LA DONNA E IL SOCIALISMO

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August Bebel . 1883 . ediz.1905
arteideologia raccolta supplementi
made n.16 Ottobre 2018
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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LA DONNA NEL PRESENTE . 6 . 1

LA CONDIZIONE DELLA DONNA NELLE INDUSTRIE . LE SUE CAPACITÀ INTELLETTUALI . IL DARWINISMO E LE CONDIZIONI DELLA SOCIETÀ . 1

L'aspirazione della donna verso una condizione economica indipendente e verso l’emancipazione individuale è, fino ad un certo grado, riconosciuta giusta dalla società, come gli sforzi degli operai per la conquista della liberta. Il motivo principale dell'opposizione sta nell'interesse di classe della borghesia. Questa ha bisogno assoluto delle forze lavoratrici maschili e femminili per poter dare il maggiore sviluppo alla produzione. A misura che da un lato la meccanica e la tecnica si perfezionano e i processi produttivi si suddividono e individualizzano sempre più, necessitando minore forza ed educazione tecnica, e dall'altro lato aumenta la concorrenza degli industriali fra loro e nei campi di produzione, paese contro paese, regione contro regione, viene sempre più ricercata l’opera della donna.
Sono già state ampiamente esposte le cause speciali che menano al sempre crescente impiego della donna in un numero sempre maggiore di rami industriali. La donna trova occupazione con l’uomo, od in sua vece, perché le esigenze materiali della prima sono minori di quelle del secondo. Una circostanza dipendente dal sesso la costringe ad offrirsi a minor prezzo; essa è soggetta più dell’uomo a disturbi fisici che importano un'interruzione al lavoro e producono nella combinazione e nell’organizzazione delle forze lavoratrici dell'industria di oggidì una sospensione dannosa.
Le gravidanze e i puerperi necessitano queste pause. L'industriale approfitta di queste circostanze e tenta indennizzarsi doppiamente di questi inconvenienti diminuendo il salario. La donna è pure legata al luogo dove abita, o ai dintorni; essa non può, conte l’uomo, cambiare domicilio.
Di più, il lavoro delle donne, in ispecie delle maritate (come si può vedere nel passo citato dal Capitale di Marx a pag. 109) presenta un vantaggio speciale per l'intraprenditore. Le maritate sono molto più diligenti e volenterose delle zitelle; il pensiero dei figli le spinge a dispiegare tutte le loro forze per guadagnarsi da vivere, e accettano condizioni che non accetterebbero le ragazze e tanto meno gli operai maschi.
In generale le operaie solo raramente si uniscono coi loro compagni di lavoro per ottenere patti migliori; anche ciò accresce il loro valore agli occhi degli industriali; spesso anzi forma nelle loro mani un'arma contro l'ostinazione degli operai. Le operaie possiedono inoltre grande pazienza, agilità delle dita, senso di buon gusto più sviluppato, tutte qualità che le rendono in molti lavori più abili dell’uomo.
L'onesto capitalista sa apprezzare tutte queste virtù femminili, e così la donna, con lo sviluppo delle industrie, trova di anno in anno campo sempre maggiore ove occuparsi ma — e questo è il punto più importante — senza migliorare visibilmente la sua condizione sociale. Se si impiegano le forze femminili, vengono cacciate le maschili, e se queste vogliono vivere debbono offrirsi a minor prezzo, ciò che riduce ancora il salario delle operaie. Questo abbassamento del salario somiglia ad una vite messa in movimento per mezzo del tecnicismo dei processi produttivi sempre in modificazione, soprattutto perché simili processi provocano una diminuzione nell’impiego delle forze lavoratrici femminili, ciò che aumenta l’offerta di braccia. Il sorgere di nuovi rami d’industria fa da contrapposto alla relativa esuberanza di forze lavoratrici, ma non però a sufficienza per creare condizioni durevolmente migliori. Ogni aumento di salario al di là di una certa misura determina l’intraprenditore a migliorare il meccanismo della sua fabbrica, a sostituire con la macchina automatica, senza volontà, la mano e il cervello dell’uomo. Al principio della produzione capitalistica stava sul mercato del lavoro l’operaio maschio quasi esclusivamente contro l’operaio maschio; ora si trovano sesso contro sesso, età contro età. La donna scaccia l’uomo, e, a sua volta, viene cacciata dai giovani e dai fanciulli.
Questo e l’ordinamento morale dell'industria moderna. 

