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C'era una volta una bella fanciulla, e Iddio Irùva desiderò di averla per se.
Perciò fece venire una gran calura, e fece sapere agli uomini che non avrebbe fatto piovere fino a che non gliel'avessero ceduta. Invano la madre si sforzò di trovare un mezzo per salvarla. Fu dato ordine che tutti si chiudessero in casa. Poi condussero la fanciulla da suo padre, il quale la adornò tutta di campanelli e catenelle. Dopo di che la cacciarono fuori nel cortile, e chiusero la capanna. Ed ecco incominciò a piovere dirottamente. La fanciulla si mise a correre di qua e di la nei boschetti di banani invocando aiuto; ma nessuno le aperse. Essa correva, correva, e cantava « Nonnina, nonnina! Apri dunque la tua casa! Iddio mi vuole. Il Cielo ringo mi vuole ». Così cantando passò davanti a tutte le capanne, finché giunse al cortile di sua nonna, e là ripetè ancora il suo canto. Era il giorno che Iddio doveva venire a prenderla. La nonna d'un tratto aperse la porta, e la prese dentro. Le tolse tutti i campanelli e li legò addosso a un agnello, e cacciò fuori questo nel cortile in vece della fanciulla, la quale, per esser andata tanti giorni in giro sotto la pioggia, era tutta rattrappita, e camminava con la testa in giù, così da poter essere scambiata per un agnello da chi era in alto. Ed ecco che il cielo si schiuse, si inclinò verso la terra, e si spalancò. L’agnello fu sollevato, - poi seguitò a piovere, e il raccolto fu buono. |
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- Irùva è il nome di 'Dio', l'essere supremo, non solo presso i Gjagga, ma anche presso i loro vicini Pare e Taveta, ed altre popolazioni più ad ovest (al di là dell'abitato dei Masai), come gli Irangi, Wassi, Fiomi, Kindiga, Iramba, Issansu, ed altre ancora ad occidente e a sud del Lago Victoria (Kulia, Kumbi). Presso i Gjagga iruva è anche il nome del sole, come in genere presso le popolazioni suddette Iruva è un essere supremo di carattere solare. (Cfr. Fassmann, Die Gottesverehrung bei den Bantu-Negern, «Anthropos», 4, 1909, 574 sgg.). Con altri nomi diversi l'essere supremo solare è comune anche ad altre popolazioni di questa parte dell'Africa, sia bantu (Kavirondo) che nilotiche (Nandi, ecc.). Generalmente si ritiene che l'essere supremo solare si sia sovrapposto al Mulungu dei Bantu, appartenendo originariamente ai Camiti (pastori) che in tutta questa parte dell'Africa si sovrapposero ai Bantu agricoltori. Secondo altri (cfr. Baumann, Schöpfung und Urzeit, 63) i Camiti sarebbero stati più propriamente portatori di un essere supremo celeste e meteorico, mentre l'essere celeste solare risalirebbe ad una più remota civiltà euro-africana di popoli cacciatori che avrebbe tuttora, a quanto sembra, i suoi rappresentanti nell'Africa nord-orientale (Kindiga, Ndorobo, eec.). A questo proposito è da notare che nel nostro testo nel canto della fanciulla si alterna il nome iruva dell'essere supremo, che significa 'sole', con un altro nome (ringo) che significa 'cielo', e infatti qui Iruva manda dal cielo la pioggia (cfr. Gutmann, Die Gottesidee der Wadschagga am Kilimandscharo, «Globus», 1909, vol. 96, 100 sgg., 128 sgg.). Notevole è inoltre, nel nostro testo, il fatto che sia offerta una fanciulla in sacrificio (non consumato) all'essere supremo per avere la pioggia, mentre di solito l'essere supremo è privo di culto. Fonte: B. Gutmann, «Globus», 1909, Vol. 96, 129; in Raffaele Pettazzoni, Miti e leggende I, ed. UTET, Torino 1948, p. 115..
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Immagine: CLR 2012, cartamodello per un paliotto da Banca in pannolenci
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