, e si rendono palesi nella forma e nel carattere, tanto più perfetto è l’individuo, sia egli uomo o donna.
Entrambi sono giunti al completo sviluppo del loro essere.
«Presso l’uomo civile,» dice Klencke nella sua opera Das Weib als Gattin, «la violenza degli istinti sessuali è sottoposta ai principi morali dettati dalla ragione, ma non sarebbe possibile anche alla più estrema libertà di far tacere le esigenze della conservazione della specie, che la natura ha acconsentite alla costituzione organica normale di ambo i sessi.
E dove individui normali non soddisfino questo dovere verso la natura durante la loro vita, non si dirà che ciò sia per effetto di deliberata resistenza, se anche si pretenda tale, o si chiami illusoriamente libero arbitrio, ma piuttosto la conseguenza di impedimenti o effetti sociali, che soffocarono il diritto della natura e attutirono gli organi, imprimendo all'organismo il tipo atrofico dell’antitesi sessuale e nell’apparenza e nel carattere, suscitando con lo squilibrio nervoso condizioni e tendenze morbose psichiche e organiche. L’uomo diventa effeminato e la donna virile nell’aspetto e nel carattere, perché l’antitesi dei sessi non giunge alla realizzazione secondo il piano naturale; l’uomo rimane unilaterale  e non giunge alla perfezione del suo essere e al punto culminante della sua esistenza.».
Elisabetta Blackwell dice nella Moral education of the young in relation to sex: «L'istinto sessuale esiste come condizione indispensabile della vita e come base della società. Esso rappresenta la forza più vigorosa della natura umana. Quando anche non sviluppato, e senza essere oggetto del pensiero, questo istinto necessario, fuoco centrale della vita, è il custode naturale contro ogni possibilità di annientamento». In simile guisa si esprime Tarnowsky nella Prostitution and abolitionismus: «L'astinenza dalle relazioni sessuali può essere da uno bene sopportata, in grazia delle qualità innate del suo organismo, mentre in un altro creerà il desiderio di cercare nell’amplesso femminile soddisfacimento all’ardore che lo consuma e sarà causa di tentazioni come quelle di S. Antonio, o di allucinazioni diaboliche, o finalmente farà soccombere l’uomo, senza speranza, per onanismo.... Il concetto igienico racchiude in sé completa e regolare soddisfazione di tutti i bisogni naturali, e questo è lo scopo verso cui deve tendere l’igiene e non verso il soffocamento forzato di una delle funzioni importanti dell’organismo, qual’è l’accoppiamento».
Lutero, da uomo pratico, dà consigli positivi. Egli raccomanda:
«Chi non è proclive alla castità, faccia qualcosa, crei qualcosa, lavori, e, nel nome di Dio, osi consacrarsi al matrimonio. Un giovane, al più tardi a vent’anni, una ragazza dai quindici ai diciotto, se sono sani e normali, lascino il pensiero a Dio di provvedere ai figli. Dio li crea e vorrà pure nutrirli».[3]
Purtroppo, nelle nostre condizioni sociali è impossibile seguire i consigli di Lutero, e dell’aiuto di Dio per nutrire i figliuoli non vuol saperne né lo stato né la società cattolica.
La scienza esatta si accorda in tal modo con le vedute dei filosofi e con i sani concetti di Lutero, onde ne segue che ogni essere umano deve, nei limiti normali, soddisfare gli istinti che sono collegati strettamente con l’intimo suo essere, anzi sono lo stesso essere suo. Se ciò gli è reso impossibile dagli ordinamenti o dai pregiudizi sociali, egli sarà arrestato nel suo sviluppo.
Quali ne siano le conseguenze è noto ai nostri  medici, agli ospedali, ai manicomi, alle prigioni, per non parlare poi di migliaia di famiglie. In un'opera stampata a Lipsia, l’autore dice: «L'istinto sessuale non è né morale né immorale, è naturale come la fame, la sete, e la natura non conosce morale.».[4]

[ suicidi, sesso e follia di donne e uomini ]

Ma la società è molto lontana dal riconoscere questo fatto.
Fra i medici e i tisiologi e molto diffusa l'opinione che è meglio un matrimonio mal riuscito che non il celibato, e l’esperienza lo insegna. L'istinto sessuale dell’individuo agisce, non solo sulle condizioni fisiche, ma anche sulle psichiche, ciò che si rende evidente per la potente influenza che questo istinto esercita sull'uomo.
Molti affermano che la cifra dei suicidî è in special modo aumentata dalle condizioni sessuali morbose.
In generale, il numero dei suicidî negli nomini è relativamente più alto che nelle donne, così su 1000 suicidi di donne vi furono:
in Inghilterra, dal 1872-76, 2861 uomini;
in Svezia, dal 1890-74, 3310 uomini;
in Francia, dal 1871-76, 3695 uomini
in Italia, dal 1872-77, 4000 uomini;
in Prussia, dal 1871-78, 4239 uomini;
in Austria, dal 1873-78, 4586 uomini.
Nel regno prussiano dal 1898 al 1900 il numero dei suicidi fu:
nel 1898, 10835 - di cui 8544 uomini e 2291 donne
nel 1899, 10701 - di cui 8460 uomini e 2301 donne
nel 1900, 11399 - di cui 8987 uomini e 2406 donne.
