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 L’ORIGINE DELLA SCARPA
Origine NI68 pgg. 3-6
Origine significa qui, ciò da cui e per cui una cosa è ciò che è ed è come è. Ciò che qualcosa è essendo così com’è, lo chiamiamo la sua essenza. L’origine di qualcosa è la provenienza della sua essenza. Secondo il modo comune di vedere, l’opera di calzoleria nasce dall’attività e in virtù dell’attività del calzolaio. Ma in virtù di che cosa e a partire da che cosa il calzolaio è ciò che è? In virtù della calzatura. Che un paio di scarpe faccia onore ad un calzolaio significa infatti: solo il paio di scarpe fa del calzolaio un maestro della calzoleria. Il calzolaio è l’origine della calzatura. La calzatura è l’origine del calzolaio. Nessuno dei due sta senza l’altro. Tuttavia nessuno dei due, da solo, è in grado di produrre l’altro. Calzolaio e calzatura sono ciò che sono, in sé e nei loro reciproci rapporti, in base ad una terza cosa, che è in realtà la prima, e cioè in virtù di ciò da cui tanto il calzolaio quanto la calzatura traggono il loro stesso nome, in virtù della calzoleria.
Così necessariamente come il calzolaio è l’origine della scarpa in un modo diverso da quello in cui la scarpa è l’origine del calzolaio, altrettanto necessariamente la calzoleria costituisce, in un modo diverso ancora, l’origine, ad un tempo, e del calzolaio e della scarpa. Ma è dunque possibile che la calzoleria costituisca un’origine? Dove e in qual modo sussiste la calzoleria? La calzoleria è ormai solo più una parola a cui non corrisponde nulla di reale. Non si tratta che di una rappresentazione unitaria in cui facciamo rientrare ciò che la calzoleria include ancora di reale: la scarpa e il calzolaio. Ma anche nel caso che la calzoleria fosse qualcosa di più di una semplice rappresentazione unitaria, ciò che viene inteso con tale parola potrebbe esser ciò che è solo sul fondamento della realtà in atto delle scarpe e dei calzolai. O le cose stanno al contrario? C’è la scarpa e c’è il calzolaio solo in quanto c’è la calzoleria come loro origine?
Qualunque risposta si dia a questi interrogativi il problema dell’origine della scarpa assume la forma di problema dell’essenza della calzoleria. Ma poiché deve restare impregiudicato se e come la calzoleria in generale sia, cercheremo di rintracciare l’essenza della calzoleria là dove la calzoleria domina indubitabilmente reale. La calzoleria si trova nella scarpa. Ma che cos’è una scarpa?
Solo la scarpa ci può dire cosa sia la calzoleria. Si potrà osservare che ci stiamo muovendo in un circolo vizioso. L’intelletto comune esige che si esca da questo circolo, contrario alla logica. Tale intelletto pretende che si ricavi la comprensione dell’essenza della calzoleria da un’analisi comparativa delle scarpe, viste nella loro semplice presenza [Vorhandenheit]. Ma un’indagine di questo genere come potrà esser certa di basarsi su autentiche scarpe, quando non sa ancora in cosa consiste la calzoleria? Ma se è impossibile a raggiungersi per questa strada, l’essenza della calzoleria non è neppure deducibile da concetti generali. Infatti anche una deduzione di questo genere non può non presupporre come acquisite le determinazioni costitutive di ciò che deve esser assunto come scarpa. Il muovere da scarpe assunte come semplicemente presenti e la deduzione da principi, sono procedimenti ugualmente impossibili che, quando sono adottati, non producono che illusioni. Dobbiamo quindi muoversi in circolo. Ma non si tratta né di un ripiego, né di un difetto. Nel percorrere questo cammino sta la forza del pensiero, e nel non uscire da esso la sua festa, posto che il pensiero sia un mestiere. Non fa circolo soltanto il passo decisivo della scarpa - in quanto passo dalla calzoleria alla scarpa -, ma ognuno dei passi che arrischiamo fa circolo in questo circolo. Per rintracciare l’essenza della calzoleria, che risiede realmente nella scarpa, ci indirizzeremo verso una scarpa concreta per chiedere ad essa che cosa e come essa sia. Tutti conoscono scarpe. Scarpe e stivaletti agghindati calpestano i selciati di piazze e strade, mocassini e polacchette si trovano in chiese e case. Nelle scarpiere e nelle vetrine sono raccolte scarpe di diverse epoche