Archivio (comunque indiziario) di Aut.Trib.17139
supplementi

CORRISPONDENZE OCCASIONALI . Ben Vautier . Gino Di Maggio . Filiberto Menna . Omar Calabrese .

Comunicazione di Ben Vautier - Nice le 15 Juillet 1979
[Ben/Maciunas]

Cher 17139, 
exusez mon retard à vous répondre mais j'étais à Berlin. 
Je préfère la deuxième solution que la texte parraisse en français anglais et allemand m'ais je vous laisse carte blanche pour faire comme vous l'entendez esthètiquement gratiutement etc 
Je vous propose au nom de Gerge Maciunas qui est mort de publier son manifeste politique sur l'art par rapport à Fluxus. Ce n'est pas ma position mais je la trouve très claire. 
Amitiés, 
[firma Ben]
PS - Je ne me rappelle plus ce que j'ai envoyé à Tullio Catalano mais je lui envoyè plusieurs partecipations.
 

Lettera a Gino di Maggio, editore della rivista "Alfabeta" - Roma, 31/12/81
[dell'estetica confidenziale]

Caro Di Maggio, 
abbiamo deciso di inviarti il nostro "editoriale" al sesto numero di "Aut.Trib.17139" (speriamo che gli altri numeri ti siano stati sempre recapitati) perché - te ne accorgerai dalla lettura - non può essere pubblicato in un'altra rivista. Questo perché il numero in questione doveva essere saltato tipograficamente, affinché si potesse ribadire  (anche formalmente) la piena libertà, nei processi estico-realizzativi, di operare di volta in volta tanto al livello metalinguistico quanto nello specifico linquistico, e anche in entrambi, in nome -se proprio si volesse usare una parola in voga- di una professionalità intesa in un senso non unilaterale. 
Ora accade, ci sembra, di dover prendere atto e registrare che proprio questa nostra posizione, da sempre sostenuta (fino a qualche anno fa con alcune compiacenze della critica che in questi tempi si rinnega senza aspettare neppure che il gallo canti), non risulta essere confacente all'andazzo generale, il quale ha preso a prediligere situazioni più controllabili, secondo una direttrice di spostamento che andando dal "politico" al "personale" è approdata (e qui si voleva arrivare) all'"intimo", inaugurando il nuovo corso dell'estetica confidenziale. 
Per farla breve, è sempre più difficile trovare "spazio" stampato proprio quando più ci è necessario per poter portare un procedimento di lavoro al suo conseguenziale compimento. 
In questo panorama "Alfabeta" è l'unica rivista nella quale il nostro testo avrebbe un senso perche di massima è la più prossima alla nostra impostazione. Ti saremo pertanto grati se fosse possibile farla apparire su "Alfabeta" in una qualche forma, magari in Cfr. 
(Tullio Catalano e Carmelo Romeo, da Via del Vantaggio,22)


Lettera a Filiberto Menna - Roma, 10/04/82
[individualismo come limite linguistico]