Nel 1898 vi furono dunque su 100 suicidi di uomini il 26,8 di donne; nel 1899 il 27,2; nel 1900, il 26,8. Ma nell’età dai 21 ai 30 anni la percentuale della cifra dei suicidî delle donne è generalmente superiore a quella degli uomini, e, come ammette anche Oettingen, per causa di non soddisfatto stimolo sessuale.
In Prussia la percentuale dei suicidi dai 21 ai 30 anni fu in media:
dal 1869-72 . uomini 15,8 . donne 21,4
dal 1873-78 . uomini 15,7 . donne 21,5
In Sassonia su 1000 suicidi avvenuti dai 21 ai 30 anni la media fu:
dal 1854-68 . uomini 14,95 . donne 18,64
dal 1868-80 . uomini 14,71 . donne 18,79.
La cifra più alta dei suicidi, in confronto alla media generate di essi, la troviamo presso i vedovi e i separati. In Sassonia negli uomini separati la cifra è 7 volte maggiore, e nelle donne 3 volte maggiore della media comune. Presso i separati d’ambo i sessi il suicidio è più frequente quando mancano i figliuoli. In Prussia, su 491 suicidi di vedovi (di cui 119 donne 162 e 372 uomini) 353 erano senza prole. Fra le nubili dai 21 ai 30 anni ve ne sono molte che per amore tradito, o in seguito ad uno sbaglio, si tolgono la vita.
Nelle donne è straordinario il numero dei suicidi dai 16 ai 21 anni, la qual cosa lascia supporre che esso sia spesso conseguenza di stimolo sessuale insoddisfatto, di pene amorose, gravidanze occulte, o di abbandono da parte dell’uomo.
Krafft-Ebing
[5] così si esprime riguardo alla condizione della donna considerata come sesso:
« Una causa non ultima di pazzia per la donna sta nella sua posizione sociale. Essa, che per natura sente più intensi gli stimoli sessuali, almeno nel senso ideale, non conosce altro modo onesto di appagarli se non col matrimonio. (Maudsley). Questo mezzo è il solo che le si offre. Attraverso innumerevoli generazioni il suo carattere si è formato seguendo questo indirizzo. Già da fanciulletta essa fa da madre alla bambola. La vita moderna, con le sue esigenze, offre sempre minore prospettiva di appagare questo bisogno col matrimonio. Ciò specialmente per le classi elevate, nelle quali il matrimonio è più tardivo e più raro. Mentre l’uomo come più forte, per forza fisica e intellettuale e per posizione sociale, si procura senza fatica la soddisfazione dei sensi, o trova un equivalente in una camera che corrisponda alla sua attività, alle nubili delle classi elevate sono chiuse queste vie. Ciò conduce consciamente od inconsciamente allo scontento di sé e del mondo, a manifestazioni morbose. Per qualche tempo si cercherà un sostituto nella religione, ma invano. Dal fanatismo religioso, con o senza masturbazione, si sviluppa una serie di malattie nervose, fra cui non rara l’isteria, la pazzia. Solo così si concepisce il fatto che la maggiore frequenza dei casi di pazzia nelle nubili si riscontra dai 25 ai 30 anni di età, vale a dire allorché scompariscono la freschezza e quindi le speranze della vita; mentre nell’uomo la pazzia si riscontra dai 35 ai 50 anni, tempo in cui sono maggiori le esigenze per la lotta per la vita. Non è certo un caso che con la diminuzione dei matrimoni sia sempre più all’ordine del giorno la questione sull’emancipazione della donna. Io la considererei come un indizio urgente della condizione sociale della donna, che si fa sempre più incompatibile col progresso del celibato; un indizio della giusta richiesta di procurarsi un equivalente di ciò che le spetta per natura e che le condizioni sociali attuali in parte le negano.».
Ploss dice nell’opera Das Weib in der Natur und Völkerkunde[6], mentre osserva le conseguenze della mancata soddisfazione degli istinti sessuali nelle nubili:
«E’ noto, non solo ai medici, ma anche agli antropologi, che havvi un mezzo sicuro e infallibile, non solo di arrestare nelle vecchie zitelle il progresso di avvizzimento, ma di ridare loro la primitiva freschezza scomparsa, se non in tutto l’antico splendore, in grado almeno considerevole. Peccato che le nostre condizioni sociali solo in casi rarissimi permettano e facilitino la sua applicazione. Il mezzo consiste in un regolare e ordinato rapporto sessuale. Non di rado vediamo che una ragazza già sfiorita e presso ad appassire, se le si offre occasione di maritarsi, dopo poco tempo dalle nozze torna ad arrotondare le forme, le rose rifioriscono sulle sue gote e i suoi occhi tornano a brillare. Il matrimonio è dunque la vera fonte di gioventù per il sesso femminile. La natura ha le sue leggi precise che devono esplicarsi con forza inesorabile, ed ogni vita praeter naturam, cioè ogni vita contro natura, ogni tentativo di atteggiarsi a condizioni di vita che non corrispondono a quelle leggi, non può non lasciare tracce importanti di degenerazione nell’organismo animale come nell’umano.»
Sorge adesso il quesito: Adempie la società alle esigenze di un sistema di vita razionale pel sesso femminile? Se a ciò venisse risposto negativamente domanderemmo: Potrebbe essa soddisfarle?
