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[ un paio di girasoli ]
Vincent - Avevamo parlato lui e io a proposito dei pescatori d’Islanda e del loro malinconico isolamento, esposti a tutti i pericoli, soli sul mare desolato. Avevo detto perciò a Gauguin che in seguito a quelle conversazioni mi era venuta l’idea di dipingere un quadro del genere, così che i marinai, al tempo stesso fanciulli e martiri, vedendolo nella cabina di un battello di qualche pescatore d’Islanda, potessero provare la sensazione di essere cullati e ricordassero il canto della mamma.[1]
Dur. 07' 08"
Sul terreno incantato dell’immaginazione o dell’astrazione ci si può sempre arrischiare - dice Vincent - “ma solo dopo tutta una vita di lotta corpo a corpo con la natura”,  tiene ad avvertirci[2].
Temo però di non essere mai stato, io, un simile lottatore.
Serve a qualcosa, ad esempio, notare che tra i cinque ritratti di madame Roulin solo in due - dipinti subito dopo la partenza di Gauguin da Arles [3] - Vincent mette il proprio nome sul bracciolo della sedia, firmando così con l’opera anche la sedia stessa? Forse a nulla…
E, piuttosto di rincorrere questa probabile traccia del risentimento[4], preferisco continuare a tener dietro alle cose poggiate sul sedile della poltrona (vuota) di Paul Gauguin - che dovrà essere sgombro per poter accogliere i corpi pittorici di madame Ginoux e madame Roulin.
Mentre il paio di libri lo abbiamo visto spostarsi sul tavolo dell’arlesiana madame Ginoux, rimarrebbe chieder conto del trasferimento della candela accesa, o piuttosto del paio di fonti luminose costituito da questa candela e dalla lampada accesa sulla parete di fondo.

Dopo aver dipinto in dicembre il ritratto di madame Roulin, nel gennaio dell’anno successivo Vincent ne fa una replica con l’intenzione di comporlo al centro di un trittico tra due nature morte con girasoli [5].
Così adesso sappiamo anche dove sono andate a finire quelle due fonti di luce presenti nel dipinto della sedia di Gauguin: collocate ai lati del ritratto di madame Roulin affinché, questo quadro che amava, potesse agire “come un pendolo tra due candelabri”[6].

E’ questa la Bercause vera e propria: integrata e integrale. Seduta eppure messa in movimento da forze solari in un campo magnetico di ritornelli floreali.[7]
Forse – dirà Vincent - nella Berceuse c’è un tentativo di fare una piccola musica di colori di questo luogo, è mal dipinta e i colori di un bazar sono tecnicamente mille volte dipinti meglio, ma pazienza”.[8]

La pittura non ha ancora raggiunto le basse temperature dell’autorefe-renzialismo, e la cordicella intrecciata[9] che la donna tiene tra le mani è rivolta fuori dall’immagine, dove si trova l’oggetto reale delle sue cure amorose: da cullare e da consolare.
Fate silenzio: si dorme!

Questa madre dai capelli arancione seduta tra due astri solari, con quella cordicella dondola e culla proprio noialtri, che  gli stiamo davanti come figli da non sacrificare mai più al padre e ai maestri.
State zitti: si dorme!

Conforto per i cuori infranti, essa stessa è il corpo d’attrazione di un trittico laico che può anche tirare la corda e serrare le persiane delle immagini per mostrarcene il retro disadorno.
Chiudete gli occhi: si dorme! 

Se sulla sedia di Gauguin Vincent sistema infine una madonna a dondolo per pescatori solitari, nella sua propria sedia metterà un vecchio seduto tra le sue mani, disperato e con i pugni affondati nelle orbite.[10]
Per non vedere.
Per non piangere.
Per non far schizzare fuori la coppia dei globi oculari che da dentro premono per spiccare via, come l’orecchio: lacerato dalla discordia, offerto all’amicizia delusa.[11]

