Caro Claudio,
All'ultimo momento e... a sorpresa.
La mia comparsa prima ed oggi la mia scomparsa sono insieme un enigma:
Equitazione equidistante dall'equazione degli equinozii.
Ho ricevuto da te una magnifica ragione di vivere che io trasformo in un'ottima ragione di morire.
Si, oggi ho deciso di sciogliere il nodo che ci univa, tu ad un capo ed io all'altro, tu nell'incertezza dell'esistenza, io nella certezza dell'inesistenza:
decidere prima di decedere
Certo sciogliere questo nostro nodo, significa legarti all'enigma della mia morte, come tu mi avevi annodato all'enigma della vita.
Non troverai il mio cadavere, ma solo tracce di quattro probabili suicidi.
E' una scena molto oscena.
A nord il nodo scorsoio.
In molte tradizioni il nodo è stato un segno, ricco, ma ambiguo, che poteva indicare sia morte e crisi sia vita e liberazione.
Presso i cinesi i nodi avevano il potere di captare la realtà, di condensare gli elementi di questa, addirittura credo che 1'annodare corde fosse uno dei primi sistemi di espressione.
Oppure presso gli Arabi, annodare la barba era un gesto contro il malocchio.
Evitavano però accuratamente di avere indosso qualsiasi tipo di nodo durante i pellegrinaggi alla Mecca.
Vale a dire dovevano sentirsi sciolti e liberati nel raggiungere
il cuore
della loro fede. (tradotto in codice psicologico toccare
il centro
della proiezione del proprio superio).
Credo che esista un disegno od una incisione di Dürer (ti lascio il compito d'informarti meglio) in cui il nodo è rappresentato da una specie di labirinto, che va percorso fino in fondo, verso il “centro" per essere liberati.
Pensa a quanta magia nel nostro legame e nella mia decisione.
Insisti sull'esistenza dell'inesistenza.
A est il rasoio.
« Uno s'ammazza per vivere ».
La strada è lunga e disseminata di miei brandelli.
Da qualche parte mi ritroverò.
Anche se il mondo convoca i congiurati per la mia distruzione.
La strada è lunga, sulla lama, che aspetta di essere impugnata dalla morte, e che impugna la vita.
La strada è lunga fin dove finiscono i tuoi giorni marcanciel stuprò.
La strada è lunga li dove albeggia la tua fine...
... contro la cortina dei fichi d'lndia, giganteschi, centenari vorticosamente babelici con le loro centinaia di pale d'elica immobili...
... contro quella barriera delirante di verde cadaverico, piatta di sole, squamata d'ombra...
.. contro quel lacoontico contorcersi di pallidi ellissoidi verdemuschio...
Oppure tra gli inetti e lugubri infermi del crepuscolo, quando un medico mendico in pigiama attraversa la piazza, portando in tasca la morte e i cataplasmi di senape e una collezione di lame da rasoio...
O semplicemente immerso nella vasca da bagno del Pink Floyd ascoltando la musica di Petronio Arbitro.
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A sud tubetti e compresse di nembutal.
Sulle coste sotterranee dell'isola notturna, tra le lumache, che sbavano di tenui stelle comete gli scogli della luna piena...
... giacevo esausto su un fetido giaciglio di rancide foglie di tabacco, dentro una casa diroccata.
Fuori nei vicoli intorno, c'erano uomini impiccati, appesi alle intemperie...
... giacevo incapace di muovermi e di fuggire, impotente di fronte a quanto stava accadendo, in bocca tutto mi stava andando in malora: la lingua tumefatta, il palato in cancrena e l'avorio dei denti lo sentivo scheggiarsi, sgretolarsi e trasformarsi in calcinaccio. Tentavo, serrando le mascelle, di arrestare la decomposizione... inutilmente. i denti come quei cadaveri nella notte stavano marcendo...
Marquez riferisce: « Un uomo si registira in un albergo alle 10 di sera, sale nella sua camera e la mattina dopo la cameriera, che gli porta il caffé, lo trova morto e putrefatto nel letto. L'autopsia dimostra che, l'ospite arrivato la sera prima, era già morto da otto giorni; vuol dire che nel momento di registrarsi trasportava addosso la morte ormai da sette giorni ».
« Il racconto è stato scritto dodici anni fa » si può dire che il dibattito si svolge intorno ad una contraddizione oggettiva, « ma la soluzione era stata trovata da Eraclito 5 secoli a.c. ».
A ovest la pistola.
... caporale dal profumo sottile e solforoso con barba scura di cimici artigliere, mentre strapazza in tazza un cane ammalato. Per la mia morte, un tanfo intenso ed asprigno di merda di colombi, mentre si riassorbe l'oscurità nelle intense ombre mattutine, cupe d'effluvi scroscianti di sciacquoni, stridenti di cigolii di cardini, rotolanti di passi precipitosi per le scale... improvviso sfarfallio di piume minuscole...
E' morto - esclami perplesso - e l'olio santo, in ritardo e un viscido catarro verdebile con le sue brave venature a sanguinaccia... mordo violentemente la bocca della canna prima che questa mi restituisca, abbassando il cane, il morso inesorabile.
Sciolgo il nodo e ti lego all'enigma della mia fine.
Ti avverto con Proust; « ... soltanto quando si crede alla realtà delle cose, usare un mezzo artificiale per farsele mostrare non equivale interamente a sentirsi vicino ad esse ».
Ti lascio insieme alla curiosità per l'illusione della mia vita, mentre io non ho più nessuna curiosità se non l'illusione della mia morte, sono convinto, in fondo, che tu sei nato per morire, mentre io muoio per vivere.
Per sempre
Marcanciel Stuprò
Pagina 132 - Eraclito
Non comprendono, da sé stessi discordano concordi, armonia reciprocamente tesa d’Arco e di Lira. - I confini della psiche non li potrai mai trovare pur ricercandoli per ogni via, tanto profondo è il suo Logos. - Non si può scendere due volte in un medesimo fiume, né toccare due volte sostanza mortale nel medesimo stato. - L’arco ha nome vita ma opera morte. Dio: giorno notte /inverno estate / guerra pace / sazietà fame.
Nei medesimi fiumi scendiamo due volte e non scendiamo, siamo e non siamo.
Via via che sale uuna e medesima. Immortali mortali, mortali immortali. - Viventi dell’altrui morte, dell’altrui vita morenti.
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