LA DONNA E IL SOCIALISMO |
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August Bebel . 1883 . ediz.1905
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LA CONDIZIONE DELLA DONNA NELLE INDUSTRIE . LE SUE CAPACITÀ INTELLETTUALI . IL DARWINISMO E LE CONDIZIONI DELLA SOCIETÀ . 3 Quantunque l’accennato sviluppo nella posizione della donna sia palese a tutti coloro che tengono gli occhi aperti, si sente parlare ogni giorno della vocazione naturale della donna che la circoscrive nel campo della casa e della famiglia. Questi discorsi si tengono a preferenza, là dove la donna cerca di penetrare nella cerchia delle carriere più elevate, per esempio nell'istruzione e nell'amministrazione superiore, nella facoltà edita e giuridica, in quella delle scienze naturali, ecc.. Si fanno le obiezioni più ridicole e si sostengono con la parvenza della dottrina. Uomini sapienti si riferiscono qui, come in molte altre circostanze, alla scienza per sostenere i controsensi più assurdi. L'argomento principale è che la donna e inferiore all'uomo nelle facoltà intellettuali e non potrebbe in questo campo fare nulla di notevole. Queste obiezioni corrispondono talmente ai pregiudizi della maggioranza sulla carriera e sulle capacità della donna che, chi le solleva, può contare sull’approvazione dei più. Ma finché l’educazione e le vedute rimarranno così poco elevate come oggi, le nuove idee troveranno accanita opposizione, specialmente se sarà nell’interesse delle classi dirigenti di limitare l’istruzione e lo sviluppo dell'intelligenza alla loro sfera. Le nuove idee otterranno quindi da principio solo una piccola minoranza, che per solito viene schernita, vilipesa ed anche perseguitata. Ma se esse sono buone e razionali, se sono necessaria conseguenza delle circostanze attuali, guadagneranno terreno e la minoranza diverrà maggioranza. Non erano anche i fautori del cristianesimo una piccola minoranza? Non ebbero i riformatori della nuova borghesia avversari potenti? Ciò nondimeno hanno vinto. Fu soffocato il socialismo in Germania, perché per dodici anni con leggi venne represso? Mai la vittoria fu più certa di quando si credeva di averlo ucciso. [ la posizione della donna in Europa e la rivoluzione domestica] Dire che la missione naturale della donna è di essere massaia e madre di famiglia è cosa stolta come il dire che vi dovranno essere sempre dei re perché da quando esiste storia sempre ve ne furono. Noi non sappiamo dove ebbe origine il primo re, come ignoriamo dove sorse il primo capitalista, ma sappiamo e vediamo che nel corso dei secoli il potere dei regni si è essenzialmente cambiato e la tendenza dell’evoluzione porta a spogliare i re sempre più dei loro poteri, finché verrà un tempo, e non lontano, nel quale saranno del tutto superflui. Come i regni, così ogni istituzione di Stato e sociale è stata soggetta a continui cambiamenti e trasformazioni e infine alla totale scomparsa. Dalle citazioni storiche di questo lavoro vediamo che la forma del matrimonio la posizione della donna non furono mai eterne. Se 2350 anni fa Demostene poteva dichiarare che la missione della donna era di partorite figli legittimi e custodire fedelmente la casa, chi potrebbe oggi sostenere che questa posizione sia secondo natura senza rimproverarsi di tenere in poco conto la donna? Se l’evoluzione moderna ha rovinato milioni di matrimoni, dell'altro lato ha avuto un'influenza favorevole sui medesimi. Alcune diecine d'anni fa in ogni casa di borghesi e di contadini era cosa naturale che la donna cucinasse, facesse la calza e il buca, per quanto adesso ciò sia andato in disuso; essa cuoceva anche il pane, filava, tesseva, imbiancava la tela, faceva la birra, cuoceva il sapone, fabbricava le candele. Lasciar cucire un vestito fuori di casa era considerata una prodigalità senza limiti. Le condutture d'acqua, l'illuminazione a gaz, i fornelli a gaz e a petrolio, per non parlare dell'elettricità, insieme con tanti altri sistemi introdotti nelle case e nelle cucine, erano in allora sconosciuti. Certo anche oggi in qualche luogo esistono condizioni di un tempo, ma in via eccezionale. La maggior parte delle donne si astiene più di quanto sia necessario da simili faccende, che vengono disimpegnate meglio e più praticamente dall’industria, non che più a buon mercato, almeno nelle città dove manca qualunque ordinamento domestico. Così in pochi decenni si è compìta nell’interno delle nostre famiglie una rivoluzione della quale poco ci preoccupiamo ritenendola naturale. L'uomo non si cura di quei cambiamenti che, per così dire, avvengono sotto i suoi occhi, se non accadono improvvisi a disturbare l’andamento consueto, ma si oppone bensì alle innovazioni che minacciano di sviarlo dalla vecchia strada. [ negli Stati Uniti ] Negli Stati Uniti la società riposa su fondamenta borghesi, ma non ha da lottare, né con i vecchi pregiudizi europei, né con istituzioni sopravvissute, e quindi è più disposta ad accogliere nuove idee ed istituzioni, quando queste si presentino vantaggiose. [ centralizzazioni ] I grandi alberghi, molte case private, gli ospedali, Ie scuole, Ie caserme, gli edifici pubblici di ogni specie possiedono questi e simili sistemi, luce elettrica, bagni, ecc. II male si è che solo gli uffici pubblici e Ie classi agiate possono godere di questi vantaggi che rendono tutto facile, fanno risparmiare un'enorme quantità di tempo, di fatica, di forze lavoratrici e di materiale, e aumentano in modo considerevole l’economia e il benessere. |
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I punti neri, che possiede ancora questa forma di evoluzione, non sono ad essa collegati per necessità, ma dipendono dalle condizioni sociali dei nostri tempi. La società civile non presenta un nuovo fenomeno che non abbia il suo lato oscuro; essa ha in tutti i suoi progressi, come con oculatezza d'ingegno ebbe a dire Fourier, doppia faccia e doppio taglio.
