LA DONNA E IL SOCIALISMO

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August Bebel . 1883 . ediz.1905
arteideologia raccolta supplementi
made n.16 Ottobre 2018
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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LA DONNA NEL PRESENTE . 6 . 2

LA CONDIZIONE DELLA DONNA NELLE INDUSTRIE . LE SUE CAPACITÀ INTELLETTUALI . IL DARWINISMO E LE CONDIZIONI DELLA SOCIETÀ . 2

Riguardo al salario, è accertato che in generale il lavoro delle donne è retribuito peggio di quello degli uomini, anche là dove prestano l’opera istessa. In questo non vi ha differenza fra l’intraprenditore privato e lo Stato o il comune.
Le donne impiegate nelle ferrovie e nelle poste sono pagate meno degli uomini che occupano i medesimi posti. I comuni retribuiscono meglio i maestri delle maestre. I motivi sono questi: le donne hanno meno bisogni e meno risorse; esse sono anche in generale legate ai loro domicili. Le ore di lavoro sono in media per le donne in numero maggiore, se la legge non interviene per proteggerle. Dalla relazione della camera di commercio di Lipsia nel 1888 risulta che con le stesse ore di lavoro ricevevano la seguente retribuzione:
in Marchi
Uomini
Donne
Nelle fabbriche di merletti
20—25
7—15
Nelle fabbriche di guanti di stoffa
15—30
6—25
Nella tessitura del lino e della juta
12—27
5—10
Nella pettinatura della lana
15—27
7,20—10,20
In una raffineria di zucchero
10,50—31
7,50—10
Nelle fabbriche di cuoio e oggetti di cuoio
12—28
7—18
Nelle fabbriche di prodotti chimici
8,50—25
7,50—10
Nelle fabbriche di oggetti di gomma
9—28
6—17
In una fabbrica di lampioncini di carta
16—20
7,50—10

In un'ispezione sui salari degli operai delle fabbriche a Mannheim nel 1893 il dott. Wörishoffer rese note le paghe settimanali di tre classi operaie: la più scarsa, riceveva fino a 15 marchi; la media da 15 a 24; la più alta più di 24.

Ecco il quadro dei salari:
 
Cl. inf.
Cl. med.
Cl. sup.
Totale degli operai
29,8%
49,8%
20,4%
Maschi
20,9%
56,2%
22,9%
Femmine
99,2%
0,7%
0,1%


Le operaie nella maggior parte riscuotevano salari da morir di fame, poiché ricevevano:
per il 4,62   %
di esse un salario settimanale
sotto 5 marchi
per il 5,47    “          “           “            “
da 5 a 6      “
per il 43,96  “          “           “            “
da 6 a 8      “
per il 27,45  “          “           “            “
da 8 a 10    “
per il 13,38  “          “           “            “
da 10 a 12  “
per il 5,38    “          “           “            “
da 12 a 15  “
per lo 0,74   “          “           “            “
sopra 15     “

[ industrie casalinghe e retribuzioni ] 

