LA DONNA E IL SOCIALISMO

August Bebel . 1883 . ediz.1905
arteideologia raccolta supplementi
made n.17 Giugno 2019
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
12
pagina
LA DONNA NEL PRESENTE . 7 . 1

LA CONDIZIONE DELLA DONNA NELLE INDUSTRIE . LE SUE CAPACITÀ INTELLETTUALI . IL DARWINISMO E LE CONDIZIONI DELLA SOCIETÀ . 2

[ adattamenti ]

E’ in generale più difficile giudicare dall’apparenza la condizione sociale  della donna che non sia dell’uomo, poiché la donna con più facilità si sa adattare alle nuove condizioni di vita e sa assumere abitudini di vita più elevate. La sua facoltà di adattamento è maggiore di quella dell’uomo.
Come giovano alle piante il suolo fertile, la luce, l’aria, giovano all’uomo le condizioni sociali sane che permettono lo sviluppo delle facoltà intellettuali e fisiche. Il concetto conosciuto: Il cibo fa l’uomo esprime un po’ troppo unilateralmente simile pensiero.
Non si tratta soltanto di ciò che l’uomo mangia, ma di tutto il suo sistema di vita, dell' ambiente sociale nel quale si aggira, che agevola o impedisce il sua sviluppo fisico e intellettuale, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, che influisce in bene o in male sulle sue azioni. Vediamo ogni giorno che uomini, anche in buona posizione materiale, sono rovinati moralmente o intellettualmente, perché al di fuori della stretta cerchia dei loro rapporti domestici o personali, influenze perniciose di natura sociale agiscono su loro e con tale forza da fuorviarli dalla retta via. Le condizioni generali nelle quali tutti vivono sono di assai maggiore importanza che quelle familiari.
Ma se le condizioni di evoluzione sociale fossero uguali per entrambi i sessi, non esisterebbe per nessuno dei due alcun ostacolo, e se la condizione sociale della società fosse sana, anche la donna potrebbe giungere al perfezionamento del suo essere, di cui non abbiamo ancora, esatta conoscenza, essendo finora mancate le indicate condizioni nella storia dell’evoluzione umana.

[ donne grandi altrettanto, e più, di uomini grandi ]

Quanto hanno sino ad oggi prodotto alcune donne dà molto a sperare, poiché esse si elevano tanto al disopra della massa del loro sesso, quanto i geni maschili dalla massa dei loro simili. Nel governo degli stati le donne, considerate in proporzione al numero, nel modo per esempio con cui suolsi considerare i principi, hanno dato in media più prove di ingegno degli uomini. Citeremo ad esempio Isabella e Bianca di Castiglia, Elisabetta d'Ungheria, Caterina Sforza, duchessa di Milano e di Imola, Elisabetta d'Inghilterra, Caterina di Russia, Maria Teresa, ecc. Basandosi sul fatto che le donne di tutte le razze e di tutte le parti del mondo si distinsero regnando anche sulle orde più selvagge e turbolente, Burdach osservò che, secondo ogni probabilità, le donne sono più adatte per la politica degli uomini [1].
Nel 1901, allorché venne a morire la regina Vittoria d’Inghilterra, un accreditato giornale inglese fece la proposta che in Inghilterra si dovesse esclusivamente seguire la discendenza femminile per il trono, poiché la storia nazionale dimostrava che le regine avevano saputo governare meglio dei re.
Molti grandi nomini non sarebbero tali se si potesse sapere ciò che devono a loro stessi e ciò che devono agli altri. Il conte di Mirabeau viene considerato dagli scrittori tedeschi, per esempio da von Sybel, come il più gran genio della rivoluzione francese. Ma le ricerche storiche hanno dimostrato che egli attingeva i concetti di quasi tutti i suoi discorsi da alcuni volenterosi letterati che lavoravano in silenzio per lui e che egli sapeva sfruttare. Dal lato opposto donne come Saffo, Diottima, dei tempi di Socrate, Hypatia di Alessandria, madam Roland, Maria Wolestonecraft, Olimpia di Gowges, madama di Staël, Giorgio Sand, ecc., meritano la più alta ammirazione e al loro confronto impallidisce più d'un astro maschile. E’ pure noto ciò che hanno fatto alcune madri di uomini grandi.
Le donne hanno prodotto quanto era possibile nelle loro sfavorevolissime condizioni, e questo ci autorizza a nutrire le migliori speranze per il futuro.
Solo verso la seconda metà del secolo XIX hanno cominciato numerose donne ad aprirsi una via ed a mettersi in concorrenza con gli nomini nei campi più svariati. I |risultati ottenuti sono stati dei più soddisfacenti.

diritto e uguaglianza ]

Ma, anche ammesso che le donne non siano in generale capaci di sviluppo intellettuale quanto gli nomini, e non vi siano fra loro né geni, né grandi filosofi, tennero forse conto gli uomini di questa circostanza quando, secondo la parola della legge, accordarono loro uguaglianza di diritti giuridici con i geni ed i filosofi ? Gli stessi dotti, che negano alla donna le alte capacità, fanno altrettanto con l'operaio e l’artigiano.
Se la nobiltà fa appello al suo sangue bleu e alla sua razza, i dotti ridono ironicamente ed alzano le spalle, ma di fronte all'uomo di bassa condizione si credono un'aristocrazia che deve la sua posizione, non alle circostanze favorevoli, ma soltanto all'ingegno. Gli stessi uomini che, in un certo campo, passano per spregiudicati ed hanno una meschina opinione di coloro che non pensano altrettanto liberalmente, in altri campi, allorché si tratta dei loro interessi di condizione e di classe, della loro vanità e del loro amor proprio, sono di principi limitatissimi e oppongono una resistenza fino al fanatismo.
Gli uomini superiori sogliono giudicare gli umili, e, quasi tutti gli uomini presi insieme, [come] giudicano la donna.
Gli uomini in genere non vedono nella donna se non uno strumento di utilità e di piacere, ma i loro pregiudizi si oppongono ad accordarle uguaglianza di diritti. La donna deve essere sottomessa e modesta, deve limitarsi alle faccende domestiche e lasciare tutto il resto all'uomo, re del creato. La donna deve frenare pensieri e inclinazioni ed aspettare ciò che la sua provvidenza terrestre, il padre od il marito, decide di lei. Quanto più si piega a queste esigenze, tanto più viene lodata come ragionevole, costumata e virtuosa, quand'anche dovesse soccombere sotto il peso dei dolori fisici e morali, conseguenza della sua schiavitù. Ma se si parla dell'uguaglianza di tutti gli uomini è cosa assurda escludere metà del genere umano.
La donna ha uguali diritti dell'uomo allo sviluppo delle sue forze ed alla libera applicazione delle medesime; è un essere come l’uomo ed ha diritto di avere uguale libertà di provvedere a sé stessa da signora e padrona.
L'accidentalità di nascere donna nulla cambia al fatto. L'escludere la donna dall’uguaglianza di diritti, perché è nata donna e non uomo — della qual cosa è ugualmente innocente dell'uomo — è tanto ingiusto, come quando si fanno dipendere i diritti e le libertà, dalle opinioni politiche o religiose, ed altrettanto insensato come quando due uomini si considerano nemici perché, per il caso fortuito della nascita, appartengono a diversa nazionalità o razza.
Sono queste vedute indegne di un uomo libero. Il progresso umano consiste nel mettere da parte tutto ciò che sottopone alla dipendenza o alla schiavitù un uomo dall'altro, una classe dall'altra, un sesso dall'altro.

[ la natura e il diritto ]

Non è giustificata altra ineguaglianza se non quella creata da natura nella diversità degli esseri per raggiungere i suoi scopi naturali, ma nessun individuo potrà sorpassare i limiti posti dalla natura senza distruggere gli scopi stessi a cui natura l'ha destinato.
Gli oppositori dell'uguaglianza dei sessi portano per argomento principale che la donna non ha un cervello pari all'uomo ed anche in altre qualità è inferiore ad esso. E’ certo che l’uomo e la donna sono esseri di sesso diverso, ciascuno dei quali ha organi sessuali acconci e che, per ragione del còmpito che ogni sesso deve adempiere per legge di natura, esiste |una serie di differenze fisiologiche e psichiche. Sono questi fatti inoppugnabili, ma che non stabiliscono nessuna differenza nell’uguaglianza sociale o politica di entrambi.
L'umanità, la società è composta dei due sessi; entrambi sono indispensabili per la conservazione e la evoluzione di essa. Anche l'uomo più geniale nacque da una donna, alla quale spesso deve ciò che di meglio possiede. Con qual diritto si vuol dunque negare alla donna l'uguaglianza che le spetta?