[1] - Vincent a Theo, Arles 28 gennaio 1889 (n.743-574); in questa lettera si fa riferimento al ritratto di Madame Roulin. E il fatto che Gauguin era stato pescatore non può ritenersi marginale ai fini delle presenze segrete di Gauguin nelle opere che Vincent esegue durante il soggiorno di Gauguin ad Arles.  Nel suo disegno Ricordo di Saint-Maries, una barca da pesca sulla spiaggia porta il nome di "Amitié"; e nel successivo dipinto questo particolare è ben visibile e sembra originare la linea delle barche in mare che si allontanano fino a toccare l’orizzonte.
[2] - Vincent a Bernard, Saint-Rémy, 26 novembre 1889 (n. 824 B21). Vincent parla di "astrazione" quando la pittura procede senza aver di fronte la realtà (a cui far fronte con la pittura, ad esempio). Diffida dell'immaginazione; e anche quando fa delle repliche dai propri lavori, o delle copie da quelli di altri pittori, egli davanti ha pur sempre null'altro che la Realtà della pittura stessa resa tangibile e vivida. Già il 21 luglio 1882 aveva scritto al fratello: “Suona piuttosto grossolano, ma è perfettamente vero. Il sentimento per le cose stesse, per la realtà, è molto più importante del sentimento per le immagini, se non altro è molto più fertile e vitale” (L’Aia, n. 250-218).
[3] - “La berceuse” F 505 e F 506, dipinte nel gennaio 1889.
[4] - Vincent a Theo, Arles 22 gennaio 1889: “Hai ragione che la partenza di Gauguin è terribile, perché ci fa ricominciare da capo proprio quando abbiamo creato e ammobiliato una casa per ospitare gli amici nei giorni cattivi. Ma intanto teniamoci i mobili lo stesso”.
[5] - Probabilmente due repliche, eseguite sempre a gennaio ’89 (F 457 e 458), della composizione con girasoli  realizzata ad agosto ’88 (F 554), quando Vincent era ancora in attesa dell’arrivo di Gauguin ad Arles.
[6] - E' il commento di Georges Bataille per questo quadro (cfr. La mutilation sacrificielle et l'oreille coupé de van Gogh, "Documents" n.8, 1930; ora in Critica dell’occhio, Guaraldi editore, aprile 1972, p. 65).

[7] - Che il trittico con madame Roulin vada considerato come un'unica opera (La Berceuse) è confermato dallo stesso Vincent in una lettera al fratello del 25 maggio 1889 da Saint-Rémy: “Devi pur sapere che se disponi i quadri in questo modo, cioè la Bercause in mezzo e due quadri di girasoli, uno a destra e l’altro a sinistra, si forma un trittico. E allora i toni gialli e arancioni della testa prendono più risalto dall’accostamento delle persiane gialle… Il quadro di mezzo è quello rosso. E i due girasoli che lo accompagnano sono quelli circondati da asticciole”. Ancora, in una successiva lettera a Theo del 12 febbraio 1890, Vincent ribadisce, indirettamente, questa unitarietà dell’opera: “Digli (a Gauguin) tante cose care da parte mia, e se vuole può prendersi la copia dei Girasoli e la copia della Berceuse in cambio di qualcosa di suo, che ti piaccia”. Sembra proprio che il pittore non riesce a concepire la sua Berceuse senza i girasoli.
[8] - Vincent a Theo, Arles 3 febb. 1889 (n. 745-576).
[9] - Questa cordicella con la quale la madre muove la culla svolge un ruolo paragonabile ai lacci delle scarpe di cui Derrida dice: “Per mezzo di un laccio invisibile che fora la tela (così come il punto del timpano fora la carta), passa su di lei e poi fuori di lei, per ricollegarla col suo ambiente, ai suoi mondi, interno ed esterno” [Restituzioni, cit. p. 288]; “Ma allora questi tratti a zig zag (en lacet) formano la “cornice” del quadro che sembrerebbe incorniciarli. Noi, le scarpe, siamo più grandi della cornice e della firma inscritta in essa. Il quadro sta dentro le calzature che noi siamo” [Ivi, p. 323]. Queste considerazioni varrebbero, oltre che per la cordicella (pertugio?), anche in riferimento alla “cornice” dei girasoli: “persiane” che possono richiudersi sull’immagine per lasciarci fuori ad essere ciò che noi siamo...?
[10] - Vecchio disperato, Saint-Rémy, aprile-maggio 1890.
[11] - Come Il fatto che Gauguin era stato pescatore è presente nelle opere di Vincent, anche il fatto che Gauguin era stato agente di Borsa si fa presente quando Vincent ha del risentimento nei suoi confronti. Anche se spesso preferisce ignorare i contorni (metaforici o confidenziali) delle 'figure', l'olandese le vede sempre 'realisticamente'...

In alto, al centro: La Berceuse - Augustine Roulin (F 505); Arles, novembre-dicembre 1888; olio su tela cm. 92.0 x 73.0; New York, Metropolitan Museum of Art. A sin.: Vaso con quindici girasoli (F 457); Arles, gennaio 1889; olio su tela cm. 100.5x76.5; Tokyo, Sompo Japan, Museum of Art. A des.: Vaso con quindici girasoli (F 458); Arles, gennaio 1889; olio su tela cm. 95.0x73.0; Amsterdam, V.G. Museum.
Sotto: Barche di pescatori a Saintes-Maries (F 413), Arles, fine giugno 1888, olio su tela, cm. 65.0 x 81.5; Amsterdam, Van Gogh Museum.



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