La retribuzione più miserabile è quella ricevuta dagli operai per il lavoro fatto in casa, e ciò tanto per gli uomini quanto per le donne, sebbene per queste ultime sia anche più misera. Di più, le ore di lavoro sono in questo caso illimitate, specialmente nella stagione. Nell’industria esercitata in casa troviamo spesso il sistema degli intermediari, fattori, maestri, ecc. che credono bene di trattenere per il loro disturbo una buona parte del denaro pagato dagli intraprenditori.
I seguenti dati sulle condizioni di Berlino varranno a dimostrare quanto mal retribuito sia il lavoro fatto in casa dalle donne. Le camicie a colore da uomo (camicie di fustagno) che nel 1889 erano pagate ancora da 2 marchi a 2 marchi e 50 alla dozzina, nel 1893 venivano pagate 1 marco e 20. Una cucitrice di media abilità deve lavorare dalla mattina di buon'ora fino tardi la sera per portare a termine da 6 a 8 camicie, di cui la ricompensa settimanale ammonta a 4 o 5 marchi. Una cucitrice di grembiuli guadagna da 2 marchi e 50 a 5 marchi la settimana; una cravattaia da 5 a 6 marchi; un' abile cucitrice di camicette 6 marchi, una provetta cucitrice di vestiti da ragazzi da 8 a 9 marchi; una valente cucitrice di giacchette da 5 a 6 marchi, un’altrettanta valente cucitrice di camicie fini può, nella stagione favorevole e lavorando dalle 5 di mattina alle 10 di sera, guadagnare 12 marchi. Le modiste che possono copiare per conto proprio modelli guadagnano 30 marchi al mese; le lavoranti che guarniscono cappelli, già avviate da anni nel mestiere, possono nella stagione guadagnare da 50 a 60 marchi al mese. La stagione dura in complesso cinque mesi. Una ombrellaia con 11 ore di lavoro giornaliero guadagna da 6 a 7 marchi alla settimana.
Questi salari fatti per morir di fame spingono le operaie alla prostituzione, poiché, con le pretese più modeste, un'operaia non può vivere a Berlino con meno di 9 o 10 marchi alla settimana.
I fatti citati dimostrano che per lo sviluppo moderno della civiltà la donna è sempre più sottratta alla vita di famiglia. Il matrimonio e la famiglia vanno in rovina e in dissoluzione, e da questo punto di vista è assurdo additare alla donna la vita domestica e la famiglia. Ciò può far soltanto colui che vive spensierato e non vede, o non vuol vedere, quanto accade intorno a lui. 

[ durata illimitata del lavoro ] 

In molti rami d'industria vengono occupate esclusivamente donne; in alcuni costituiscono la maggioranza e, nei rami che rimangono, sono impiegate in numero più  o meno grande.
Questo numero va diventando sempre maggiore, perché le donne si fanno largo continuamente in nuovi rami industriali.
Dalla legge sul lavoro del 1891 è stato stabilito in Germania nelle fabbriche un termine di 11 ore di lavoro giornaliero per le operaie adulte, che può, per una serie di eccezioni accordate dalle autorità, venire alterato. E’ pure proibito nelle fabbriche il lavoro notturno delle operaie, ma anche qui il consiglio federale può fare eccezioni per le fabbriche dove il lavoro non è interrotto, o per certe stagioni dell'anno (per esempio nelle raffinerie di zucchero).
La legge protettrice dei lavoratori non ha potuto ancora stabilire misure decisive per la protezione delle operaie, e nelle piccole industrie, specialmente nelle industrie esercitate in casa, vengono quindi per l’immane durata delle ore di lavoro, sfruttate e rovinate fisicamente.
Lo sfruttamento  è facilitato dal fatto che solo un piccolo gruppo di esse ha concepito che, come gli uomini, le donne abbiano bisogno di organizzarsi per ottenere condizioni migliori. Il terreno che la donna va sempre più acquistando come operaia non comprende solo quelle occupazioni meglio adatte alla su più debole costituzione fisica, ma si estende a tutti i campi di operosità, in cui gli sfruttatori credono di poter trarre dall'impiego della donna maggiori profitti.
A questi appartengono gli impieghi più faticosi come i più spiacevoli e pericolosi, riducendosi in tal modo al suo vero significato il concetto fantastico per cui si vuol vedere nella donna un essere delicato e fine, quale i poeti e i romanzieri descrivono per stuzzicare l’uomo. 

