UTOPIA e/o RIVOLUZIONE |
Archigram . 1969
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La mostra-incontro "Utopia e/o Rivoluzione", promossa da un gruppo di assistenti alla Facoltà di Architettura di Torino (Pietro Derossi,Giorgio Ceretti e Carlo Gianmarco, Aimaro D’Isola, Adriana Ferroni, Elena Tamagno, Graziella Derossi), si svolse a Torino dal 25 al 27 aprile 1969. All'iniziativa parteciparono, tra gli altri, Paul Virilio e Claude Parent (Architecture Principe), Paolo Soleri, Archigram, Yona Friedman, Utopie Group, Archizoom, Noam Chomsky, James Agee e altri.
Relazione del gruppo Archigram Ciò che noi dovevamo innanzitutto fare è cercare di far vedere la relazione tra organizzazione sociale e ambiente. L’ultima frase del documento degli organizzatori è “lotta di classe”; le ragioni di questa lotta di classe sono connesse con il desiderio di liberare l’individuo dall’oppressione. Se noi innanzitutto guardiamo alla organizzazione della nostra società cos’ com’è, possiamo riuscire a comprendere questo problema in termini più semplici. Noi definiamo la classe come avente due parti principali: i lavoratori e le classi dominanti. Esiste una relazione tra questi due gruppi, che passa attraverso uno strato di gente che noi inglesi definiamo “middle class”. La relazione tra classe lavoratrice e “middle class” si attua per mezzo della rettitudine (!) del lavoro o attraverso sistemi basati sulla delega. Questo strato, la “middle class”, è legato inoltre per mezzo della stessa organizzazione economica e politica allo strato dominante della società. L’oppressione contro la quale siamo in rivolta ha luogo dopo questo stadio, in cui si forma questa gerarchia; infatti è a questo il livello sociale che intervengono altro organizzazioni di solito identificate come industriali e commerciali che entrano in gioco in questo momento fondamentale della struttura sociale e sono direttamente in grado di influenzare le attività della classe inferiore, perché controllano i mezzi di produzione e i flussi di denaro, cioè l’economia relativa a tutti quei sistemi. Per esempio in molti sistemi elettorali si crea uno svantaggio per la gente appartenente alla classe inferiore per il modo in cui il sistema elettorale è stato manipolato; così una ragguardevole parte di popolazione può venire a trovarsi senza protezione. L’oppressione contro la quale siamo in rivolta adesso, è di due tipi: la manipolazione che ha luogo tramite gli industriali e i capitalisti della società, e la contraffazione dei desideri del popolo attuata attraverso gli svantaggi del sistema elettorale. Quest’ultimo lo identificherei come il “problema”, e ritornerò su questo argomento in seguito. Il prossimo punto che desidero trattare è la relazione tra questa organizzazione sociale “istituita” ed il reale ambiente fisico. Esiste infatti un relazione cruciale che tendiamo ad ignorare . Immaginiamo che possa avvenire una rivoluzione sociale e che si crei una nuova forma di società: il pensare di porre poi questa nuova forma di società all’interno delle forme fisiche esistenti, immodificate, è, credo, un errore madornale. Molte delle difficoltà, ad esempio, della organizzazione sociale russa, si hanno perché quella società deve organizzarsi all’interno della Mosca degli Zar, e la forma dell’ambiente fisico è contro il tipo di organizzazione che essi tentano di favorire. Esaminiamo ora alcuni esempi: per primo la relazione tra un individuo della classe inferiore della società e la classe burocratica. Ora, ci sono problemi connessi con gli individui, non importa in quale situazione sociale, problemi forse di natura personale connessi col benessere dell’individuo. Noi organizziamo alcuni servizi che sono manipolati dall’alto dalla classe dominante, concessi alla classe media, alla “middle class”, per fare funzionare il sistema, ed infine passati al destinatario di tale benessere, la classe inferiore. Ma se guardiamo l’attuale ambiente fisico nel quale queste relazioni hanno luogo, che vediamo? Di solito c’è una stanza nella quale entriamo attraverso una porta, di fronte a questa v’è una grande scrivania con dietro sedie ufficiali, là una finestra o forse una bandiera, o un’aquila, o qualche altro simbolo dell’autorità. Questa relazione è costruita per rinforzare il controllo dallo stato all’individuo: a causa della forma di questo ambiente fisico una persona che entri in questo tipo di stanza è in svantaggio psicologico nei confronti della persona che sta dietro la scrivania. Potremmo cambiare l’organizzazione sociale, ancora avremmo problemi personali dell’individuo, ma cercando di portare aiuto in un ambiente fisico di questo tipo siamo costretti nella posizione di che mantiene questa relazione autoritaria che è qualcosa che abbiamo ereditato dalla organizzazione sociale precedente. Ad un altro livello le città che sono il risultato di questa organizzazione hanno una forma molto