Archivio (comunque indiziario) di Erostrato poi Frazione Clandestina | |
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L'AZZARDO OMOLOGETICO 2 (con i Grundrisse di Karl Marx) . Testo del fascicolo Imprinting I del settembre 1976 (scarica il PDF) -
Il fascicolo è composto nella sua prima parte con un testo di Carmelo Romeo L (una ritrascrizione parafrastica dei "Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica" di Karl Marx), e nella seconda parte da un articolo di Amadeo Bordiga sul "problema della cultura" apparso su L'Avanti! del 5 aprile 1913. - Vedi anche l'Azzardo 1 del '72 . Vedi anche in Cinema d'Essai .
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PRIMA PARTE . Disegni preliminari per la critica dell'economia politica della produzione artistica
PRODUZIONE, CONSUMO, DISTRIBUZIONE, SCAMBIO (CIRCOLAZIONE) 1. - Produzione [individui autonomi] a) Oggetto della nostra analisi è innanzitutto la produzione materiale dell'opera d'arte. Il punto di partenza è costituito naturalmente dagli individui che producono in società - e perciò della produzione socialmente determinata dagli individui. Il singolo e isolato pittore o poeta con cui cominciano i vasari di ieri e con cui finiscono (altra tattica della medesima strategia) i vasari di oggi, appartengono alle immaginazioni prive di fantasia che producono le robinsonate di sempre. (pag.5) Quanto più risaliamo indietro nella storia, tanto più l'individuo - e quindi l'individuo che produce - si presenta privo di autonomia, come parte di un insieme più grande: dapprima ancora in modo del tutto naturale nella famiglia e nella famiglia sviluppatesi in tribù. È soltanto nel XVIII secolo, nella "società civile", che le diverse forme di contesto sociale si contrappongono all'individuo come un puro strumento per i suoi scopi privati, come una necessità esteriore. Ma l'epoca che genera questo modo di vedere , il modo di vedere dell'individuo isolato, è proprio l'epoca dei rapporti sociali (generali da questo punto di vista) finora più sviluppati. L'uomo è nel senso più letterale un zvon polition, non soltanto un animale sociale, ma un animale che solamente nella società può isolarsi. La produzione di un individuo isolato al di fuori della società - una rarità che può capitare a un uomo civile sbattuto per caso in una contrada selvaggia, il quale già possiede in sé potenzialmente le capacità sociali - è un tale assurdo quanto lo è lo sviluppo di una lingua senza individui che vivano insieme e parlino tra loro. (pag.5) (Come l'idea di individuo si accresca e generalizzi con l'accrescersi e generalizzarsi dei rapporti sociali, tale che la forma sviluppata con la quale ci si presenta nella sua fase capitalistica è una forma tanto recente quanto lo sono i rapporti sociali e materiali che questa idea attualizzano in una forma determinata; - come quella parte che introdurrebbe essere il servirsi vivo delle quote estetiche degli 'oggetti' del mondo (lavoro vivo anche inconsapevole, tanto nell'uso quanto nel farsi di questi 'oggetti'), alla scala di tutti gli individui del consorzio sociale, la base reale sulla quale riposa e si riproduce ogni sviluppo estetico; che tale lavoro vivo produce la ricchezza dei segni, e il suo sviluppo consente lo sviluppo delle particolarità estetiche e anche di quella produzione consapevolmente e squisitamente estetica che è la produzione artistica.) [pag. 73] [eternizzazione dei processi di produzione storici. Produzione e distribuzione in generale. Proprietà] Quando si parla dunque di produzione artistica, si parla sempre di questa produzione a un determinato livello di sviluppo sociale - della produzione di individui sociali. - da ciò potrebbe sembrare che, per parlare in generale della produzione artistica, noi dovessimo o seguire il processo di sviluppo storico nelle sue diverse fasi, oppure dichiarare fin dall'inizio che abbiamo a che fare con una determinata epoca storica, e quindi ad esempio con l'arte nella sua fase storica borghese e capitalistica, che in effetti è il tema specifico della nostra analisi. Ma tutte le epoche della produzione hanno