[ misurazioni . fisiologia . estetica ]

Un medico conosciuto ha schizzate, con l'appoggio di pareri autorevoli, le differenze essenziali riscontrate nelle qualità fisiche e intellettuali dell'uomo e della donna. Il volume del corpo sta fra essi in rapporto medio da 100 a 93,2. Le ossa della donna sono più corte e sottili; il torace più corto, più ampio, più profondo e piatto; altre differenze dipendono direttamente dallo scopo assegnato loro da natura. I muscoli della donna non sono tanto sviluppati. Il peso del cuore dell'uomo si calcola di 310 grammi; quello della donna di 255.
La composizione del sangue dell'uomo e della donna è la seguente: Contenuto acquoso dell'uomo 77,19, della donna 79,11; residuo solido 22,10:20,89; corpuscoli sanguigni 14,10:12,79. Numero dei corpuscoli sanguigni da 4 1/2 a 5 milioni, da 4 a 4 1/2 milioni in un millimetro cubico di sangue. Meynret calcola il peso del cervello dell'uomo da 1018 a 1925 grammi, della donna da 820 a 1565 grammi, cioè nella proporzione da 100 a 90,93. Le Bon e Bischoff sono concordi nell'affermare che, da un lato è vero che il peso del cervello va di conserva col volume del corpo, ma che gli uomini piccoli possiedono un cervello relativamente grande.
Nella donna la grandezza minima del cuore, l'angusto sistema vascolare e probabilmente anche il maggio contenuto acquoso del sangue producono una nutrizione minore [2].
Ma non si può asserire che la maggiore capacità cranica degli uomini alti, con i cambiamenti quantitativi prodotti dalla grandezza, favorisca anche le funzioni delle singole parti del cervello [3].
Su 107 uomini, intellettualmente sani dai 20 ai 59 anni, il peso del cervello ammontava (per 1000 grammi dell’intero cervello)
Cervello 790; Cervelletto 107,5; Peduncolo cerebrale 102
Lunghezza media del corpo 166,5 cent.
Su 147 donne intellettualmente sane nella stessa età:
Cervello 787; Cervelletto 110,0; Peduncolo cerebrale 103
Lunghezza media del corpo 156,0 cent.

[ il cervello nella donna . dimensioni e commenti ]

Il maggior peso assoluto e relativo del cervelletto delle donne ha moltissima importanza. Negli animali che cominciano a camminare appena nati, cervelletto è assai più sviluppato che non negli animali nati ciechi, abbandonati e che imparano a camminare con difficoltà. Di più, in conseguenza del suo collegamento col cervello, col peduncolo cerebrale e col midollo spinale, il cervelletto è una stazione delle sensazioni muscolari e cutanee per mezzo delle quali noi ci orientiamo nello spazio.
La maggiore dimensione del cervelletto nella donna e la relativa cortezza e sottigliezza delle ossa spiegando la relativa rapidità facilità di movimento di esse, la rapida ed elevata coordinazione dei muscoli per le funzioni e per il tatto, il rapido concepimento della posizione del memento, la rapida orientazione in un garbuglio di associazioni di idee.
In quest'ultima funzione la donna possiede anche la maggiore eccitabilità della corteccia cerebrale. Meynert dice:[4]
1. Tutte le anomalie organiche collegate con l'anemia arteriosa, come la piccolezza del cuore e la ristrettezza delle arterie — quali osserviamo nella donna — debbono essere considerate come difetti organici. Quindi non è collegato con essa solo il facile esaurimento della corteccia, ma anche i fenomeni di eccitamento (secondo Meynert debolezza eccitabile localizzata).
2. Le diramazioni dei vasi sanguigni che, dalla base del cervello, provvedono il peduncolo cerebrale, sono brevi, grosse, diritte come palizzate; quelle della corteccia decorrono dalla superficie del cervello in strisci lunghe, tortuose; e, poiché con la lunghezza dei vasi aumenta la resistenza all'impulso cardiaco, tosto che subentra spossatezza, il peduncolo cerebrale è meglio provveduto di sangue che non la corteccia cerebrale; esso si stanca molto più difficilmente del cervello, che si esaurisce con facilità.
3. Per questo motivo e perché il sangue della donna è ricco di contenuto acquoso, come pure perché il peduncolo cerebrale delle donne, in confronto al cervello, presenta una massa considerevole, l’equilibrio psichico della donna e più instabile di quello dell'uomo.
4. Nei centri subcorticali (peduncolo cerebrale) hanno terminazione tutti i nervi, ad eccezione dei visivi e di quelli dell'olfatto, i quali solo con una parte dei loro filamenti terminano nel peduncolo, ma vanno direttamente a diramarsi nella corteccia cerebrale. Di fronte ai centri subcorticali (centri riflessi) la corteccia cerebrale agisce da organo inibitore, e poiché la corteccia cerebrale della donna, come gia dicemmo, soffre per le condizioni anatomiche e per il contenuto acquoso del sangue, è più facile ad esaurirsi, ma anche più facile ad eccitarsi di quella dell'uomo.
Con ciò si spiega perché le donne sono in generale meglio dotate degli uomini, ma contemporaneamente si spiega anche il rapido cambiamento di umore e la grande facilità alle allucinazioni e alle illusioni. Il disturbo dell'equilibrio fra la corteccia ed il peduncolo è cosa normale durante le mestruazioni, le gravidanze, i puerperi e nei momenti climaterici. In conseguenza della sua costituzione fisica la donna è più proclive alla malinconia, anche la tendenza alla pazzia è in lei più spiccata; per l'opposto il sesso maschile la supera nella tendenza alia megalomania.
Ecco in succinto l'opinione del Meynert.
Per ciò che riguarda le differenze naturali dei essi si comprende che non si possano cambiare. Difficile è poi stabilire quanto potrebbero modificarsi con altro sistema di vita (nutrimento, ginnastica fisica ed intellettuale, occupazioni, ecc.) le differenze nella composizione del sangue e del cervello. Pare accertato che la, donna odierna differisca maggiormente dall’uomo di quanta facesse nei tempi primitivi, o presso popoli di arretrate civiltà, e l’evoluzione sociale dei popoli da 1000 a 1500 anni a questa parte ce ne rende chiara la ragione.
Secondo Lombroso e Ferrero la capacità cranica della donna (ammesso che quella dell'uomo sia di 1000):

Presso I Negri a 984  
gli Australiani 967  
“  Indù 944  
“  Italiani 921  
“ Olandesi 919 Tiedemann
“       “ 883 Davis
“ Slavi 903  
“ Zingari 875  
i Cinesi 870  
“ Tedeschi 838-897 [5]
gli Inglesi 860  
i Parigini 858  
I dati discordi degli Olandesi e dei Tedeschi mostrano che le misure quantitative e qualitative sono state prese da materiale assai diverso e non sono quindi del tutto attendibili. Una sola cosa emerge indubitata dalle cifre: le donne negre, australiane, indù hanno una capacità cranica assai maggiore delle tedesche, delle inglesi, delle parigine, e pure queste ultime sono nella massa le più intelligenti.

[ cervelli di uomini ]

Dal confronto del peso del cervello di uomini noti defunti si deducono simili contraddizioni e stranezze. Secondo il prof. Reclam il cervello del naturalista Cuvier pesava 1861 grammi, quello di Byron 1807, quello del matematico Dirichlet 1520, quello del famoso matematico Gauss 1492, del filosofo Hermann 1226 grammi. Quest'ultimo possedeva un cervello che stava al disotto del peso medio di un cervello  femminile (secondo Bischoff, di 1250 grammi). Ma una speciale ironia della sorte volle che anche il cervello del prof. Bischoff, morto a Pietroburgo, pesasse solo 1245 grammi. E fu appunto il Bischoff che sostenne più ostinatamente l'inferiorità della donna perché in media il suo cervello pesa circa 100 grammi meno di quello dell'uomo!
Anche il cervello di Gambetta stava molto al disotto del peso medio di quello femminile, cioè pesava 1180 grammi. E così Dante deve aver avuto un cervello al disotto del peso medio dell'uomo.
Il dott. Havelock Ellis cita esempi del genere [6]. II cervello di un individuo comune, pesato da Bischoff, ascendeva a 2222 grammi, quello del poeta Turgeniew a 2012, ed il più pesante era quello di un pazzo della contea di Hant. Il cervello di un operaio comune, ugualmente verificato dal Bischoff, pesava 1925 grammi. I cervelli di donna più pesanti pesavano da 1580 a 1742 grammi; due di essi appartenevano a due mentecatte.
Al congresso antropologico tedesco, che ebbe luogo a Dortmund nell'agosto del 1902, il prof. Waldeger affemò che un esame del cranio del filosofo Leibniz, morto nel 1716, aveva provato che la sua capacità era soltanto di 1450 centimetri cubici, ciò che corrispoude ad un cervello del peso di 1300 grammi. Sono questi fatti sorprendenti che sconvolgono completamente l'antico concetto che le facoltà intellettuali possano essere misurate dalla capacita cranica e dal peso del cervello.

