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Archivio (comunque indiziario)
dell'Ufficio Tecnico (per
l'Immaginazione preventiva) |
Carmelo Romeo L. - La Superficie In Pittura [
Brani da 01 a 33] -
Prima apparizione in "Aut.Trib 17139", n.7 - Roma 1983 -
Brani sparsi, editi e inediti, appunti, diagrammi e iconografie di un lavoro
iniziato nel 1972 attorno alla mera superficie, il supporto, lo schermo
e...altro.
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01 - Quando la pittura giunge ai limiti della non-percettibilità, raggiunta è la soglia della opposizione tra figura e sfondo. Consumata è la genealogia della figura, il suo procedere da compattezza a dispersione. 02 - La pittura (astratta)(concreta) respinto il feticismo della rappresentazione non poteva risolvere e liberarsi dal feticismo stesso. Necessario sarebbe stato prima dissolvere le condizioni materiali sulle quali ancora poggia il feticismo. Piuttosto ha dato l'abbrivio ad un processo di spostamento che allora fonda il quadro in sé come feticcio, e lo spostamento successivo doveva necessariamente porre l'artista come feticcio. Puntualmente. (cfr. 26) 03 - I "poli opposizionali" di figura e sfondo (nella fase precedente ancora interni al quadro, tesi nella determinazione della figura in quanto "appariscenza") sono andati progressivamente spostandosi, prima verso l' esterno della figura, poi oltre il quadro medesimo, quasi come sotto l'effetto di una forza centrifuga; mossi, si potrebbe sospettare, come da una intima necessità di approssimarsi sempre più ad una tangibilità inequivocabile e irriducibile, verso una realtà definita e, al limite, fondamento stesso della pur inequivocabile realtà d'essere della pittura. (cfr.21) 04 - L'opposizione tra
figura e sfondo, unica reciproca garanzia alla loro integrità di
"segno", prende a vacillare e annuncia il precipitarsi dell'una nell'altro,
o viceversa. Ma non preannuncia ancora un risolversi, bensì un coincidere
di tutte le figure e della morfologia medesima. 05 - Spostatasi l'asse dal prodotto al procedimento, la pittura si raccoglie nell'area del "dipingendo"; ma può riuscire a cogliersi per la prima volta integralmente come concetto solo quando si sofferma e intrattiene sul bordo del "non-dipingendo". Quando, e là dove affermazione e negazione gli si svelano quale unità dialettica della sua esistenza pratica. Quando e là dove tutto è rimesso in gioco. (cfr. 18) 06 - (OMISSIS) 07 - L'approssimarsi
della pittura verso l'area della non-pittura espunge progressivamente dal
quadro le tracce dell'attività pittorica (cancellazione delle orme
- le code di paglia servono a questo?) fino alla negazione dell'attività
tutta, quando poi, entrata in quest'area, vi precipita nel baricentro (vittoria
della legge di gravità o delle leggi dell'ospitalità?).
08 - Essendo lo sfondo
la più dispersa delle figure è la figura stessa della dispersione.
In ciò è dunque l'ultima e la prima figura della pittura.
09 - La pittura emancipatasi,
lungo il cammino certamente non lineare delle anamnesi, da ogni figura intestina
(forme della rimozione) e finanche dal colore, è fortemente propensa
a risolversi interamente nella "mera superficie". Che non è ancora
un dissolversi -sebbene ne abbia l'aria; invece in questa forma, trovando
la figura della propria ansia, finalmente s'acquieta e su sé stessa
riposa e conta. 10 - La "mera superficie" posta come compiuta pittura può apparirci a tutta prima, rispetto alle forme storiche che la precedono, come una manifestazione del tutto semplice e inadeguata, come primordiale, antica e da sempre presente nella pittura in ogni sua epoca perché condizione tecnica elementare, di partenza, quindi sottintesa, allora taciuta. E tuttavia, considerata in questa semplicità, dal punto di vista del sistema della pittura, "superficie" è una categoria tanto moderna quanto lo sono i rapporti che producono questa semplice astrazione. Questi rapporti potrebbero comprendersi nelle loro linee generali a condizione di seguire l'intreccio dello sviluppo particolare della pittura con lo sviluppo della produzione materiale in genere. (cfr.34.a) 11 - Omissis (teoria della centrifuga) 12 - Dopo il primitivo
separarsi delle attività lavorative (sviluppo storico della divisione
sociale del lavoro) è la volta delle singole attività ad essere
sottoposte ad ulteriori accelerazioni e scissioni interne (sviluppo tecnologico
e organizzazione industriale del lavoro) che arrivano ad investire le singole
fasi di un medesimo processo produttivo, e, ancora, di un medesimo momento
