LA DONNA E IL SOCIALISMO |
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August Bebel . 1883 . ediz.1905
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LA CONDIZIONE DELLA DONNA NELLE INDUSTRIE . LE SUE CAPACITÀ INTELLETTUALI . IL DARWINISMO E LE CONDIZIONI DELLA SOCIETÀ . 1 L'aspirazione della donna verso una condizione economica indipendente e verso l’emancipazione individuale è, fino ad un certo grado, riconosciuta giusta dalla società, come gli sforzi degli operai per la conquista della liberta. Il motivo principale dell'opposizione sta nell'interesse di classe della borghesia. Questa ha bisogno assoluto delle forze lavoratrici maschili e femminili per poter dare il maggiore sviluppo alla produzione. A misura che da un lato la meccanica e la tecnica si perfezionano e i processi produttivi si suddividono e individualizzano sempre più, necessitando minore forza ed educazione tecnica, e dall'altro lato aumenta la concorrenza degli industriali fra loro e nei campi di produzione, paese contro paese, regione contro regione, viene sempre più ricercata l’opera della donna. Sono già state ampiamente esposte le cause speciali che menano al sempre crescente impiego della donna in un numero sempre maggiore di rami industriali. La donna trova occupazione con l’uomo, od in sua vece, perché le esigenze materiali della prima sono minori di quelle del secondo. Una circostanza dipendente dal sesso la costringe ad offrirsi a minor prezzo; essa è soggetta più dell’uomo a disturbi fisici che importano un'interruzione al lavoro e producono nella combinazione e nell’organizzazione delle forze lavoratrici dell'industria di oggidì una sospensione dannosa. Le gravidanze e i puerperi necessitano queste pause. L'industriale approfitta di queste circostanze e tenta indennizzarsi doppiamente di questi inconvenienti diminuendo il salario. La donna è pure legata al luogo dove abita, o ai dintorni; essa non può, conte l’uomo, cambiare domicilio. Di più, il lavoro delle donne, in ispecie delle maritate (come si può vedere nel passo citato dal Capitale di Marx a pag. 109) presenta un vantaggio speciale per l'intraprenditore. Le maritate sono molto più diligenti e volenterose delle zitelle; il pensiero dei figli le spinge a dispiegare tutte le loro forze per guadagnarsi da vivere, e accettano condizioni che non accetterebbero le ragazze e tanto meno gli operai maschi. In generale le operaie solo raramente si uniscono coi loro compagni di lavoro per ottenere patti migliori; anche ciò accresce il loro valore agli occhi degli industriali; spesso anzi forma nelle loro mani un'arma contro l'ostinazione degli operai. Le operaie possiedono inoltre grande pazienza, agilità delle dita, senso di buon gusto più sviluppato, tutte qualità che le rendono in molti lavori più abili dell’uomo. L'onesto capitalista sa apprezzare tutte queste virtù femminili, e così la donna, con lo sviluppo delle industrie, trova di anno in anno campo sempre maggiore ove occuparsi ma — e questo è il punto più importante — senza migliorare visibilmente la sua condizione sociale. Se si impiegano le forze femminili, vengono cacciate le maschili, e se queste vogliono vivere debbono offrirsi a minor prezzo, ciò che riduce ancora il salario delle operaie. Questo abbassamento del salario somiglia ad una vite messa in movimento per mezzo del tecnicismo dei processi produttivi sempre in modificazione, soprattutto perché simili processi provocano una diminuzione nell’impiego delle forze lavoratrici femminili, ciò che aumenta l’offerta di braccia. Il sorgere di nuovi rami d’industria fa da contrapposto alla relativa esuberanza di forze lavoratrici, ma non però a sufficienza per creare condizioni durevolmente migliori. Ogni aumento di salario al di là di una certa misura determina l’intraprenditore a migliorare il meccanismo della sua fabbrica, a sostituire con la macchina automatica, senza volontà, la mano e il cervello dell’uomo. Al principio della produzione capitalistica stava sul mercato del lavoro l’operaio maschio quasi esclusivamente contro l’operaio maschio; ora si trovano sesso contro sesso, età contro età. La donna scaccia l’uomo, e, a sua volta, viene cacciata dai giovani e dai fanciulli. Questo e l’ordinamento morale dell'industria moderna. Queste condizioni sarebbero insopportabili se non vi si opponesse con tutta la forza il potere dell'organamento dei lavoratori costituiti in società. L'unirsi a questo ordinamento è, in special modo per la donna operaia, una necessità, poiché come singolo individuo potrebbe opporsi ancor meno all'intraprenditore di quanto faccia l’operaio singolo. A poco a poco le operaie comprendono questa necessità e cosi se ne unirono in società nel 1898 13481; nel 1899 19280; nel 1900 22884. [ per ingrandire le tabelle cliccare sulle loro immagini ] Dalla tabella risulta che, ad eccezione della Francia, il numero delle donne occupate nei paesi citati è aumentato maggiormente di quanto sia quello degli uomini, soprattutto in Austria. In Germania il numero delle persone occupate è salito in totale dal 1882 al 1895 del 16,6%, cioè gli uomini del 15,8% e le donne del 18,7%. E poiché è l’aumento della popolazione in questo periodo ascende solo al 19,8%, così il numero delle persone occupate è aumentato dappertutto, ma delle donne in ispecie, le quali cose indicano entrambe che la lotta per l’esistenza esige maggiori sforzi di prima.Dopo il 1882 in Germania le attività della popolazione in totale aumentarono e diminuirono nel modo seguente:
Nel 1895 le attività industriali erano così distribuite:
Aumentarono e diminuirono dunque le attività nella seguente proporzione:
Oltre le 6 578 350 donne occupate il 1° giugno 1895 in Germania, in impieghi principali, ve n'erano 1 746 326 occupate in impieghi secondari. Fra le persone occupate nelle industrie secondarie vi erano:
Nelle donne indipendenti ve n' erano nel 1895 in confronto al 1882:
Le donne s'erano introdotte principalmente:
Su 100 donne occupate nel 1895 ve n’erano:
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> Delle donne occupate nelle industrie nel 1895 ve n’erano:
Nel censimento del 1882 il numero delle donne maritate impiegate nelle industrie ascendeva solo a 714 060; l’aumento fino al 1895 fu di 343 593 persone, uguale al 48,12 %, cosa assai sfavorevole in confronto all’aumento di popolazione.