certi caratteri in comune, certe determinazioni comuni. La produzione artistica in generale è un'astrazione, ma un'astrazione che ha un senso, nella misura in cui mette effettivamente in rilievo l'elemento comune, lo fissa e ci risparmia una ripetizione. Tuttavia questo elemento generale, ovvero l'elemento comune che viene astratto e isolato mediante comparazione, è esso stesso qualcosa di complessamente articolato, che si dirama in differenti determinazioni. Di queste, alcune appartengono a tutte le epoche; le altre sono comuni solo ad alcune. Alcune determinazioni saranno comuni tanto all'epoca più moderna quanto alla più antica. Senza di esse sarà inconcepibile qualsiasi produzione artistica; salvo che, se le lingue più sviluppate hanno leggi e determinazioni comuni con quelle meno sviluppate, allora bisogna isolare proprio ciò che costituisce il loro sviluppo, ossia la differenza da questo elemento generale, mentre le determinazioni che valgono per la produzione in generale devono essere isolate proprio affinché per l'unità - che deriva già dal fatto che il soggetto, l'umanità, e l'oggetto, la natura, sono i medesimi - non venga poi dimenticata la diversità essenziale. In questa dimenticanza consiste appunto tutta la saggezza dell'ideologia dell'estetica contemporanea come degli stessi artisti, che dimostrano l'eternità e l'armonia dei valori estetici esistenti come delle prassi che tali valori attualizzano. Un esempio di questa dimostrazione: nessuna arte è possibile senza uno strumento atto a produrla, non fosse altro questo strumento che l'intenzione d'arte; nessuna arte è possibile, anzi nessuna produzione d'arte è possibile senza arte passata, accumulata, non fosse altro questa arte passata che l'abilità concettuale e realizzativa assommata e concentrata nella mente e nella mano (o negli strumenti di attualizzazione) dell'individuo mediante l'esercizio ripetuto per questa produzione particolare; l'intenzione estetica, anzi artistica, è tra l'altro anche uno strumento di produzione artistica, anche memoria delle forme artistiche del passato; dunque la mera intenzionalità artistica è un rapporto naturale eterno, universale e quindi sufficiente alla produzione dell'oggetto artistico. Ovverosia, a condizione che io tralasci proprio quell'elemento specifico che solo trasforma uno "strumento di produzione" (l'attitudine all'oggetto artistico), una particolare determinazione astratta della produzione artistica, in una condizione sufficiente alla produzione dell'oggetto artistico. L'intera storia della prassi artistica più moderna si presenterebbe perciò come una falsificazione malignamente architettata dall'ideologia dell'estetica e dai suoi sacerdoti sacrificali. (di quella parte dove, tra l'altre infinite cose, si può riflettere essere l'arte una vera produzione essendo specifica e particolarissima forma di appropriazione della natura, - nel suo estendersi -, da parte dell'uomo tale che questa appropriazione si riflette nella e sulla natura che così gli si riverbera come natura umanata, in reciproco estendersi, anche là dove l'uomo non può apporgli la marca dell'umano, per grandiosità, ineffabilità o piccolezza estremi; - che ogni produzione è una appropriazione della natura da parte dell'uomo entro e mediante una determinata forma di società; - che ogni appropriazione è una separazione degli elementi della natura da parte dell'uomo entro e mediante una determinata forma di società; - che ogni separazione degli elementi della natura da parte dell'uomo entro e mediante una determinata forma di società è analisi della natura da parte dell'uomo, e il cui modo è determinato dalla forma di società entro e mediante la quale l'uomo la separa per appropriarsene; - che ogni produzione è un'appropriazione; che ogni appropriazione è una separazione; che ogni separazione è analisi; che ogni produzione è analisi; - che ogni produzione per la necessità è un'appropriazione necessaria; che ogni appropriazione necessaria è necessaria separazione; che ogni necessaria separazione è necessaria analisi; che ogni necessaria produzione è necessariamente