[ volumi e capacità ]

E’ comprovato che come il volume del corpo non decide della t'orza fisica, cosi il peso della massa cerebrale non ha influenza sulle capacità intellettuali.
Abbiamo animali piccolissimi (formiche, api) che sorpassano di molto in intelligenza animali più grossi (pecore, vacche); come pure spesso uomini di corporatura voluminosa rimangono assai addietro nelle facoltà intellettuali ad altri di aspetto meschino. Molto probabilmente dunque l’intelligenza dipende meno dalla massa cerebrale che dall’organizzazione del cervello e dall’esercizio e dall’applicazione delle facoltà intellettuali.
Il cervello, se vuole pienamente sviluppare le sue attitudini, deve, come ogni altro organo, essere esercitato e alimentato; se ciò non accade, o se all'educazione è dato falso indirizzo, invece delle parti che rappresentano l'intelligenza si vedranno sviluppare quelle in cui ha sede la fantasia, e si avrà allora non solo un arresto di sviluppo, ma addirittura un'atrofia. Uno sviluppo sarà facilitato a spese di un altro.
Nessuno di coloro che conoscono la storia dell'evoluzione della donna potrà contestare che da migliaia d'anni molto si è errato riguardo ad essa e molto si sbaglierà ancora. L'asserzione del prof. Bischoff che la donna ha avuto campo di educare l'intelligenza ed il cervello al pari dell'uomo dimostra un'incredibile ed inaudita ignoranza del soggetto. La narrazione fatta della condizione della donna nel corso dell'evoluzione civile lascia apparire chiaramente che le migliaia d'anni di dominazione dell'uomo sulla donna hanno cagionato le grandi differenze del suo sviluppo fisico ed intellettuale.

[ applicare all’uomo le leggi dell’evoluzione e dell’adattamento ]

I nostri naturalisti dovrebbero riconoscere che le leggi della loro scienza dovrebbero essere applicate anche al genere umano. Le leggi di ereditarietà e di adattamento valgono per l'uomo come per qualunque altro essere naturale. Se l'uomo adunque non fa eccezione nella natura, deve venire a lui applicata anche la scienza dell'evoluzione, mediante la quale appare chiaro come la luce del sole ciò che prima sembrava incerto ed oscuro e diverrebbe col tempo oggetto di misticismo scientifico o di scienza mistica.
A seconda della diversa educazione dei sessi — se è permessa questa espressione per una gran parte del passato, specialmente per la donna, o non sia più giusto dire invece allevamento — si è sviluppata in corrispondenza la costituzione cerebrale. I fisiologi sono concordi nel dire che la sede dell'intelligenza sta nella parte anteriore del cervello, e quella, dove hanno a preferenza sede il sentimento e lo spirito, nel centro del cranio.
Nell'uomo è più sviluppata la parte anteriore, nella donna la media. Anche il concetto della bellezza dell'uomo e della donna si e stabilito conformemente a questi dati.
Secondo il concetto greco della bellezza, che ancora oggi ha valore, la donna deve avere una fronte stretta, l’uomo alta e spaziosa. E questo concetto della bellezza che le umilia è così radicato nella donna che considera segno di bruttezza avere la fronte alta e cerca con l’artificio di rimediare alla natura abbassandovi sopra i capelli in modo da farla apparire più bassa.

[ ancora misurazioni ]

Nei numeri 39 e 40 del Socialista democratico del 1890, pubblicato a Londra, Sofia Nadeyde scrisse due articoli nei quali cercava di confutare gli attacchi sulla grande inferiorità della donna. Essa diceva che Broca, noto fisiologo parigino, aveva misurato la capacita di 115 crani dei secoli XI e XII, ed aveva trovata una capacita media di 146 cent. cubici.
La misura di 125 crani del secolo XVIII diede invece un contenuto medio di 1462 cent. cubici, dalla qual cosa bisogna inferire che nel corso di pochi secoli il cervello si era notevolmente aumentato. Ma la misura di alcuni crani dell'epoca della pietra diede per risultato al Broca che la capacità media del cranio dell'uomo è di 1606 centimetri cubici, quello della donna di 1581 centimetri cubici, entrambi erano dunque molto più grandi di quelli dei secoli posteriori sopraindicati. La signora Nadeyde conclude che Herbert Spencer ha ragione quando asserisce nella sua Psicologia che il peso del cervello dipende dalla quantità e dalla varietà del movimento.
L'autrice obbietta ancora che non è tanto quistione di massa cerebrale quanto della proporzione fra il peso del cervello e il peso del corpo nei due sessi, e, da questo punto di vista, essa dice che il cervello della donna è più pesante di quello dell’uomo. La prova che adduce è questa: « Paragoniamo il peso medio del corpo [7] e prendiamo come differenza fra l’uomo e la donna 8 chilogrammi, sebbene parecchi naturalisti, fra cui Gay, citato da Delaunay, lo determinino di 11 chilogrammi. Secondo il peso medio di 9157 soldati americani; 64 kg. (peso medio del corpo dell'uomo): 56 kg. peso medio del corpo della donna) = 1,141 ovvero 1,14, e cioè, ammesso 100 il peso medio della donna, quello dell'uomo sarà stabilito a 114. Secondo la media del peso di 12740 Bavaresi: 65,5 kg. (media del corpo dell'uomo): 57, 5 (media del corpo della donna) == 1,139, ovvero 1,14 come sopra. Secondo il peso medio di 617 Inglesi: 68,8 (media del peso del corpo dell'uomo): 60,8 (media del peso del corpo della donna) = 1,131, ovvero 1,13. Ammesso 100 il peso del corpo della donna, sarà 113 quello dell'uomo.
« Si deduce quindi che le donne, a parità di condizioni, hanno un'eccedenza della massa cerebrale da 1 a 4 %. Cioè per 100 grammi di massa cerebrale femminile, gli uomini ne dovrebbero possedere 113 o 114 grammi, e invece ne hanno soltanto da 110 a 112 grammi. Il fatto potrebbe sssere espresso anche più plasticamente dicendo che al cervello dell’uomo mancano, secondo questi calcoli, da 25 a 51 grammi di massa cerebrale [8].
« Manouvrier ci offre una prova anche migliore dicendo:[9] « L'influenza del peso del corpo sul peso cerebrale salta all'occhio se osserviamo le cifre nella specie dei vertebrati. Tale influenza è visibile anche nell'uomo ed è strano che tanti naturalisti, anche dopo che altri hanno riconosciuto ciò e ne hanno parlato, non vogliano convenirne.
« Un'infinità di fatti comprova l’influenza della statura sul peso del cervello. Il peso del cervello delle razze non incivilite, ma di alta statura, non solo supera in media quello degli Europei, ma grande è il numero dei cervelli voluminosi presso queste razze. Non dobbiamo credere però che l’intelligenza di una razza sia determinata dal numero dei cervelli voluminosi, poiché allora i Patagoni, i Polinesi e gl'Indiani dell'America settentrionale (e alle cifre sopra citate si possono aggiungere anche gli uomini dell'epoca della pietra. L'A.) sorpasserebbero di gran lunga i Parigini e tutte le razze europee non solo nel numero dei cervelli voluminosi, ma anche nella capacità cranica.
« L'influenza della statura sul volume del cervello è affermata dal fatto che le piccole capacità craniche s'incontrano nelle razze di piccola statura, come i Boschimani, gli Andamani ed i parias indiani....
«La differenza organica nel peso del cervello e nella capacità cranica non può, considerata scientificamente, essere di svantaggio per le donne, perché tutto prova che questa differenza dipende dal peso del corpo, e non vi è base anatomica per ritenere che la donna sia rimasta più addietro dell'uomo e sia a questo intellettualmente inferiore....
« La proporzione fra il peso del cervello e la statura e minore nella donna di quanto sia nell'uomo [10], ma ciò si spiega facilmente: la statura non significa lo sviluppo, o meglio, il peso del corpo.
« Ma se paragoniamo il peso del cervello, troviamo allora che le donne hanno più cervello degli uomini, così nell'infanzia come durante il resto della vita. La differenza non è grande, ma sarebbe più notevole se non avessimo tenuto conto dell'adipe che si trova più e spesso in maggior quantità nelle donne e che, come massa inerte, non ha alcuna influenza sul peso del cervello.»
Più tardi, nel 1883, Manouvrier pubblicò nel numero 7 della Revue scientifique i seguenti risultati delle sue ricerche:
« Se calcoliamo 100 il peso del cervello dell'uomo, delle ossa del femore, del cranio e della mascella inferiore, troviamo nella donna: peso del cervello 88,9 - peso del cranio 85,8 - peso della mascella inf. 78,7 –peso delle ossa del femore 62, 5. E’ provato inoltre che il peso dello scheletro (senza il cranio) cambia come quello delle ossa del femore. Possiamo quindi riscontrare il peso del cervello col peso delle ossa del femore. Dalle cifre indicate ne segue che le donne hanno una massa cerebrale che supera quella dell'uomo circa del 26,4% .»
Non è dunque affatto provato cha le donne siano inferiori all'uomo in conseguenza della loro costituzione cerebrale, e non dovremo meravigliarci che esse siano intellettualmente quello che sono.

