IL MUSEO

Daniel Buren . 1970
arteideologia raccolta supplementi
made n.17 Giugno 2019
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Il testo pubblicato in inglese dal Museo d'Arte Moderna di Oxford in occasione della mostra di Daniel Buren (31 Marzo-15 Aprile) è stato tradotto e pubblicato in italiano in un pieghevole di quattro facciate distribuito durante la mostra di Buren alla galleria Banco di Brescia del Dicembre 1974.

DANIEL BUREN
M
useo d’arte moderna Oxford
alla memoria di Gerry Schum 

Nota . Il seguente è un estratto da un testo scritto nell’ottobre 1970. Doveva essere la terza parte - «Le Donné» - del testo «Position-Deposition» pubblicato nel gennaio 1971 dal Städtisches Museum Abteiberg, Mönchengladbach, Germany.
Le prime due parti di questo testo erano rispettivamente «Standpoints» e «Limites Critiques». Questa è una delle ragioni per cui è stato pubblicato in quella occasione finita con la parola «continua».
La mostra a Oxford costituisce una buona occasione per la prima pubblicazione di un estratto di  questa terza parte, che speriamo continuare in una futura pubblicazione.

FUNZIONE DEL MUSEO [1]

Luogo privilegiato con un triplice ruolo: 

Estetico.
Il Museo è la cornice e il supporto effettivo sul quale il lavoro è iscritto/composto. E’ nello stesso tempo il luogo nel quale l'azione ha luogo ed il singolo punto di vista (topografico e culturale) per il lavoro. 

Economico.
Il Museo dà una valutazione mercantile a ciò che espone, a ciò che ha privilegiato/scelto. Preservando il lavoro o estraendolo da una comune collocazione, il Museo promuove socialmente il lavoro, con l’assicurare la sua esposizione e conservazione.
 

Mistico.
II Museo/Galleria promuove istantaneamente a livello di «Arte» qualunque cosa esponga con convinzione, così da evitare in anticipo ogni tentativo di mettere in questione le fondamenta dell'arte, senza prendere in considerazione il posto da cui la questione è posta. Il Museo (la Galleria) costituisce il mistico corpo dell'Arte. 

E' chiaro che i tre punti sopra sono enunciati solo per dare un'idea generale del ruolo del Museo. Va da sé che questi ruoli variano in intensità secondo i Musei (Gallerie) considerate, per ragioni socio-politiche (correlate con l'Arte o più generalmente col sistema).

I . PRESERVAZIONE

Una delle funzioni iniziali (tecniche) del Museo (o della Galleria) è la preservazione. (Qui si può fare una distinzione tra Museo e Galleria sebbene questa distinzione sembri divenire meno evidente: il primo generalmente compera, preserva, colleziona, per esporre. La seconda fa lo stesso per poi vendere).
Questa funzione di preservazione perpetra la natura idealistica di tutte le arti perché proclama che l'arte è (può essere) eterna.
Quest'idea, tra le altre, dominò il 19esimo secolo, quando i musei pubblici furono creati pressappoco come sono ancor oggi conosciuti.
I lavori d'arte sono generalmente un insieme di attitudini, gesti, memorie, copie, imitazioni, trasposizioni,  sogni, simboli fissati sulla tela arbitrariamente, per un periodo di tempo indefinito.
Per enfatizzare questa illusione di eternità o infinità bisogna preservare il lavoro in se stesso (fisicamente fragile: tela, telaio, pigmenti ecc.) dalla usura.
Il Museo era stato concepito per assumere questa funzione e per preservare i lavori con mezzi artificiali appropriati, il più a lungo possibile, dagli effetti del tempo, lavori che altrimenti deperirebbero molto più rapidamente.
Questa era/è un modo - un altro - di ovviare alla temporalità/fragilità dell'opera d'arte, mantenendola artificialmente in vita garantendogli quindi un'apparenza di immortalità, che serve molto bene il discorso che la prevalente ideologia borghese le attribuisce.

