Gianni Emilio Simonetti, la rivista ERRATA e altri
Chi scrive vanta con Gianni Emilio Simonetti, fra ovvi alti e bassi, un'antica consuetudine. Temiamo che il nome di Bernard Rosenthal possa ricordare, nella migliore delle ipotesi, soltanto il protagonista di un romanzo di Paul Nizan. Diversi anni fa erano tuttavia usciti dei libri che lo indicavano come autore. Nel contratto con l'editore La Pietra - il quale per l'appunto ne aveva pubblicato uno - si raccontava di come Rosenthal fosse il nome collettivo usato da un gruppo di persone che aveva svolto un certo lavoro. I contratti degli editori non sono cose facilmente accessibili ed è difficilissimo trovare chi abbia brama della loro lettura, mai francamente ci è successo di incontrarne uno. In questo caso chi fosse rimasto incuriosito dai libri di Rosenthal avrebbe potuto scovare una prima notizia sul loro autore, ma se ne sarebbe fatto un'idea sbagliata. II gruppo di lavoro di cui si diceva era composto, oltre che da chi scrive e da Simonetti, da Pasquale Alferj, Pinni Galante ed altri più giovani che via via si erano aggiunti. Questo gruppo aveva costituito il polo italiano di una rivista francese, «Errata», fondata da un poeta rumeno emigrate - e a certuni verrà in mente quindi di associarlo a Tzara ed Isou. Nel panorama dell'epoca (la prima meta degli anni Settanta) la rivista risultava abbastanza singolare e guadagnò l'interesse di «Le Monde». Apparteneva ad un'area che potremmo definire di "teoria critica" o di "critica radicale", ma capitava di sentirla chiamare "post-situazionista". Una prima traduzione italiana si ebbe per merito di un libraio genovese. Andrea Tassi, su suggerimento di Mario Perniola, il quale compariva nel primo numero. Fu comunque il nostro lavoro a darle una seppur breve continuità sia editoriale che di contatti col gruppo francese. Sul primo numero ricordiamo la presenza, mascherata da uno pseudonimo ricavato da Mann, di Michel Maffesoli, in seguito sociologo dalle alte quotazioni in Italia e Francia, e quella - molto più interessante, allora almeno – di Riccardo D'Este, un ex socialista sinceramente votato ad un riscatto di tipo rimbaudiano. «Errata» esiste ancora e a gocce di lentissima distillazione fa sentire nell'indifferenza generate un suono diventato ormai neo-liberista. Del gruppo di allora - di quello italiano vogliamo dire - e rimasto il solo Pasquale Alferj. Questo gruppo fece diverse altre cose e nel catalogo di La Pietra, editore in fama di nostalgico stalinismo, riuscì perfino, dopo l'uscita del libro di Rosenthal, a far scivolare testi di Toni Arno e di Jacques Camatte. L'idea sbagliata che dicevamo si potrebbe ricavare dal contratto steso con questo editore è proprio che Rosenthal fosse il nome de plume del gruppo. E vero che i testi pubblicati da La Pietra – originariamente una serie di opuscoli - erano frutto di collettive discussioni, ma Rosenthal era il solo Simonetti e di Simonetti sono i libri di Rosenthal apparsi con Arcana e Salamandra. La pubblicazione con Arcana non era casuale. Simonetti era uno dei curatori di queste edizioni e vi aveva pubblicato testi di Vaneigem, di Péret, di Debord, suoi propri e degli altri partecipanti al gruppo. Per Arcana Simonetti progettò anche una serie di utili antologie - alla cui compilazione si partecipò un po' tutti. La più famosa rimane Ma l'amor mio non muore, imperniata sull'underground italiano, un settore al quale Simonetti diede alcuni contributi cui non era estraneo un gusto grafico cresciuto lungo l'attività editoriale svolta a partire già dagli anni Sessanta in collaborazione con un art director di professione, Gianni Sassi (nella ED912, che pubblicò la prima antologia italiana di testi dell'Internationale Situazionista), e l'occupazione di artista eterogeneo alle tendenze dominanti all'epoca – virtualmente associato nei cataloghi e nelle rassegne a Fluxus. E’ una storia rigorosamente marginale, ma tutt'altro che infame. Gli scritti che pubblichiamo in questa raccolta sono degli ultimi anni. Al vecchio lettore che non provi stizza per Ie passioni giovanili essi appariranno esemplari. II nuovo dovrà forse faticare ad impadronirsi di clima e cifra stilistica. Col giusto stato d'animo non si tratta tuttavia di fare un grande sforzo e ne vale la pena. (La prefazione al libro in immagine) |
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