[ darwinismo e comunismo ]

Darwin dice a ragione che accanto ad una lista di uomini che eccelsero nella poesia, nella pittura, nella scultura, nella musica, nelle scienze e nella filosofia non può reggere al confronto una lista di donne che si siano distinte negli stessi campi. Ma come potrebbe essere diversamente? Assai ne sorprenderebbe il contrario.
A questo proposito rispose giustamente il dott. Dodelzürich [11] che la cosa sarebbe diversa se, per un seguito di generazioni, si ammaestrassero uomini e donne in ugual misura in quelle arti e discipline. La donna è in generale ritenuta fisicamente più debole dell'uomo, ciò che non si verifica affatto presso i popoli selvaggi [12].
Quanta efficacia abbia l’esercizio e l'educazione nella gioventù lo vediamo per esempio nelle saltatrici e nelle acrobate dei circhi equestri, che fanno miracoli di coraggio, di equilibrio, di agilità e di forza muscolare.
Ma poiché lo sviluppo è l’effetto delle condizioni di vita e di educazione (scientificamente parlando della razza), si può ritenere per certo che la vita fisica ed intellettuale dell’uomo condurrebbe a migliori risultati se esso dirigesse il suo sviluppo conscio del suo scopo.
Come le piante e gli animali dipendono dalle condizioni dell’ambiente, che, favorevoli, giovano loro, sfavorevoli, li ostacolano e imperiose li costringono a cambiare natura e carattere (date che sotto queste azioni non debbano del tutto venir meno), così avviene dell'uomo.
Il modo e il genere con cui l'uomo acquista e conserva l’esistenza non hanno solo influenza sul suo aspetto esteriore, ma sui sentimenti ancora, sui pensieri, sulle azioni. Se le infelici condizioni di esistenza (per esempio l’imperfezione dello stato sociale) sono causa di difettoso sviluppo dell’individuo, ne segue che migliorando le condizioni di esistenza, cioè lo stato sociale, anche l’uomo migliorerà. Si tratta dunque d'informare le condizioni sociali in modo che ogni individuo riceva la possibilità di sviluppare pienamente e liberamente il suo essere, che le leggi di evoluzione e di adattamento (che da Darwin ebbero il nome di darwinismo) siano applicate ad ogni uomo cosciente della sua mèta. E ciò è consentito soltanto dal socialismo.
L'uomo, come essere pensante e sensiente, deve mutare e perfezionare la sua condizione sociale e tutto ciò che a questa e connesso, affinché tutti gli esseri umani si trovino nelle stesse favorevoli condizioni di esistenza. Ogni singolo individuo deve poter sviluppare le sue disposizioni e le sue capacità a vantaggio proprio e della comunità, ma non deve avere il potere di danneggiare alcuni, o tutta la comunità. Si deve provvedere al proprio vantaggio e a quello di tutti gli altri contemporaneamente. L'armonia deve prendere il posto dell'opposizione degl’interessi che dominano oggi la  società.

[ il darwinismo e la scienza ]

Il darwinismo è, come qualunque altra scienza esatta, una dottrina eminentemente democratica [13].
Se una parte dei suoi sostenitori afferma il contrario, bisogna credere che non sappia giudicare la portata della scienza. Gli avversari, specialmente il clero che ha sempre odorato fine, quando si tratta di vedere il vantaggio o lo svantaggio che gliene perverrebbe, hanno misurata l’importanza di questa scienza ed hanno dichiarato il darwinismo improntato a socialismo e ad ateismo.
II prof. Virchow è in ciò d'accordo coi suoi più accaniti avversari e nel congresso dei naturalisti tenuto a Monaco nel 1877 apostrofò il prof. Häckel dicendo che la teoria darwininna conduce al socialismo [14].
Virchow pensò di screditare il darwinismo, perché Häckel chiedeva che la dottrina evoluzionista fosse compresa fra le materie d'insegnamento. Tutto ciò che contribuisce a mantenere l'attuale ordine di cose si oppone a che sia introdotto nelle scuole l’insegnamento delle scienze naturali secondo le vedute di Darwin e dei naturalisti di oggi. E’ nota l’azione rivoluzionaria di qnesti insegnamenti e di qui il desiderio di vederli limitati nella cerchia degli eletti.
Ma se la teoria darwiniana conduce al socialismo, come asserisce Virchow, ciò nulla prova contro la teoria, ma è un argomento forse favorevole al socialismo. Gli uomini di scienza non si occupano di domandare se le conseguenze di essa conducono a questa o a quella istituzione sociale, a questa o a quella condizione sociale, o la giustificano, ma devono esaminaresoltanto se le teorie sono esatte, e, nel caso affermativo, debbono accettarle con tutte le conseguenze.
Chi agisce diversamente, sia per vantaggio personale, sia per ottenere la protezione dei potenti, o per interesse di classe o di partite, agisce in modo indegno e non fa onore alla scienza. I fautori della scienza regolamentata, specialmente delle università, solo in rari casi possono pretendere all'indipendenza e al carattere. La tema di perdere l’impiego o il favore dei potenti, di dovere rinunziare a titoli, ordini cavallereschi e promozioni, fa sì che molti di questi sostenitori della scienza si piegano e cercano non solo di nascondere le loro opinioni, ma anche di esprimere in pubblico tutto il contrario di ciò che credono e sanno. Se un Dubois Reymond nel 1870, in occasione di una solennità dell'università berlinese, potè esclamare: Le  università sono gli istituti di educazione per la guardia del corpo intellettuale degli Hohenzollern, si può imaginare che cosa pensino dello scopo della scienza coloro che per importanza stanno molto al disotto del Dubois-Reymond [15].
Si abbassa la scienza asservendola al potere.

[ i nostri darwiniani, il fattore economico e la conoscenza ]

Si comprende che il prof. Häckel ed i suoi seguaci, lo Schmidt, l'Hellwald ed altri, si difendano energicamente contro l’accusa che il darwinismo sia un'arma nelle mani dei socialisti, ed asseriscano anzi al contrario; che esso sia una dottrina aristocratica poiché insegna che dappertutto in Natura l’essere più forte e meglio organizzato soggioga il più debole. E poiché, secondo loro, le classi possidenti e colte rappresentano nella società gli esseri più forti, considerano cosa giusta e naturale il loro dominio.
Questa tendenza fra i nostri darwiniani non tiene conto delle leggi economiche che dominano la società, il cui cieco potere non porta in auge né migliori, né i più abili, né i più virtuosi, ma spesso i più astuti e i più malvagi, mettendoli al caso di facilitare le condizioni di esistenza o di sviluppo per i loro discendenti, senza che questi abbiano bisogno di muovere un dito. Sotto nessun sistema economico in generale l’individuo che possiede qualifica buone ed elevate ha tanto poca prospettiva di salire in alto, come sotto l’organamento economico capitalistico. Si potrebbe dire senza esagerazione che questa impossibilità aumenta a misura che il sistema si avvicina al suo punto culminante. La mancanza di riguardi e di coscienza nella scelta e nell’applicazione dei mezzi sono armi più utili e più corrispondenti allo scopo di tutte le virtù terrene messe insieme. Solo colui la cui conoscenza dell'essere e della natura di questa società è uguale a zero, o colui il quale è dominato da pregiudizi borghesi, in conseguenza dei quali ha dimenticato il vero modo di pensare e di trarre le conclusioni, può considerare una societa costituita su tali basi come una società dei più capaci e dei migliori.
La lotta per l’esistenza è combattuta inconsciamente da tutti gli organismi, ignorando le leggi che regolano la vita. Questa lotta esiste anche fra gli uomini, fra i membri di ogni societa in cui la solidarietà è scomparsa, o non è tenuta in conto. Essa varia a seconda della forma assunta dai rapporti scambievoli degli uomini nel corso dell'evoluzione sociale e prende il carattere di lotte di classe che hanno luogo sempre su più larga scala. >

Vettor Pisani 1970
Ma queste lotte (e qui differiscono gli uomini da tutti gli altri esseri) conducono alla migliore conoscenza degli elementi che compongono la società e finalmente alla conoscenza delle leggi che dominano lo sviluppo e gli sono necessarie. Infine non rimane all’uomo che applicare la sua conoscenza agli istituti politici e sociali e trasformarsi corrispondentemente.
La differenza fra l'uomo e il bruto è questa: che l'uomo è  chiamato animale ragionevole, mentre l’animale non è un uomo ragionevole.

