Allegato alla nota 2 del paragrafo [ paesaggio con bosco e due figure spaiate ]
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FONTE: Karl Marx, in Engels-Marx, La sacra famiglia, ed. Riuniti, II ed. I. ristampa, Roma 1972 (trad. cura e note di A.Zanardo), pp.162-176 - cap. La critica assoluta ovvero la critica come signor Bruno. - Questo stesso paragrafo verrà riproposto ancora nelle pagine di FORNITURE come Breve schizzo sul materialismo
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d) Battaglia critica contro il materialismo francese[1]
In un breve schizzo noi contrapporremo alla storia critica del materialismo francese la sua storia profana, di massa. Noi riconosceremo rispettosamente l'abisso che separa la storia come è realmente accaduta dalla storia come accade secondo il decreto della «critica assoluta», della critica che crea parimenti il vecchio e il nuovo. Infine, obbedendo ai precetti della critica, «faremo oggetto di uno studio stringente» il «perché», il «donde» e il «verso dove» della storia critica.[2] «Per parlare con precisione e nel significato prosaico», l'illuminismo francese del secolo XVIII, e specialmente il materialismo francese, non è stato solo una lotta contro le istituzioni politiche esistenti, contro la religione esistente e la teologia esistente, ma è stato anche una lotta aperta, esplicita contro la metafisica del secolo XVII e contro ogni metafisica, specialmente contro la metafisica di Descartes, di Malebranche, di Spinoza e di Leibniz. Si e contrapposta alla metafisica la filosofia, cosi come Feuerhach, nella sua prima decisa presa di posizione contro Hegel, ha contrapposto alla speculazione ubriaca la filosofia sobria. La metafisica del secolo XVII, la quale è stata messa fuori combattimento dall’illuminismo francese e specialmente dal materialismo francese del secolo XVIII, ha vissuto la sua restaurazione vittoriosa e sostanziale nella filosofia tedesca e specialmente nella filosofia speculativa tedesca del secolo XIX. Dopo che Hegel ha unito in modo geniale questa filosofia con tutta la metafisica che c'era stata fino allora e con l'idealismo tedesco, e ha fondato un regno metafisico universale, all'attacco alla teologia è corrisposto nuovamente, come nel secolo XVIII, l'attacco alla metafisica speculativa e ad ogni metafisica. Quest'ultima soccomberà definitivamente dinanzi al materialismo, ora completato dal lavoro della stessa speculazione e coincidente con l’umanismo. Come Feuerbach nel campo teorico, il socialismo e il comunismo francesi e inglesi hanno rappresentato nel campo pratico il materialismo coincidente con l’umanismo. «Per parlare con precisione e nel significato prosaico», si hanno due orientamenti del materialismo francese, di cui uno trae la sua origine da Descartes, l'altro da Locke. Questo secondo è prevalentemente un elemento della cultura francese e sbocca direttamente nel socialismo. Il primo, il materialismo meccanico, va a finire nella scienza naturale francese vera e propria. Entrambi gli orientamenti si incrociano nel corso del loro sviluppo. Non è nostro compito addentrarci qui nella considerazione del materialismo francese che deriva direttamente da Descartes, né della scuola francese di Newton e dello sviluppo della scienza naturale francese in generale [3]. Basti perciò solo questo: Descartes, nella sua fisica, aveva dato alla materia forza autocreatrice e aveva concepito il movimento meccanico come il suo atto vitale. Egli aveva separate completamente la sua fisica dalla sua metafisica. Nell'ambito della sua fisica, la materia è la sostanza unica, il fondamento unico dell'essere e del conoscere. Il materialismo meccanico francese ha accolto la fisica di Descartes in opposizione alla sua metafisica. I suoi scolari sono stati antimetafisici di professione, cioè fisici. Questa scuola ha inizio con il medico Le Roy, raggiunge il suo punto più alto con il medico Cabanis, e il medico Lamettrie è il suo centro. Descartes viveva ancora quando Le Roy estende all'anima umana la costruzione cartesiana dell’animale, come farà similmente nel secolo XVIII Lamettrie, e spiega l'anima come un modo del corpo e le idee come movimenti meccanici. Le Roy credeva perfino che Descartes avesse celato la sua vera opinione. Descartes ha protestato. Alla fine del secolo XVIII Cabanis completava il materialismo cartesiano nel suo scritto: Rapports du physique et du moral de l’homme. II materialismo cartesiano esiste in Francia fino ad oggi. Esso ha i suoi grandi successi nella scienza meccanica della natura, alla quale, per parlare con precisione e nel significato prosaico, meno che a ogni altra può essere rimproverato il romanticismo. La metafisica del secolo XVII, rappresentata per la Francia specialmente da Descartes, ha avuto fin dal momento della sua nascita come antagonista il materialismo. Esso si è opposto a Descartes personalmente nella figura di Gassendi, il restauratore del materialismo epicureo. II materialismo francese e inglese è rimasto sempre in intimo rapporto con Democrito ed Epicuro. La metafisica cartesiana ha avuto un altro opposto nel materialista inglese Hobbes. Gassendi e Hobbes hanno riportato la vittoria sul loro avversario molto dopo la loro morte, proprio nel momento in cui questi dominava ormai come la potenza ufficiale in tutte le scuole francesi [4]. Voltaire ha osservato che l'indifferenza dei francesi del secolo XVIII verso le controversie fra gesuiti e giansenisti è stata prodotta meno dalla filosofia che dalle speculazioni finanziarie di Law [5]. Allo stesso modo, si può spiegare la rovina della metafisica del secolo XVII partendo dalla teoria materialistica del secolo XVIII, solo nella misura in cui questo stesso movimento teorico venga spiegato partendo dalla configurazione pratica della vita francese di allora. Questa vita era indirizzata al presente immediato, al godimento mondano e agli interessi mondani, al mondo terreno. Alla sua prassi antiteologica, antimetafisica, materialistica, era necessario che corrispondessero teorie antiteologiche, antimetafisiche, materialistiche. La metafisica aveva perduto praticamente ogni credito. Noi dobbiamo qui solo illustrarne brevemente lo svolgimento teorico.La metafisica nel secolo XVII (si pensi a Descartes, Leibniz, ecc.) era ancora mescolata con un contenuto positivo, profano. Essa faceva scoperte nella matematica, nella fisica ed in altre scienze determinate, le quali parevano appartenerle. Questa parvenza era eliminata già all'inizio del secolo XVIII. Le scienze positive si erano separate dalla metafisica e avevano costituito sfere autonome. Tutta la ricchezza della metafisica consisteva ormai solo in enti ideali e in cose celesti quando gli enti reali e le cose terrene cominciavano a concentrare su di sé ogni interesse. La metafisica era diventata insipida. Nello stesso anno in cui sono morti gli ultimi grandi metafisici francesi del secolo XVII, Malebranche e Arnauld, sono nati Helvétius e Condillac. L'uomo che ha privato teoricamente di ogni credito la metafisica del secolo XVII e ogni metafisica è stato Pierre Bayle. La sua arma era lo scetticismo, fornito delle stesse formule magiche della metafisica. Egli stesso ha preso le mosse dapprima dalla metafisica cartesiana. Come Feuerbach è stato spinto dalla lotta contro la teologia speculativa alla lotta contro la filosofia speculativa, proprio perché ha riconosciuto la speculazione come l'ultimo puntello della teologia, proprio perché ha dovuto necessariamente costringere i teologi a rifugiarsi di nuovo dalla scienza apparente nella fede rozza, ripugnante; allo stesso modo, il dubbio religioso ha spinto Bayle al dubbio sulla metafisica che era il puntello di questa fede. Egli ha sottoposto quindi a critica la metafisica in tutto il suo processo storico. E’ diventato il suo storiografo per scrivere la storia della sua morte. Ha confutato soprattutto Spinoza e Leibniz [6]. Con la dissoluzione scettica della metafisica, Pierre Bayle non ha preparato solo la diffusione in Francia del materialismo e del sano intelletto umano. Con la dimostrazione che può esistere una società di puri atei, che un ateo può essere un uomo onorevole, che l'uomo si degrada non con l'ateismo, ma con la superstizione e l'idolatria, egli ha annunciato la società atea che doveva presto cominciare ad esistere. Pierre Bayle è stato, secondo l'espressione di uno scrittore francese, «l'ultimo dei metafisici nel senso del secolo XVII e il primo dei filosofi nel senso del secolo XVIII ». Oltre alla confutazione negativa della teologia e della metafisica del secolo XVII c'era pero bisogno di un sistema positivo, antimetafisico. C'era bisogno di un libro che ordinasse in un sistema la prassi di vita di allora e la fondasse teoricamente. L'opera