[ dove lavorano le donne ] 

I fatti sono incresciosi e noi dobbiamo trattar coi fatti che ci salveranno da conclusioni erronee e da vaghi sentimentalismi. Ma i fatti ci insegnano che fra gli altri impieghi le donne sono occupate: nelle fabbriche di cotone, di lino, di stoffe, di panno e di flanelle; nei filatoi meccanici, nelle stamperie di stoffe, nelle tintorie, nelle fabbriche di pennini d'acciaio e di spilli, di cioccolata e di cacao; nelle raffinerie di zucchero, nelle fabbriche di carta e di bronzi; nelle industrie dei vetri, delle porcellane; nelle fabbriche d'inchiostro e di colori, di spago e di cartocci; nella preparazione del luppolo e del concime, dei prodotti chimici; nelle filande li seta, nella tessitura dei nastri e della seta; nelle fabbriche di sapone e di candele, di caoutchou e di oggetti di gomma, di ovatta e di stuoie, di tappeti, di portafogli e di cartonages, di merletti e di passamanerie, di reti, di tappezzerie, di scarpe e di oggetti di cuoio, nelle gioiellerie e negli stabilimenti di galvanoplastica, nelle fabbriche di olii e nelle raffinerie di materie grasse e in fabbriche chimiche di ogni specie; nella lavorazione dei cenci, delle trecce di paglia, negli intagli in legno, nella xilografia, nella scrittura delle maioliche , nella fabbricazione e nei lavatoi di cappelli di paglia, nelle fabbriche di vasellami, di tabacco e di sigari, di gelatina e di colla, di guanti, di pellicce, di cappelli, di giocattoli, nei mulini di lino, nei laboratori di capelli, di orologi; nella pittura da camera, nella pulizia delle piume da coltroni; nella manifattura dei pennelli e delle ostie, degli specchi, nelle fabbriche di materie infiammabili, di polvere, di zolfini, di arsenico; nella stagnatura delle lamiere di ferro, nel dare l’apparecchio alle stoffe; nelle stamperie come compositrici, nella sfaccettatura delle pietre preziose, nella litografia, fotografia, cromolitografia e metacromotipia; nella fusione dei caratteri, nella fabbricazione dei mattoni, nelle fonderie e nelle manifatture dei metalli; nella costruzione delle case e delle strade ferrate, nelle officine elettriche, nelle rilegatorie di libri, nella tornitura, nelle botteghe di falegname, di calzolaio, di sarto, di tagliatore di lime, di fabbro; nella fabbricazione di coltelli e di strumenti di ottone, di pettini, di bottoni di osso, di filigrane d'oro, di becchi a gaz, di specchi da toilette, nei mulini da concia, nelle fabbriche di amido, di cicoria, di cerini e di zinco; nella levigazione del legno, nelle fabbriche di ombrelli e bastoni, di erbaggi, di conserve e di confezioni di carne, di bottoni di maiolica, nelle miniere sopra terra — nel Belgio anche sotterranee allorché l’operaia ha passato i 21 anni; nelle miniere di petrolio , nelle cave di lavagna, di pietre e di sabbia; nelle fabbriche di cemento, nel trasporto per i fiumi e per i canali, ecc. ecc.
Di più nel vasto campo dell’orticoltura, nell'allevamento del bestiame e nelle industrie ad esso connesse; infine in tutti quei rami a cui già da lungo tempo sono, come privilegiate, e quasi esclusivamente dedite; nelle lavanderie e nei laboratori di confezioni da signore; nei diversi rami di confezioni delle mode, come venditrici nei negozi, come computiste, maestre, bambinaie, scrittrici, artiste di ogni genere, ecc.
Diecine di migliaia di donne di condizione media sono impiegate come garzoni di bottega, nelle fiere e nei mercati, sottratte quindi alla vita domestica e specialmente al compito di educare i figli. Infine le donne giovani e specialmente le belle trovano sempre impiego, con loro grave pregiudizio, nei pubblici stabilimenti di ogni genere in qualità di persone di servizio, di cantanti, danzatrici, ecc., per allettamento degli uomini amanti del lieto vivere; campo dove regnano le peggiori condizioni immaginabili e dove la schiavitù bianca solennizza le orge più pazze.