Queste cifre danno un quadro netto delle condizioni della Germania. L'attività femminile aumenta rapidamente in tutti i campi, e, in special modo, quella delle donne maritate.
E’ interessantissimo sapere che nel 1895 nella statistica del mestieri risultarono 11 donne fuochiste e macchiniste. In Inghilterra erano impiegate nelle industrie:
I rami d'industria nei quali in Inghilterra le donne sorpassavano gli uomini erano principalmente i seguenti:
Il salario delle donne con le stesse ore di lavoro è in quasi tutti i rami molto inferiore a quello degli uomini. In Inghilterra nel 1883 le donne guadagnavano settimanalmente (marchi):
Simili differenze di salario esistono fra gli uomini e le donne negli uffici di posta, negli insegnamenti, ecc. Solo nell’industria del cotone nel Lancashire ambidue i sessi hanno uguale salario per le stesse ore di lavoro. Negli Stati Uniti nel censimento del 1890 risultarono in totale 2 652 157 donne al disopra dei 10 anni occupate nelle industrie, e di esse 594 510 nell'agricoltura, 631 988 nelle fabbriche, 59 364 nel commercio e nei trasporti, 1 366 23 in servizi particolari, di cui 938 910 come persone di servizio. Inoltre ne risultarono 46 800 fattoresse e piantatrici, 5 135 al servizio dello Stato, 155 000 maestre, 13 182 maestre di musica, 2 061 artiste. A Nuova York nel 1890 10.961 operaie presero parte agli scioperi, segno che le operaie degli Stati Uniti, analogamente alle loro compagne europee, cominciano a concepire l’opposizione di classe tra capitalisti e proletari. Nel Levest Journ del 1893 rileviamo come anche colà le donne scalzano gli uomini in molti rami di industrie. Secondo le statistiche dell’ispettore di fabbriche svizzero del 5 giugno 1901[5] erano occupati nelle fabbriche sotto la sua sorveglianza complessivamente 150 203 operai e 92 331 operaie e, fra gli altri impieghi:
Nelle rimanenti industrie il numero delle donne era assai inferiore a quello degli uomini. L’ispettore di fabbriche di Baden dott. Wörishotter dice : « Il motivo che spinge le donne maritate ad occuparsi è lo stesso che muove tutte le operaie in genere : l’insufficienza del salario del capo della casa per le necessità della famiglia. Nell’istessa guisa si esprimono gli ispettori di Potsdam, di Darmstadt, di Mittelfranken, di Amburgo, ecc. L’ispettore di Magdeburgo adduce le stesse ragioni per la maggioranza delle donne; alcune devono lavorare perché il marito ha troppi bisogni per se o è di mano bucata. Altre donne lavorano per abitudine e perché non sono adatte per i lavori casalinghi delle donne in genere. Ammesso che per una piccola parte dei casi siano giuste queste ragioni, la grande maggioranza lavora perché deve farlo.». Ciò è stato constatato anche dalla società dei lavoratori in legno a Stoccarda mediante un'inchiesta nel 1900. L'ispettore dell'Alsazia inferiore constato che il motivo principale per cui le donne coniugate si occupano oggigiorno è da ricercarsi nelle relazioni commerciali e nei bisogni dell’industria creati dall’illimitata concorrenza dei prezzi modici delle forze lavoratrici. La donna maritata viene occupata volentieri perché si trova in lei maggiore arrendevolezza e perseveranza nel lavoro. L'ispettore di Berlino comunica: «.Le donne maritate non soltanto sono più volenterose, diligenti e arrendevoli delle zitelle, ma sono meno facili a cambiare ed esercitano una buona influenza morale sulle loro compagne; esse sono anzi le loro maestre.». L'ispettore di Coblenz constatò : «.Le donne maritate hanno meno pretese, per la qual cosa possono essere impiegate in lavori per i quali si rifiutano le donne più giovani e le zitelle, per esempio nella scelta dei cenci.». Anche l’ispettore di Chemnitz è d'opinione che la grande maggioranza delle donne maritate s'impiega nelle fabbriche per bisogno. > |
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[1] . Dizionario delle Scienze sociali, Vol. 1°, ediz. S6.
[2] . Sotto questo riguardo la legge per la protezione delle operaie, accettata dal popolo del cantone di Zurigo nell'agosto 1894 con 45909 voti contro 12531, contiene un'eccellente decisione. Essa vieta, con minaccia di punizione, che le operaie, oltre il lavoro del giorno, ne portino altro ancora a casa. Questa legge è finora la più diffusa che esista per la protezione delle operaie. Essa prescrive di più che per Ie ore soprannumerarie di lavoro consentite dalla legge sia accordato un aumento del 25%; mezzo eccellente per opporsi all’eccesso delle ore soprannumerarie. |
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