L'ARTE RACCONTATA AI COMPAGNI |
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Francisco J. Varela . 1985
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Che cos'è la vista Nella figura 1 è rappresentato il sistema visivo di un mammifero. Si dice solitamente che il suo inizio è nella retina dove giunge l'immagine di un oggetto. Questa viene poi proiettata in un centro che sta nelle profondità del mesencefalo, il corpo genicolato dorso-laterale (CGDL), e da questa stazione ricetrasmittente arriva alla corteccia visiva, dove l'informazione visiva ricevuta nella retina subisce un ulteriore trattamento e viene quindi affidata a nuovi trattamenti di livello superiore. Spero che il lettore non abbia sentito alcuna fitta al capo, nel leggere questa descrizione. E’ una descrizione assai vicina a quella che si può trovare oggi in un manuale di neurobiologia. Vi è un flusso di informazione che comincia dalla retina e risale verso la corteccia, in cui continua il processo di trattamento. Nella figura 2 assistiamo alla schematizzazione di questi stadi. Ora, questo sistema di riferimento ha una conseguenza naturale. Per studiare i meccanismi della percezione visiva si dovrebbe registrare e analizzare l'attività dei neuroni con lo scopo di andare alla ricerca dell'informazione che passa da un livello a quello successivo. E in realtà vi è stata una notevole quantità di lavoro che ha avuto come risultato una classificazione dei neuroni nella corteccia in relazione all’attività nel corpo genicolato dorso-laterale. Una seconda conseguenza sta nel fatto che uno studio di tal genere condotto a livello cellulare e in grado di dirci in che modo l'informazione ricevuta dalla retina sia rappresentata al livello corticale, e di darci anche talune indicazioni relative al modo in cui essa è ricostruita nel cervello. Qui sono dunque fondamentali le due nozioni interconnesse di flusso di informazione e di rappresentazione. Negli ultimi anni sono stati dedicati migliaia (letteralmente) di articoli a uno studio di questo tipo del sistema visivo, e l'interesse si è concentrato sulla trasmissione di informazione che intercorre fra il corpo genicolato dorso-laterale e la corteccia visiva. La figura 3 è un'immagine, precisa anche se umoristica, dell'approccio rappresentazionista al cervello. L'aquila di Cesare viene rappresentata nel suo cervello attraverso il flusso di attività (il nastro di pellicola) che subisce un "trattamento" (da parte di qualche piccolo operatore) e che produce in seguito la prova comportamentale del riconoscimento grazie alla parola "aquila" (attraverso canne d'organo scelte accuratamente). Al di là del carattere scherzoso di questa vignetta, questo - lo si voglia o no - è davvero l'orientamento che guida oggi la maggior parte delle ricerche neurobiologiche relative al processo della visione. Ma, se vogliamo comportarci da ficcanaso riguardo a questa maniera di affrontare il problema della visione, per sospettare che vi sia qualcosa di sbagliato non dobbiamo certo spingerci lontano a esaminare qualche recondito particolare. La prima cosa di cui dobbiamo renderci conto è il fatto che l'anatomia di fondo del sistema visivo non è quella che abbiamo mostrato nella figura 2. In realtà il sistema si avvicina di più al diagramma modificato della figura 4. Qui ho aggiunto quelle connessioni del corpo genicolato dorso-laterale che non provengono dalle retine. I nomi del diagramma corrispondono a specifiche sedi centrali, e fra queste vi è la corteccia visiva stessa. Fatte tutte le somme, meno del 20 per cento di ciò che arriva al corpo genicolato ha origine nella retina. E questo che significa? Ebbene, interpretiamo questo fatto supponendo di essere un neurone del corpo genicolato. Se tutto ciò che si riceve provenisse dalla retina, saremmo un po' come soldati in una catena di ordini, e non avremmo altro ruolo che quello di trasmettere ciò che abbiamo messo insieme. Ma se ciò che si riceve è dato da voci di molteplice provenienza nello stesso tempo, la situazione assomiglia a un cocktail party e non già a una catena di ordini. E in realtà buona parte di ciò che si riceve proviene proprio da quella corteccia visiva che è il luogo dove viene proiettata la propria attività. E’ chiaro che ci si trova in una situazione in cui non esiste una direzione del flusso ben definita, dato che il processo più diffuso consiste in un processo di andirivieni. Secondo la figura 4 le frecce continue rappresentano la direzione tradizionale del flusso. Nella stessa figura ho aggiunto le frecce tratteggiate per indicare quella che si potrebbe ritenere la direzione contraria del flusso. E’ chiara la conclusione che si può trarre da questa immagine: non esiste un flusso complessivo, il sistema è organizzato in forma reticolare, e vi è una convergenza o coerenza simultanea di tutte le parti in questione. Ho presentato questa conclusione come una conclusione che vale per il sistema visivo. Ma in realtà può essere estesa a tutte le aree del cervello. All'interno del sistema nervoso avviene generalmente che l'area A ha una connessione con l'area B, e contemporaneamente l'area B ha una connessione di ritorno con l'area A. L'intera rete globale e a molteplici interconnessioni funziona in ogni istante generando uno stato di coerenza interna secondo un processo cooperativo. La conseguenza di quest'atteggiamento nello studio del sistema nervoso sta nel fatto che il punto centrale di indagine non è più un flusso di informazione, bensì le modalità specifiche in cui gli stati di coerenza interna si possono produrre nell'ambito di questo reticolo che si definisce vicendevolmente.
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Il lavoro del popolo Maori
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