Queste condizioni sarebbero insopportabili se non vi si opponesse con tutta la forza il potere dell'organamento dei lavoratori costituiti in società. L'unirsi a questo ordinamento è, in special modo per la donna operaia, una necessità, poiché come singolo individuo potrebbe opporsi ancor meno all'intraprenditore di quanto faccia l’operaio singolo. A poco a poco le operaie comprendono questa necessità e cosi se ne unirono in società nel 1898 13481; nel 1899 19280; nel 1900 22884.
Gli sforzi degli industriali di aumentare le ore lavoro per trarre sempre maggior vantaggio dai loro lavoranti sono stati facilitati dalla poca resistenza delle operaie. Di qui il fatto che, per esempio, nelle industrie tessili, ove le donne rappresentano più della metà del numero complessivo degli operai, la giornata di lavoro è più lunga, per la qual cosa ha dovuto intervenire la protezione dello Stato con una legge che limita le ore di lavoro.
Abituata all’occupazione domestica incessante, la donna si lascia imporre maggiori pretese senza opporre resistenza. In altri rami d'industria, come in quello delle modiste, della fabbricazione di fiori artificiali, ecc., le donne pregiudicano i salari e le ore di lavoro prendendo seco a casa un lavoro addizionale, senza por mente che fanno la concorrenza a loro stesse, poiché con 16 ore di lavoro non guadagnano più di quanto potrebbero con 10 ore soltanto [1].
Quale significato abbia nei diversi stati civili l’occupazione delle donne nelle industrie è provato dalla tavola seguente, sia in rapporto alle attività industriali, sia in rapporto alla popolazione. [2]).
Questa tavola mostra inoltre che il numero delle donne che guadagnano in tutti gli Stati civili rappresenta una rilevante percentuale sulla massa totale delle popolazioni.
In Austria e in Italia più che altrove forse ciò dipende ancora dal modo di fare le statistiche, poiché non solo vengono contate le donne occupate in un impiego solo, ma vengono doppiamente contate se si occupano in due impieghi; negli Stati Uniti meno che negli altri paesi. E’ importante il confronto dell’aumento della popolazione attiva con quello di periodi antecedenti. La seguente tabella è tolta dall’opera importante di Lily Braun Die Frauenfrage [3].

[ per ingrandire le tabelle cliccare sulle loro immagini ]

Dalla tabella risulta che, ad eccezione della Francia, il numero delle donne occupate nei paesi citati è aumentato maggiormente di quanto sia quello degli uomini, soprattutto in Austria. In Germania il numero delle persone occupate è salito in totale dal 1882 al 1895 del 16,6%, cioè gli uomini del 15,8% e le donne del 18,7%. E poiché è l’aumento della popolazione in questo periodo ascende solo al 19,8%, così il numero delle persone occupate è aumentato dappertutto, ma delle donne in ispecie, le quali cose indicano entrambe che la lotta per l’esistenza esige maggiori sforzi di prima.

Dopo il 1882 in Germania le attività della popolazione in totale aumentarono e diminuirono nel modo seguente:
Nelle donne occupate nelle industrie
+1005290
23,60%
Negli uomini occupati nelle industrie
+ 2133577
15,95%
Nelle persone di servizio donne
+ 31543
2,46%
     »          »         »       uomini
+ 17151
40,35%

Nel 1895 le attività industriali erano così distribuite:
 
Donne
Uomini
Nelle campagne e nei boschi
2 753 154
5 539 538
Nell’industria e nelle miniere
1 521 118
6 760 102
Nel commercio e nel traffico
579 608
1 758 903
Nel lavoro salariato di varia specie
233 865
198 626
Nei pubblici servizi e nelle carriere libere
176 648
618 335
Nell’esercito e nella marina
630 978

Aumentarono e diminuirono dunque le attività nella seguente proporzione: 
 
Donne – %
Uomini – %
campagne e boschi
+ 218 245 = 8,60
+ 162 049 = 2,80
industria e miniere
+ 394 142 = 35,00
+ 1 490 613 = 28,30
commercio e traffico
+ 281 498 = 98,40
+ 486 695 = 38,30
lavoro salariato vario
+ 50 029 = 27,20
+ 15 120 = 7,10
pubblici servizi e carriere lib.
+ 61 376 = 53,25
+ 154 285 = 33,25
esercito e marina
+ 179 153 = 39,56
Totale
+ 1 005 290 = 26,6
+ 2 133 577 = 15,9

Oltre le 6 578 350 donne occupate il 1° giugno 1895 in Germania, in impieghi principali, ve n'erano 1 746 326 occupate in impieghi secondari.

