40.0 – A questo
punto (e non lo faccio per voi, credetemi) consentite di pormi una domanda:
di cosa diamine si sta parlando?
Concretamente, intendo.
Concretamente! Ecco una
parolina difficile da soddisfare quando, una domenica grigia a Combray, assaporando
un sorso di tè misto alle briciole di madalenine abbandonate da Seraut
e Cezanne, da Braque e Mondrian (e magari pure da Duchamp), un piacere “isolato”
da ogni causa mi aveva invaso.
"Certo ciò che
palpita così in fondo a me dev’essere l’immagine, il ricordo
visivo, che, legato a quel sapore, tenta di seguirlo fino a me…Toccherà
mai la superficie della mia piena coscienza quel ricordo…? Non so.
Adesso non sento più nulla, s’è fermato, è ridisceso
forse; chissà se risalirà mai dalle sue tenebre? Debbo ricominciare,
chinarmi su di lui dieci volte"
1.
Ed io mi chino su quell’emanazione
sottile delle mie sensibilità, ad annusare la fragranza indicibile
di un amalgama lasciato sul fondo dal bianco di Malevitch
2, dal rosso di Rodcenko
3 , dal buio di
Reinhardt
4.
E quel sentore mi raggiunge
come un richiamo ospitale della pittura stessa; senza tuttavia farmi provare
ancora l’acutezza olfattiva e lucida della “mera superficie”,
che è il limite calcolato della pittura – e forse per questo
mai raggiungibile dalle prassi di “derivazione”, ma solo dal
calcolo “integrale” della sua stessa critica.
[cfr. 14 e 37.a]
E di nuovo mi chino su quel
fremito di tiglio che adesso convoglia anche i pungenti odori ascellari di
Newman
5 e Rothko
6e Pollock
7, addirittura, e altri ancora, mentre
tutti sudavano ad applicarsi alla fatica evocativa dal fondo della mezzanotte,
dove l'immagine è mantenuta appallottolata come un ombelico al centro
della superficie pittorica.
Ma tutti quanti costoro,
senza cedere allo spavento e al rischio, tengono ancora serrata in pugno
la spinta patetica verso la raffigurazione. Allentate un poco la presa e
"come in quel gioco in
cui i giapponesi si divertono a immergere in una scodella di porcellana
dei pezzetti di carta fin allora indistinti, che, appena immersi si distendono,
prendono contorno, si colorano, si differenziano, diventano fiori, case, figure
umane consistenti e riconoscibili, cosi' ora tutti i fiori del nostro
giardino e quelli del parco di Swan, e le ninfee della Vivonne e la buona
gente del villaggio e le loro casette e la chiesa e tutta Combray e i suoi
dintorni, tutto quello che vien prendendo forma e solidità ,
è sorto, città e giardini, dalla mia tazza di tè"
8
Così anche la superficie
- magari confortata da una tazza di tè con pasticcini
9 -
si riprende dallo sgomento di una Pittura che aveva proclamato il NOLI ME
VIDERE.
Ma oramai come si può
saltare il passaggio per questo punto dei ricominciamenti senza subire l’abbraccio
patetico degli “ismi” di ritorno?
Però adesso "è
tempo che mi fermi, la virtù della bevanda sembra diminuire"
10.
NOTE AL BRANO 40.0
1 - Marcel Proust, "La strada di Swann", pag. 51, Giulio
Einaudi editore,Torino 1963. - 2 - Kasimir
Malevic - dal “Quadrato nero su fondo bianco” al "Quadrato bianco
su fondo bianco", Museum of Modern Art, New York. -
3 - Aleksandr Rodcenko: "era
una piccola tela quasi quadrata tinta integralmente con un unico colore rosso";
cosi', in un testo del 1923 Nikolaj Tarabubukin ricordava questa opera di
Rodcenko. Cinque artisti costruttivisti (Rodchenko e Stepanova, Aleksandra
Ekster, Liubov Popova, e Aleksandr Vesnin) parteciparono ognuno con cinque
lavori alla mostra "5x5=25", allestita a Mosca nel 1921. In quella
occasione Rodchenko espose le opere "Linea", "Cellula", e tre monocromi datati
1921: "puro color rosso" (Chistyi krasnyi tsvet), "puro color giallo" (Chistyi
zheltyi tsvet) e "puro color blu" (Chistyi sinii tsvet). In olio su tela,
ogni pannello cm. 62.5 x 52.5. - 4 -
Ad Reinhardt, "Abstrac Painting", 1960-66, olio
su tela, cm.60x60, Guggenheim Museum. - 5 -
Barnett Newman, "The Name II", 1950 - Magna and oil
on canvas, 2.642x2.400 m(104 x94 1/2 in.) National Gall. of Art, Washington
DC. - 6 -Mark Rothko,
"1968", acrylic on paper mounted on hardboard panel,
National Gallery of Art, Washington DC. - 7 -
Jackson Pollock, "Number 1", 1950, National
Gall. Washington DC. - 8 - Marcel Proust, "La
strada di Swann", Op.cit., pag. 52. - 9 -Giorgio Morandi
- 1964, l'ultimo quadro; olio su tela, cm. 25,5x30,5, Museo Morandi, Bologna.
- 10 - Marcel Proust, "La strada di Swann",
Op.cit. pag.
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1 - Marcel Proust, "La strada di Swann"
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3
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6
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8 - Marcel Proust, "La strada di Swann"
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9
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10 - Marcel Proust, "La strada di Swann"
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