E se anche a questa domanda si rispondesse di no, domanderemmo: Come potrebbero tali esigenze essere appagate?

[ il matrimonio come schiavitù legale ]

Il matrimonio e la famiglia sono le basi dello stato; chi colpisce il matrimonio e la famiglia colpisce la società e lo stato e rovina entrambi, - esclamano i sostenitori degli odierni ordinamenti. Il matrimonio monogamico è, com'è già stato detto, la conseguenza degli ordinamenti civili di guadagno e di proprietà; esso forma incontrastabilmente uno dei principi più importanti della società civile, ma se corrisponda ai bisogni naturali e alla evoluzione normale della società umana, è un'altra questione. Dimostreremo come il matrimonio, che si basa sulle relazioni borghesi di proprietà, è più o meno forzato, offre molti inconvenienti, e molte volte non raggiunge affatto o incompletamente lo scopo. Dimostreremo inoltre com'esso sia un’istituzione sociale di cui moltissimi non possono usufruire, e come non sia affatto basato sul libero amore quello che, come i suoi partigiani asseriscono, corrisponda solo allo scopo naturale.
In rapporto al matrimonio attuale John Stuart Mill esclama:
«
Il matrimonio è l’unica vera schiavitù che la legge conosca».
Secondo il concetto di Kant, solo uniti insieme l’uomo e la donna formano l’essere umano completo, se le unioni normali dei sessi hanno fondamento sul sano sviluppo della razza umana. L'appagamento dell’istinto sessuale è una necessità per lo sviluppo fisico e psichico dell'uomo come della donna. Ma l’uomo non è un animale e non appaga il suo violento istinto con la sola soddisfazione dei sensi; egli chiede ancora l’attrattiva intellettuale e la rispondenza con l’essere al quale si lega. Se ciò non esiste, l’unione è solo meccanica ed è allora un'immoralità. L'uomo superiore esige che nel mutuo affetto di due esseri si nobiliti un rapporto che si basa su leggi puramente fisiche ed estenda la sua azione nobilitante sull'essere che nascerà dalla intima unione.»
Il fatto che in molti matrimoni della società odierna non esistono queste condizioni, fece scrivere a Varnhagen von Ense: «Quanto ci sta davanti agli occhi in fatto di matrimoni conclusi e da concludere, non ne offre certo un buon concetto di tali unioni. Al contrario, l’istituzione che dovrebbe basarsi sull’amore e la stima e che invece in tutti gli esempi che ci si presentano non lo è affatto, si dimostra volgare e spregevole, e ci fa esclamare con Federico Schlegel nei frammenti dell’Ateneo: «Quasi tutti i matrimoni sono concubinaggi, matrimoni della mano sinistra, o, meglio ancora, tentativi provvisori e lontani avvicinamenti ad un matrimonio, la cui vera essenza consiste, secondo tutte le leggi ecclesiastiche e secolari, nel formare di più persone un solo essere». [7]
Kant è perfettamente concorde.
Il piacere di creare discendenti e i doveri verso questi prolungano per un certo tempo le relazioni amorose fra due persone. Una coppia che vuole contrarre matrimonio dovrebbe accertarsi prima se da entrambe le parti si possiedano le qualità necessarie a tale unione. Perché la risposta sia imparziale è necessario trascurare ogni altro interesse, che non abbia nulla a che fare col vero scopo del matrimonio, che è la soddisfazione degli istinti sessuali e la riproduzione del proprio essere nella riproduzione della razza; indi una certa misura di avvedutezza che freni la passione cieca. Ma poiché in numerosissimi casi queste condizioni non esistono nella società attuale, così avviene che il matrimonio molte volte è lontano dal raggiungere il suo vero scopo, e non è giustificato il considerarlo un'istituzione ideale.
E’ impossibile provare quanti matrimoni si concludano oggidì con vedute ben diverse dalle sopra esposte. Le parti sono interessate a fare apparire a tutti il matrimonio sotto altro aspetto dal vero. E’ questa un'ipocrisia quale in nessun altro periodo la società conobbe. E lo stato, il rappresentante politico di questa società, non ha alcun interesse di fare indagini che mettano la società sotto la sua vera luce. Le massime che lo stato stesso osserva riguardo ai matrimoni dei suoi impiegati e servitori, non comportano l’applicazione di una norma che egli stesso dichiara necessaria.
Il matrimonio, per raggiungere il suo scopo naturale, dev'essere un'unione contratta da due persone per reciproco amore, ma questa condizione esiste oggi solo in rarissimi casi. La grande maggioranza delle donne considera il matrimonio come una specie di collocamento da raggiungere a qualunque costo. Al contrario una gran parte degli uomini considera il matrimonio dal punto di vista dell’interesse; lo considera dal solo lato materiale e per i vantaggi e gli svantaggi di esso. Anche nei matrimoni non determinati da motivi bassi ed egoistici, la cruda realtà porta tante cause di turbamento e di dissoluzione che in rare contingenze soltanto vengono realizzate le speranze che animavano di entusiasmo le due parti contraenti.