di Locke sull’«origine dell'intelletto umano» giunse d'oltre Manica proprio a proposito[7]. Essa fu accolta entusiasticamente come un ospite ardentemente aspettato. Si chiede: Locke è forse uno scolaro di Spinoza? La storia «profana» può rispondere: Il materialismo è il figlio naturale della Gran Bretagna. Già il suo scolastico Duns Scoto si chiedeva «se la materia non potesse pensare ». Per compiere questo miracolo egli ricorse all'onnipotenza di Dio, cioè costrinse la stessa teologia a predicare il materialismo. Egli era, inoltre, nominalista. Il nominalismo si trova come un elemento centrale nei materialisti inglesi; esso è in generate la prima espressione del materialismo [8]. Il vero progenitore del materialismo inglese e di tutta la scienza sperimentale moderna è Bacone. La scienza della natura costituisce per lui la vera scienza, e la fisica sensibile la parte principale della scienza della natura. Anassagora con le sue omeomerie e Democrito con i suoi atomi sono spesso le sue autorità[9]. Secondo la sua dottrina, i sensi sono infallibili e sono la fonte di tutte le conoscenze. La scienza è scienza dell'esperienza e consiste nell'applicare un metodo razionale al dato sensibile. Induzione, analisi, comparazione, osservazione, sperimentazione, sono le condizioni principali di un metodo razionale. Fra le proprietà naturali della materia, il movimento è la prima e la principale, non solo come movimento meccanico e matematico, ma ancor più come impulso, spirito vitale, tensione, come - per usare l’espressione di Jakob Böhme - tormento della materia[10]. Le forme primitive di quest'ultima sono forze essenziali, viventi, individualizzanti, inerenti ad essa, producenti le distinzioni specifiche. In Bacone, in quanto suo primo creatore, il materialismo racchiude in sé, in un modo ancora ingenuo, i germi di uno sviluppo onnilaterale. La materia, net suo splendore poeticamente sensibile, sorride a tutto l'uomo. La dottrina - aforistica - brulica invece ancora di inconseguenze teologiche. Nel suo sviluppo ulteriore il materialismo diventa unilaterale. Hobbes è il sistematore del materialismo baconiano. La sensibilità perde il suo fiore e diventa la sensibilità astratta del geometra. Il movimento fisico viene sacrificato al movimento meccanico o matematico; la geometria è proclamata la scienza principale. Il materialismo diventa misantropo. Per poter vincere lo spirito misanfropo, senza carne, sul suo proprio terreno, il materialismo stesso è costretto a mortificare la sua carne e a diventare asceta. Esso si presenta come un essere dell’intelletto, ma sviluppa anche la consequenzialità spregiudicata dell'intelletto. Se la sensibilità fornisce agli uomini tutte le conoscenze, dimostra Hobbes, partendo da Bacone, intuizione, pensiero, rappresentazione, ecc. non sono altro che fantasmi del mondo corporeo più o meno spogliato della sua forma sensibile. La scienza può solo dare un nome a questi fantasmi. Un unico nome può essere applicato a più fantasmi. Possono darsi poi nomi di nomi. Ma sarebbe una contraddizione far trovare da un lato a tutte le idee la loro origine nel mondo sensibile, e affermare, da un altro lato, che un termine è più che un termine, affermare che, oltre agli enti rappresentati, sempre singoli, ci siano anche enti universali. Una sostanza incorporea è piuttosto la medesima contraddizione che un corpo incorporeo. Corpo, essere, sostanza, sono una sola e medesima idea reale. Non si può separare il pensiero da una materia che pensa. Essa è il soggetto di tutte le modificazioni. Il termine infinito è privo di senso se non significa la capacità del nostro spirito di aggiungere senza fine cosa a cosa. Poiché solo il materiale è percepibile, conoscile, non si conosce niente dell'esistenza di Dio. Solo la mia propria esistenza è certa. Ogni passione umana è un movimento meccanico che finisce o comincia. Gli oggetti degli impulsi sono il bene. L'uomo è subordinato alle stesse leggi cui è subordinata la natura. Potere e liberta sono identici. Hobbes aveva sistemato Bacone, ma non aveva fondato in modo più preciso il suo principio fondamentale, l'origine delle conoscenze e delle idee dal mondo sensibile. Locke, nel suo saggio sull'origine dell'intelletto umano, dà un fondamento al principio di Bacone e di Hobbes. Come Hobbes aveva eliminato i pregiudizi teistici del materialismo baconiano, cosi Collins, Dodwell, Coward, Hartley, Priestley, ecc. eliminano l'ultimo limite teologico del sensismo lockiano. Il deismo non è, almeno per i materialisti, niente di più di un modo comodo e noncurante di disfarsi della religione.