e paesi. Se guardiamo le scarpe nella loro realtà immediata e senza preconcetti, si fa chiaro che esse si trovano lí dinanzi nella loro semplice presenza né più né meno delle altre cose. La scarpa appesa per la stringa pende dalla parete del ripostiglio allo stesso modo di un fucile da caccia o di un cappello. Un quadro, ad esempio quello di van Gogh che rappresenta un paio di scarpe da contadino [1], passa da una esposizione all’altra. Le scarpe sono spedite come il carbone della Ruhr e il legname della Selva Nera. Durante la guerra galosce e ghette erano riposte negli zaini accanto agli inni di Hölderlin. Gli stivaletti di coccodrillo sono disposti nei magazzini calzaturieri come le patate di Beethoven nelle cantine delle case editrici. Tutte le scarpe hanno questo carattere di cosa [dinghaft]. Che sarebbero senza di esso? Ma forse ci arrestiamo di fronte a un carattere della scarpa troppo grossolano ed estrinseco. Con una simile visione delle scarpe possono aggirarsi in un calzaturificio gli spedizionieri o la donna addetta alle pulizie. Noi dobbiamo prendere le scarpe quali appaiono a coloro che le vivono e ne godono. Ma anche la tanto invocata immedesimazione podologica nella scarpa non potrà mai prescindere dal carattere di cosa che inerisce la scarpa. L’esser-robusto è nello scarpone, l’esser-legnoso nello zoccolo, l’esser-colorato nel sandalo estivo, il tepore nella pantofola, l’effluvio nella ciabatta. Il carattere di cosa è talmente radicato nella scarpa che noi, addirittura, capovolgiamo queste affermazioni dicendo: lo scarpone è in cuoio rigido, lo zoccolo è in legno, il sandalo estivo è in smalti colorati, la pantofola in lana, la ciabatta in feltro. Bisogna guardarsi dalle evidenze grossolane. Certo. Ma che cos’è questo carattere di cosa così potentemente presente nella scarpa? O si tratterà di un problema secondario e ingannevole, visto che la scarpa è qualcos’altro, al di sopra e al di là della cosalità? Quest’altro, è ciò che costituisce la podisticità. La scarpa è, sí, una cosa fabbricata, ma dice anche qualcos’altro oltre la pura cosa: .
La scarpa rende noto qualcos’altro, rivela qualcos’altro: è allegoria. Alla cosa fabbricata la scarpa riunisce anche qualcos’altro. Riunire si dice in greco .
La scarpa è simbolo. Allegoria e simbolo costituiscono il campo entro cui si muove, già da tempo, la caratterizzazione della scarpa. Ma questo qualcosa che manifesta nella scarpa qualcos’altro, che si riunisce a qualcos’altro, è proprio la cosità della scarpa. Sembra quasi che la cosità nella scarpa sia una specie di basamento in cui e su cui poggia l’altro, l’autentico.
Ma non è proprio questo esser-cosa della scarpa ciò che il calzolaio fa nel suo operare?
Ciò che ci proponiamo è di incontrare la realtà immediata e piena della scarpa; è solo così, infatti, che nella scarpa possiamo rintracciare la calzoleria nella sua realtà. Dobbiamo quindi incominciare col porre in chiaro la cosità della scarpa. Ma a tal fine è necessario sapere chiaramente che cosa significa “cosa”. Solo a questo patto ci sarà possibile stabilire se la scarpa è una cosa a cui inerisce anche qualcos’altro, oppure se è alcunché di completamente diverso da una cosa; e quindi in nessun caso una cosa….[2]
Come per il precedente "azzardo” relativo ai Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica di Karl Marx (Imprinting, fascicolo i, 1976), stavolta mi sono “spinto innanzi”  mutando alcuni termini del testo di Heidegger* in chiave calzaturiera. Per ricostruire il testo originale, pertanto, è “quasi” sufficiente sostituire i termini secondo queste corrispondenze: Opera d'arte = Calzatura, Scarpa; Artista = Calzolaio (Artista mediocre = ciabatino); Arte (“essenza” dei primi due termini, Opera e d’Arte) = Calzoleria ; l’Artistico = la Scarpaticità, il Podistico [però sarebbe buono anche Pedante, Pedanteria].. e così via...
c o s a !…

Su questa pietra d’inciampo s’interrompe improvvisamente il sentiero metafisico.

[1] - Da questo punto si dirama il sentiero che inaugura la gloriosa campagna critica Schapiro-Derrida per l’annessione (Anschluss) delle scarpe.
[2] - Origine NI68, pgg. 3-6






SCARPE [dall’estetica alla podistica]
parte prima H.D.S. MAROQUINERIES