Tutto ciò avviene, dobbiamo aggiungere, con l'assoluta approvazione dell'Autore/Artista.
In più, questa funzione conservatrice del Museo, che toccò il suo vertice più alto nel 19esimo secolo e col romanticismo, è ancora generalmente accettata oggi, con l'aggiunta di un altro fattore paralizzante. Infatti nulla è più sollecitamente preservato che un lavoro d'arte.
E questo è il motivo per cui l'arte del ventesimo secolo è cosi dipendente da quella del diciannovesimo avendone accettato, senza fratture, i suoi sistemi, i suoi meccanismi e le sue funzioni (inclusi Cézanne e Duchamp), senza rilevare uno dei suoi più grossi alibi, ed inoltre accettando la cornice dell'esposizione come evidente in se stessa.
Noi possiamo dichiarare ancora una volta che il Museo crea il suo «marchio», impone la sua «cornice» (fisica e morale), su tutto ciò che viene esposto al suo interno, in modo profondo e indelebile. E ciò è reso più facile dal fatto che tutto ciò che il Museo espone e pensato e fatto espressamente per esservi sistemato.
Ogni lavoro d'arte già porta in sé, implicitamente o no, la traccia d'un gesto, un'immagine, un ritratto, un periodo, una storia, un’idea... ed è di conseguenza preservato (come un souvenir) dal Museo.

II . COLLEZIONE

II Museo non solo preserva - e quindi perpetra - ma colleziona anche. II ruolo estetico del Museo è cosi rafforzato, poiché diviene il singolo punto di vista (culturale e visuale), da cui i lavori possono essere considerati, un recinto dove l'arte è nata e seppellita, spezzata dalla vera cornice che la presenta e costituisce. Invero, il collezionare rende possibili le semplificazioni e garantisce un peso storico e psicologico che rinforza il predominio del supporto (Museo/ Galleria), parimenti come quest'ultimo è ignorato. Infatti il Museo/Galleria ha una storia, un volume, una presenza fisica, un peso culturale piuttosto importante, come il supporlo su cui si dipinge, si disegna. (Per estensione questo naturalmente si applica ad ogni materiale scolpito, oggetto trasportato o discorso iscritto nel Museo).
Ad un altro livello, lasciateci dire sociale, le mostre collettive servono ad esporre differenti lavori assieme, spesso molto differenti, di diversi artisti.
Questo porta a creare od opporre differenti scuole/movimenti e quindi a cancellare alcune questioni interessanti che vanno perse in una massa esagerata di risposte.
La collezione può anche essere usata per mostrare il lavoro di un singolo artista, producendo così un effetto di appiattimento, al quale il lavoro aspira in ogni caso, essendo stato concepito esclusivamente - volenti o nolenti - in vista della collezione finale. 

Riassumendo: la collezione in un Museo opera a due livelli differenti ma paralleli, secondo che si consideri una mostra collettiva o personale. [2]

A) Nel caso di un confronto di lavori di differenti artisti, il Museo impone un'amalgama di cose senza relazione, tra le quali alcuni lavori scelti sono enfatizzati. Quesli lavori scelti danno un impatto che è dovuto solo al loro contesto-collezione. Per essere chiari la collezione di cui stiamo parlando e la selezione sono, ovviamente, motivate da ragioni economiche. Il Museo colleziona il meglio per isolare. Ma questa distinzione è falsa poiché la collezione forza a paragoni cose che non sono spesso paragonabili e che di conseguenza producono un discorso che è falso dall'inizio, ed a cui nessuno presta attenzione (cfr. «Beware !», introduzione).
B) Nel collezionare e presentare il lavoro di un singolo artista (esposizioni personali) il Museo pone in rilievo differenze sul singolo corpo di un lavoro ed insiste (economicamente) su (presunti) lavori di successo e su (presunti) insuccessi. Come risultato tali mostre impongono l'aspetto «miracoloso» di lavori «di successo», e dunque danno anche un miglior volore di mercato alla debolezza degli altri lavori.
Questo è l'effetto di appiattimento che abbiamo menzionalo sopra, il cui scopo è sia culturale che commerciale. 