analisi; - che ogni produzione necessaria all'uomo non ancora uscito dallo stato di natura e necessità, è produzione naturale e naturale appropriazione; - che ogni naturale appropriazione è naturale separazione; - che ogni naturale separazione è naturale analisi; - che ogni naturale produzione è analisi naturale, cioè procede senza la consapevolezza degli interessati) 2) IL RAPPORTO GENERALE DELLA PRODUZIONE CON LA DISTRIBUZIONE, LO SCAMBIO, IL CONSUMO. Prima di spingersi più avanti nell'analisi della produzione artistica occorre considerare diverse rubriche. La prima idea che ci si presenta è questa: nella produzione i membri della società adattano (producono, codificano, conformano) i prodotti naturali anche ai bisogni estetici dell'uomo [75]; la distribuzione dei codici determina la proporzione in cui il singolo partecipa di questi prodotti nella loro interezza anche estetica; lo scambio gli offre i prodotti particolari nei quali egli vuole convertire la quota di 'codice' (nella quale è espresso il proprio potere di decodifica del 'prodotto' nella sua interezza), che gli è toccata attraverso la distribuzione; infine nel consumo, i prodotti diventano oggetti del godimento, dell'appropriazione individuale nella misura e nella profondità consentitagli dal suo potere di codice, che è potere di scambio, di relazione, tra l'individuo e i prodotti dell'attività umana in genere (come lavoro umano oggettivato), quindi dell'uomo con l'uomo, cioè dell'uomo con sé stesso. (pag.11,12)... [Consumo e produzione] a) La produzione è immediatamente anche consumo. Duplice consumo, soggettivo e oggettivo; l'individuo che nel produrre sviluppa le sue capacità, le spende anche, le consuma nell'atto della produzione esattamente come la procreazione naturale è un consumo di energie. In secondo luogo essa è un consumo dei mezzi di produzione - come ad esempio delle norme estetiche o degli enunciati figurali ecc. - che vengono usati e logorati e, in parte, (come ad esempio nell'arte contemporanea a prevalenza analitica) dissolti nuovamente negli elementi generali dei sistemi di segni particolari con i quali e nei quali avviene la produzione. Consumo, altresì, della 'materia prima', (sia come tratti isolati, come unità di seconda articolazione degli specifici sistemi che la produzione lavora, sia come somma di esperienze lavorative pre-poste, accumulate storicamente, cioè dell'intero cumulo di materiali che si pone come 'prelavorato' rispetto e per una nuova fase di lavorazione viva), che non resta nella sua forma e costituzione naturale (prevalutata), giacché queste vengono modificate incessantemente. L'atto stesso della produzione è perciò in tutti i suoi momenti anche un atto di consumo. (pag.13,14) (che il modo di produzione capitalistico imprime al consumo i suoi caratteri; come non si può parlare di produzione in generale, ma ad es. di produzione capitalistica, allo stesso modo non si può parlare di consumo in generale ma, ad es. di consumo capitalistico di quanto nel capitalismo è prodotto; quindi ci sarà anche una forma particolare di consumo del prodotto artistico; consumo determinato da un determinato modo di produzione, nonché dalla fase in cui tale modo si trova a produrre particolari prodotti artistici) Nella società, invece, la relazione tra il produttore e il prodotto, quando quest'ultimo è terminato, è una relazione esteriore, e il ritorno del prodotto al soggetto dipende dalle relazioni in cui questi si trova con altri individui. Egli non se ne impossessa immediatamente. Inoltre, quando egli produce nella società, l'appropriazione immediata del prodotto non e il suo scopo. Tra il produttore e i prodotti si interpone la distribuzione che, in base a leggi sociali, determina quale quota della ricchezza "linguistica" (ad es. della "ricchezza estetica" circolante nei manufatti materiali o semantici e prodotta con essi per assolvere a funzioni determinate [bisogni]) spetti al produttore, venendo a interporsi così tra produzione e consumo. (non credo si possa fare una distinzione tra manufatti materiali e manufatti semantici se non a fini