LA DONNA E IL SOCIALISMO |
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August Bebel . 1883 . ediz.1905
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[società moderna e aumento del desiderio di godere la vita ] Nella società umana tutti gli individui sono legati con mille fili e in modo tanto più molteplici, quanto più alto è il grado di cultura di un popolo. Se vi subentrano perturbazioni, queste si fanno sensibili a tutti i membri. Le perturbazioni nella produzione influiscono sulla distribuzione e sulla consumazione e viceversa. Il segno caratteristico della produzione capitalistica è il concentramento dei mezzi di produzione in campi sempre più estesi di produzione. [falsificazione delle merci e delle misure ] La massa chiede maggiore uguaglianza e, poiché nella sua ignoranza non conosce le vie per raggiungerla, cerca di pervenirvi tentando di mettersi alla pari di quelli che stanno più in alto e di procurarsi ogni possibile godimento. Tutti i mezzi possono essere buoni per appagare questa tendenza e le conseguenze dànno non poco da pensare. [ organizzazione del consumo e superamento del commercio e delle misure ] Per rimediare a questi inconvenienti, per soffre da per tutto più duramente il popolo, si sono istituite società di consumo, specialmente in Germania. [il capitale se ne va in campagna ] La rivoluzione economica della nostra industria e dei nostri rapporti commerciali è penetrata anche nelle campagne, ove si fanno sensibili le crisi commerciali e industriali. Centinaia di migliaia di campagnuoli sono stabilmente occupati negli opifici industriali delle più diverse specie. Questo genere di occupazione si estende sempre più ed una delle ragioni è che il gran numero dei piccoli possidenti campagnuoli non ha sufficiente occupazione per sé e per i dipendenti, poiché i grandi proprietari trovano utile convertire la parte principale dei prodotti del suolo anche su i loro propri beni in prodotti industriali. [l’agricoltura europea e germanica dopo il 1879 ] L'agricoltura europea, soprattutto la germanica, è, dopo il 1879, entrata in una nuova fase di sviluppo. Mentre fino allora i popoli si erano limitati ai prodotti della propria agricoltura o, come in Inghilterra, a quella dei paesi vicini (Francia e Germania) in seguito cambiò la situazione. [la macchina va in campagna ] Se l’agricoltura deve prosperare è necessario venga diretta da una società dominata dal capitalismo. Si tratta qui, come nell'industria, di sostituire alle forze lavoratrici le macchine e la tecnica più perfetta. Come ciò avvenga in misura sempre maggiore è provato dalla Prussia, dove nel periodo dal 1879 al 1897 nelle campagne il numero delle macchine agricole è aumentato da 2.731 con 24.000 cavalli di forza a 12.856 macchine con 130.000 cavalli di forza. Ciò in confronto a quello che si potrebbe ottenere con le macchine agricole è ancora assai poco e prova da un lato, quanto siamo ancora arretrati nell'industria agricola, dall’altro, che tanto la mancanza di mezzi, quanto l’insufficienza del terreno lavorato dai singoli individui ha reso finora impossibile l’applicazione delle macchine. Ma anche fra I possedimenti al disopra di 5 ettari se ne trovano molti, che per le proprietà sfavorevoli del suolo, o climatiche, o per cattiva posizione geografica, per mancanza di mezzi di comunicazione, ecc., anche con lavoro lungo e arduo offrono una esistenza ben meschina al coltivatore. Si può dire senza esagerazione che a nove decimi dei coltivatori del suolo mancano i mezzi e le condizioni per sfruttare il terreno come potrebbe essere sfruttato. E il contadino piccolo e il mezzano non ottengono il prezzo che potrebbero ricavare dai loro prodotti, poiché hanno da fare con mediatori che li tengono in pugno. [il capitale, la rendita