Fra le persone occupate nelle industrie secondarie vi erano:
 
Donne – %
Uomini – %
Indipendenti
1 069 007 = 22,00
4 405 039 = 31,3
Impiegati
39 413 = 0,81
582 407 = 4,1
Operai ecc. (no.pers.serviz.)
3 745 455 = 79,09
9 071 097 = 64,6
Totale
4 853 880 = 100,00
14 058 543 = 100,00







Nelle donne indipendenti ve n' erano nel 1895 in confronto al 1882:
Nelle industrie (casalinghe): 519 492 - cifra tonda 60 000 = 10,35%
Nel commercio e traffico 202 016 +   “      “      52 000 = 34,56%
Nelle campagne 346 899 +   “      “      70 000 = 25,16%

Le donne s'erano introdotte principalmente:
Nelle campagne
2 745 000
Nelle confezioni di vestiti e nella pulizia
713 000
Nelle Industrie tessili
428 000
Nelle imprese commerciali
300 000
Negli alberghi e nei caffè
261 000
Nelle botteghe alimentari
140 300
Nelle industrie delle terre e delle pietre
39 500
Nelle fabbriche di carta
39 200

Su 100 donne occupate nel 1895 ve n’erano:
 
Celibi
Maritate
Vedove
Nelle campagne
59,98
22,35
17,66
Nelle industrie
68,95
16,48
14,57
Nel commercio e traffico
55,89
22,29
21,82
Nel lavoro salariato di varia specie
52,28
12,23
35,49
Nei pubblici servizi e carriere libere
76,88
12,82
10,30

> Delle donne occupate nelle industrie nel 1895 ve n’erano:
 
Celibi
Maritate
Vedove
Nelle campagne
1 651 524
615 301
486 329
Nelle Industrie
1 048 818
250 666
221 634
Nel commercio e traffico
323 966
129 176
126 466
Nel lavoro salariato di varia specie
122 266
28 595
83 004
Nei pubblici servizi e carriere libere
135 815
22 643
18 190
Totale
3 282 389
1 046 381
935 623[4]
   
11 272
 
…………..
1 057 653
 

Nel censimento del 1882 il numero delle donne maritate impiegate nelle industrie ascendeva solo a 714 060; l’aumento fino al 1895 fu di 343 593 persone, uguale al 48,12 %, cosa assai sfavorevole in confronto all’aumento di popolazione.

Queste cifre danno un quadro netto delle condizioni della Germania. L'attività femminile aumenta rapidamente in tutti i campi, e, in special modo, quella delle donne maritate.
E’ interessantissimo sapere che nel 1895 nella statistica del mestieri risultarono 11 donne fuochiste e macchiniste.
In Inghilterra erano impiegate nelle industrie:
 
Totale
Uomini
Donne
Nel 1871
11 593 466
8 270 186
3 323 280
Nel 1881
11 187 564
7 783 646
3 403 918
Nel 1891
12 898 484
8 883 254
4 016 230
In venti anni crebbe il numero degli uomini occupati a 613 068 =7,9%, mentre quello delle donne giunse a 692 950 = 20,9%. E’ di speciale importanza osservare nella tabella che per quanto nel 1881, anno di crisi, il numero degli uomini occupati in confronto al 1871 era diminuito di 486 540 persone, quello delle donne era aumentato di 80 638. Inoltre si dimostra che Ie forze giovani scacciano le vecchie. Le donne sono in aumento dai 10 ai 45 anni e in decrescenza dai 45 in su.
I rami d'industria nei quali in Inghilterra le donne sorpassavano gli uomini erano principalmente i seguenti:
 