espositivi; tale distinzione si può fare al più per intensità e usi prevalenti degli uni o degli altri; [Distribuzione e produzione] I rapporti e i modi di distribuzione figurano perciò solo come il rovescio degli agenti di produzione. Un individuo che prende parte (anche inconsapevolmente) alla produzione "semantica" e estetica, nello stesso momento in cui prende parte alla produzione materiale, nella forma del lavoro salariato, partecipa ai prodotti, nella loro estensione e profondità, nella forma del salario. La struttura della distribuzione è interamente determinata dalla struttura della produzione. La distribuzione è essa stessa un prodotto della produzione, non solo per quanto riguardo l'oggetto, cioè nel senso che solo i risultati della produzione possono essere distribuiti, ma anche per quanto concerne la forma, e cioè nel senso che il modo determinato in cui si partecipa alla produzione determina le forme particolari della distribuzione, la forma in cui si partecipa della distribuzione. (pag.20) C 1) La circolazione stessa è solo un momento determinato dello scambio, ovvero è lo scambio considerato nella sua totalità. (prod.: - informazione - codificazione - messaggio; scambio: - messaggio - decodificazione - informazione - consumo; mezzo di scambio: - codice)?; (il valore di scambio è in rapporto diretto con la semiosi?) Il risultato al quale perveniamo non è che produzione, distribuzione, scambio, consumo, siano identici, ma che essi rappresentano tutti delle articolazioni di una totalità, differenze nell'ambito di una unità. La produzione assume l'egemonia tanto su se stessa, nella sua determinazione antitetica, quanto sugli altri momenti. Da essa il processo ricomincia sempre di nuovo. Che lo scambio e il consumo non possano essere elementi egemonici è cosa che si comprende da sé. Altrettanto si dica della distribuzione in quanto distribuzione di prodotti. Ma come distribuzione degli agenti della produzione è essa stessa un momento della produzione. Una produzione determinata determina quindi un consumo, una distribuzione, uno scambio determinati, nonché i determinati rapporti reciproci tra questi diversi momenti. Indubbiamente anche la produzione, nella sua forma unilaterale, è da parte sua determinata dagli altri momenti. (pag.26) (come di quella parte da cui si possono trarre le ragioni del destino fallimentare dei progetti "realistici", che pretendono capovolgere una situazione di fatto con rassicurante, delicata modestia, rimaneggiando i bordi: teorici e commessi delle passamanerie) 3. -IL METODO DELL'ESTETICA E DELLA PRODUZIONE ARTISTICA I pittori del '400, ad esempio, iniziano sempre da unità culturali molto estese e "concrete", tessute da sistemi di segni per natura diversi ma strettamente solidali da fondare l'opera nella compattezza di un nuovo unico segno; ma finiscono sempre per trovare per via di analisi, alcune relazioni determinanti generali, astratte, come la rappresentazione prospettica dello spazio, la simmetria, la proporzione, il corpo umano ecc.; e così di seguito per i periodi successivi, fino a separare singoli tratti del sistema della pittura, come il colore, la linea, la forma ecc., e individuare la prassi della pittura come un sistema linguistico non verbale e come tale sorretto da leggi particolari. Non appena questi singoli tratti furono più o meno fissati e astratti, cominciarono i sistemi pittorici che dal semplice - come forma, compenetrazione, movimento, luce, differenzialità di grana, "dipingendo", spostamenti su uno o l'altro degli assi linguistici, comportamento nei confronti dell'oggetto del lavoro ecc. - risalgono fino all'idea stessa di pittura, di arte e di estetica in generale, investendo anche le fasi storiche del suo sviluppo nelle specificità concettuali e tecniche. Quest'ultimo è, chiaramente, il metodo scientificamente corretto per una descrizione critica (per una riappropriazione critica) abbastanza definitiva del fenomeno storico dell'arte e della funzione del segno artistico nella sua attualità e concretezza. Il concreto è concreto perché è sintesi di molte determinazioni, quindi