[ socialismo e scienza ]

Enrico Ferri ha scritto un'opera intitolata Il socialismo e la scienza moderna  (Darwin-Spencer-Marx) nella quale egli afferma specialmente, in opposizione all'Häckel, che il darwinismo e il socialismo si trovano in perfetta armonia, ed è errore fondamentale dell'Häckel (come ha continuato ad asserire anche recentemente) di caratterizzare il darwinismo per aristocratico. Noi non siamo completamente d'accordo col Ferri e soprattutto non ci combiniamo sul punto di partenza nel giudicare le qualità della donna, punto sul quale è in perfetto accordo con Lombroso e Ferrero.
Ellis dice in Mann und Frau che, se pure le proprietà dell'uomo e della donna sono diverse, hanno uguale valore, affermazione della sentenza di Kant che solo insieme donna e uomo formano l'essere umano. L'opera del Ferri viene a proposito, solo il traduttore avrebbe potuto risparmiare in una nota a pag. 10 di far cenno, menzionando Ziegler, delle leggiere assersioni del Bebel. Il signor Kurella non avrebbe dovuto parlare di leggerezza, poiché veramente leggiera è la sua nota alle proposizioni del Ferri, col quale ci troviamo in perfetto accordo.
Häckel ed i suoi seguaci contestano ancora che il darwinismo conduca all'ateismo, e, dopo aver messa di lato, adducendo tutte le prove scientifiche possibili, il creatore, fanno sforzi inauditi per farlo ricomparire in iscena dalla porta di dietro. A questo scopo si crea una forma speciale di religione chiamata alta moralità e principi morali.
Nel 1882, al congresso dei naturalisti a Gisenach, Häckel fece il tentativo in presenza della famiglia granducale di Weimar, non solo di salvare la religione, ma di far passare per religioso il suo maestro Darwin. Il tentativo naufragò, come può vedere chi legge la relazione e la lettera citata di Darwin [16]. Questa lettera asseriva tutto il contrario di quanto, certamente con frasi prudenti, doveva dire, secondo l'Häckel. Darwin aveva riguardo alla pietà dei suoi connazionali, gli Inglesi, per la qual cosa non osava esprimere apertamente la sua vera opinione sulla religione, ma privatamente lo faceva, come poco dopo il congresso di Weimar si seppe aver egli detto al Büchner che da quando aveva raggiunto il quarantesimo anno di età cioè dal 1849, egli non credeva più, non avendo trovata alcuna prova per affermare la sua fede.
Negli ultimi anni di vita sussidiava anche un giornale ateo che si pubblicava a Nuova-York.

[ le donne in movimento ]

Le donne debbono sostenere la gara con l’uomo anche nel campo dell'intelligenza; esse non devono aspettare che a questi piaccia di lasciare loro libera la strada per sviluppare le loro funzioni cerebrali. L'impulso è già dato a questo movimento. La donne hanno rimosso più d'un ostacolo per scendere a combattere nell’agone, e, in alcuni paesi, con particolare successo.
Il movimento che si fa sempre più notevole per la loro ammissione allo studio nelle università, nelle scuole superiori e nei circoli d'azione corrispondenti a questi studi, rimane, per la natura delle nostre condizioni sociali, limitato alla classe borghese. La proletaria non è direttamente interessata, poiché ad essa sono negati questi studi e le carriere che ne derivano. Ciò non ostante, così il movimento come il successo, interessano tutte senza distinzione, perché talvolta si tratta di una quistione che concerne la posizione della donna in generale di fronte all'uomo, tal altra si tratta di provare ciò che le donne siano capaci di fare nelle attuali condizioni sfavorevolissime al loro sviluppo. Di più, le donne avrebbero grande interesse di farsi curare in caso di malattia da medici del loro sesso, a cui farebbero appello con meno riluttanza che non agli uomini, specialmente trattandosi di disturbi fisici collegati con la generazione; nei quali casi avviene spesso che per non ricorrere agli uomini facciano addirittura a meno del soccorso medico o lo richiedano troppo tardi. Di qui una serie di dispiaceri e di tristi conseguenze e per le donne e per gli uomini. Non vi ha quasi medico che non abbia da deplorare questa reticenza nelle donne, a volte colpevole, e la tendenza di nascondere i loro mali. Il fatto si comprende, ma è irragionevole che gli uomini, e i medici in ispecie, non vogliano convenire quanto sarebbe giustificato e necessario lo studio della medicina per la donna.
Non sarebbe del resto cosa nuova. Presso molti popoli antichi, fra cui i Germani, vi erano donne dedicate a quest'arte salutare. Nel secolo IX e nel X vi erano medichesse ed operatrici di grande fama in Arabia in Ispagna, a preferenza nel periodo della dominazione araba allorché studiavano all'università di Cordova. Devesi pure all'influenza della dominazione dei Mori se la donna si dedicò allo studio della medicina in diverse università italiane, fra cui Bologna e Palermo. Con la scomparsa dell'influenza pagana venue proibito in Italia questo studio. Nel 1377 il collegio universitario di Bologna decretò: «Essendo la donna l’iniziatrice del peccato, l'arma del diavolo, la causa della cacciata dal paradiso terrestre, la corruttrice dell'antica legge , e perché è da evitare con ogni cura qualunque rapporto con essa, vietiamo decisamente che alcuno osi introdurre qualsiasi donna, per quanto onorata, nel collegio soprannominato, e qualora vi fosse chi lo facesse, sarà severamente punito dal rettore.»
I preti cristiani - cattolici e protestanti - sono quelli che ancora si oppongono più accanitamente a ciò che la donna intraprenda gli studi superiori. Questo fatto fu provato dalle discussioni del parlamento tedesco riguardo all'ammissione della donna nelle università, e lo affermano le discussioni dei congressi evangelici-sociali della primavera del 1894 a Francoforte sul Meno, dove alcuni ecclesiastici che si rendevano interpreti dell'opinione della generalità, protestarono che le donne prendessero parte alle discussioni del congresso con uguaglianza di diritti.

[ gli Stati e l’istruzione della donna ]

L'ammissione della donna agli studi superiori ha per primo vantaggio che la concorrenza femminile stimola l'emulazione della nostra gioventù maschile, che molto lascia a desiderare. Basterebbe solo questo per reputarla un grande beneficio. Anche i costumi dei giovani ne avvantaggerebbero; il vizio del bere e dell'attaccar briga, del frequentare le bettole, troverebbe un freno. Principalmente negli uffici occupati dai capi dello Stato, dai giudici, dai procuratori del re, dai più alti impiegati della polizia, dai deputati, dominerebbe un contegno più corrispondente al còmpito per il quale furono fondati e sono mantenuti. Un miglioramento, a detta di molti, sarebbe desiderabile.
Il numero degli Stati che ammettono la donna nelle università e negl'istituti superiori è rapidamente aumentato negli ultimi decenni. Nessuno Stato potrebbe pretendere di essere civile se alla lunga si opponesse a questa domanda, accordata già dagli Stati Uniti e dalla Russia, che sotto ogni rapporto presentano fra loro il più crudo contrasto, eccettuato nell'accordare uguaglianza alla donna.
Nell'Unione Nord-Americana le donne sono ammesse agli studi in tutti gli Stati; nel1'Utah fino dal l850, a Jowa dal 1860, nel Kansas dal 1866, nel Wisconsin dal 1868, nel Minnesota dal 1869, nella California e nel Missouri dal 1870, nell'Ohio, nelI'lllinois e nel Nebraska dal 1871; dopo di allora tutti gli altri Stati li imitarono. Per la diffusione degli studi negli Stati Uniti le donne hanno saputo conquistarsi posizioni importanti. Dalla statistica del 1890 risultarono 2438 medichesse e operatrici, 2136 architette, 580 giornaliste, 360 scrittrici, 165 ecclesiastiche, 119 avvocatesse.
In Europa fu a preferenza la Svizzera che aprì le università alla donna.
Il numero totale degli studenti, comprese le donne ammontava:
nel 1887 a 2229, di cui 167 donne - nel 1890 a 2522,  di cui 248 donne - nel 1893-94 a 3609, di cui 599 dinne - nel 1898 a 3494, di cui 676 donne (comprese le uditrici).
Nel semestre d'estate del 1898 le studentesse si dividevano nelle diverse facoltà: legge 13, medicina 304, filosofia 359. Secondo la nazionalità vi erano: 74 Svizzere, 278 Russe, 47 Tedesche, 25 Bulgare, 7 Serbe, 7 Americane del nord, 12 Asiatiche, 8 Australiane, 6 Ungheresi, 3 Olandesi, 3 Inglesi, 1 del Lichtenstein, 1 Rumena, 1 Africana.
Non abbiamo dati precisi sulla nazionalità delle 202 uditrici. Il numero delle studentesse tedesche in Svizzera è diminuito perché le donne sono oramai ammesse in tutte le università germaniche, per quanto in date condizioni.
Gli Stati nei quali le donne sono ammesse agli studi sono: gli Stati Uniti, l’Inghilterra, l'Olanda, il Belgio, la Danimarca, la Svezia, la Norvegia, la Russia, la Germania, l'Austria-Ungheria, l'Italia, la Svizzera, la Francia, la Turchia. Si trovano medichesse in India, in Egitto, in Abissinia, in Persia, nel Marocco, nella China ecc. Negli Stati orientali le medichesse acquistano sempre più terreno. Le limitazioni imposte alla donna dalla religione e dai costumi fanno considerare le medichesse come un grande beneficio.