Caro Filiberto, 
ti inviamo un vecchio numero della rivista (che tu a suo tempo avrai sicuramente ricevuta) e per la quale abbiamo chiesto un tuo contributo. L'ultimo lavoro connesso a questa testata è stato il numero 6 -trattazione monografica "sulla" (a partire dalla) pittura- che si è allestito a Firenze nello spazio di Zona, in forma di "mostra" ma come determinazione particolare della rivista stessa.
Purtroppo anche avendo voluto, per questa "edizione", escludere il ricorso al metalinguaggio e alla reificazione tipografica, non ci siamo potuti sottrarre (a posteriori) dal puntualizzare con lo scritto questo particolare episodio, in quanto connesso ad una visione sull'attuale stato della pittura, che è al contempo una posizione. Posizione che tu sai bene non essere improvvisata, casuale e senza seguito. Comunque questo testo dovrebbe apparire nella pubblicazione degli atti del convegno tenuto all'Istituto d'Arte Contemporanea dell'Università di Roma, come partecipazione suppletiva ad un preteso e paventato confronto. 
Ad ogni buon conto il prossimo numero è in preparazione e speriamo di farlo uscire al più presto anche a rischio di continuare ad essere fraintesi. 
E a quest'ultimo proposito, se su molte cose, anche volutamente o per disinteresse verso la sistematicità, non abbiamo mai voluto chiarire il come e il perché, e il che del nostro lavoro di sempre, vorremmo che almeno a te apparisse ormai chiaro che il nostro insistere anche  su momenti organizzativi di lavoro comune debba confermarsi come il sintomo formale di un "disturbo" che si alimenta dal permanere di una ipoteca storicamente determinata e rintracciabile persino in Mondrian: "Finché l'uomo è dominato dall'individualismo non cerca e non può trovare altro che la propria persona". 
Sapendo bene che non si possono battere strade esclusivamente volontaristiche senza porsi fuori dai reali processi e dal modificarsi sostanziale dei rapporti sociali-economici, non abbiamo mai teorizzato il lavoro di gruppo e l'anonimato (sebbene tali concetti siano stati usati nel vivo delle polemiche contingenti). Dobbiamo allora dire che questo aspetto della nostra attività magari è apparso come una forzatura estranea, mentre in realtà manifestava dell'annidiarsi e del covare di un cruccio squisitamente (ma non solamente, dunque poveramente) linguistico. Perché l'individualismo e il suo dominare è il limite stesso dell'individuo, e non può evitare di svolgersi come limite linguistico qualora tutto questo si esprimesse in termini artistici. 
È del tutto ovvio che tale questione è presente come una tra le componenti (più o meno sotterranee, più o meno chiare) di quanto si è fatto e si va facendo (e il senso dell'Imprinting era anche questo) senza poter con questo essere data come risolta se non come proposito e nelle forme metaforiche,  nella finzione dei linguaggi. Questione che, come altre, a volte trova per proprio conto il modo di palesarsi, altre volte rimane latente e inespressa, ma mai acquietata. 
Di sicuro sappiamo almeno di poter contare sulla tua disponibilità e collaborazione per quanto avviene al di fuori della corrente che attualmente vorrebbe costringere, in un ordine frainteso integralistico,  neppure l'arte, bensì l'artista, organizzandogli tragitti e orizzonti (un tempo di gloria, ora più "realisticamente" di successo -comunque conseguibile, ma non secondo questi dettami). 
Con affetto e stima da Tullio e Carmelo


Lettera ad Omar Calabrese - Roma, 19/10/82
[hic sunt leones]

Caro Calabrese, 
abbiamo saputo da amici comuni che stai organizzando la mostra "Hic sunt leones". 
A tale proposito ti inviamo materiale già editato nel quale è presente una dimensione "geografica", vuoi nei modi espliciti della cartografia quanto nelle allusioni del "viaggiare". 
Per fornirti una maggiore fisionomia della nostra attività, se già non ne sei a conoscenza, ti inviamo anche parte di documentazione ulteriore (sia sugli "uffici" sia sui singoli). 
Considerando che possa essere per te di un qualche interesse anche fuori da questa particolare contingenza, contiamo di sentirci presto, magari per telefono. Cordialmente . Tullio Catalano e Carmelo Romeo

PS - In particolare modo ti segnaliamo quasi l'intero numero 3 di "Aut.Trib. 17139", la parte riguardante Catalano nel volume "Uffici per l'Immaginazione Preventiva" e la sigla de "Viaggio dell'ermenauta sulla sua rotta", presente anche nell'Imprinting di settembre 76; e con le pubblicazioni dell'Imprinting stesso, con il quale gli Uffici proseguono parte del proprio viaggio nell'immaginazione preventiva e non. 
Ci dispiace solo di non poterti fornire al momento il volume "SpA" (1972-75), dal quale si poteva desumere l'avviata organizzazione territoriale (geografica) degli Uffici.


Sezione 3
 Aut.Trib.17139
Regesti 

Home Page