esattamente identificabile nel disegno. Nell’area interna abbiamo organizzazioni governative e attività commerciali. L’organizzazione di questa città è di tale forma che il potere di queste organizzazioni è effettivamente rappresentato nella struttura fisica della città. Ogni città ha i suoi “boulevards” dedicati a Vittorio Emanuele o ad altri equivalenti, ha i suoi edifici formali che rappresentano il potere costituito dell’autorità del sistema, e noi tendiamo a cambiare questo sistema all’interno della struttura fisica che è il prodotto del sistema stesso. Cercare di convertire città di questa forma in una struttura fisica capace di continuare una organizzazione sociale differente significa condannare questa organizzazione sociale ad un potenziale fiasco. Il requisito fondamentale tanto dei movimenti utopici quanto di quelli rivoluzionari, è il requisito della libertà personale. Libertà per l’individuo di fare come gli pare e di essere libero dalla manipolazione e dalla oppressione imposta dalle forme esistenti di organizzazione sociale e politica. Stiamo cercando di creare una situazione in cui l’organizzazione aiuta la libertà dell’individuo, piuttosto che tendere a sopprimerla. Ci sono molte teorie “architettoniche”, (termine non appropriato, ma è l’unico termine a disposizione), ci sono dunque varie strategie architettoniche che possiamo impiegare per costruire tale forma di organizzazione, strategie alle quali il gruppo Archigram ha prestato attenzione da un certo numero di anni. Ci sono risorse all’interno della società, senza distinzione per la natura politica di questa società. Risorse che sono disponibili a noi in quanto architetti e designers che hanno a che fare con la struttura fisica, e che possiamo usare al fine di ottenere situazioni differenti. Prendiamo l’esempio dell’università. Questa si occupa fondamentalmente della informazione, informazione sia di natura statistica che concettuale, cioè sia di fatti che di idee. L’attuale organizzazione è una struttura piramidale nella quale l’individuo è al fondo della piramide e riceve qualsiasi informazione e le idee possono essere trasmesse giù fino a lui dai superiori. Ma questa posizione può essere rovesciata, in parte, con mezzi fisici ed in parte con mezzi tecnologici. Le linee di comunicazione nell’organizzazione così com’è attualmente sono accuratamente controllate, ed attraverso la collocazione fisica dell’università l’autorità dello Stato può attuare un effettivo stretto controllo su ciò che avviene nell’università. Pensiamo ad una situazione nella quale in primo luogo la nostra università sia cambiata fisicamente, in modo che nessuno possa trovarci; noi possiamo allora dissociarci fisicamente da questa piramide del potere e porci in posizione indipendente. Questa indipendenza da sola non è sufficiente. Abbiamo anche bisogno della informazione che ci era prima accessibile, ma vogliamo che questa informazione non sia filtrata attraverso la struttura del potere, in modo che ci viene detto soltanto quello che si vuole far sapere. Abbiamo qui sistemi tecnologici di diffusione della informazione come questo microfono, le vostre cuffie, gli interpreti che vi permettono di capire e seguire ciò che dico, senza che una persona intervenga a censurare ciò che dico. L’informazione vi è data individualmente, voi potete accettarla o rifiutarla e discuterla. Abbiamo dunque un sistema che ci permette di comunicare gli uni con gli altri, senza dover subire controlli esterni. Uno dei primi progetti del nostro gruppo fu quello per l’esposizione del 1963 a Londra, progetto che fu chiamato “Living City”, la città vivente. Abbiamo sopra definito la ragione che sottende la rivoluzione come una ricerca di libertà, ma non abbiamo ancora definito ciò che intendiamo con il termine “libertà”. In questa esposizione cercammo di definire questo termine nel contesto del progetto che stavamo facendo, tuttavia questa libertà si rivelò ancora più lontana di quella libertà dall’oppressione che ho descritto parlando della sfera sociale. La libertà, come disse Soleri, deve essere mentale e fisica. Nella nostra ricerca per questa esposizione ci interessavano molto gli aspetti mentali. Questi sono collegati alla libertà dell’individuo di trasporsi a volte in situazioni immaginarie che sono condizionate dalla sua situazione culturale, venendo egli modificato continuamente da influenze esterne. Tutti sentiamo un cambiamento di personalità quando vediamo o sentiamo tre uomini circumnavigare la Luna. Questo avvenimento influenza i nostri modi di pensare nei confronti di una intera serie di attività e altera la nostra valutazione del termine libertà. A quel tempo lavorammo ad un certo numero di progetti come la “City Synthesiser” e la “Computer City”. Questi progetti tentavano di trovare degli strumenti tecnologici con i quali poter organizzare la piramide di controllo al fine che l’individuo, qualsiasi