[ le donne e lo studio in Germania ]

Dopo lunghe lotte e grandi sforzi anche la Germania infine, sebbene timorosa, si è avviata sulla nuova strada.
Con decreto del consiglio federale del 24 aprile 1890 e stato accordato alle donne di prendere, come gli uomini, la laurea di medichesse, dentiste, farmaciste. Con un secondo decreto del consiglio federale del 28 luglio 1900 furono ammesse all'esercizio nello impero germanico le medichesse laureate all'estero purché fossero sempre suddite tedesche; come pure un permesso a quelle che avevano cominciati gli studi di medicina all'estero di continuarli in Germania. Già prima del 1898 le donne erano state ammesse agli studi in alcune università tedesche quali Heidelberg e Gottinga. Nel semestre d'inverno 1901-02 erano già iscritte nei ruoli universitari 1270 uditrici e cioè: 611 a Berlino, 105 a Bonn, 89 a Halle, 70 a Breslavia, 73 a Lipsia, 53 a Friburgo (di cui 17 si matricolarono), 41 a Wurzburg, 38 a Konigsberg, 33 a Strasburg, 33 ad Heidelberg (di cui si immatricolarono), 19 a Kiel, 18 a Giessen, 7 a Rostock, 6 a Marburg, 4 a Erlaugen, 2 a Greifswald, 2 a Tubinga. In varie città germaniche sono stati fondati anche alcuni ginnasi femminili e reali, come a Karlsruhe, Stoccarda, Hannover, Königsberg, Amburgo, Francoforte sul Meno, Heidelberg e Friburgo; nel politecnico di Karlsruhe possono laurearsi le donne che presentano la licenza di un ginnasio governativo tedesco conosciuto o di un ginnasio reale [17]. Al contrario le rimanenti università tedesche, fra cui quella di Berlino, hanno finora rifiutato di accordare la laurea alle donne anche se presentassero la licenza necessaria, cioè a dire non hanno voluto riconoscere la loro idoneità a studentesse. Nella primavera del 1902 fu di nuovo respinta dall'università di Berlino la domanda di laureare le studentesse che possedessero la licenza di un ginnasio tedesco.
In Germania non è stata ancora vinta dappertutto l'opposizione dei .^circoli molto influenti contro l'ammissione delle donne agli studi. Il ministro del culto prussiano tenne nel marzo del 1902 nella dieta prussiana un discorso dove, fra le altre cose, disse che i ginnasi femminili erano un esperimento che il governo doveva cessare. Egli temeva che le differenze poste dalla natura e sviluppate dalla civiltà fra l’uomo e la donna potessero modificarsi col frequentare i ginnasi e le università. La famiglia tedesca doveva conservare, per quanto fosse possibile, la particolare natura della donna tedesca. Questo concetto s'accordava perfettamente con l'antico sistema.
Anche una gran parte dei professori tedeschi è contraria allo studio della donna, per quanto alcuni consentano che molte donne ammesse agli studi corrispondano pienamente alle esigenze imposte loro, alcune poi in modo speciale.

[ una vibrante protesta ]

Una protesta pubblicata nel marzo 1902 in appoggio alle cliniche germaniche mostra come pensa una parte della studentesca - probabilmente la grande maggioranza - riguardo all'ammissione della donna agli studi.
Dopo aver dichiarato che l’agitazione del circolo Frauenbdung- Frauenstudium a Berlino aveva cagionato una protesta contro l’ammissione della donna agli studi della medicina, e detto: «Poiché la questione viene cosi portata in pubblico, la clinica di Halle si rivolge ai circoli per i quali la decisione ha maggiore interesse e importanza, cioè ai clinici delle università tedesche, perché essi o per propria esperieuza vengano a conoscere gl'inconvenienti menzionati, o possano imaginare a quali situazioni spiacevoli e nocive al decoro questa istruzione comune potrebbe dar luogo; situazioni troppo ripugnanti a precisare senza urtare il pudore. La facoltà di medicina dell’università di Halle ha, fra le prime nell'impero germanico, tentato di ammettere le donne allo studio della medicina, ma questo tentativo si può considerare addirittura infruttuoso. In luogo delle aspirazioni elevate, con la donna è entrato il cinismo, e sono all'ordine del giorno scene spiacevoli per i maestri e per gli scolari, non che per le pazienti. L’emancipazione della donna diventa una calamità, un conflitto con la costumatezza e fa d'uopo metterle un freno. Colleghi! Davanti a questi fatti, chi potrebbe osare di opporsi alle nostre giuste esigenze? Noi chiediamo: l’esclusione delle donne dai corsi clinici, perché l'esperienza ci ha insegnato che la comunanza di uditori maschi e femmine è tanto poco compatibile con l'interesse dello studio della medicina, quanto coi principi della costumatezza e della morale. La domanda da noi sottocitata ha perso adesso il suo carattere locale. Persone autorevoli hanno già lasciato supporre di volere ammettere definitivamente le donne allo studio della medicina. Voi tutti siete in egual modo interessati alla nostra causa e quindi vi domandiamo: Opponetevi a questa ammissione e unitevi con noi in comune protesta.»

[ cortezza di mente e invidia maschile ]

Questa protesta è prova incontrastabile della cortezza di mente e del sentimento d'invidia degli studenti di clinica per la concorrenza femminile, poiché è a questo timore che dobbiamo ricondurre le loro riflessioni di moralità. Ciò che da anni è ammesso in quasi tutti gli Stati civili senza danno della morale e della decenza delle studentesse, non deve costituire un pericolo per la Germania. Gli studenti tedeschi non godono fama di eccessiva virtuosità, e dovrebbero lasciare da parte simili sciocchezze. Se non si trova scandaloso e immorale che le infermiere si trovino presenti e prestino aiuto in ogni possibile operazione sugli uomini come sulle donne, se non è scandaloso e immorale che dozzine di giovanotti a scopo di studio assistano come spettatori ai parti, o cooperino alle operazioni praticate su donne inferme, è ridicolo che le studentesse non abbiano uguali diritti.
Un motivo affatto diverso da quello addotto dall’università di Halle indusse il fu prof. Bischoff ad opporsi all'ammissione delle donne agli studi medici e, cioè, la rozzezza. degli studenti, della quale egli poteva essere buon giudice. Ma poiché la questioue viene considerata sempre dagli uomini da punti di vista limitati, o per invidia di concorrenza, essa finisce sempre col trionfo della donna. Non è possibile farla retrocedere.
In tutti i paesi civili della terra, ed anche in paesi che non passano per tali, vi sono medichesse che esercitano la professione in numero più o meno esteso.
Il defunto Li-Hung Ghang aveva nominata medichessa della sua famiglia una Chinese che esercitava l’arte medica nell'ospedale femminile di Futschang. La defunta moglie di Kowalewska, la celebre matematica, fu, dal 1884 fino alla sua morte nel 1892, addetta all’insegnamento delle matematiche a Stoccolma. Vi sono in gran numero professoresse negli Stati Uniti, alcune anche in Italia. Abbiamo donne che esercitano la professione di medichesse, dentiste, avvocatesse, giudici, chimiche, fisiche, geologhe, botaniche, maestre superiori, ecc., occupate in cariche pubbliche o private, ed è provato che sono al caso di adempiere con uguale abilità e coscienza degli uomini i loro compiti. Nell'estate del 1899 la maggioranza degli elettori nel cantone di Zurigo con votazione popolare si è pronunziata in favore dell'ammissione delle donne nel foro. La votazione risultò di 21717 voti contro 20046.
La ragione addotta da molti, specialmente dai dotti, per opporsi allo studio della donna, è che temono di avvilire la scienza, la quale potrebbe scapitare agli occhi della moltitudine se si dimostrasse che anche la donna può comprendere una scienza che finora era considerata privilegio speciale degli eletti del sesso maschile.