[11] Noi abbiamo già accennato come l'opera di Locke era giunta a proposito per i francesi. Locke aveva posto le basi della filosofia del bon sens, del sano intelletto umano, cioè aveva detto, per via indiretta, che non si dà alcuna filosofia separata dai sani sensi umani e dall'intelletto basato su di essi. Lo scolaro immediato e l'interprete francese di Locke, Condillac, ha diretto subito il sensismo lockiano contro la metafisica del secolo XVII. Egli ha dimostrato che i francesi a buon diritto l'avevano respinta in quanto una semplice abborracciatura dell'immaginazione e dei pregiudizi teologici. Egli ha pubblicato una confutazione dei sistemi di Descartes, Spinoza, Leibniz e Malebranche. Nel suo scritto, Essai sur l'origine des connaissances humaines, ha elaborato concetti di Locke e ha dimostrato che non solo l'anima, ma anche i sensi, non solo l'arte di formare idee, ma anche l'arte della percezione sensibile sono fatti dell’esperienza e della abitudine. Tutto lo sviluppo dell'uomo dipende quindi dall’educazione e dalle circostanze esterne. Condillac e stato cacciato dalle scuole francesi solo dalla filosofia eclettica[12]. La distinzione fra il materialismo francese e quello inglese è la distinzione fra le due nazionalità. I francesi dotano il materialismo inglese di esprit, di carne e sangue, di persuasività. Essi gli conferiscono il temperamento, che ancora gli mancava, e la grazia. Lo inciviliscono. Con Helvétius, che muove pure da Locke, il materialismo riceve il carattere propriamente francese. Helvétius lo concepisce subito in relazione alla vita sociale (Helvétius, De l'homme). Le proprietà sensibili e l'amore di sé, il godimento, l'interesse personale bene inteso, sono il fondamento di ogni morale. L'eguaglianza naturale delle intelligenze umane, l'unita fra il progresso della ragione e il progresso dell'industria, la bontà naturale dell'uomo, l'onnipotenza dell'educazione, sono i momenti principali del suo sistema. Un'unificazione del materialismo cartesiano e di quello inglese si trova negli scritti di Lamettrie. Egli utilizza, fino nei particolari, la fisica di Descartes. Il suo L'homme machine è una trattazione condotta secondo il modello dell'animale-macchina di Descartes. Nel Système de la nature di d'Holbach la parte fisica risulta egualmente dalla connessione del materialismo francese con l'inglese; la parte morale poggia essenzialmente sulla morale di Helvétius. Il materialista francese che è ancora molto legato alla metafisica e che per questo è lodato anche da Hegel, Robinet (De la nature), si collega esplicitamente a Leibniz [13]. Di Volney, Dupuis, Diderot ecc., non abbiamo bisogno di parlare, così come non abbiamo bisogno di parlare dei fisiocratici, ora che abbiamo dimostrato sia la duplice discendenza del materialismo francese dalla fisica di Descartes e dal materialismo inglese, sia l'opposizione del materialismo francese contro la metafisica del secolo XVII, contro la metafisica di Descartes, Spinoza, Malebranche e Leibniz [14]. Questa opposizione è potuta diventare evidente per i tedeschi solo da quando essi stessi si trovano in opposizione con la metafisica speculativa. Come il materialismo cartesiano va a finite nella scienza naturale vera e propria, cosi l'altro orientamento del materialismo francese sfocia direttamente nel socialismo e nel comunismo. Se si muove dalle dottrine del materialismo sulla bontà originaria degli uomini e sulla loro eguale capacità intellettuale, sulla onnipotenza dell'esperienza, dell'abitudine, dell'educazione, sull’influsso delle circostanze esterne sull'uomo, sulla grande importanza dell'industria, sul diritto al godimento ecc., non occorre una grande acutezza per cogliere la connessione necessaria del materialismo con il comunismo e il socialismo. Se l'uomo si forma ogni conoscenza, ogni percezione ecc., dal mondo sensibile e dall'esperienza nel mondo sensibile, ciò che importa allora è ordinare il mondo empirico in modo che l'uomo, in esso, faccia esperienza di ciò - e prenda l'abitudine a ciò - che è veramente umano, in modo che l'uomo faccia esperienza di sè come uomo. Se l'interesse bene inteso è