individuo, potesse essere al vertice con la sua libertà, servito dall’organizzazione. La tecnologia usata era quella del computer elettronico e di attrezzature similari. Siamo pronti ad usare i prodotti inventati dalla civiltà per risolvere i nostri problemi attuali. Non dubito nemmeno per un attimo che una certa organizzazione tecnologica, o per quel caso sociale, possa essere male usata. Non si insinua che una tecnologia sia intrinsecamente buona o intrinsecamente cattiva, tutto dipende dall’uso che la società decide di farne, e se la società sceglie di usare male i suoi strumenti, questo è un problema sociale e non tecnologico. Lo schema di Controllo e di Scelta, “Control and Choice”, apparteneva ad una serie che riguardava l’ideazione di sistemi architettonici che permettessero di attuale la libertà individuale. In questo progetto, attraverso una serie di cartoni animati (illustrazione 1) tentammo di definire ciò che ciascuno degli individui, della microsocietà della famiglia, riteneva essere la sua forma di libertà. In questo caso Rita interpreta la sua libertà come la possibilità di rimanere da sola in una struttura domestica ed uno poi individua i sistemi fisici che permettono qui di avere questo tipo di libertà. L’illustrazione 2 della stessa serie chiede se il controllo e la scelta siano un paradosso, o se sia possibile progettare un’organizzazione architettonica atta a favorirli. L’illustrazione 3 mostra la particolare forma fisica che noi demmo a questo progetto, ma la cosa importante da ricordare nel mostrarvi questo è che questa forma è definita soltanto dalla specifica libertà scelta dagli occupanti di questa area. Se essi avessero fatto una diversa serie di scelte per la loro libertà, la forma di questo modello sarebbe stata assai differente; in realtà la forma di una tale organizzazione è in uno stato potenziale di continuo cambiamento, così che non si può mai fotografarla in modo tale da rappresentare le sue complete possibilità. Il fotografo ed il modello rappresentano soltanto ciò che accade all’interno di questa organizzazione ad un certo istante e gli occupanti di quest’area hanno la libertà di cambiare l’area stessa per farne ciò che vogliono, secondo esigenze personali di mutamento e di sviluppo. |
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La casa del 1990 faceva parte della stessa ricerca. Il nostro problema era quello che l’esposizione di questa casa potesse illustrare solo una delle varie scelte possibili in un libero sistema operativo. L’area delimitata dall'illustrazione 4 indica la configurazione che scegliemmo. Ma per puntualizzare che ciò era soltanto un’espressione della nostra libertà di scelta, disegnammo ulteriori serie che stavano ad indicare configurazioni alternative derivate da possibili situazioni di scelta.
Le illustrazioni 5 e 6 rappresentano ciò che fu costruito, quindi illustra soltanto una scelta fatta da noi, nulla di più. Non rappresentano un sistema definitivo, ma soltanto la scelta, dall’interno di un sistema indefinito, fatta in un particolare istante. Una grande parte di questa discussione si impernia sul concetto di indeterminatezza (ubiquità). Noi siamo in grado di progettare montaggi di sistemi tecnologici disponibili sul mercato che faciliteranno questa ubiquità ad ogni livello di organizzazione. Non c’è più necessità di ricorrere a sistemi centralizzati che portano ad un alto livello di concentrazione. I sistemi avanzati di trasporto e comunicazione sono degli esempi di quanto si possa fare per eliminare questo inconveniente. L’individuo può scegliere di diventare un nomade. Non ha un posto fisicamente definibile all’interno della struttura fisica e per sopravvivere in questa situazione gli occorrono vari sistemi supplementari, sia fisici che tecnologici ed elettronici. Il “Cushicle” dell’illustrazione 7 è un tipo di sistema protettivo personale che può rendersi indipendente dalla localizzazione fisica e permette all’individuo di essere bene attrezzato anche in una struttura diversa, La serie di disegni mostra il Chushicle in varie fasi di espansione. Il disegno 7° è il telaio e la sezione del vestito consistente in una struttura pneumatica progettata in modo che possa estendersi in una varietà di modi diversi. Nel disegno 7b il vestito si è trasformato in una chaise-longue. In questa forma l’occupante può rilassarsi ed inoltre come personale confort può usare i sistemi elettronici, illustrati nella parte superiore del disegno, di comunicazione, informazione e divertimento. Nella fase finale, 7c, l’involucro si espande e diventa della dimensione di una stanza molto ben organizzata a casa o in un ufficio, dove esiste un sistema completo di sussistenza. Presentando questi vari schemi non abbiamo fatto cenno al fattore del tempo in cui tali cose potrebbero essere realizzate. E’ irragionevole dover aspettare fino a rivoluzione avvenuta per attuare gli