[ insegnamento per buoni a nulla ]

Purtroppo la costituzione delle università è difettosa come tutto il complesso del nostro insegnamento.
Come nelle scuole pubbliche viene rubato al fanciullo il tempo più prezioso per rimpinzargli il cervello di nozioni che non sono in accordo, né con la ragione, né con la scienza; come viene caricato di una zavorra che nella vita non gli riesce di impiegare e che anzi lo inceppa nel progresso e nello sviluppo; altrettanto avviene nelle scuole superiori. Negli istituti preparatori viene impartita agli scolari una quantità di nozioni aride e inutili e di esercizi mnemonici che assorbono la maggior parte del loro tempo e delle loro forze intellettuali; così può dirsi delle università. Accanto ad una massa di materie antiquate e superflue poco viene insegnato di buono e di utile. Molti professori, semestre per semestre, tornano a ripetere le stesse lezioni che si leggono nei vecchi appunti di collegio, fino i motti di spirito, in modo che l'alto ufficio dell’insegnamento diventa per molti un mestiere qualunque e gli scolari non abbisognano di speciale avvedutezza per comprenderlo.
Anche il concetto formatosi delle università fa sì che i giovani non prendano troppo sul serio gli studi e taluni, che ne avrebbero intenzione, sono scoraggiati dalla pedanteria e dal sistema d'insegnamento di molti professori. La decadenza degli studi e dello zelo in essi impiegato è fatto generalmente osservato nelle università e nelle scuole superiori, ed offre argomento di riflessione anche alle persone di idee moderate.
Saldamente affratellata è la razza dei buoni a niente, che fa sempre maggiori progressi nei nostri tempi privi di carattere e penetra sempre più nelle nostre scuole superiori. Le buone relazioni di famiglia, il buon animo, fanno le veci della scienza e delle cognizioni; essere patriota, cioè un uomo che non ha opinioni proprie, ma che si rivolge sollecito all'alto e cerca di scoprire da che lato tira il vento per inchinarsi e prosternarsi, vale più di un uomo di carattere, di un uomo di scienza.
Quando arriva poi il tempo degli esami, in un paio di mesi si ingerisce quanto sembra strettamente necessario per cavarsela. Superati questi facilmente ed ottenuto un impiego o abbracciata una professione, la maggior parte di questi studiosi continua a lavorare meccanicamente e quasi si trattasse di un mestiere; ma se ne hanno assai a male se chi non ha studiato, non li saluta col massimo rispetto e non li considera e non li tratta come una razza umana superiore. Quasi tutti coloro che occupano alte cariche, procuratori del re, giudici, medici, professori, impiegati, artisti, ecc., non sono altro se non mesitieranti lieti di mangiare alla greppia.
Solo chi ha alte aspirazioni scopre più tardi quanto di inutile ha imparato e come non abbia appreso invece ciò che gli era utile, e comincia solo allora ad imparare davvero. Durante la miglior parte della sua vita egli è stato tormentato con l’insegnamento di cose inutili o dannose; per cui gli occorre un secondo periodo per eliminarle e mettersi all’altezza dei tempi; solo allora può divenire un membro utile della società. Molti non escono dal primo stadio, altri rimangono stazionari nel secondo, e pochi hanno l’energia di salire fino al terzo.
Ma il decoro esige che siano conservate le anticaglie e tutte le inutili nozioni impartite, e poiché finora le donne, in causa del loro sesso, sono state escluse dalle scuole e dagli istituti preparatori, questa circostanza serve da comodo pretesto per chiuder loro le porte dell'università.
Nel 1870 uno dei professori di medicina più rinomati di Lipsia fece ad una signora la candida confessione: «Listruzione classica non era veramente necessaria per comprendere la medicina, ma si doveva farne una condizione  dell’ammissione a questi studi perché non ne soffrisse la dignità della scienza».
A poco a poco anche in Germania si fa notevole l’opposizione alla necessità dell'istruzione classica per lo studio della medicina. Gli immensi progressi nelle scienze naturali e la loro importanza nel complesso della vita esigono lo studio profondo di esse, ma l'istruzione ginnasiale con la preferenza che accorda alle lingue classiche, al greco e al latino, considera le scienze naturali come secondarie e le trascura, per cui avviene che gli studenti spesso non possiedono quelle nozioni di scienze naturali che per alcuni rami di studi, quale per esempio la medicina, sono di capitale importanza.
Contro questa specie d’insegnamento unilaterale si è infine sollevata un'opposizione nel circolo stesso degl'insegnanti, come è dimostrato da una dichiarazione pubblicata da 400 maestri delle scuole superiori nell'autunno del 1890. All'estero, per esempio in Svizzera, si è dato già da lungo tempo il maggior peso allo studio delle scienze naturali e si è permesso a chiunque, anche senza la così detta istruzione classica, l'accesso allo studio della medicina, purché fosse fornito delle necessarie nozioni di scienze naturali e di matematica. Nello stesso senso si agisce in Russia, negli Stati Uniti ecc.
In Russia, dove è un particolare criterio dello Stato la persecuzione e il considerare privi di diritti legali gli ebrei, è stato prescritto con un ukase dell'anno 1897 che nell'istituto femminile di medicina, allora aperto, potesse essere ammesso solo il 5% di uditrici di religione non cristiana. E di queste solo il 3% di israelite, mentre il rimanente 2% poteva essere di origine mussulmana. Ecco uno dei punti in cui la Russia è rimasta addietro. Il governo russo avrebbe tanto meno ragioni di prendere queste determinazioni, in quanto pe l'immenso impero scarseggia molto di medici e le medichesse russe, senza distinzione di religione o di origine, si sono guadagnate il certificato di possedere il maggiore spirito di sacrificio nell'esercizio della loro carriera. Erismann, che per molti anni ha esercitato la professione in Russia, ci comunica in una conferenza tenuta nella 54a assemblea dell'unione centrale di medicina ad Olten: «In questi primi anni si sono fatte esperienze favorevoli anche riguardo all'attività delle medichesse. Esse sanno fin da principio acquistarsi la fiducia della popolazione; nella nobile gara coi colleghi maschi riportano la vittoria. Si osserva subito che vi sono più pazienti per ogni medichessa che non per ogni medico, quantunque anche questi ultimi adempiano il loro dovere con grande devozione e abnegazione. Le donne malate si rivolgono in special modo alle medichesse più che non chiedano i medici»[18].
Dal lato opposto, cioè degli uomini interessati nel fatto, non si è osservato nulla di svantaggioso dalla temuta concorrenza delle donne, specialmente nella pratica. Sembra anzi che le medichesse abbiano una clientela di pazienti del loro sesso che raramente, o solo in casi estremi, ricorrerebbe al consiglio di un medico; come pure si è dato il caso che un buon numero di donne che si erano dedicate a tale studio, appena entrate nella vita coniugale o non si sono date alla pratica, o vi hanno rinunziato poco tempo dopo.
Ciò dimostra che i doveri domestici, imposti dalla classe borghese alla donna, soprattutto quando vi si aggiungano i figli, sono tali che a molte riesce impossibile servire due padroni al tempo stesso. Di più, la medichessa deve essere sempre pronta giorno e notte per i bisogni della sua carriera e ciò non è facile a tutte.

[ la famiglia e il lavoro ]

L'opera di Adele Gerhard e di Elena Simon sulla Mutterschaft und geistige Arbeit contiene molta materia importante riguardo alle difficoltà che esistono per le donne di possedere una famiglia e volere, o, per meglio dire, dovere al tempo stesso adempiere ai doveri di un mestiere per vivere [19].
Sono scrittrici, artiste, cantanti di teatro , ecc., che prendono la parola per dare un giudizio secondo la propria esperienza. E questi giudizi dicono che si deve sconvolgere tutto l'ordinamento sociale prima che la grande massa dell'intelligenza femminile che esiste e lotta per avere un'occupazione, possa giungere a completa attività, ciò che sarebbe nel massimo interesse della società.
Dopo che l’Inghilterra, gli Stati Uniti e la Francia si sono spinti tanto innanzi da occupare le donne anche nelle ispezioni dei mestieri, per il quale ufficio il bisogno diventa tanto maggiore in quanto che, com’è dimostrato, il numero delle operaie aumenta di anno in anno, insieme col numero delle industrie in cui le donne sono esclusivamente o a preferenza occupate, anche una serie di Stati germanici ha seguito l'esempio.
Il Baden, la Baviera, l'Assia, la Prussia, la Sassonia, il Weimar, il Würtemberg, ecc., hanno donne che, come gli uomini, adempiono l'ufficio di ispettrici dei mestieri, alcune delle quali per la loro attività si sono acquistate molto credito. Anche qui è dimostrato che le operaie hanno più fiducia in un rappresentante del loro sesso e le ispettrici ricevono confidenze che non verrebbero fatte ai loro colleghi maschi. Un altro difetto dell'istituzione è che questi ispettori-aiuti non possiedono dappertutto la posizione indipendente necessaria per il loro genere di occupazione, ed anche il salario lascia a desiderare.
Molti governi vanno avanti a tastoni ed esitando per ciò die riguarda la nuova istituzione.
Particolarmente notevole è in Germania la sfiducia e l'ostilita alla concorrenza femminile negli impieghi pubblici, perché il militarismo ogni anno fa concorrere in ogni genere di impieghi di Stato e nei comuni tanti ufficiali messi fuori dall'esercito e sotto-ufficiali fuori di servizio che non vi è più posto per le forze lavoratrici delle altre classi. Se le donne sono accettate è solo a condizione di un salario assai più basso, per la qual cosa possono gl'impieghi sembrare agli uomini o non degni, o meritevoli di minore ricompensa.