il principio di ogni morale, ciò che importa e che l'interesse privato dell'uomo coincida con l’interesse umano. Se l'uomo è - nel significato materialistico - non libero, cioè se è libero non per la forza negativa di evitare questo o quello, ma per il potere positivo di far valere la sua vera individualità, si deve necessariamente non punire il delitto nel singolo, ma distruggere gli antisociali luoghi di nascita del delitto, e dare a ciascuno lo spazio sociale per l'estrinsecazione essenziale della sua vita. Se l'uomo è plasmato dalle circostanze, è necessario plasmare umanamente le circostanze. Se l’uomo è sociale per natura, egli sviluppa la sua vera natura solo nella società, e il potere della sua natura deve di necessità avere la sua misura non nel potere dell'individuo singolo, ma nel potere della società. Queste e simili affermazioni si trovano quasi letteralmente anche nei più vecchi materialisti francesi. Non è qui il luogo di giudicare queste affermazioni. Indicativa della tendenza socialista del materialismo è l''Apologia dei vizi di Mandeville, un vecchio scolaro inglese di Locke. Egli dimostra che nella società moderna i vizi sono indispensabili e utili. E ciò non era un'apologia della società moderna [15]. Fourier muove immediatamente dalla dottrina dei materialisti francesi. I babuvisti erano materialisti rozzi, incivili, ma anche il comunismo sviluppato muove direttamente dal materialismo francese. Questo infatti ritorna, nella forma che gli ha dato Helvétius, nella sua patria, in Inghilterra. Bentham fonda sulla morale di Helvétius il suo sistema dell’interesse bene inteso; e Owen, partendo dal sistema di Bentham, fonda il comunismo inglese. Esiliato in Inghilterra, il francese Cabet è stimolato dalle idee comuniste che vi sono diffuse, e ritorna in Francia per diventare qui il rappresentante più popolare, anche se il più superficiale, del comunismo. I comunisti francesi più scientifici, Dezamy, Gay ecc. sviluppano, come Owen, la dottrina del materialismo in quanto la dottrina dell'umanismo reale e in quanto la base logica del comunismo. Ora, dove mai il signor Bauer, cioe la critica, ha saputo procurarsi i documenti per la storia critica del materialismo francese? - 1) La Storia della filosofia di Hegel presenta il materialismo francese come la realizzazione della sostanza spinoziana cosa che è in ogni caso incomparabilmente più comprensibile che la «scuola francese di Spinoza» [16]. - 2) Il signor Bauer aveva ricavato dalla Storia della filosofia di Hegel che il materialismo francese è la scuola di Spinoza. Ora, non appena egli trovò, in un'altra opera di Hegel, che deismo e materialismo sono due parti di un solo e medesimo principio fondamentale, Spinoza ebbe due scuole che disputavano sul significato del suo sistema. Il signor Bauer poteva trovare la spiegazione da lui escogitata nella Fenomenologia di Hegel. Qui si dice letteralmente: “Intorno a quell'essenza assoluta, lo stesso illuminismo entra in dissidio con se stesso... e si divide in due parti... l'una... chiama quell'assoluto privo di predicati... l’essenza assoluta, suprema... l'altra lo chiama materia... entrambe sono il medesimo concetto, la distinzione non sta nella cosa, ma solo semplicemente nel diverso punto di partenza delle due culture”. (Hegel, Fenomenologia, pp. 420, 421, 422) [17] - 3) Infine il signor Bauer poteva trovare ancora in Hegel, che la sostanza, se non procede fino al concetto e alla autocoscienza, va a finire nel «romanticismo». Cose simili, un tempo, sono state sviluppate dagli «Hallische Jahrbücher» [18]. A qualsiasi prezzo, in ogni modo, lo «spirito» doveva necessariamente infliggere al suo «avversario», il materialismo,una « sorte limitata ». Nota. La connessione del materialismo francese con Descartes e Locke e l'opposizione della filosofia del secolo XVIII contro la metafisica del secolo XVII si trovano esposte ampiamente nella maggior parte delle storie della filosofia francesi moderne. Qui, di contro alla critica critica, noi avevamo da ripetere solo cose note. La connessione del materialismo del secolo XVIII con il comunismo inglese e francese del secolo XIX manca invece ancora di un'esposizione ampia. Ci limitiamo qui a citare alcuni passi pregnanti di Helvetius, d'Holbach e Bentham. - 1) Helvetius: « Gli uomini non sono cattivi, ma sono subordinati ai loro interessi. Quindi non bisogna