Donne
Uomini
Nelle fabbr. di vestiario femminile
415 961
4 470
Nelle fabbriche di canape
69 629
40 482
Nelle fabbriche di camicie
52 943
2 153
Nelle fabbriche di calze
30 887
18 200
Nelle fabbriche merletti
21 716
13 039
Nelle fabbriche tabacchi
15 880
13 090
Nelle fabbriche di guanti
9 199
2 756
Nelle legatorie di libri
14 249
11 487
Come maestre
144 393
50 638

Il salario delle donne con le stesse ore di lavoro è in quasi tutti i rami molto inferiore a quello degli uomini.
In Inghilterra nel 1883 le donne guadagnavano settimanalmente (marchi):
 
Uomini
Donne
Nelle fabbriche di lino e iuta
26
10—11
Nelle vetrerie
38
12
Nelle stamperie
32—36
10—12
Nelle fabbriche di tappeti
29
15
Nelle tessitorie
26
16
Nelle calzolerie
29
15
Nelle tintorie
25—29
12—13

Simili differenze di salario esistono fra gli uomini e le donne negli uffici di posta, negli insegnamenti, ecc. Solo nell’industria del cotone nel Lancashire ambidue i sessi hanno uguale salario per le stesse ore di lavoro.

Negli Stati Uniti nel censimento del 1890 risultarono in totale 2 652 157 donne al disopra dei 10 anni occupate nelle industrie, e di esse 594 510 nell'agricoltura, 631 988 nelle fabbriche, 59 364 nel commercio e nei trasporti, 1 366 23 in servizi particolari, di cui 938 910 come persone di servizio. Inoltre ne risultarono 46 800 fattoresse e piantatrici, 5 135 al servizio dello Stato, 155 000 maestre, 13 182 maestre di musica, 2 061 artiste. A Nuova York nel 1890 10.961 operaie presero parte agli scioperi, segno che le operaie degli Stati Uniti, analogamente alle loro compagne europee, cominciano a concepire l’opposizione di classe tra capitalisti e proletari.

Nel Levest  Journ del 1893 rileviamo come anche colà le donne scalzano gli uomini in molti rami di industrie.
« Una delle particolarità del villaggio ricco di fabbriche del Maine è la classe degli uomini giustamente chiamati uomini casalinghi ». Quasi in tutte le città, dove fiorisce l’industria trovansi questi in gran numero.
Chi entrasse nelle loro case poco dopo il mezzogiorno li troverebbe in grembiule occupati a lavare il vasellame. In altre ore del giorno si vedrebbero scopare, fare i letti, lavare i bambini, mettere in ordine, cucinare.... Questi uomini accudiscono alle faccende domestiche per il semplice motivo che le loro mogli possono guadagnare nelle fabbriche più di loro e per la casa rappresenta un guadagno, quando le donne vanno al lavoro ».
La conclusione di quanto abbiamo esposto è questa: che le donne lavorano ad un prezzo che gli uomini non potrebbero accettare, per la qual cosa gli industriali le preferiscono, ciò che avviene anche in Germania. I luoghi qui descritti sono le così dette she towns di cui già parlammo.

In Francia, nel 1895 non meno di 15958 donne erano impiegate nelle ferrovie (negli uffici e come bigliettaie); nei servizi postali di provincia ve n'erano 5853, come telegrafiste e telefoniste 9805; nelle casse di risparmio 425. In totale le donne occupate in Francia nel 1893, compreso il contado e i servizi domestici, ascendevano alla cifra tonda di 4 415 000. Di 3858 sentenze del Tribunale di Parigi non meno di 1674 riguardavano donne.
Secondo le statistiche dell’ispettore di fabbriche svizzero del 5 giugno 1901[5] erano occupati nelle fabbriche sotto la sua sorveglianza complessivamente 150 203 operai e 92 331 operaie e, fra gli altri impieghi:
 
Donne
Uomini
Nelle industri tessili
64 001
33 192
Nella produz. di derrate alimentari e bevande
8 826
9 567
Nelle oreficerie e calzolerie
9 000
15 857
Nelle fabbriche di pelli e cuoiami
3 884
5 389