Ciò è naturale. Se il matrimonio deve apparire ai coniugi una convivenza soddisfacente, esige, insieme con l'amore e la stima reciproca, l’assicurazione dell’esistenza materiale, di quella data misura di mezzi per le necessità e i piaceri della vita che essi ritengono opportuni per sé e per i figli. Le gravi preoccupazioni e l’ardua lotta per l’esistenza sono la prima spina che turba la serenità e la felicità coniugale. Ma la preoccupazione diventa tanto maggiore quanto più feconde sono le unioni, cioè quanto più raggiunto è lo scopo. Il contadino, per esempio, che si rallegra ogni qualvolta la giovenca gli dà un vitello, che conta con compiacenza il numero dei porcellini nati dalla scrofa e annunzia soddisfatto la nuova ai vicini, si rannuvola invece quando la moglie aggiunge un nuovo nato al numero dei figli che crede di potere allevare senza preoccupazione - e questo numero non dev'essere grande - e tanto più cupo diventa se il neonato ha la disgrazia di essere una femmina.
Si può dire adunque che i matrimoni, come le nascite, sono dipendenti dalle condizioni economiche.
Ciò viene dimostrato nel modo più classico in Francia. Ivi, nelle campagne, persiste il sistema parcellare. Ma la terra e il suolo divisi al di la di un certo numero di pezzi, non limitati da legge alcuna, non arrivano più a dar nutrimento sufficiente a una famiglia, per la qual cosa il contadino francese raramente dà vita a più di due figlioli. Di qui il sistema lodato e biasimato dei due figli, che in Francia si è stabilito come istituzione sociale, e che in molte province, con terrore dei capi dello stato, mantiene la popolazione stazionaria o è causa di una diminuzione di essa.
Il numero delle nascite diminuisce costantemente, non solo in Francia, ma nella maggior parte degli stati civili, dando luogo a conseguenze che dovrebbero dare a pensare alle classi dirigenti. In Francia vi furono nel 1881 937057 nascite, nel 1895 solo 834173. Nel 1895 ve ne furono di meno 102884.

E’ caratteristico pertanto osservare che il numero delle nascite illegittime, che in Francia nel 1881 ascese a 70079, e nel periodo dal 1881 al 1890 raggiunse il massimo nel 1884 con la cifra di 75754, nel 1890 ascendeva ancora a 71080, così che la diminuzione era esclusivamente delle nascite legittime.
Tale diminuzione si osserva per tutta la durata del secolo. In Francia su 10000 abitanti i nati ascesero:
nel 1801, 333; nel  1821, 307; nel 1831, 303; nel 1841, 282; nel 1851, 270; nel 1856, 261; nel 1868, 269; nel 1886, 230; nel 1890, 219.
V’è una diminuzione nel 1890 in confronto al 1801 di 114 su 10000 abitanti. Facilmente si può concepire come questi risultati procurino preoccupazioni ai capi politici e sociali francesi. Ma la Francia non è sola in queste condizioni, ché la Germania da lungo tempo le sta a fianco. Ivi, su 10000 abitanti, i nati furono: nel 1869, 406; nel 1876, 403; nel 1880, 391; nel 1883, 380; nel 1887, 383; nel 1890, 370; nel 1895, 373; nel 1899, 371.
La maggior parte degli altri stati europei mostra simile quadro.
Su 10000 abitanti i nati furono:
  nel 1876 nel 1893
Inghilterra  e Galles 36,3 30,8
Scozia 35,0 32,0
Irlanda 26,4 23,0
Regno Unito 34,8 30,8
Italia 39,2 36,6
Svezia 30,8 27,0
Austria 40,0 36,2
Ungheria 45,8 42,5
Belgio 33,2 29,5
Svizzera 32,8 28,5
Paesi Bassi 37,1 33,8
Impero Germanico 40,9 36,7

La diminuzione dei nati è dunque generale; solo, tutti gli stati europei, in Francia è più forte che altrove.
Il fatto accennato che la nascita di un essere «a immagine di Dio», come dicono i credenti, è in media tassato più basso di quello di un animale, indica le condizioni poco soddisfacenti in cui viviamo. Sotto molti rapporti le nostre vedute differiscono poco da quelle degli antichi barbari e di alcuni popoli tuttora viventi, presso cui troviamo spesso l’infanticidio, specialmente delle femmine. Da noi non si uccidono le femmine - in ciò siamo più civili - ma troppo spesso sono trattate da paria.
L'uomo, più forte, respinge sempre la donna nella lotta per l’esistenza, e se essa torna al combattimento, non di rado è perseguitata con disprezzo dal sesso forte, come sgradita concorrente.
Sono a preferenza gli uomini delle classi elevate che si mostrano più accaniti verso le concorrenti femmine e le combattono con più forza, mentre l’operaio solo per eccezione esclude la donna dal lavoro. Allorché, per esempio, nel 1877 fu presentata una proposta in questo senso in un congresso operaio francese, la maggioranza si dichiarò contraria. In seguito, nella mente degli operai di tutti i paesi ha fatto molti progressi il concetto che la donna sia un essere ad eguali  diritti, ciò che è dimostrato in special modo dalle conclusioni dei congressi operai internazionali. L'operaio sa che lo sviluppo economico attuale costringe la donna a mettersi in concorrenza con l’uomo, ma sa ancora che il proibire il lavoro alla donna sarebbe altrettanto insensato quanto il proibire l’applicazione delle macchine, e così cerca di illuminare la donna sulla sua condizione nella società e di farsene una compagna nella lotta del proletariato contro il capitalismo.