[ lavori velenosi ] 

Fra le occupazioni menzionate ve ne sono alcune estremamente pericolose. E’ dannosa, per esempio, l'azione del gaz d'acido solforoso e dei vapori alcalini che si sviluppano nelle fabbriche e nelle lavanderie dei cappelli di paglia; pericolosa ugualmente l’inalazione di vapori di cloro per imbiancare le sostanze vegetali; abbiamo pericoli di avvelenamento nelle fabbriche di carta, di ostie e di fiori colorati, nella preparazione della metacromotipia, di veleni e di prodotti chimici, nella pittura dei soldatini e di altri giocattoli di piombo. La preparazione del mercurio sugli specchi è assolutamente mortale per il feto nelle donne gravide.
In Prussia, dei bambini nati vivi muore in media il 22% nel primo anno di vita. Secondo il dottor Hirt, dei figliuoli nati da donne impiegate ad arrotare i vetri muore il 55%; da quelle che lavorano il piombo il 40%. Nel 1890 di 78 puerpere impiegate nella fusione dei caratteri nel distretto di Wiesbaden, solo 37 si sgravarono normalmente. Secondo il dottor Hirt, è specialmente dannoso nella seconda metà della gravidanza l’occupazione nella fabbricazione di carte colorate, di fiori artificiali, nella così detta spolverizzazione di biacca delle trine di Bruxelles, nella fabbricazione di specchi, nell’industria del caoutchou e in tutte le manifatture dove le operaie inalano gaz pericolosi — ossido di carbonio, acido carbonico e vapori di idrogeno solforato. >

Di sommo pericolo è anche la fabbricazione dei fiammiferi di zolfo non che il lavoro nei setifici. Dal resoconto dell’ispettore di fabbriche del Baden per l’anno 1900 la media annua delle nascite premature nelle donne occupate in mestieri, da 1039 dagli anni 1882 al 1886 salì a 1244 dal 1887 al 1891.
Il numero  delle nascite per cui fu necessaria un’operazione fu di 1118 dal 1882 al 1886, e di 1385 dal 1887 al 1891. Molti altri fatti da impensierire verrebbero a giorno se simili ricerche fossero praticate anche in Germania.
In generale gl'ispettori si contentano nei loro resoconti di osservare: Non abbiamo constatato particolari svantaggi causati dal lavoro delle donne nelle fabbriche.
Che cosa potrebbero essi osservare nelle loro brevi visite e senza l’affermazione di un medico? E’ cosa accertata che le industrie tessili presentano altri gravi pericoli per la vita e per le lesioni delle membra; così la fabbricazione di materie infiammabili ed i lavori con le macchine campestri. Uno sguardo alla lista assai incompleta proverà che molti dei lavori citati sono fra i più gravi e faticosi anche per gli uomini.
Si dice continuamente  che questo o quel lavoro è inadatto per la donna, ma a che pro se al tempo stesso non le si addita altro campo di attività più conveniente?
Fra i rami d'industria, o fra le manifatture dei rami industriali nei quali non dovrebbero essere occupate le ragazze, per il pericolo che minaccia la loro salute, specialmente per le loro funzioni sessuali, il dott. Hirt addita [1]: la preparazione dei colori, della carta da parati, della carta vetrata; la fabbricazione dei cappelli, la levigatura del vetro, la litografia, il cardare il lino, l’allargare il crine, la stagnatura delle lamiere di ferro, i lavori nei mulini e nelle seterie.
Le ragazze dovrebbero occuparsi nei seguenti mestieri solo quando fossero messe in pratica le precauzioni necessarie (ventilazione, ecc.): nella preparazione delle carte da parati, delle maioliche, delle matite, degli olii eterei, dell’allume, del ferrocianuro di potassio, del bromo, del chinino, della soda, della paraffina, dell’ultramarino (veleni) delle carte colorate (contenenti sostanze venefiche) delle ostie, delle metacromotipie, dei fiammiferi di zolfo, del verde di Schweinfurt e dei fiori artificiali. Inoltre nel tagliare ed assortire i cenci, nello scegliere e dipingere le foglie di tabacco, nei cardare il cotone, nell’annaspare la lana e la seta, nella pulitura delle piume da coltroni, nello scegliere i peli dei pennelli, nell’imbiancare con lo zolfo i cappelli di paglia, nel vulcanizzare e liquefare il caoutchou, nel tingere e stampare le stoffe, nei dipingere i soldatini di piombo, nel fare i pacchetti di tabacco, nel verniciare le reti di filo di ferro, nel preparare gli specchi col mercurio, nel levigare gli aghi da cucire, le penne d'acciaio. 

