L'ANGELO PROVVIDENZIALE
- Faraone non dormì affatto, quella notte. E quel sogno di sette vacche e sette spighe gli scivolò accanto, disperdendosi nelle campagne.
- Come una semina lunare il sogno entrò nelle capanne dei contadini e nei ricoveri dei pastori; e da milioni quel sogno fu sognato, del tutto chiaro nell'ammonimento.
- E mentre Giuseppe, per le vie più ordinarie e meste, faceva carriera alla corte del Dinasta, nei villaggi a valle s'era deciso di risparmiare all'aratro il quinto dei terreni e avvicendare ogni anno le colture.
E intanto nell'incolto ci si potevano ingrassare i ruminanti, che avrebbero dato alla terra, per l'anno successivo, gran nutrimento di stabbio e sali minerali.
- E ancora, venne concordato di comune intesa tra le genti basse, che il quinto dei raccolti e dei macelli lo si inviasse all'ammasso dei villaggi, dentro i granai interrati e negli essiccatoi.
- Per sette anni durò l'avvedutezza del contadiname; e poi per gli altri sette prelevarono il vitto dalle comuni scorte, poiché, come annunciato, la terra e gli animali non vollero più dare nuovi frutti.
- Poi, quando infine la fecondità riprese il suo corso naturale e si concluse il settenato della carestia, soltanto il popolo restava a celebrare la grande festa della Provvidenza per ringraziare Iddio d'aver mandato a Faraone l'Angelo dell'Insonnia e salvare così l'intiero Egitto dalla premura rapace dei Sovrintendenti.
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