e l’illusione della piccola proprietà ] Il commerciante, che compra a giorni o a stagioni fisse nelle campagne, e rivende ad altri commercianti vuole avere il suo profitto; l’accumulare diverse piccole quantità gli costa più fatica che prendere un solo carico da un grosso possidente. Quindi il contadino piccolo e il mezzano ricavano dalla loro mercanzia meno che il grosso possidente. E se per di più la qualità della mercanzia è scadente, ciò che avviene spesso per il modo primitivo di coltivazione che essi adoperano, debbono allora contentarsi di qualunque prezzo. Si aggiunga che il contadino, o il fattore, spesso non possono aspettare l'epoca nella quale il prodotto messo in vendita raggiungerà il maggior prezzo; hanno da pagare affitti, interessi, tasse; debbono restituire imprestiti, o saldare debiti contratti a scadenza con negozianti e artigiani; è necessario dunque vendere, sia o no favorevole il momento. [grandi e piccoli possidenti in Germania e Austria ] E’ una grande disgrazia per il piccolo possidente, o per l’affittuario, se muoiono loro alcuni capi di bestiame, o se maritano una figlia. Le spese del corredo aumentano i debiti nel mentre perdono una forza lavoratrice a buon mercato. Se un figlio prende moglie richiede una parte del terreno o un equivalente in danaro. Spesso essi devono trascurare i miglioramenti necessari al terreno, se il bestiame non fornisce sufficiente concime – e questo è un caso frequente.Il prodotto del suolo è allora scarso perché non possono comprare concime. Non di rado mancano loro i mezzi per acquistare semenze migliori. L’applicazione vantaggiosa delle macchine è loro impossibile, come è spesso ineseguibile la rotazione agraria richiesta dalla natura chimica del suolo. Né possono approfittare dei vantaggi che la scienza e l’esperienza hanno saputo ritrarre dagli animali domestici. La mancanza di pascoli, di stalle e di altre istituzioni adatte lo impediscono. Vi sono dunque molte ragioni che rendono difficile l’esistenza del possidente piccolo e del mezzano. Diverso è il caso dei grandi possedimenti che sono in mano ad un piccolo numero di proprietari, ma comprendono vaste estensioni di terreno. Noi vediamo dalla statistica sopra accennata che la superficie di 25.061 possessi che hanno 7.831.801 ettari di terreno ha 2.747.000 ettari di vantaggio sui 4.252.685 possedimenti con una superficie inferiore a 5 ettari. La statistica della coltivazione e quella dei possessi non corrispondono una all’altra. Nel 1895, per esempio, esistevano non meno di 912.959 possessi di tutte le estensioni, 1.094.251 aziende che possedevano in parte terreno proprio, in parte d'affitto, e 983.917 aziende amministrate sotto altre forme. Alcuni possono al contrario chiamare propria una serie di aziende agricole. Il maggiore possidente della Germania è il re di Prussia che ha 85 possessi con 98.746 ettari di terreni. Dopo di lui vengono: il principe di Pless con 75 possedimenti e 70.170 ettari; il principe di Hohenzollern-Singmaringen con 24 possedimenti e 59.968 ettari; il duca Ujest, con 52 possedimenti e 59.968 ettari; il principe Hohenlohe-Oehringen , con … possedimenti e 39.742 ettari; il principe Ratibor, con 51 possedimenti e 33.096 ettari. In Russia nell'anno 1895 esistevano 1045 fidecommessi in un’area di 2.121.636 ettari, ovvero il 6,09% della totale estensione del paese. I 1.045 fidecommessi si trovavano nelle mani di 939 possidenti e l’estensione di terra da essi abbracciata è più grande di 206.600 ettari del reame del Wurtemberg che possiede 1.915.000 ettari di estensione. I grandi possidenti e i mezzani sono naturalmente interessati alla conservazione dello status quo. Diversa cosa è dei piccoli, che da una razionale trasformazione delle condizioni trarrebbero grande profitto. E’ nella natura delle cose che il grande possidente aspiri ad ingrandirsi sempre più e ad appropriarsi quanto più terreno dei contadini gli è possibile. Così accade nella Slesia superiore, nel Lausitz, nel granducato d’Assia, ecc., contrade nelle quali vengono annunziate ripetutamente in gran numero compre di terreni di contadini. In Austria si trovano possedimenti più grandi che non in Germania. Qui, con la nobiltà e la borghesia, la chiesa cattolica si è assicurata una parte principale del terreno e i contadini proprietari sono quali scomparsi. Nella Stiria, nel Tirolo, a Salzburg, nell’Austria superiore e inferiore, nei monti Sudeti, si cerca con tutti i mezzi di cacciare i contadini dal suolo paterno e di convertire le loro terre in possessi signorili. Lo stesso fatto che avveniva una volta ini Scozia e in Irlanda accade ora nelle più belle contrade dell'Austria. Alcune società, per esempio, comprano enormi estensioni di terreni e ciò che nel momento non è da comprare è preso in affitto per essere convertito in territori da caccia. L’accesso alle vallate, alle alture, alle borgate viene chiuso da nuovi padroni, ed i possidenti ostinati di alcune fattorie e cascine che si rifiutano di compiacere i signori vengono obbligati con ogni genere di cavilli a vendere le loro proprietà ai ricchi possessori di colline e di foreste. L’antico suolo coltivabile, sul quale per migliaia d’anni molte generazioni trovarono da vivere, è convertito in regioni selvagge dove albergano cervi e caprioli, mentre le montagne possedute dal capitalista, nobile e borghese, formano il soggiorno di grandi/mandrie di camosci. Interi comuni cadono in miseria perché si rende loro impossibile di portare il bestiame al pascolo delle alture, o se ne contesta loro il diritto. > |
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E chi sono quelli che attentano al benessere del contadino e alla sua indipendenza? Oltre Rothschild e il barone Mayer-Melnhof, i duchi di Goburgo e Meiningen, i principi di Hohenlohe, di Lichtenstein, il duca di Braganza, il principe di Rosenberg, di Pless, il conte di Schönfeld, di Festeties, di Schafgotsch, di Trautmannsdorff, la società di caccia del conte di Karoly, del barone Gustädt, di Blünbach, ecc., estendono da per tutto ì loro grandi possessi.
Il numero dei possessori di estesi terreni salì dal 1873 al 1891 del 9,5%, ciò che significa una considerevole diminuzione dei piccoli possidenti. Nell'Austria inferiore (dall'80 al 90) della totale estensione del suolo, che abbraccia 3.544.596 jugeri, toccarono ai 247 grandi possidenti 52.603 jugeri, alla chiesa 94.882 jugeri. Nove famiglie possedevano loro sole 157.000 jugeri, fra cui il conte Hoyos che ne possedeva 54.000. La superficie della Moravia è di 2.222.190 ettari; di questi appartengono alla chiesa 78.496 (il 3,53%) a 145 possidenti 525.632 ettari, fra cui uno di quesii ne possedeva da solo 107.247. Dei 514.685 ettari di superficie della Slesia austriaca la chiesa ne possedeva 50.845 (il 9,87%); 36 possidenti insieme 134.226 ettari (il 26,07%). La Boemia ha 5.196.700 ettari di superficie di cui la chiesa possiede 103.459, 362 privati 1.448.638; il principe di Schwarzenberg ne aveva 176.410, il principe di Colloredo Mansfeld 58.239, il principe di Fürstenberg 39.814, il conte di Waldstein 37.989, il principe di Lichtenstein 37.934, il conte Czernin 32.277, il conte di Clam-Gallas 31.691, l’imperarore Francesco Giuseppe 28.800, il conte di Harrach 28.047, il principe di Lobolwitz 27.684, il conte di Kinsky 26.265 il conte di Buquoy 25.645, il principe di Thurn e di Taxis 24.777, il principe di Schwarzenberg 24.037, il principe di Metternich-Winneburg 20.002, il principe di Anersperg 19.960, il principe di Windischgrätz 19.020, ecc.