produttivo. 13 - Benché la "superficie" sia stata da sempre la conditio sine qua non della pittura, prima di assumere valore autonomo che solo poteva ottenere dall'opera emancipatrice dell'analisi naturale (materiale) delle separazioni (cfr.Imprinting, pag.75) e delle leggi di sviluppo (anche individuali) dei codici tutti e dei "modi" di codificare, essa rimaneva sussunta quale precondizione del tutto naturale in un paradigma di pittura che compattava delle molteplicità linguistiche che, a loro volta, solamente lungo il medesimo processo di scissione ci si sono svelate con le loro particolarità e possibilità autonome di sviluppo (endogenesi). Lungo questo processo di separazione si è svolto quel cammino storico che faceva corrispondere ogni separazione discreta con l'individuazione di altrettante e corrispondenti categorie estetiche che, allontanandosi tra di loro e sviluppando in questa separatezza la loro medesima separazione , sono andate di volta in volta determinando e fondando movimenti poetici e stili individuali come attualizzazioni di derive particolari, ma sempre ricostituendo l'unità indenne dell'opera. (cfr.27) 14 - La "superficie"
segna dunque un certo limite alle continue separazioni e agli spostamenti
che proprio a partire dall'epoca capitalistica sono andate vieppiù
moltiplicandosi e, data la celerità, sommandosi in una situazione
che vede la compresenza di molti stili. 15 - Cio' che si presenta
come presupposto immediato della pittura, dal quale questa sempre necessariamente
riparte, sembra ritrovarsi allora anche come risultato ad un certo definito
grado del proprio sviluppo. Ma dopo tutto questo la pittura ritrova solamente
la forma della superficie, in realtà avendo raggiunto un risultato
del tutto nuovo. 16 - Ferma restando
la triade "figura" - "sfondo" - "pittura": - se prima della soglia o cuspide
nella quale attualmente l'abbiamo posta, la pittura poggiava sul rapporto
antinomico tra figura e sfondo (tra compattezza e dispersione, tra informazione
e silenzio), ma in quanto pittura rimaneva una vaga astrazione -quando non
rozzamente allegorica rappresentazione-, una volta soppressa l'antinomia
tra i primi due termini è inevitabilmente il terzo termine della triade
a giovarne, trovando nella forma di questa soppressione (la "mera superficie")
il corpo per incarnarsi e divenire visibile. La "pittura" da questo momento
non è più solamente un'astrazione concettuale ma inizia a
possedere una propria morfologia stretta, sensibile. 17 - Nella "mera superficie"
tutti i termini della pittura si trovano serrati per reclamare a questa loro
nuova forma ogni teleologia. 18 - Le figure (iconografie, iconologie) che genealogicamente precedono la "mera superficie" continuano a sussistere e persistere nel sistema della pittura non tanto come memoria e sapienza storica del soggetto quanto, stavolta, perché necessitanti condizioni a garanzia dell'evidenza figurale di questa pittura; vale a dire come "differenziali" che consentono, oltre che di riconoscere, anche di posizionare la "mera superficie" all'interno del sistema della pittura, di riconoscerla come una variabile discreta dell'opera d'arte ad un certo grado della sua propria genealogia (cfr.24). 19 - Se il soggetto,
il pittore cioè, nell'assecondare la genealogia delle "figure", nello
svolgere la loro vocazione dispersiva, nell'aiutare la loro voracità
spaziale non riesce a cogliere come lampante che la dissoluzione conseguente
di tutte le vecchie antinomie pittoriche si capovolge in una compattezza
per la quale le compattezze figurali che la precedono si svelano poggianti
solamente su ingenuità referenzialiste...se questo capovolgimento
non coglie non può neppure trovare nella "mera superficie" (e nelle
sue particolari determinazioni) lo sviluppo e la soluzione integrale (sebbene
momentanea) delle morfologie della pittura né può goderne.
20 - La superficie venuta
alla luce dal disperdersi delle particolarità contingenti della figura,
lungi dall'essere il trionfo univoco della dispersione è al contempo
il trionfo della compattezza. La "mera superficie" essendo la figura nella
sua generalità, o l'eccellente figura senza mancare d'essere l'eccellente
disperdersi della figura. É quindi la forma della sua stessa definizione?
21 - Proprio qui e quando
la pittura sembra perdere ogni consistenza è da cogliere invece, forse
per la prima volta, la sua massima consistenza. Perdute per strada le proprie
particolarità inessenziali, i pregiudizi naturalistici, l'attrezzatura
difensiva del decorativismo, la pittura ammette solo sé stessa, si
mostra ostile e deride i tentativi di legittimarla dal di fuori.