[ per niente bello ]

Non è bella cosa invero vedere donne anche gravide fare a gara con gli uomini per trasportare pesanti carri con materiali da costruzioni ferroviarie; o, nella fabbricazione delle case, far da manuali nel porgere calce e cemento, o trascinare pesanti carichi di pietre, o infine negli stabilimenti dove si lava il carbone e il minerale. La femminilità della donna scompare e viene calpestata sotto i piedi, come, dal canto loro, perdono gli uomini ogni virilità in varie specie di occupazioni menzionate. Sono questi i risultati dello sfruttamento e  delle lotte sociali.
Le nostre condizioni corrotte sconvolgono l’ordine naturale delle cose.
Si concepisce quindi che l'uomo veda di malocchio questa estensione che l’attività femminile va dispiegando in tutti i campi dell’industria. Senza dubbio per effetto di essa la vita domestica dell’operaio va sempre più decadendo e la dissoluzione del matrimonio e della famiglia ne sono il naturale risultato, come la scostumatezza, la demoralizzazione, la degenerazione, le malattie di ogni specie e la mortalità dei bambini aumentano in modo spaventoso.
Secondo una statistica del regno di Sassonia in  quelle città che negli ultimi decenni divennero veri centri industriali, la mortalità infantile aumentò notevolmente. Dal 1880 al 1885 nelle città del regno di Sassonia su 100 nati morirono nel primo anno di vita in media il 28,5%; invece dal 1886 al 1900 ne morirono ad Ernsthal il 45 %, Stollberg il 44,5, a Zschopau il 40,4, a Lichtenstein il 38,9, a Thum il 38,3, a Meerane il 38,2, a Grimmitschau il 37, 7, a Burgstädt il 37,2, a Werdau il 37,1, a Ehrenfriededersdorf il 36,5, a Chemnitz il 35,8, a Frankenberg il 35, 5, a Buchnolz 35,2, a Schneeberg il 35,1, a Lunzenau il 34, 7,  a Hartha il 34,6, a Gaithain il 34,5, ecc.[2]
Ancor peggiori sono le condizioni della maggior parte dei grandi villaggi industriali, i quali hanno anche una mortalità del 50%. Ciò non ostante questo triste risultato è un progresso, precisamente come è progresso la proclamazione del principio di libertà delle industrie, di domicilio, di matrimonio, ecc., che favorirono lo sviluppo dei grandi capitali, ma diedero l’ultimo crollo alla nostra media industria.
Gli operai non sono disposti ad aiutare la piccola industria manuale, perché questa cerca di mettere un limite alla libertà dei mestieri, di domicilio, e di ristabilire le barriere rappresentate dalle corporazioni e dalle maestranze; così almeno si suppone non potendovi essere altro motivo. Nemmeno si può  far rivivere il passato circa al lavoro delle donne, ciò che non esclude che leggi severe impediscano lo sfruttamento di esse e vietino il lavoro dei fanciulli occupati nelle scuole. Qui gl'interessi dell' operaio concordano con quelli dello Stato e con quelli di tutto il mondo civile.
Se, ad esempio, lo Stato ha bisogno, com'è successo già più volte negli ultimi decenni, per ultimo nel 1893, di un forte aumento dell'esercito, e quindi di abbassare la misura della statura richiesta pel servizio militare, perché in conseguenza degli effetti degenerativi del nostro sistema economico il numero dei giovani inabili al servizio militare aumenta sempre, tutti sono interessati a prendere misure contrarie protettive. 