[4]. Ciò accadeva nel 1894; in seguito le cose sono peggiorare ancora. In vari modi si intensifica il dissanguamento del piccolo possidente per opera del grande. Per esempio, nel distretto di Afflenz, comune di St Ilgen, una regione montuosa di più di 5.000 jugeri, con un pascolo per 300 capi di bestiame ed un terreno adiacente di 700 iugeri, fu convertita in bandita da caccia. Simile cosa avvenne dell'Höllalp, appartenente al comune di Seewiesen, che aveva pascolo per 200 capi di bestiame. Nel distretto di Aflenz 47 poderi che ricoveravano 840 capi di bestiame furono a poco a poco acquistati e convertiti in parchi da caccia. Lo stesso accade in tutti i paesi alpestri. Nella Stiria i contadini di molti comuni trovano più conveniente vendere il fieno nell’inverno ai possessori di bandite da caccia per foraggio della selvaggina, piuttosto che darlo alle proprie bestie. Nella contrada di Mürzzuschlag molti contadini non tengono più manzi, ma vendono tutto il foraggio per il mantenimento della selvaggina. Nel distretto di Schwaz molti luoghi alpestri furono convertiti dai nuovi padroni in bandite da caccia e nel distretto di Zell ne furono convertiti sedici che fino allora servivano per pascoli. Nell'intera montagna di Karwendel è impedito il pascolo. È l’alta nobiltà austriaca e germanica che con i ricchi parvenus borghesi acquistò in terreni alpestri fino a 70.000 e più jugeri e li convertì in bandite da caccia. Interi villaggi, centinaia di fattorie spariscono; gli abitanti vengono cacciati dal suolo e invece degli uomini e del bestiame, destinato al nutrimento umano, subentrano cervi, caprioli e camosci. Taluni di coloro che in questo modo riducono alla devastazione mezze province, trattano in parlamento della «miseria dei contadini» ed abusano del loro potere per pretendere l’aiuto dello Stato sotto forma di dazi sui grani, sul legname, sul bestiame, sulla carne, sull' acquavite, ecc., a spese del proletario. [ oppressione dei piccoli possedimenti ] Negli Stati industriali più progrediti non sono, come in Austria, i bisogni di lusso delle classi privilegiate che opprimono i piccoli possidenti, ma la necessità, di fronte alle esigenze di una popolazione che sempre più si condensa, di organizzare capitalisticamente l’amministrazione per potere produrre le quantità di viveri necessarii. Questa si fa sentire anzi tutto nel Belgio che industrialmente è molto sviluppato. [ disboscamenti e loro conseguenze ] Si è constatata di recente la grande influenza delle foreste sullo sviluppo dell'umidità, ma a torto. L’opera di Parvus e del Lehmann Das hungernde Russland [6] prova in quale alto grado la foresta influisca sull' umidità del paese e quindi sulla fertilità del suolo. Gli autori stabiliscono per esperienza propria che gli smisurati e inutili diboscamenti nelle province più fertili della Russia sono cagione dei cattivi raccolti di cui soffrirono in questi ultimi decennii queste contrade, un tempo sì ubertose. [l’industria sotto il regno della proprietà] L'industriale agisce nello stesso modo. Egli fabbrica quadri osceni, libri immorali e fonda fabbriche per la falsificazione dei viveri adulterati: queste e molte altre attività sono nocive alla società; esse seppelliscono la morale e aumentano la corruzione, ma portano guadagno più dei quadri morali, dei libri scientifici e della vendita di viveri genuini. [ il programma sociale ] Nel programma democratico sociale è detto: «La lotta per la redenzione delle classi operaie non è combattuta per ottenere privilegi, ma uguali diritti, uguali doveri e per I’eliminazione di tutti i privilegi». Da qui si deduce che con mezze misure e piccole concessioni nulla si ottiene.Ma le classi dominanti considerano la loro posizione privilegiata come assolutamente naturale e legittima e credono che i loro