22 - Giacché non esiste la materia in astratto, ma sempre abbiamo a che fare con le sue particolari determinazioni, è del tutto ovvio che tale astrazione ci si presenti in pittura in una forma determinata. Così nella "mera superficie" l'astratto concetto di "materia" risulterebbe del tutto concreto e coincidente con l'astratto concetto di "pittura". 23 - (Economia) - La
pittura nella sua specie di "mera superficie" è la pittura nella
sua forma eccellente. E' la pittura per eccellenza essendo della pittura
l'equivalente generale, il sostitutivo simbolico di tutte le particolarità
figurali; vale a dire il valore di scambio proprio al sistema della pittura
tutta. 24 - Ma ecco che la
"mera superficie", questo segno pericolosamente irrilevante all'occhio e
ai sensi, può mantenere la sua integrità e posizione all'interno
del sistema della pittura e dell'arte a condizione di individuare il proprio
termine differenziale. E di contro al suo essere forma materiata di una categoria
astratta quale "la pittura" non può esservi che un'altrettanta categoria
astratta quale "la non pittura", cioè tutto il resto. La reciproca
evocazione è necessaria ad entrambe, i due termini avendo i bordi
in comune. 25 - Il destino delle figura del quadro, così come lo abbiamo visto agire all'inizio di queste note, si ripropone all'interno del quadro e della figura stessa, cioè della "mera superficie" (perché adesso abbiamo a che fare solo con questa forma della pittura, vale a dire con la forma della pittura stessa). Gli spostamenti che prima riguardavano la figura e lo sfondo, le pulsioni feticizzanti l'oggetto e il soggetto, il piacere della messa a punto del prodotto e/o del procedimento ecc., adesso investono i termini di pittura e non pittura, di prassi e silenzio dell'arte. 26 - Lo sfondo ha fatto
vacillare la figura per prenderne il posto quale prima figura della pittura
nella forma di "mera superficie"; la non pittura fa vacillare la pittura,
e l'insidia per scalzarla dall'ultimo suo posto e dissolverla nella vaghezza
del proprio primato sui fenomeni retinici. 27 - Il conseguimento
dell'autonomia della "pittura" tanto desiderato si capovolge nel contrario,
nella dipendenza [della pittura] da apparati di difesa e controllo. Comprensibile
allora il desiderio di tornare sui propri passi verso pratiche storicamente
riconosciute e riconoscibili anche dal senso comune. In fondo a qualcuno
piace calda [transavanguardia]. Allora è del tutto inutile l'affannarsi attorno a dei modelli pittorici già sistematizzati, quando non si può più ottenerne altro che l'imitazione di una massa ma non la massa senz'altro, un erudito aggregato di segni ma non la viva unità del segno. 28 - Il coronamento delle morfologie e genealogie della pittura ha i caratteri di una forma assoluta, quasi esclusivamente mentale; priva di qualità particolare essa tende ad assumere un valore puramente differenziale quale segno della cognizione stessa di pittura. E' la pittura come categoria resa tangibile epperò ancora incapace di risolvere l'impasse tautologico, di superare i suoi propri limiti e rompere l'incanto consolatorio, la tranquillità nella quale il pensiero rigoroso la appaga dopo tanto raffinato, storico accecamento. 29 - Ma il valore della
"mera superficie" in quanto determinazione attuale della pittura, non è
solo e non può essere solamente quello di segnare il grado di analiticità
raggiunto dalla pittura medesima o il grado di coscienziosità dell'artista,
ma è quello di introdurre e rendere egemoni in arte questioni che
investono le strutture della contemporaneità. Quanto a tutta prima
poteva apparire come un mordersi la coda segna invece l'inizio di una fase
del tutto originale, l'assegnazione di un compito non ancora eseguito, la
sua incipienza e premere. 30 - La "mera superficie"
è la pittura che senza preavviso vuole passare ad altro, e inizia
a porre il soggetto nella sua integrità, quindi anche socialmente.
31 - La "pittura" per
poter carpire la sua propria sostanza concettuale è stata costretta
ad aggirare le sue comodità, a rischiare la propria sicurezza e finanche
tangibilità. E allora, proprio come Orfeo Euridice, solo un momento
prima di perderla può coglierla di sorpresa con un coup d'œil.
32 - Sebbene la pittura
tenti continuamente il varco che la facesse uscire dal cerchio stringente
della metafora, rimane pur sempre il problema della sua specificità.
La sua riduzione concettuale ambisce di nuovo alla particolarità
della materia, a propri differenziati tratti e somatismi. La mera superficie
inizia così a separarsi nei due rami del "supporto" e dell’ospite",
avviata e accompagnata in questo divaricarsi da posizioni patetiche e/o tragiche.
33 - Ora e qui l'aporia
fondamentale dell'arte e dell'artista non potrà più essere
legata solamente alle sfere dell'estetica e dell'arte, bensì determinata
dall'adesione a paradigmi più estesi e implicanti di ordine sociale
e gnoseologico, ossia, praticamente, politico.
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Nota - Per l'elaborazione della foto di Harry Shunk, "Leap into the void" di Yves Klein (1960), inserita nel brano 27, ringraziamo gli autori e i curatori delle pagine del sito www.artep.net. |
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