Certo, la sempre crescente introduzione della donna nelle amministrazioni rurali, nelle industrie, nel commercio e nei mestieri e a scapito della vita familiare dell’operaio, e la degenerazione del sesso femminile progredisce rapidamente sotto il doppio giogo del lavoro per vivere e delle incombenze domestiche. Di  qui la ricerca di evitare con leggi alla donna i lavori particolarmente nocivi pel suo organismo e, nell’istessa guisa, di far sì che essa dedichi speciali cure ai figli come madre e come educatrice. Dal lato opposto, la lotta per l’esistenza costringe le donne a dedicarsi sempre in maggior numero ai mestieri e alle industrie. A preferenza la donna maritata cerca col lavoro di aumentare gli scarsi proventi del marito e di rendersi particolarmente accetta all’intraprenditore.[8]
La società odierna è senza dubbio più colta di quella che la precedette, ma il concetto sulle condizioni dei due sessi è rimasto sempre il medesimo. L. von Stein pubblicò un'opera: Die Frau auf dem Gebiele der national Oekonomie, che male corrisponde al titolo e nella quale egli dipinge il matrimonio con un quadro a colori poetici ove si mostra però la condizione subordinata della donna di fronte al leone uomo. Stein scrive: «.L'uomo vuole un essere che non solo l’ami, ma che lo comprenda. Egli vuole una creatura alla quale non solo batta il cuore per lui, ma la cui mano gli accarezzi la fronte, la cui presenza diffonda la pace, la tranquillità, l’ordine, il silenzioso impero su sé stesso e sulle mille cose alle quali egli fa giornalmente ritorno; egli vuole qualcuno che su tutte queste cose diffonda quell’indefinibile profumo di femminilità che è il fascino della vita domestica.».
In questo elogio della donna si nasconde la sua condizione inferiore e l’egoismo dell’uomo. Stein dipinge la donna come un essere vaporoso, ma dotato delle necessarie nozioni di aritmetica pratica per mantenere l’equilibrio nella amministrazione dell'economia domestica e nel restante; lieve come un zeffiro di dolce primavera, deve aleggiare intorno al padrone di casa, il leone imperante, per leggergli negli occhi ogni desiderio, per accarezzargli la fronte che egli, il padrone di casa, corruga forse al pensiero delle proprie sciocchezze. In breve, Stein descrive una donna e un matrimonio di cui fra cento ne esiste uno e ne può esistere soltanto uno. Delle migliaia di altri matrimoni infelici, e del gran numero di donne che non giungono a contrarre matrimonio, come dei milioni di quelle che da mattina a sera debbono attendere al marito, e come bestie da soma, arrovellarsi per guadagnare un pezzo di pane da sfamarsi, egli non sa nulla, non vede nulla. A tutte queste la cruda realtà toglie il colore poetico più facilmente che la mano non tolga il pulviscolo colorato dalle ali delle farfalle. Uno sguardo gettato su queste innumerevoli martiri avrebbe rovinato il quadro poetico dello Stein e guastata la sua ideologia. Le donne che egli prende in considerazione costituiscono solo una esigua minoranza, ed è da dubitare che esse stiano all’altezza dei tempi.

[ la misura della civiltà ]

Una sentenza spesso citata dice: La miglior misura della civiltà di un popolo è la posizione che occupa la donna. Noi dimostreremo che la nostra rinomata civiltà non è ancora molto avanzata.
Nella sua opera: Die Hörigkeit der Frau, il titolo esprime il concetto che l’autore ha della condizione della donna, John Stuart Mill così dice : «. La vita degli uomini è divenuta più casalinga. La crescente civiltà impone all’uomo maggiori vincoli di fronte alla donna.». Ciò è vero dove esiste tra uomo e donna un sincero rapporto coniugale, ma è da temersi che comprenda un piccolo numero di persone. L'uomo ragionevole giudica per sé stesso un vantaggio che la donna esca dallo stretto circolo delle attività domestiche, ed entrando più nella vita si familiarizzi con le tempeste che la travagliano. Le catene che egli si pone con ciò non pesano. Per l’opposto si presenta il quesito se la vita odierna non introduca nel matrimonio  fattori che lo perturbino più di prima.
Il matrimonio è diventato in sommo grado oggetto di speculazione. L'uomo che vuole ammogliarsi intende con la donna sposare ancora un patrimonio. Questa fu già un tempo la causa più importante perché le figlie, escluse per vigore del diritto paterno dall’eredità, tornassero a riacquistare i diritti ad essa. Ma mai come oggi il matrimonio fu in modo così cinico l’oggetto di speculazione e d'interesse. Il mercato del matrimonio è spesso trattato con tale spudoratezza da far sembrare vera ironia l’espressione sempre ripetuta della santità del matrimonio. Questo fatto ha del resto, come ogni altro, il suo fondamento. In nessun tempo precedente è stato alla grande maggioranza degli uomini più difficile di quanto lo sia oggi raggiungere una certa agiatezza; ma anche in nessun tempo fu mai così generale l’aspirazione ad un'esistenza più degna dell’uomo e al godimento della vita.