III . RIFUGIO

Le considerazioni svolte sopra avallano abbastanza naturalmente l’idea, vicina alla verità, che il Museo agisce come un rifugio e che senza questo rifugio non può «esistere» nessun «lavoro».
Il Museo è un asilo. II lavoro che vi è sistemato è protetto al tempo e da ogni sorta di pericoli e la maggior parte di essi protetti da ogni tipo di dubbi. II Museo seleziona, colleziona e protegge. Tutti i lavori d'arte sono fatti per essere selezionati, collezionati e protetti (fra le altre cose da altri lavori che sono, per qualunque ragione, esclusi dal museo). Se il lavoro prende posto nel Museo-rifugio è perchè trova il suo conforto e la sua cornice; una cornice che si considera naturale, sebbene sia più che altro storica.
Cioè una cornice necessaria al lavoro che vi è inscritto (necessaria alla sua vera esistenza). Questa cornice non sembra che dia fastidio agli artisti: che espongono continuamente senza nemmeno considerare il problema del posto in cui espongono.
Se il posto in cui il lavoro è mostrato imprime e marchia questo lavoro, qualunque esso possa essere, o se il lavoro in sé è direttamente (consciamente o no) prodotto per un Museo, ogni lavoro presentato in questa cornice, se non esamina esplicitamente l'influenza di questa su di sé, cade nella illusione dell'autosufficienza, o idealismo.
Questo idealismo (che può essere comparato all'Arte per l'Arte) mette al riparo e previene da ogni specie di fratture.... [3]

Infatti ogni lavoro d'arte inevitabilmente possiede una o più cornici estremamente precise. II lavoro è anche limitato temporalmente oltre che spazialmente. Dimenticando (di proposito) questi fatti essenziali c'è chi pretende che esista un'arte immortale, un lavoro eterno. E si può vedere come questo concetto ed il meccanismo usato per produrlo - tra le altre cose la funzione del Museo come noi l'abbiamo esaminato molto rapidamente - pone il lavoro d’arte una volta e per tutte sopra Ie classi e le ideologie. Lo stesso idealismo, anche, sottolinea l’Uomo eterno ed apolitico che l’ideologia borghese dominante vorrebbe preservare ed in cui vorrebbe farci credere.
La non-visibilità o la (deliberata) non indicazione/rivelazione dei vari supporti di ogni lavoro (il telaio, la posizione, la cornice, lo standing, il prezzo, il dritto o il rovescio ecc...) non sono quindi né fortuiti néaccidentali, come vorrebbero farci credere.
Ciò che abbiamo qui è un camuffamento bello e buono posto in atto dalla predominante ideologia borghese, assistita dagli stessi artisti.
Un camuffamento che ha reso finora possibile il trasformare «la realtà» del mondo in un’immagine del mondo, e la Storia della Natura.
(continua) 
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[1] . Sia chiaro che quando noi parliamo de “il Museo” ci riferiamo anche a tutti i tipi di gallerie esistenti ed a tutti gli altri posti che pretendono di essere centri di cultura. Una certa distinzione tra “museo” e “galleria” sarà fatta sotto. Tuttavia, deve anche essere messa in rilievo l’impossibilità di sfuggire al concetto di “luogo di cultura”.
[2] . Ci riferiamo qui più particolarmente all'arte contemporanea e alla sua profusione di mostre.
[3] . Una dettagliata dimostrazione dei vari limiti e delle varie cornici  che generalmente costituiscono il lavoro d'arte - pitture, sculture, oggetti, Ready-Made, concetti... è stata eliminata per ragioni tecniche dal testo originale. Tuttavia questo argomento può essere trovato in altri testi già pubblicati quali: a) “Limites critiques”, Yvon Lambert, Paris, Ottohre 1970; b) “Around and about”, Studio International, London giugno '71; c) “Beware !”, Studio International, London marzo '70; d) “Standpoints”, Studio International, London, Aprile '71; e) “Exposition d'une exposition”, catologo di Documenta 5.