aspetti fisici di questa realizzazione della società, se è possibile farlo in questo momento. Uno dei mezzi di controllo molto importanti e molto seri all’interno dell’organizzazione sociale esistente è quello esercitato sui mezzi di comunicazione. I vari sistemi come televisione, radio, giornale e così via, sono tutti sotto il controllo della classe dominante, e questo dà loro la possibilità precisa di controllare la l’informazione che è accessibile a tutti. E’ interessante notare che negli ultimi due o tre anni questo rigido controllo sulle comunicazioni è stato spezzato in pochi casi. L’anno scorso, facendo una visita in parecchie città europee, con gli studenti parlammo proprio sugli argomenti rivoluzionari di cui parlate voi, e ciò che è particolarmente interessante è che l’informazione accessibile a tutti questi studenti è l’informazione comune, sebbene i mezzi di comunicazione non fossero stati loro aperti ufficialmente. La strategia che ha reso questo possibile indica la possibile strategia che si potrebbe seguire. La strategia qui non era quella di acquistare il controllo su particolari installazioni, la strategia era molto più sottile ed era quella di provvedere un tale numero di informazioni che i processi selettivi dell’organizzazione non fossero più in grado di operare una scelta. Il “Soft Machine Monitor” dell’illustrazione 8 prese spunto da questo aspetto della comunicazione e si occupò delle implicazioni ambientali di un libero sistema operativo applicato ad un contesto domestico. Un prototipo della S.M.M. fu costruito dagli Archigram per una mostra ad Oslo nell’estate del 1968. Qui cercammo di usare le attrezzature tecniche delle reti di comunicazione, evitando però che l’informazione passasse attraverso le varie organizzazioni esistenti. Ci sono molte forme di trasporto di informazione. Le più conosciute sono i servizi telegrafici, Reuters, United Press International, e così via, che trasmettono informazioni relativamente pure. Questa informazione viene quindi elaborata dai giornali e dalle compagnie trasmittenti al fine di darne un’interpretazione accettabile e quelli che controllano la pubblicazione. Ma se noi costruiamo un sistema che sia capace di ricevere ad un livello individuale tutta l’informazione che è stata trasmessa elettronicamente, potremmo allora usare la stessa strategia usata per evitare gli inserimenti della comunicazione nella trasmissione delle informazioni tra gli studenti. Il S.M.M. fu progettato per fornire questa “facility” di servizio. Nella realtà effettiva del progetto ci furono, tecnicamente, limitazioni dovute più alla disponibilità di risorse che avemmo ad Oslo che a teorico vantaggio del sistema. La “Circus Ideas” è un tipo simile di progetto di comunicazione, ma in questo caso ha una funzione educativa ed è pure in relazione alla strategia della dispersione fisica. Il Circus può non trovarsi nello stesso posto per due giorni consecutivi; non è stabile e può raccogliere le informazioni da vari individui e trasmetterle ad altri individui o gruppi di individui, ma non seguendo le linee prevedibili dell’organizzazione fisica di una normale università. I diagrammi della illustrazione 9 indicano ciò che avverrebbe in una circostanza particolare. La fotografia del modello, come tutti i modelli, può raffigurare soltanto la natura fisica della organizzazione e non le possibilità che l’individuo ha di compiere il processo-autoselezione. La difficoltà di cercare di riorganizzare la società, consistono nella presenza di grandi quantità di attrezzature esistenti, di edifici, di città, che ci circondano, e che non possiamo ignorare. Ci troviamo in una situazione obbligata e cerchiamo di elaborare una strategia per modificare la situazione stessa. Esiste una possibilità di strategia, ed è quando le città esistenti in una certa zona hanno una varietà di servizi utili, ma è necessario che questi servizi diventino più numerosi, ed è necessario un legame tra di loro al fine di attuare la dispersione dell’informazione che è disponibile In ciascuno di questi centri. Le illustrazioni 10, 11 e 12 riguardano il progetto dell’Istant City, che è un tipo di servizio di una città viaggiante, che permette di costruire questi legami, prima passando in rassegna i servizi tecnici e fisici esistenti all’interno di una particolare organizzazione fisica, e poi connettendo questi servizi utili in una rete nazionale non localizzata. Il modello indica il tipo di sistema che dovrebbe essere usato fisicamente per produrre tale organizzazione. La Response Unit, illustrazione 12, è un’indicazione di ciò che c’è tutt’intorno: la gente in questo disegno ha il controllo definitivo su ciò che riceve, sceglie e rifiuta, questa gente riceve la libertà che è fornita dalla tecnologia della situazione, usufruendo della libertà sia fisica che mentale che ho definito. |
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