E tanto più grave diventa il non raggiungere il fine prefissosi, in quanto che tutti credono di avere lo stesso diritto di godere. Formalmente non esiste differenza di ceto e di classe. Tutti vogliono raggiungere la mèta che secondo le loro aspirazioni considerano degna di lotta. Ma molti si sentono chiamati e pochi sono i prescelti. Perché uno possa nella società civile vivere agiatamente e perché uno possa profittare di tutti i godimenti, centinaia di migliaia di altri debbono rimanere nella miseria. Ma tutti vogliono appartenere ai privilegiati e si attaccano ad ogni mezzo che senza comprometterli li conduca allo scopo. Uno dei mezzi più comodi e più a portata per conquistare una posizione sociale ambita è il matrimonio d'interesse. La sete dell’oro da un lato, la brama di titoli e di nobiltà dall'altro, trovano in questo modo nelle alte sfere della società reciproca soddisfazione. In questo caso il matrimonio viene considerato come un affare, un legame convenzionale che le parti contraenti rispettano in apparenza, mentre in sostanza spesso agiscono secondo le loro inclinazioni.

[ matrimonio e affari]

Per completare la serie faremo menzione del matrimonio politico nelle alte sfere. In questi matrimoni si è conservato, a dir vero più per l'uomo che per la donna, il tacito privilegio di dar sfogo al di fuori del matrimonio ai capricci e ai bisogni naturali. Vi furono tempi nei quali era di buon gusto per un principe di avere almeno una favorita, ciò apparteneva ai così detti attributi principeschi. Così, secondo Scherr, Federico Guglielmo I di Prussia (1713-1740), ritenuto austero in tutto il resto, teneva almeno per mostra una relazione con una generalessa. E’ generalmente noto che Augusto il forte, re di Polonia e di Sassonia, mise al mondo almeno 300 figli illegittimi, e che Vittorio Emanuele di Savoia, il re galantuomo, ebbe 32 figli illegittimi.
Non molto tempo addietro esisteva una piccola residenza tedesca, posta in sito ameno, in cui eranvi circa una dozzina di ridenti villette che il padre della patria cui appartenevano, aveva fatto edificare come luogo di riposo per le sue favorite congedate. Su questo capitolo sono stati scritti grossi volumi che formano una raccolta ricca di piccanti aneddoti.
La storia privata della maggior parte delle corti principesche europee e delle famiglie nobili è una quasi non interrotta cronaca scandalosa. Davanti a simili fatti è necessario che gli scrittori che descrivono la storia, non solo lascino indubitata la legittimità dei sovrani e delle sovrane che si succedono, ma che si sforzino di rappresentarli tutti come modelli di virtù domestiche, di mariti fedeli e di buone madri di famiglia! Gli àuguri non sono scomparsi e vivono ancora, come un tempo presso i Romani, dell'ignoranza delle masse.
In ogni grande città vi sono luoghi e giorni in cui le classi elevate si riuniscono a scopo di concludere matrimoni. Queste adunanze vengono chiamate borse del matrimonio, poiché, come alla borsa, anche qui la speculazione e il traffico tengono il posto più importante e l'inganno e la truffa non sono esclusi.
Ufficiali carichi di debiti, cui non avanza se non un antico titolo di nobiltà; roués indeboliti dagli stravizi che nel porto matrimoniale cercano ristabilire la rovinata salute, e che hanno bisogno di un'infermiera; fabbricanti, mercanti, banchieri che rasentano la bancarotta e la galera e vogliono salvarsi, tutti coloro infine che agognano di acquistare o aumentare la loro fortuna, si trovano colà come avventori accanto ad impiegati che mirano a un avanzamento, ma che stanno intanto in necessità di danaro e concludono il mercato del matrimonio senza far quistione se la futura moglie sia giovane o vecchia, bella o brutta, diritta o gobba, istruita o ignorante, pia o frivola, cattolica o ebrea.
Un rinomato uomo di stato diceva: «.Non è forse raccomandabile un matrimonio fra uno stallone cristiano ed una giumenta ebrea?.» Il paragone tolto dalla scuderia trova, come insegna l’esperienza, viva approvazione negli alti circoli della nostra società. Il danaro compensa tutti i difetti e fa da contrappeso ad ogni vizio. Il codice penale tedesco (§ 180 e 181) punisce i mezzani con galera o prigionia, ma se i genitori, i tutori od i parenti legano per la vita i figliuoli, i pupilli o altri congiunti ad un uomo o ad una donna che non amano, ma solo per considerazioni d'interesse, di ambizione o di altro vantaggio, nessun potere di stato può intervenire, sebbene ciò sia delitto.
Numerose e bene organizzate agenzie matrimoniali, mezzani e mezzane di ogni specie vanno in cerca di bottino, procurandosi candidati e candidate per il santo stato matrimoniale.
Tali affari sono in special modo lucrosi quando riguardano i membri delle classi altolocate. Nel 1878 ebbe luogo a Vienna, contro una mezzana accusata di veneficio, un processo criminale che terminò con la condanna di questa a quindici anni di carcere. Fra le altre cose risultò dal processo che l’ambasciatore francese a Vienna, conte di Banneville, aveva pagato a quella donna 2000 fiorini di senseria per avergli procurata la moglie. Altri sensali dell'alta aristocrazia furono anch'essi gravemente compromessi in quel processo.
