ARTE COME |
CRITICA COME | ||||
nomade n. 7 dicembre 2013
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RINEGOZIARE GLI ATTI MANCATI
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MARCEL DUCHAMP . 1913
I quadri di Marcel Duchamp non sono ancora abbastanza numerosi e differiscono troppo tra di loro perché se ne possa trarre un giudizio sicuro sull'ingegno del loro autore. Come la maggior parte dei pittori nuovi, Marcel Duchamp non ha più il culto delle apparenze. (Sembra sia stato Gauguin il primo a rinunciare a ciò che per tanto tempo fu la religione dei pittori). Dapprincipio, Marcel Duchamp fu influenzato da Braque (quadri esposti al Salon d'Automne 1911 e alla Galleria della via Tronchet, pure nel 1911) e da «La torre» di Delaunay («Giovane melanconico in un treno»). Per allontanare dalla sua arte tutte le percezioni che potrebbero diventar nozioni, Duchamp scrive sul suo quadro il titolo che gli conviene. Così scompare nella sua arte la letteratura, di cui pochi pittori han saputo fare a meno, ma non la poesia. Più tardi si serve di forme e di colori, non per rendere delle apparenze, ma per penetrare la natura stessa di quelle forme e di quei colori che scoraggiano i pittori al punto che vorrebbero farne a meno, e lo tentano infatti ogni volta ch'è possibile. Marcel Duchamp oppone, alla composizione concreta dei suoi quadri, un titolo intellettuale all'estremo. In questo senso egli va il più lontano possibile e non teme d'incorrere nel rimprovero di fare della pittura esoterica o addirittura occulta. Tutti gli uomini, tutti gli esseri che son passati accanto a noi, hanno lasciato tracce nel nostro ricordo e queste tracce della vita hanno una realtà, di cui si possono scrutare e copiare i particolari. Queste tracce acquistano così tutte insieme una personalità di cui si possono indicare plasticamente i caratteri individuali mediante un'operazione puramente intellettuale. Si trovano simili reminiscenze nei quadri di Marcel Duchamp. Mi si permetta qui un'osservazione che ha la sua importanza. Duchamp è il solo pittore della scuola moderna che oggi (autunno 1912) si preoccupi del nudo: («Il re e la regina circondati da nudi vorticosi»; «II re e la regina traversati da nudi vorticosi»; «Nudo che scende una scala»). Quest'arte che tenta estetizzare delle percezioni così musicali della natura si interdice il capriccio e l'arabesco inespressivo della musica. Un'arte che avesse per scopo di sprigionare dalla natura non generalizzazioni intellettuali, ma forme e colori collettivi la cui percezione non è ancora diventata nozione, sarebbe concepibilissima, e pare che un pittore come Marcel Duchamp stia realizzandola. E’ possibile che per essere commoventi, questi aspetti sconosciuti, profondi e repentinamente grandiosi della natura non abbiano bisogno di essere estetizzati, ciò che spiegherebbe l'aspetto fiammiforme dei colori, le composizioni in forma di N, il brulichio talvolta tenero, talvolta fermamente accentuato. Queste concezioni non sono affatto determinate da un'estetica, ma dall'energia di un piccolo numero di linee (forme e colori). Quest'arte può produrre opere di tal forza di cui non si ha idea. Può anche darsi ch'essa compia una missione sociale. Come fu portata in giro un'opera di Cimabue, il nostro secolo ha visto condotto in trionfo alle «Arti e Mestieri» l'aeroplano di Bleriot, carico d'umanità, di sforzi millenari, di arte necessaria. Sarà forse riserbato a un artista scevro da preoccupazioni estetiche ma ricco di energia, come Marcel Duchamp, di riconciliare l'Arte col Popolo.* |
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MUTAZIONE DEI TERMINI DI ARTE E DI CRITICA RELATIVI ALLA INFRASTRUTTURA CULTURALE CORRENTE – DESUNTA DALLA CONVERGENZA CIVICA DELLA NOZIONE PARALLELA DI CONDUZIONE NON ESORNATIVA DEL SUPPORTO DEL MESSAGGIO ESTETICO IN SE' E TOUT COURT, QUALE SIA – AVVENUTA ATTRAVERSO INFORMAZIONE TESTUALE ITERATIVA SU DI UN TAXI, DAL MARZO 1973 AL MARZO 1975
TULLIO CATALANO . 1973 |
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Cfr. il manoscritto originale di Apollinaire
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* Da, I Pittori Cubisti, di Guillaume Apollinaire, trad. Franca Minoia, editrice "Il Balcone", Milano Maggio 1945, pagg. 89-91.
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L'immagine di Catalano è tratta dal volume Ufficio per la Immaginazione Preventiva, Massimo Marani Editore, Roma, ottobre 1976.
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