unità del molteplice. Per questo nel pensiero esso si presenta come un processo di sintesi, come risultato e non come punto di partenza, sebbene esso sia il punto di partenza effettivo e perciò anche il punto di partenza dell'intuizione e della rappresentazione (il concreto: la produzione artistica nella sua generalità anche storica e/o nella sua astrazione come nozione di arte e/o l'opera d'arte come "unità" prodotta). Per la prima via, la rappresentazione concreta del mondo si è volatilizzata in una astratta determinazione; per la seconda, le determinazioni astratte conducono alla riproduzione del concreto nel cammino del pensiero. Hegel cadde nell'illusione di concepire il reale come risultato del pensiero, che si riassume e si riapprofondisce in sé stesso, e si muove spontaneamente, mentre il metodo di risalire dall'astratto al concreto è il solo modo, per il pensiero, di riappropriarsi il concreto, di riprodurlo come qualcosa di spiritualmente concreto. Ma mai e poi mai il processo di formazione del concreto stesso. Allo steso modo alcuni cadono nell'illusione di concepire la concretezza dell'arte, - la sua presenza fenomenica, il suo interagire strutturale e sovrastrutturale, che solo può [78] determinarsi da tale concretezza -, come risultato del pensiero artistico (e per di più nella sua attuale determinazione), mentre il metodo di risalire dalle astratte categorie estetiche ecc. alla concretezza del prodotto artistico è il solo modo, per il pensiero, di appropriarsi del suo concreto, di riprodurlo come qualcosa di spiritualmente concreto. Ma mai e poi mai il processo di formazione dell'arte e dei suoi prodotti come concrete determinazioni del lavoro umano in generale. (pag.27) Il denaro (/segno / superficie /) può esistere ed è storicamente esistito prima che esistesse il capitale, le banche, il lavoro salariato ecc. (/la semiotica, la linguistica, la logica formale ecc. / ; / l'arte, i musei, l'artista ecc. /). In questo senso si può quindi dire che la categoria più semplice può esprimere i rapporti predominanti in un insieme meno sviluppato oppure i rapporti subordinati in un insieme più sviluppato; rapporti che storicamente esistevano già prima che l'insieme si sviluppasse nella direzione che è espressa in una categoria più concreta. In questo senso il cammino del pensiero astratto, che sale dal più semplice al complesso, corrisponde al processo storico reale. (pag.29) Quindi benché la categoria più semplice (denaro / parola, / ecc.), possa essere esistita storicamente prima di quella più concreta , essa può appartenere nel suo pieno sviluppo intensivo ed estensivo solo ad una forma sociale complessa, mentre la categoria più concreta era già pienamente sviluppata in una forma sociale meno evoluta. Ora, potrebbe sembrare che così si sia trovata soltanto l'espressione astratta per la più semplice e antica relazione in cui gli uomini compaiono come produttori (di artefatti materiale e/o semiotici), qualunque sia la forma della loro società. E in questo senso è giusto, in un altro no. L'indifferenza verso un genere determinato di lavoro (/linguaggio / arte / ecc.) presuppone una totalità molto sviluppata di generi reali di lavoro (/linguaggio / forme d'arte / ecc.) nessuno dei quali domini più sull'insieme. Così, le astrazioni più generali (come ad es. lavoro / segno / nozione d'arte / ecc.) sorgono dove si dà il più ricco sviluppo concreto, dove una sola caratteristica appare comune a un gran numero, a una totalità di elementi. Allora, essa cessa di poter essere pensata soltanto in una forma particolare (come questa parola / come linea designate una foglia / ecc.). D'altra parte, quest'astrazione del lavoro (/parola/linea/) non è soltanto il risultato mentale di una concreta totalità di lavori (/sistemi di segni / espressioni artistiche /). L'indifferenza verso il lavoro (/il sistema di segni / il sistema di formalizzazione artistica /) determinato corrisponde a una forma di società in cui gli individui passano con facilità da un lavoro ad un altro e il cui genere determinato del lavoro (/sistema linguistico / forma espressiva / arte /) è per essi fortuito e quindi indifferente. Il lavoro (/linguaggio / arte /) qui è divenuto, non solo nella categoria, ma anche nella realtà il mezzo per creare la ricchezza in generale, e, come determinazione, esso ha cessato di concrescere con gli individui in una dimensione particolare. (pag.32) L'esempio del lavoro (/della parola / della linea /) mostra in modo evidente che anche le categorie più astratte, sebbene siano valide, - proprio a causa della loro natura astratta - per tutte le epoche, sono tuttavia, in ciò che vi è di determinato in questa astrazione, il prodotto di condizioni storiche e posseggono la loro piena validità solo per ed entro queste condizioni. Tasselli da: (per le vicende riguardanti la messa IN VENDITA dell'opera d'arte nella sua piena fase capitalistica come oggettiva messa a morte dell'estetica protocapitalistica, vedere anche il "bollettino interno del maggio '73" relativo al terzo tentativo di periplo, in rapporto al primo tentativo giuridico del 1970 e al quarto del 1974; quest'ultimo ripetutamente fallito sul piano pratico per correnti contrarie al verso di navigazione) La determinazione del prodotto in valore di scambio (/ valore del rapporto codificazione su decodificazione /) comporta dunque necessariamente che il valore di scambio riceva una esistenza separata, scissa dal prodotto. Il valore di scambio scisso dai prodotti stessi in quanto merci (/ dalle referenze /) ed esistente esso stesso come una merce (/come una referenza /) [79] accanto ad esse - è denaro (come "oggetto", segno e "codice" in senso eminente). Tutte le proprietà del prodotto in quanto merce (/ degli "oggetti" del mondo in quanto referenze /) si presentano come un oggetto diverso da essa (/ da essi /), come un forma di esistenza sociale in denaro, scissa dalla sua forma di esistenza naturale. (pag.81) AFORISMI Tutte le merci sono denaro perituro; il denaro è la merce imperitura. (pag.87) (/ tutti i prodotti sono merci periture; il denaro è la merce imperitura. Tutti i prodotti sono segni perituri; il denaro è il segno imperituro. Tutti i quadri sono merci periture; il denaro è la merce imperitura. Tutti i quadri sono denaro perituro; il denaro è il quadro imperituro. Tutti i quadri sono superfici periture; la superficie è il quadro imperituro. Tutti gli "enunciati" sono segni perituri; il segno è l'enunciato imperituro. Noi parliamo dello stato attuale delle cose /) Quanto più si sviluppa, nella divisione del lavoro, la divisione delle singole fasi lavorative di una stessa lavorazione (Cfr. Teoria della centrifuga), tanto più il prodotto artistico cessa di essere un mezzo di scambio tra sistemi di segni differenti, di essere il punto mediatore capace di parlare ed essere sufficientemente parlato da diversi sistemi di segni. Subentra la necessità di un mezzo di scambio universale, ossia di un mezzo di scambio che sia indipendente dalla produzione specifica di ciascuno, che possa porre all'interno delle specifiche produzioni artistiche l'istituto della traduzione esaustiva. Nel denaro (/nel segno/) il valore delle cose è separato dalla loro sostanza. Il denaro e il suo sistema (/sistema dei segni/) è originariamente il rappresentante di tutti i valori e di tutti gli "oggetti"; nella prassi la cosa si rovescia, e tutti gli "oggetti" e i valori diventano rappresentanti del denaro (/del segno/). (pag.87) (da Il denaro come rapporto sociale) (Paragonare il denaro al sangue - al che ha dato motivo la parola circolazione - è esatto all'incirca quanto il paragone di Menenio Agrippa tra i patrizi e lo stomaco). (/I significati non vengono trasformati in segni e sistema di segni - in linguaggio -, quasi che il loro carattere individuale esistesse in modo assoluto e il loro carattere sociale esistesse accanto ad essi nel linguaggio, come i prezzi accanto alle merci. I significati non esistono separati dai significanti, e entrambi, come segno, non esistono separati dal linguaggio, cioè dal loro carattere sociale. / Le intenzioni artistiche non vengono trasformate in "segni" artistici, quasi che il loro carattere individuale esistesse