Alcuni funzionari dello stato permisero che quella donna esercitasse per anni il suo tenebroso e delittuoso mestiere. Dopo quanto abbiamo detto il perché è chiaro. Anche nella capitate dell’impero germanico questi fatti sono avvenimenti all’ordine del giorno.
Particolare oggetto di speculazione matrimoniale sono state, in questi ultimi anni, per la nobiltà europea bisognosa di danaro, le figlie e gli eredi della ricca borghesia nord-americana, che, dal canto suo, ha bisogno di nobiltà e di titoli che non possiede in patria. Una parte della stampa tedesca ha, con una serie di pubblicazioni che apparve nell’autunno del 1889, messo in luce questa specie di mercati.
Un cavaliere d'industria di nobile lignaggio residente in California si era raccomandato nei giornali tedeschi e austriaci come agente matrimoniale. Le proposte ricevute mostrano a sufficienza quale concetto domini la società sulla santità del matrimonio e sul suo lato etico. Due ufficiali delle guardie prussiani, appartenenti alla più antica nobiltà del paese, si mostrarono disposti ad entrare in trattative matrimoniali, confessando apertamente di avere insieme 60000 marchi di debiti. Nella lettera scritta al mediatore dicevano testualmente: «.S'intende che non ammettiamo di dare somme in anticipo. Riceverete il compenso dopo il viaggio di nozze. Sarebbe anche desiderabile che le signore fossero di aspetto piacente. Se richiesti, consegneremo i nostri ritratti al vostro agente che ne darà le precise informazioni e presenterà le fotografie, ma con preghiera di farne uso discreto. Noi consideriamo l’affare come cosa d'onore (!) e domandiamo naturalmente lo stesso da voi. Attendiamo pronto riscontro per mezzo del vostro agente locale, se ne possedete uno». Berlino, 15 dicembre 1889- Friedrichstrasse, 107. Barone von M. - Arturo von W.
Un giovane nobile tedesco, Giovanni von H., scriveva da Londra che era alto 5 piedi e 10 pollici, di famiglia di antica nobiltà ed addetto al servizio diplomatico. Faceva la confessione che il suo patrimonio, in causa di disgraziate scommesse alle corse, era molto diminuito, e si vedeva quindi nella necessità di mettersi alla ricerca di una moglie ricca per poter coprire il deficit. Egli si dichiarava anche pronto ad intraprendere un viaggio negli Stati Uniti.
Il soprannominato cavaliere d'industria asseriva che oltre molti conti, baroni, ecc., anche tre principi e sedici duchi si erano presentati come candidati al matrimonio. Ma non solo i nobili, anche i borghesi aspirano alle ricche Americane. L’architetto Massimiliano W. di Lipsia cercava una moglie che possedesse non solo danaro, ma anche bellezza ed educazione.
Un giovane proprietario di fabbriche di Kehl sul Reno, Roberto D., scriveva che si sarebbe contentato di una moglie con 400000 marchi, promettendole in anticipazione di renderla felice. Ma perché andare tanto lontano quando si possono avere gli esempi così vicini? Se si getta solo uno sguardo ai numerosi annunzi matrimoniali dei più diffusi giornali cittadini, si vedrà subito che questa ricerca di matrimonio è spesso il risultato di una totale abolizione del sentimento. La prostituta che esercita il mestiere per dura necessità, è talvolta nn modello di contegno e di virtù in confronto di questi cercatori di matrimoni. Un membro della società democratica che offrisse ospitalità nel suo giornale a simili annunzi sarebbe espulso dal partito. Ma la stampa borghese non li disprezza; essi portano a casa danaro, ed essa pensa come l’imperatore Vespasiano: non olet. Ciò non le impedisce però di accanirsi contro le tendenze della democrazia, che mirano a dissolvere il matrimonio. E cosa più ipocrita della nostra non è mai esistita!
Le quarte pagine di quasi tutti i nostri giornali sono vere agenzie di matrimoni. Qualunque uomo o donna che non trovi a portata di mano un matrimonio conveniente, confida il bisogno del suo cuore a più giornali pietosamente conservatori, o moralmente liberali , che per lucro e senza tanti riguardi gli trovano l’anima gemella.
Con la raccolta degli annunzi matrimoniali di un solo giorno di uno dei più diffusi giornali, si riempirebbero pagine intere, dalle quali si ricaverebbe anche il fatto interessante che, per mezzo degli annunzi si cerca di conquistare per mariti anche degli ecclesiastici, e che viceversa questi cercano con lo stesso sistema una moglie.
I candidati si offrono talvolta di passare sopra anche ad un errore di gioventù, se la moglie è ricca. In breve, il pervertimento morale di certi circoli della nostra società non potrebbe meglio essere messo alla berlina che per mezzo di questo genere di ricerche matrimoniali.