diritti e la continuazione dello statu quo non debbano essere messi in dubbio. E’ quindi naturale che combattano e respingano ogni tentativo di scuotere questa loro posizione privilegiata. Anche tutti i progetti e le leggi, che nulla cambiano alle fondamenta dell'ordine esistente della società né alla loro condizione, li mettono nella più grande agitazione, forse perché si potrebbe fare appello alla loro borsa, o farvi assegnamento. Nei parlamenti vengono stampate intere cataste di carta, ma la montagna non partorisce che un topo! Alle legittime esigenze dei protettori degli operai si oppone una resistenza accanita come se da questo dipendesse l’esistenza della società. E se dopo infinite lotte viene strappata qualche concessione, sembra che le classi dominanti abbiano sacrificato una parte del loro patrimonio. La stessa ostinata resistenza dimostrano quando si tratta di riconoscere alle classi oppresse l’uguaglianza dei diritti; e per esempio, nella questione della locazione d'opera, nel trattare con esse come con persone di uguali diritti. Questa opposizione alle cose più semplici e alle domande più legittime conferma l'antico detto che nessuna classe dominante si persuade con la ragione, se la forza delle circostanze non la costringe ad arrendersi. Ma la forza delle circostanze sta nella crescente misura dell'intelligenza che viene sviluppata negli oppressi dal progresso sociale. I contrasti di classe diventano sempre più aspri, più evidenti e sensibili. Le classi oppresse e sfruttate vengono a conoscenza dell'insostenibilità dell'ordine esistente; il loro sdegno si accresce e con esso il desiderio imperioso di un mutamento e di un sistema più umano. Questa conoscenza abbraccia circoli sempre più vasti, finché conquista finalmente la maggioranza della società che è nel modo più diretto interessato a questo mutamento. Ma nella stessa misura che nella grande massa aumenta la conoscenza della insostenibilità dell'ordine attuale e della necessità di un cambiamento radicale, diminuisce o cade la facoltà di resistenza delle classi dominanti, il cui potere si basa sull'ignoranza delle classi oppresse e sfruttate. Questa reciprocità di effetti è palese e quindi tutto ciò che la fa progredire deve essere bene accetto. I progressi dei grandi capitalisti sono controbilanciati dal crescente riconoscimento della contraddizione, nella quale si trova l’organamento esistente della società col bene della grande maggioranza del popolo. Quindi, se pure per togliere le antitesi sociali si richiedono grandi sacrifizii e molti sforzi, si arriverà alla soluzione, tosto che le antitesi avranno raggiunto il punto culminante del loro sviluppo verso cui rapidamente si affrettano. Le norme da osservare nelle singole fasi dell'evoluzione dipendono dalle eventuali circostanze ed è impossibile predire quali misure saranno necessarie [sic!!!]. Nessun governo, nessun ministro, fosse anche il più potente, sa prima ciò che l’anno prossimo le circostanze I‘obbligheranno a fare. Tanto meno si potrà dire delle forme che possono essere influenzate da circostanze il cui effettuarsi si sottrae a qualunque calcolo o previsione sicura. Domandare i mezzi equivale a domandare la tattica in un combattimento. Ma la tattica si dispone secondo il nemico e secondo le risorse che sono in potere di ambo le parti. Un mezzo oggi eccellente può essere nocivo domani perché le circostanze che giustificavano ieri la sua applicazione sono oggi cambiate. Prefisso lo scopo, i mezzi per raggiungerlo dipendono dal tempo e dalle circostanze; solo è necessario servirsi dei più efficaci e dei più decisivi. Potremo procedere dunque soltanto per ipotesi se vogliamo trattare delle forme della società futura, partendoci da supposizioni che ammetteremo come fatti già