t e s t i
|
Archivio (comunque indiziario)
dell'Ufficio Tecnico (per l'Immaginazione preventiva)
|
|
Carmelo Romeo L. - La Superficie In Pittura [
Brani da 34 a 34.c - Inediti] Brani sparsi, editi e inediti, appunti, diagrammi
e iconografie di un lavoro iniziato nel 1972 attorno alla mera superficie,
il supporto, lo schermo e...altro.
|
2
|
|
34 - Non è difficile
condividere l'opinione di uno scrittore tedesco per il quale non vi è
niente di più noioso e arido che le fantasticherie sopra un locus
communis; ma forse non vi è neppure nulla di più proficuo:
per definizione in un tal luogo si può incontrare proprio di tutto.
E cosa c'è di più comune della "superficie" in pittura?
Allora, per raccogliere i fili di un discorso più volte abbandonato e più volte ripreso, ma anche per ritonificare il muscolo, rileggo alcuni brani dell'Azzardo Omologetico del '75 (in Imprinting del settembre 1976), ricordando che quello scritto è stato il risultato di una ritrascrizione di getto di molti brani dei "Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica" di Karl Marx, nella versione pubblicata dalla Nuova Italia nel 1971. 34.a - [29] Il denaro (/segno / superficie /) può esistere ed è storicamente esistito prima che esistesse il capitale, le banche, il lavoro salariato ecc. (/la semiotica, la linguistica, la logica formale ecc / ; / l'arte, i musei, l'artista ecc. /). In questo senso si può quindi dire che la categoria più semplice può esprimere i rapporti predominanti in un insieme meno sviluppato oppure i rapporti subordinati in un insieme più sviluppato; rapporti che storicamente esistevano già prima che l'insieme si sviluppasse nella direzione che è espressa in una categoria più concreta. In questo senso il cammino del pensiero astratto, che sale dal più semplice al complesso, corrisponde al processo storico reale…(pag.79, primo capoverso). 34.b -
[30] Quindi benché la categoria più semplice (denaro / parola,
/ ecc.), possa essere esistita storicamente prima di quella più concreta
, essa può appartenere nel suo pieno sviluppo intensivo ed estensivo
solo ad una forma sociale complessa, mentre la categoria più concreta
era già pienamente sviluppata in una forma sociale meno evoluta.
34.c -
[181] Nella particolare opera di pittura, finché essa è
il segno di valori estetici determinati, l'arte è posta soltanto come
forma ideale, non ancora realizzata; finché possiede un determinato
valore pittorico l'opera particolare rappresenta un lato del tutto isolato
dell'estetica medesima della pittura. Nella mera superficie invece il valore
è realizzato, e la sua sostanza è la pittura stessa, sia nella
sua astrazione dal proprio particolare modo di esistere, sia nella sua totalità.
Il "valore" di bidimensionalità costituisce la sostanza della pittura
(essendo determinazione generale della pittura), e la bidimensionalità
è la ricchezza della pittura. La mera superficie è perciò,
d'altra parte, anche la forma materializzata del "valore" della pittura rispetto
a tutte le sostanza particolari di cui essa consiste. Se perciò da
un lato nella superficie, finché viene considerata per sé stessa,
forma e contenuto della pittura sono identici, dall'altro essa, in antitesi
a tutte le altre pitture, è rispetto a loro forma generale della pittura,
laddove la totalità di queste particolarità costituisce la
sua sostanza. Se la mera superficie per la prima determinazione è
la pittura stessa, per l'altra essa è il rappresentante materiale
universale della medesima. Nella superficie stessa questa totalità
esiste come compendio ideale delle pitture (cfr. 35.b?). La ricchezza
della pittura (valore di scambio tanto come totalità che come astrazione),
a differenza di tutte le altre pitture, esiste dunque come tale soltanto individualizzato,
nella bidimensione, nella stesura, come un singolo segno tangibile. La mera
superficie è perciò il dio tra le pitture.
Da tutto ciò si perviene
facilmente a due considerazioni: |
|
|||
|