L'IMPRESA
Carmelo Romeo
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 2 dicembre 2008
QUESTA CITTA'
a
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IL CRIMINE

Non autorizzato da prefetture, ufficio comunale o altro ente preposto, nei cantoni di strade e piazze di diverse metropoli d’Europa e d’America, era iniziato ad apparire da qualche tempo un indebito annuncio di questo tenore:
Oggi
dalle sei di mattina
viene assunto personale per il teatro di città.
Il grande teatro di questa città vi chiama.
Vi chiama solamente oggi, per una volta sola.
Chi perde questa occasione la perde per sempre.
Chi pensa al proprio avvenire è dei nostri.
Noi siamo il teatro che serve a ciascuno.
Tutti sono benvenuti !
LE INDAGINI

Le indagini condotte dalle varie gendarmerie nazionali per risalire ai responsabili di tale modesto ma disseminato abuso erano ad un punto decisamente morto quando il fermo della polizia di due uomini, accusati di molestare i passanti nella place Vendôme, gettò finalmente una luce sull’intera vicenda.
Privi di documenti identificativi i due fermati (che non parlavano la lingua del paese) erano stati tradotti di fronte al giudice istruttore di prima istanza del dipartimento della Senna, il quale, prima di ordinarne la traduzione nel carcere dipartimentale, provvide a sequestrare l’incartamento (di seguito allegato) che i due si ostinavano ad esibire.

La dichiarazione verbale allegata agli atti

PROVANDO VERGOGNA

Provando vergogna per ciò che accade, capita a volte di imbattersi in uno scritto e dire che qui nessuno ha perso tempo: l’autore a scriverlo, gli altri a leggerlo.
Precisamente questo è avvenuto con il testo di Roger Caillois “Atene dinanzi a Filippo”.
Scritto in Argentina durante la seconda guerra mondiale e pubblicato in lingua spagnola nel 1942, l’esule francese parlava di Atene ma pensava alle città europee, occupate o tenute in scacco dal fascismo.
« Ecco congiungersi in un baleno il passato con il presente! » esclamammo leggendolo per la prima volta.
Quindi ci affrettammo a perlustrare la stanza per escogitare assieme una via di uscita.

DAGLI ANGOLI OSCURI

Dagli angoli oscuri e dai cassetti delle scrivanie rinvenimmo cose che ci convinsero che proprio non esiste lavoro inutile.
Ritrovammo anche i nostri vecchi salvacondotti, dimenticati sino a quel momento perfino da noi, che pure li avevamo contraffatti.
Era quello che ci voleva.
« Solo avendo rinnegato nome, nascita, nazionalità, lingua ed ogni altra categoria in cui ci iscrisse l’anagrafe di questa società in putrefazione è possibile andare veramente liberi alla deriva del tempo e delle città » approvammo rileggendoli, lieti d’esserci apprestati con tanto anticipo.
Erano carte senza valore; peggio: compromettenti.
Nondimeno le sistemammo negli zaini tra le pagine di Atene, insieme a magnetofoni e telecamere.
E subito ci precipitammo in strada.

SEDIE VUOTE

Non rientrammo nei locali degli Uffici quella sera.
Nessuno fece caso alle nostre due sedie vuote.
E non ci cercarono più.
Ce ne andavamo a zonzo nelle città chiedendo cortesemente a chiunque incontravamo di leggere per noi il canto di Atene, ad alta voce e in faccia ai monumenti a lui più familiari.
Ed ogni bendisposto leggendo di quell’Atene sembrava invece dire: questa città.
« Bisogna immaginare Sisifo come felice di farsi i muscoli contro gli Dei » dicevamo tra noi, di tanto in tanto, marciando verso la prossima città.

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La revoca delle anagrafie tramite timbro di annullo in piombo (cm.25x14), eseguita alla Galleria Mana Art Market di Roma nel 1972, venne riproposta a Gianni Fileccia per ripeterla nei locali della galleria GAP alla presenza di un Notaio. La scheda preparata per l’annullamento dei propri dati anagrafici venne quindi acquisita dagli Uffici per l'Immaginazione Preventiva nel  volume S.p.A.(Cfr. Catalogia Politica).