compiuti. «Seguendo questo concetto supponiamo che venga un tempo in cui tutti i mali descritti saranno spinti talmente all'estremo da rendersi così evidenti e sensibili alla grande maggioranza da essere insopportabili e questa sarà presa da un desiderio irresistibile di un mutamento radicale, per cui il rimedio più rapido sarà riguardato come il più adatto››. Tutti i mali sociali, senza eccezione, hanno la loro origine nell'ordinamento sociale che attualmente, come si è dimostrato, è basato sul capitalismo e sul sistema di economia capitalistica, in virtù del quale la classe dei capitalisti è la proprietaria di tutti gli strumenti di lavoro (suolo, cave, miniere, materiale grezzo, utensili, macchine, mezzi di comunicazione, ecc.), e per mezzo di tutto questo sfrutta e opprime la grande maggioranza del popolo, ciò che ha per conseguenza l’incertezza dell'avvenire, l’oppressione e l’avvilimento delle classi sfruttate. Il rimedio più breve e più rapido sarebbe dunque convertire con una generale espropriazione questa proprietà privata in proprietà comune: «La produzione privata delle merci verrebbe convertita in produzione socialistica effettuata in favore e per mezzo della società. Così l’industria in grande e le maggiori rendite del lavoro sociale, fin qui sorgenti di miseria e d'oppressione delle classi sfruttate, diverrebbero invece sorgenti del maggiore benessere e del maggiore accordo generale».
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[1] . Il prof Adolfo Wagner nella prima edizione da lui curata del Lehrbuch der politcschen Oekonomw del Raus esprime un simile concetto Egli dice a pagina 361 «La questione sociale è la contraddizione cosciente tra lo sviluppo economico ed il principio di libertà e uguaglianza, che costituisce l’ideale e si effettua nella vita politica».
[2] . Il dott. T. Sax nella sua opera Die Hausindustrie in Thüringen, comunica che nell’anno 1869 la produzione di 244 milioni e mezzo di stili aveva fruttato da 122.000 fino a 200.000 fiorini di salario agli operai, mentre il prezzo di vendita salì nell’ultima mano a 1.200.000 fiorini, ammontando così a sei volte quanto ne aveva ricavato il produttore. Nell'estate del 1888 furono pagati di prima mano per cinque quintali di pesce 5 marchi. Il negoziante al dettaglio pagò al grossista 15 marchi e gli avventori a quest’ultimo 125 marchi. Anche alcune quantità di viveri vengono disperse perché i prezzi non valgono le spese del trasporto. Così, per esempio, in annate di pesca abbondante di aringhe, carichi interi di battelli vengono adoperati per concime, mentre nel continente esistono migliaia di uomini che non hanno i mezzi per comprarle. Simile cosa succedeva nel 1892 in California in un sovrabbondante raccolto di patate. > |
> Quando nel 1901 il prezzo dello zucchero era considerevolmente ribassato, un giornale fece la proposta di mettere una gran parte delle provvigioni sotto acqua per distruggerla e rialzare i prezzi. È pure noto che Carlo Fourier fu spinto al socialismo perché, quando era apprendista in una casa commerciale di Tolone, fu incaricato di sommergere in mare un carico di riso per rialzare i prezzi. Egli disse: Una società che ricorre a tali infami e insensate misure deve avere basi false e divenne socialista.
[3] . [N.d.C. – Rinvilio : Forma tosc. per rinvilire, ribassare, detto del prezzo di una merce: era un tripudio palese ... d’aver trovata la maniera di far rinvilire il pane (Manzoni)].
[4] . Particolari maggiori si hanno in «Das soziale Elend, and die besitzenden Klassen in Oesterreich››, di T. W. Teifen, Vienna 1894. Prima libreria popolare Viennese di Ignaz Brand.
[5] . Archivio per la legislazione sociale e statistica, vol. 15, pag. 436.
[6] . Stoccarda, 1900.
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