Anche lo Stato e la Chiesa con la loro santità del matrimonio fanno una bella figura in questo genere di unioni. L'impiegato dello Stato e il prete che lo  concludono, possono essere convinti che la coppia che sta loro dinnanzi è stata unita con arti basse; possono vedere chiaramente che né per età né per qualità fisiche e morali sono adatti l’una per l'altro; può la sposa, per esempio, avere venti anni e lo sposo sessanta, o viceversa; può essere la sposa giovane, bella, vivace, lo sposo vecchio, malaticcio, brontolone, tutto ciò non preoccupa il rappresentante dello Stato o della Chiesa, che benedicono l'unione e tanto più solennemente, quanto maggiore è la mercede per il santo contralto.

[ il divorzio, la Chiesa e lo Stato ]

Ma se dopo qualche tempo si fa palese che il matrimonio, come tutti prevedevano (compresa l’infelice vittima, che nella maggior parte dei casi è la donna), è male assortito, ed una delle parti si decide a chiedere separazione, allora Stato e Chiesa, che prima non avevano domandato se il nodo era stato stretto per vero amore e per desideri morali o per mero egoismo, sollevano le maggiori difficoltà. Non è sufficiente motivo di separazione l’incompatibilità di carattere, si richiedono prove palpabili, prove che diffamano o degradano dinanzi all’opinione pubblica una delle parti, altrimenti la sentenza di divisione non viene pronunziata.
Il fatto che la Chiesa cattolica non ammette in generale il divorzio, a meno che non vi sia una dispensa del papa, molto difficile a ottenersi, e che nei casi estremi consiste solo nella separazione di mensa e di letto, peggiora le condizioni per le quali soffrono tutti i popoli cattolici. Anche il codice civile tedesco ha reso molto difficile il divorzio. Ha abolito, per esempio, il divorzio per reciproco consenso, accordato dal diritto prussiano, consenso in base del quale venivano pronunziati un gran numero di divorzi, spesso anche quelli prodotti da cause ben più gravi e che in riguardo al danno che ne sarebbe derivato alla parte, venivano nascoste. Così, ad esempio, di 5623 casi di divorzio presentati a Berlino dal 1886 al 1892, 1400, cioè il 25%, erano per reciproco consenso. Molte volte il divorzio può solo aver luogo se la domanda è fatta dentro sei mesi dal giorno in cui la parte querelante venne a conoscenza della causa determinante (§ 1565-1568 del codice civile). Secondo la legge prussiana questo termine invece è di un anno. Si prenda per ipotesi il caso che una giovane sposa scopra poco dopo il matrimonio di aver sposato un uomo impotente. Si pretende troppo da lei esigendo che presenti la domanda di divorzio dentro sei mesi, cosa che implica una certa forza morale. Per giustificare le difficoltà introdotte è stato detto che «solo rendendo difficile quanto più è possibile il divorzio, si può sperare di opporre resistenza alla progressiva dissoluzione della famiglia e consolidarla di nuovo». Questa giustificazione è contraddetta dai fatti.
Due coniugi in disaccordo non arrivano a sopportarsi a vicenda col costringerli, non ostante siano divenuti estranei uno all’altro e non ostante la reciproca avversione, a rimanere uniti.
Questa condizione, protetta dalla legge, è quanto mai immorale, e ne segue che in molti e molti casi viene addotta una causa di rottura che possa essere tenuta in conto dal giudice e per la quale non guadagna né lo Stato né la Società. Una concessione alla Chiesa cattolica è la separazione di mensa e di letto, sconosciuta al precedente diritto civile. Non è nemmeno sufficiente motivo di divorzio il fatto che per colpa di uno dei coniugi il matrimonio rimanga sterile. >> segue 
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[1] - Mainländer, Philosophic der Erlösung. Vol. II, saggio 12”. Francoforte sul Meno, E. Koenitzer, 1886.
[2] - A. Debay , Hygiene et physiologic dumanaf/e. Paris, 1884, ''Citato nel Freien Reich di Irma von Troll-Rorostyani (Zurigo, 1884).
[3] - Lutero, Sämmtliche Werke. Halle, 1744. Vol. X, pag. 742.
[4] - Die Prostitution vor dem Gesetz. – vom  Veritas, Lipsia 1893.
[5] - Lehrbuch der Psychiatric, vol. 1, 2s ediz. Stoccarda, 1883.
[6] - Vol. II, Lipsia 1887.
[7] - «L'accordo e i sentimenti coi quali due sposi si avvicinano, esercitano senza dubbio un'influenza decisiva sugli effetti dell’accoppiamento e imprimono al carattere del nascituro determinate proprietà» - Elisabetta Blackwell: The moral education of the young in relation to sex. – Si veda anche il Wahlverwandtschaften di Goethe, il quale descrive quale effetto esercitino i sentimenti di due esseri che si uniscono in intimi rapporti sessuali.
[8] - «.Il signor G., un fabbricante, c'informa  che egli occupa esclusivamente le donne nei suoi telai meccanici e preferisce le maritate specialmente quelle che hanno una famiglia da mantenere; esse sono molto più diligenti e imparano con più facilità delle ragazze, perché sono costrette a dispiegare tutte le loro forze per procacciarsi i mezzi necessari per vivere. Così le virtù proprie del carattere femminile vengono convertite a danno delle donne e tutta la moralità e la delicatezza della loro natura diventano causa della loro schiavitù e delle loro sofferenze.». Discorso di lord Ashley sul bill, delle dieci ore di lavoro. 1844. Carlo Marx, « Das Kapital » 2s- edizione.