[ invenzioni tecnologiche di donne ]

Le multiformi attitudini femminili si sono potute valutare nell'esposizione mondiale di Chicago nel 1893. Non solo lo splendido edifizio per l'esposizione dell'arte e dei prodotti delle industrie femminili era stato costruito da donne architette, ma anche i prodotti esposti, opera esclusivamente femminile, furono ammirati più volte per il loro gusto e la loro artistica esecuzione.
Così nel campo delle scoperte le donne hanno fornito un buon contingente che nel futuro verrà sempre più arricchito. Un giornale d'America ha pubblicato una lista di scoperte, di cui sono autrici donne e che riguardano i seguenti oggetti: Un filatoio perfezionato, un telaio rotatore che produce tre volte il lavoro di uno comune; uno strumento per sciogliere le catenelle; un manubrio a vapore per le viti; un apparecchio di salvataggio per gl'incendi; un altro per pesare la lana, macchina delle più semplici che siano state fatte e di valore inestimabile nell'industria della lana; un serbatoio d'acqua potabile per spegnere gl'incendi; un sistema per applicare il petrolio invece della legna e del carbone, quale combustibile nelle macchine a vapore; una molla perfezionata da locomotive; un segnale per scambi ferroviari; un sistema di riscaldamento senza fuoco per vagoni; un feltro lubrificatore per scemare l’attrito delle strade ferrate; una macchina da scrivere; un razzo segnalatore per la marina; un telescopio per le profondità marine; un sistema per attutire il nuore delle ferrovie aeree; uno strumento per consumare il fumo; una macchina per piegare sacchetti di carta, ecc.
Specialmente nelle macchine da cucire sono stati, per opera di donne, introdotti perfezionamenti, per esempio un ritrovato per cucire le vele e i panni grossolani; un apparecchio per infilare l'ago mentre la macchina è in movimento; un perfezionamento nelle macchine da cucire pelli, ecc.
L'ultima scoperta è stata fatta da una donna che dirige da molti anni una selleria a Nuova-York. Il telescopio marino scoperto dalla signora Mather e perfezionato dalla figlia è un'invenzione della massima importanza, poiché rende possibile esaminare la chiglia delle grandi navi senza che queste siano messe in secco. Con l'aiuto di questo cannocchiale si può da bordo esaminare gli avanzi di una nave naufragata, gli ostacoli che impediscono la rotta di una nave, segnalare torpedini, ecc..
Fra le macchine che per la loro straordinaria complicazione e geniale costruzione fecero chiasso in America come in Europa è da annoverarsene una per la fabbricazione dei sacchi di carta. Molti uomini, fra cui meccanici distinti, avevano finora tentato invano di costruirne una simile. Una donna, miss Maggie Knight ne fu l'inventrice. In seguito ha inventato una macchina per piegare i sacchi di carta che compie il lavoro riunito di 30 persone; l’inventrice stessa diresse i lavori d'impianto di questa macchina ad Amherst nel Massachusetts.
Questo movimento femminile ha avuto luogo anche Giappone, ma, naturalmente, qui pure il mondo maschile si oppose energicamente. Per la qual cosa nell’autunno del 1892 il parlamento giapponese decretò di proibire alle donne di diventare editrici e redattrici di giornali, anche di quelli che si occupassero di mode, di arte culinaria, di istruzione dei bambini, ecc.
Fu al Giappone che accadde cosa ritenuta inaudita, che cioè una donna si facesse editrice di un giornale socialista democratico. Ciò riuscì troppo aspro ai legislatori giapponesi, che a questo proposito emanarono la legge suddetta. Non è però proibito alle donne di essere corrispondenti di giornali, ma è interdetto loro l’accesso  alle università.
Ma alla lunga non riescirà ai Giapponesi come agli Europei, loro colleghi nel modo di pensare, di negare alle donne i loro diritti.

Segue nel prossimo almanacco



L'illusionista Harry Blackstone presenta La donna tagliata dalla sega circolare, 1950 ca.

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[1] . Mann und Weib del dott. Havelock Ellis. Traduzione del dottor Hans Kurella. Lipsia , 1894, Georg Wigands editore, par. 201.
[2] . Ma forse la scarsa nutrizione della donna determina la grandezza minima del cuore. Noi torniamo a ripetere ciò che abbiamo gia detto qui sopra, che è fatto conosciuto che le donne e le bambine si nutriscono e sono peggio nutrite degli uomini adulti e dei ragazzi. Vi fu un tempo in cui era bon ton che la donna mangiasse il meno possibile; essa doveva avere un'apparenza eterea e il concetto della bellezza della nostra alta società è che sia cosa ordinaria per una ragazza, o una giovane possedere colori vivaci sul volto e un personale robusto. E’ pure noto che il sistema di nutrizione di moltissime donne nelle stesse condizioni sociali di quelle degli uomini, è assai peggiore. Le donne, per ignoranza, o per pregiudizio, pretendono sotto questo rapporto l'impossibile e gli uomini le spalleggiano. Alla trascuratezza e noncuranza della nutrizione fisica fanno seguito le peggiori conseguenze quando questo fatto persiste per generazioni consecutive in un sesso già esaurito fisicamente dalle perdite di sangue mensili e dall’abuso di forze richiesto dalle gravidanze, dai parti e dagli allattamenti. L'AU'l'ORE.
[3] . Gli uomini di genio sono in generale di piccola statura e di cervello voluminoso. Questi sono anche due tratti principali del fanciullo di cui essi rammentano l’espressione della fisionomia come il temperamento. Dott. Havelock Ellis, Mann und Weib, p. 392).
[4] . Psychiatrie, Parte prima. Vienna, 1884.
[5] . Secondo quattro autori a 838, 864, 878, 867.
[6] . Op. cit., pag. 105.
[7] . I pesi dei corpi sono tolti dall’Antropologia di Taupinard.
[8] . Se, con l'autorità del Delaunay, ammettessimo la differenza peso fra l'uomo e la donna di 11 kg., avremmo invece da 35 a 70 grammi.
[9] . Manouvrier, Revue scientifique N. 22, 3 giugno 1882.
[10] . Quatrefages trovò che questa proporzione è maggiore nella donna di quanto sia nell'uomo, Thurnam trovò il contrario come L. Manouvrier.
[11] . Die neuere Schöpfungsgeschichte.
[12] . Il dott. Havelock Ellis, nella sua opera più volte citata, dice che la donna in molte tribù selvagge e semi-selvagge è, in forza fisica ed in sviluppo corporale, non solo uguale all'uomo, ma, talora superiore. Al tempo stesso è d'accordo con altri che in conseguenza della nostra evoluzione civile è andata sempre più aumentando la differenza della capacità cranica fra i due sessi.
[13] . «L'ambiente scientifico è il tempio della democrazia» (Buckle Geschichte der Zivilisation in England, vol. II, parte II, 4.edizione traduz. di A. Runge. Lipsia e Heidelberg 1870).
[14] . Ziegler, nell'op. cit. a pag. 11 e 12, contesta che questo sia l'intendiinento di Virchow, ma anche la citazione che egli fa alle espressioni di Virchow lo afferma. Questi dice: « Imaginate adesso come la teoria della discendenza sia rappresentata nella testa di un socialista ! (Ilarità) Si, signori miei, ciò potrà sembrare ridicolo ad alcuni, ma è cosa seria e voglio sperare che la teoria della discendenza non desti in noi tutti quei terrori che simili teorie hanno destato in nazioni vicine. Ciò non di meno questa teoria se è razionalmente introdotta, ha il suo lato che dà molto da pensare e non avrete dimenticato spero, come il socialismo abbia preso piede con essa e si sia consolidate. Noi dobbiamo tener bene in mente questo particolare ». - Abbiamo fatto adesso quanto temeva Virchow: abbiamo tirato le conseguenze delle teorie darwiniane, che Darwin stesso e gran parte dei suoi seguaci o non avevano tirate affatto o falsamente. E Virchow mette in guardia contro questi ammaestramenti poiché prevede che il socialismo dovrà e vorrà trarne conseguenze che stanno nei medesimi.
[15] . Dubois-Reymond, riferendosi agli attacchi dei quali fu oggetto, ha ripetuta la frase sopra citata nel febbraio del 1883 in occasione dell'anniversario di Federico il Grande.
[16] . Häckel pubblicò nel N.8 dell’Avvenire (Berlino 1895) un articolo sul progetto d'innovazione proposto al parlamento, dove, fra le altre conclusioni, egli diceva: « Io non sono certo amico del Bebel, che mi ha più volte attaccato, e, fra le altre, nel suo libro sulla donna mi ha di recente calunniato ». II rimprovero rivoltomi dall'Häckel è dei più gravi che si possano fare e significa – ciò che l'Häckel sembra ignorare – che si siano fatti degli attacchi contro coscienza. Io non credo aver fatto questo ed aspetto mi siano provate le sue asserzioni; fino a quel giorno le rigetto lungi da me come avventate. (l’Autore)
[17] . Stand der deutscheu Frauenbowegung ius Beginn des Iahres 1902, di Elsa Lüders. Zurigo-Lipsia.
[18] . Die organisation der unentgeltlichen polyklinischen Krankenpflege in den grossen Städten Russlands. (St. Petersburg und Moskau) Deutsche Vierteljahreschrift für öffentliche Gesundheitspflege. Brannschweig.
[19] . Berlino 1905. Georg Reimer.