accanto ad essi nell'arte, come i prezzi accanto alle merci. Le intenzioni artistiche non esistono separate dai linguaggi artistici /) (da L'accumulazione del denaro) Come "il commercio ha separato l'ombra dal corpo e ha introdotto la possibilità di possederli separati" (Sismondi), così il commercio , coinvolgendo nel suo movimento l'intero universo dei prodotti del lavoro umano fin nella loro più intima e sociale sostanzialità, ha separato il segno dal referente, e ancora il significante dal significato, e ha introdotto la possibilità di possederli separati. Il segno dunque è, ora, il valore di scambio tra manufatti semantici reso autonomo (e in quanto tale esso compare come mezzo di scambio destinato perennemente a scomparire) nella sua forma generale. La sua nozione possiede, è vero, una materialità e sostanza particolare, una sua concretezza e efficacia concettuale, ed è appunto questo che gli conferisce una sua autonomia, giacché ciò che esiste soltanto in rapporto a un altro, come determinazione o relazione di un altro, non è autonomo (segno autonomo dal referente). D'altra parte in questa sua autonomia concettuale, esso rappresenta non soltanto il valore di scambio di un "oggetto" rispetto a un altro, ma il valore di scambio rispetto a tutti gli "oggetti"; e mentre possiede una propria sostanza concettuale, esso figura nello stesso tempo, nella sue esistenza particolare di nozione e categoria miliare dei linguaggi, come il valore di scambio generale degli altri "oggetti". (pag.179) (da Il denaro come rapporto sociale) D'altra parte il potere che ogni individuo esercita sull'attività degli altri e sulle ricchezze sociali, egli lo possiede in quanto proprietario (Eigner) di valori di scambio (/ di valori linguistici, proprietà dei codici /), di denaro (/ di segni /). Il suo potere sociale, così come il suo nesso con la società, egli lo parta con sé nella tasca. L'attività, quale che sia la sua forma fenomenica individuale, e il prodotto dell'attività, quale che sia il suo carattere particolare, è il valore di scambio, vale a dire qualcosa di generico in cui ogni individualità, proprietà (Eigenheit), è negata e cancellata. (pag.97) (come di quella parte per la quale l'illusione referenzialista del linguaggio prima di essere stata sconfitta nel cervello degli uomini è stata sconfitta nella realtà materiale ad opera del denaro che tale realtà si è andata sempre più sottomettendo; ed è giocoforza affrontare scientificamente l'analisi dei linguaggi in un periodo storico in cui il denaro domina tutti i rapporti dell'uomo con la natura, dell'uomo con la società, e dell'uomo con sé stesso, essendo il denaro "la generale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualità naturali e umane"; (da L'accumulazione del lavoro) Nella particolare opera di pittura, finché essa è il segno di valori estetici determinati, l'arte è posta soltanto come forma ideale, non ancora realizzata; finché possiede un determinato valore pittorico l'opera particolare rappresenta un lato del tutto isolato dell'estetica medesima della pittura. Nella mera superficie invece il valore è realizzato, e la sua sostanza è la pittura stessa, sia nella sua astrazione dal proprio particolare modo di esistere, sia nella sua totalità. Il "valore" di bidimensionalità costituisce la sostanza della pittura (essendo determinazione generale della pittura), e la bidimensionalità è la ricchezza della pittura. La mera superficie è perciò, d'altra parte, anche la forma materializzata del "valore" della pittura rispetto a tutte le sostanza particolari di cui essa consiste. Se perciò da un lato nella superficie, finché viene considerata per sé stessa, forma e contenuto della pittura sono identici, dall'altro essa, in antitesi a tutte le altre pitture, è rispetto a loro forma generale della pittura, laddove la totalità di queste particolarità costituisce la sua sostanza. Se la mera superficie per la prima determinazione è la pittura stessa, per l'altra essa è il rappresentante materiale universale della medesima. Nella superficie stessa questa totalità esiste come compendio ideale delle pitture. La ricchezza della pittura (valore di scambio tanto come totalità che come astrazione), a differenza di tutte le altre pitture, esiste dunque come tale soltanto individualizzato, nella bidimensione, , nella stesura, come un singolo segno tangibile. La mera superficie è perciò il dio tra le pitture.