Nelle rimanenti industrie il numero delle donne era assai inferiore a quello degli uomini.
Nella cifra complessiva delle operaie ve n'erano 24 042 = 26% maritate che possedevano non meno di 11.786 figli sotto i dodici anni. La condizione della donna maritata è sfavorevole in confronto a quella delle zitelle considerando esclusivamente le operaie al disopra dei 18 anni. Di 100 operaie che avevano superata questa età ve n'erano maritate: Nelle stamperie di stoffe di cotone 73,5 , nelle tessitorie di cotone e nelle filande 45,3 , nelle fabbriche di tabacco 43,5 , di carta 42,8 , nell’industria della lana 40,7 , delle derrate alimentati 40,1 , nelle fabbriche di nastri di seta 30,5 , nei cotonifici 38,7 , nelle fabbriche di ricami a macchina 34,6 , ecc.
E’ una rilevante percentuale quella delle operaie maritate sulla massa delle operaie di tutti i paesi, circostanza che impressiona assai gli operai che vogliono crearsi una famiglia, e il numero diventa sempre maggiore. Per esempio a Baden, nelle fabbriche sottoposte all’ispezione, le operaie maritate nello spazio di tempo fra il 1895 e il 1899 crebbero da 11.782 a 15.046 = 28%.
Nel 1899 gli ispettori di fabbriche della Germania ebbero per compito di certificare la durata delle ore di lavoro ed i motivi che spingevano le donne maritate a cercare lavoro nelle industrie. Fra le molte ragioni che risultano dal rapporto del 1900 ne accenneremo alcune.

L’ispettore di fabbriche di Baden dott. Wörishotter dice : « Il motivo che spinge le donne maritate ad occuparsi è lo stesso che muove tutte le operaie in genere : l’insufficienza del salario del capo della casa per le necessità della famiglia. Nell’istessa guisa si esprimono gli ispettori di Potsdam, di Darmstadt, di Mittelfranken, di Amburgo, ecc. L’ispettore di Magdeburgo adduce le stesse ragioni per la maggioranza delle donne; alcune devono lavorare perché il marito ha troppi bisogni per se o è di mano bucata. Altre donne lavorano per abitudine e perché non sono adatte per i lavori casalinghi delle donne in genere. Ammesso che per una piccola parte dei casi siano giuste queste ragioni, la grande maggioranza lavora perché deve farlo.». Ciò è stato constatato anche dalla società dei lavoratori in legno a Stoccarda mediante un'inchiesta nel 1900. L'ispettore dell'Alsazia inferiore constato che il motivo principale per cui le donne coniugate si occupano oggigiorno è da ricercarsi nelle relazioni commerciali e nei bisogni dell’industria creati dall’illimitata concorrenza dei prezzi modici delle forze lavoratrici.

La donna maritata viene occupata volentieri perché si trova in lei maggiore arrendevolezza e perseveranza nel lavoro. L'ispettore di Berlino comunica: «.Le donne maritate non soltanto sono più volenterose, diligenti e arrendevoli delle zitelle, ma sono meno facili a cambiare ed esercitano una buona influenza morale sulle loro compagne; esse sono anzi le loro maestre.». L'ispettore di Coblenz constatò : «.Le donne maritate hanno meno pretese, per la qual cosa possono essere impiegate in lavori per i quali si rifiutano le donne più giovani e le zitelle, per esempio nella scelta dei cenci.». Anche l’ispettore di Chemnitz è d'opinione che la grande maggioranza delle donne maritate s'impiega nelle fabbriche per bisogno. >

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[1] . Dizionario delle Scienze sociali, Vol. 1°, ediz. S6.
[2] . Sotto questo riguardo la legge per la protezione delle operaie, accettata dal popolo del cantone di Zurigo nell'agosto 1894 con 45909 voti contro 12531, contiene un'eccellente decisione. Essa vieta, con minaccia di punizione, che le operaie, oltre il lavoro del giorno, ne portino altro ancora a casa. Questa legge è finora la più diffusa che esista per la protezione delle operaie. Essa prescrive di più che per Ie ore soprannumerarie di lavoro consentite dalla legge sia accordato un aumento del 25%; mezzo eccellente per opporsi all’eccesso delle ore soprannumerarie.
[3] . Lipsia,1901, pag. 172.
[4] . Dizionario delle scienze sociali, 2º edizione, Iena.
[5] . Statistica del 5 giugno 1901 delle fabbriche svizzere secondo i referti dell'Ispettorato di fabbriche confederate, stampato dal dipartimento industriale svizzero. Berna, 1902.