II dott. Schäffle, come Laveleye, riconosce che il cambiamento di carattere della famiglia dei nostri tempi è un effetto dell’evoluzione. Egli dice [1]: « La storia dimostra la tendenza della famiglia di rinunziare alle sue funzioni esercitate provvisoriamente in luogo di altre; essa cede là dove aveva sostituito altre funzioni sociali a favore di istituzioni indipendenti per il diritto, l’ordine, il potere, il servizio divino, l’istruzione, la tecnica, ecc. non appena tali istituzioni si formano. Le donne si spingono sempre più innanzi, sebbene da prima in minoranza e, fra esse, solo una parte con vedute ben chiare. Esse vogliono non solo acquistare una posizione libera e indipendente nella famiglia, ma vogliono anche consacrare le loro facoltà intellettuali a problemi sociali più elevati e alla vita pubblica. Si vuol dire che essa non possa essere capace di ciò perché la natura non le fornì le attitudini necessarie. Non ostante che la questione delle capacità femminili tocchi nella società nostra solo un piccolo numero di donne, essa è pertanto di capitale importanza. La grande maggioranza degli uomini crede in coscienza che la donna debba rimanere loro anche intellettualmente sottoposta e non possa aspirare a parità di diritti, e sono quindi avversari accaniti delle sue aspirazioni. Ma gli stessi uomini, che non si oppongono a ciò che la donna impieghi la sua attività in occupazioni, molte delle quali sono spesso estremamente faticose e pericolose, pregiudicano la sua femminilità, e per le quali deve venire meno ai suoi doveri di madre, la vorrebbero poi escludere da carriere nelle quali esistono assai meno pericoli e impedimenti e che sarebbero assai più adatte alla delicatezza del suo organismo. Ai dotti che in Germania negano alle donne l’accesso agli studi superiori, o lo ammettono solo condizionatamente, e che si sono pubblicamente pronunziati in proposito, appartengono per esempio Bischoff, Hirt, Sybel, vou Bärenbach, Reich e molti altri. L'agitazione diventata violenta in Germania per I'ammissione delle donne allo studio nelle università, ha determinato una forte opposizione a questo disegno diretto in special modo alla loro ammissione allo studio della medicina. Fra gli oppositori stanno Pochammer, Fehling, Binder, Hegar, ecc.; von Bärenbach crode di poter negare l’attitudine delle donne alle scienze, affermando che fra esse non vi fu mai un genio e che sono evidentemente inette agli studi filosofici. Il mondo ha abbastanza filosofi maschi e può rinunziare senza pregiudizio alle filosofesse. Ma quanto all’affermare che fra Ie donne non vi è ancora stato un genio è cosa acre e non provata. I geni non piovono dal cielo, devono avere l’occasione di formarsi e svilupparsi, e ciò è mancato finora alla donna; essa è stata per migliaia d’anni oppressa e Ie è stata tolta, o resa difficile, ogni occasione e possibilità di educare Ie sue qualità intellettuali. Dire die le donne non possiedono disposizioni per diventare geni, perché si crede con ciò di poter negare ad un numero grande di donne ragguardevoli qualsiasi genio, è cosa tanto erronea come asserire che fra gli uomini non siano stati possibili altri geni all’infuori di quelli che furono considerati tali. Ogni maestro di villaggio sa quante capacità non riescano ad essere sviluppate fra i suoi allievi per mancanza di mezzi di educarle. Ognuno di noi ha conosciuto certo uomini di cui avrebbe potuto dire che, se si fossero trovati in condizioni favorevoli per sviluppare Ie loro attitudini, sarebbero potuti diventare geni. II numero degli uomini di talento e di genio è assai più grande di quanto ci sia noto. Lo stesso può dirsi delle attitudini delle donne che da migliaia d'anni sono state assai più degli uomini intellettualmente oppresse, ostacolate e soffocate. Non abbiamo nessuna misura per poter giudicare esattamente quale copia di forze e capacità intellettuali si svilupperebbe negli uomini e nelle donne, tosto che si trovassero in condizioni più conformi a natura. Nei distretti industriali troviamo gli esempi più evidenti dell’azione che possono esercitare Ie condizioni assolutamente opposte di vita e di educazione. L'operaio e l’industriale mostrano esteriormente tale contrasto come se appartenessero a due razze umane del tutto differenti. Questo contrasto ci si mostrò palese in occasione di un'assemblea che ebbe luogo nell’inverno del 1877, in una città ove si esercita l’industria dei minerali. L'adunanza in cui doveva aver luogo una disputa con un professore liberale era regolata in modo che entrambi i partiti fossero ugualmente rappresentati. La parte anteriore della sala era occupata dagli avversari, figure, quasi senza eccezione, sane, vigorose, alte; nella parte posteriore della sala e nelIe gallerie stavano gli operai ed i piccoli borghesi, per nove decimi tessitori, nella maggior parte piccoli, mingherlini pallidi, sul viso dei quali si leggeva il dolore e la miseria. Segue nel prossimo Almanacco ancora con il paragrafo “La condizione della donna nelle industrie. Le sue capacità intellettuali. Il darwinismo e le condizioni della società” |
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[1] . Baw und Leben des sozialen Körpers, vol. I, Tubinga, 1878.
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