(pag.181,182) (come di quella parte dove basta sostituire denaro a superficie, merce a pittura, per capire quali siano le vere muse dell'arte contemporanea; esse si pongono al contempo come ispiratrici e oggetti reali di ogni produzione - cfr.- la "mera superficie" nella pittura contemporanea come "ospite' e come "supporto"; il serpente che si morde la coda: ipotesi delle implicazioni ideologiche di un modo di dire - paradigmi interiorizzati). [81] (da Separazione tra lavoro e proprietà) La separazione della proprietà privata dei codici dall'attività di coloro che necessariamente, anche se inconsapevolmente, tali codici lavorano riproducendoli come vivi, cioè la separazione della proprietà dal lavoro, si presenta come legge necessaria di questo scambio tra conoscenza accumulata (capitale) e lavoro. Il lavoro posto come non-capitale in quanto tale è: 1) lavoro non oggettivato, negativamente concepito (ma pur sempre oggettivo; il non oggettivo stesso in forma oggettiva). Come tale esso è non-materia prima, non-strumento di lavoro, non-prodotto grezzo: il lavoro separato da tutti i mezzi e gli oggetti di lavoro, dalla sua intera oggettività. È il lavoro vivo esistente come astrazione da questi momenti della sua effettiva realtà (e altresì come valore); questa completa spoliazione, pura esistenza soggettiva, priva di ogni oggettività, del lavoro. È il lavoro come miseria assoluta: la miseria non come privazione ma come completa esclusione della ricchezza oggettiva. (pag.279) |
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N.d.R. - "L'azzardo omologetico" è il risultato della ritrascrizione di getto di "Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica" di Karl Marx, edito dalla Nuova Italia, 1971 - Nella presente versione sono indicate tra parentesi tonde le pagine che fanno riferimento ai "Lineamenti", da cui sono stati tratti i brani per l'azzardo omologetico; con i numeri tra parentesi tonde sono indicati i capitoli dei Lineamenti, mentre i numeri tra parentesi quadre sono indicate le pagine del volume Imprinting.
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SECONDA PARTE IL PROBLEMA DELLA CULTURA La recente polemichetta svoltasi sulle colonne dell'Avanti! tra il professore Fabietti e Adelino Marchetti, segretario della Camera del Lavoro di Milano, intorno alla "cultura", ha appena sfiorato l'importantissimo problema riproducendo quel profondo dissenso di metodi e di concezioni che costituì nell'ultimo Congresso Nazionale dei giovani socialisti il nucleo centrale di tutte le discussioni, ampliandosi sino a comprendere tutta la questione generale del metodo di preparazione e della missione spettante al partito socialista. |
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N.d.R. - Lo scritto di Amadeo Bordiga è riportato in "Storia della sinistra comunista", Volume I, pag. 207; edizioni "Il programma comunista", Milano 1964.
Nel volume citato gli estensori di questa Storia premettono al testo di Bordiga una breve nota, non riportata nell'Imprinting, ma che qui riteniamo utile far conoscere: "Il seguente articolo apparso sull'Avanti! è l'eco nelle file del Partito dell'importante dibattito sorto tra i giovani ed esprimente ancora l'avversione all'idea che perfino i sindacati economici fossero ridotti a scuolette di cultura generale e peggio a scuole di tirocinio professionale per le nuove leve degli sfruttati. È ribadito il concetto che la piena educazione culturale non può essere il compito di una società divisa in classi, ma si raggiungerà dopo la rivoluzione. Soprattutto è indicato il deforme errore di poter fare un'opera culturale parallela a quella di altri partiti e quindi di altre classi, che sarebbe posizione puramente controrivoluzionaria." |
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