[ le macchine, lo scopo dell’uomo e quello del capitale ] 

Lo scopo finale dev'essere di eliminare gli svantaggi cagionati dalle macchine, dagli utensili di lavoro perfezionati e dal moderno sistema di lavoro, ed al contrario di far godere a tutti i membri della società gli enormi vantaggi che essi hanno procurati all’umanità e che possono creare ancora in grado maggiore per mezzo di un’organizzazione corrispondente al lavoro dell’uomo.
E’ un controsenso stridente che o progressi e le conquiste della civiltà, che sono il risultato dello sviluppo generate, portino vantaggio soltanto a coloro che in forza della loro potenza materiale possono goderne e che, per l’opposto, migliaia di laboriosi operai e operaie, artigiani, ecc., debbano sgomentarsi nell’apprendere che si è fatta una nuova scoperta per la quale si produce un lavoro molte volte maggiore a quello manuale, per la qual cosa non rimane loro altra prospettiva se non quella di essere gettati sul lastrico come esseri inutili e superflui.[3]
Quindi ciò che avrebbe dovuto essere accolto con gioia da tutti, divenne oggetto di ostilità, e nell'ultimo decennio fu più di una volta causa di sollevamento nelle fabbriche e di demolizione del macchinario.
Simile ostilità si riscontra oggidì fra l’uomo e la donna operai, che ingaggiano una lotta ugualmente sbagliata. Bisogna dunque cercare di creare una condizione sociale in cui regni uguaglianza per tutti senza distinzione di sesso, e ciò si potrà ottenere allorché tutti gli strumenti di lavoro, mercé l'applicazione di miglioramenti tecnici e scientifici, raggiungeranno il più alto grado di produttività e allorché sarà prescritta a tutti coloro che sono al caso di occuparsi, una certa misura di lavoro, necessaria per soddisfare i bisogni sociali. Per la qual cosa la società potrà accordare ad ogni singolo individuo il mezzo per sviluppare le sue capacità e per godere la vita.
La donna deve, come l’uomo, diventare un membro utile della società, a parità di diritti; essa, come l’uomo, deve poter sviluppare pienamente tutte le sue capacità fisiche e intellettuali, e adempiendo ai suoi doveri, far valere anche i suoi diritti. Quando potrà stare di fronte all’uomo in condizioni di uguali diritti e di uguale libertà, sarà al sicuro da ogni indegna pretesa.
L'attuale sviluppo sociale spinge sempre più verso questo stato e sono appunto i più grandi e gravi inconvenienti del nostro sviluppo che lo producono. >

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[1] . Die gewerbliche Thätigkeit der Frauen.
[2] . Annali di statistica del regno di Sassonia del 1894.
[3] . L’ispettore di fabbriche A. Redgrave tenne alla fine di dicembre del 1871 una conferenza a Bradford nella quale disse fra le altre cose: « Ciò che da qualche tempo mi ha colpito è stato il cambiamento delle fabbriche di lana. Prima erano affollate di donne e di bambini, ora sembra che le macchine facciano tutto. Un fabbricante mi diede le seguenti informazioni: Sotto il vecchio sistema io impiegavo 63 persone; dopo l'introduzione di macchine perfezionate ridussi la mano d'opera a 33; ed ora, mercé nuovi grandi cambiamenti, ho potuto ridurla da 33 a 13. In pochi anni è avvenuta così una riduzione del numero degli operai quasi dell'80%, mentre la massa dei prodotti è rimasta per lo meno la stessa ». Das Kapital di Carlo Marx contiene interessanti particolari su questo proposito.