lagnarsi della cattiveria degli uomini, ma dell'ignoranza dei legislatori, che hanno sempre collocato l'interesse particolare in opposizione con l'interesse generale ». « I moralisti non hanno avuto finora alcun successo, perché è necessario scavare nella legislazione per strappare la radice che crea i vizi. A New-Orleans le donne possono ripudiare i loro mariti non appena ne sono stanche. In tali paesi non si trovano donne false perche non hanno alcun interesse a esserlo ». « La morale è solo una scienza frivola, se non la si unisce con la politica e la legislazione ». « I moralisti ipocriti si riconoscono da un lato per l'indifferenza con cui considerano i vizi che dissolvono gli imperi, e da un altro lato per la collera con cui infuriano contro i vizi privati ». « Gli uomini non nascono né buoni né cattivi, ma pronti a essere l'una cosa o l'altra, secondo che un interesse comune li unisca o li divida ». « Se i cittadini non potessero fare il loro bene particolare senza fare il bene generale, non ci sarebbero altri viziosi che i pazzi » (De l'esprit, Paris, l822, I, pp. 117, 240, 241, 249, 251, 339 e 369). Se da un lato, secondo Helvétius, l'educazione - .ed egli (cfr. l.c., p. 390) intende per educazione non solo l'educazione nel significato ordinario, ma la totalità dei rapporti di vita di un individuo, - forma l'uomo, da un altro lato, quando è necessaria una riforma la quale superi la contraddizione fra l'interesse particolare e l'interesse comune, allora, per l'esecuzione di questa riforma, Helvétius abbisogna di una trasformazione della coscienza: «Le grandi riforme possono essere effettuate solo mediante l'indebolimento della stupida venerazione dei popoli per le leggi antiche e per le abitudini antiche » (l. c., p. 260), cioè, come egli dice in un altro luogo, mediante il superamento dell'ignoranza. - 2) Holbach. « Ce n'est que lui-même que l'homme peut aimer dans les objects qu'il aime; ce n'est que lui-même qu'il peut affectionner dans les êtres de son espece » « L'homme ne peut jamais se separer de lui-même dans aucun istant de sa vie: il ne peut se perdre_de vue ». « C'est toujours notre utilité, notre intérêt... qui nous fait hair ou aimer les objects » (Système social, t. I, Paris, 1822, pp. 80, 112), ma: « L'homme pour son propre intérêt doit aimer les autres homes puisq'ils sont nécessaires a son bien-être... La morale lui prouve, que de tous les êtres le plus nécessaire à l'homme_c’est l’homme » (p. 76). « La vraie morale, ainsi que la vraie politique, est celle qui cherche à approcher les hommes, afin de les faire travailler par des efforts réunis a leur bonheur mutuel. Toute morale, qui separe nos intérêts de ceux de nos associés est fausse, insensée, contraire à la nature » (p. 116). « Aimer les autres... c'est confondre nos intérêts avec ceux de nos associés, afin de travailler à l'utilité commune... La vertu n'est que l'utilité des hommes réunis en société » (p. 77). « Un home sans passions ou sans désirs cesserait d'être un homme... Parfaitement détaché de lui-même, comment pourrait-on le déterminer a s'attacher à d'autres? Un homme, indifférent pour tout, prive de passions, qui se suffirait a lui-même, ne serait plus un être sociable... La vertu n'est que la communication du bien » (1. c., p. 118). « La morale religieuse ne servit jamais à rendre les mortels plus sociables (1. c., p. 36). - 3) Bentham. Di Bentham citiamo solo un passo nel quale egli combatte l'«intérêt général nel significato politico ». « L' intérêt des individus... doit céder à l' intérêt public. Mais... qu'est-ce que cela signifie? Chaque individu n'est-il pas partie du public autant que chaque autre? Cet intérêt public, que vous personnifiez, n'est qu'un terme abstrait; il ne représente que la masse des intérêts individuels... S'il était bon de sacrifier la fortune d'un individu pour augmenter celle des autres, il serait encore mieux d'en sacrifier un second, un troisième, sans qu'on puisse assigner aucune limite... Les intérêts indivivueles sont les seuls intérêts réels” (Bentham, Théorie des peines et des récompenses, ecc., Paris, 1826, 3 ed., II, pp. [229-]230).[19] |
NOTE
[1] - Marx deriva lo spunto per questa ampia digressione da alcune considerazioni di Bauer sullo spinozismo. Nei suoi scritti del 1842-43 Bauer tocca molto frequentemente il tema dell'illuminismo e, in particolare, dello spinozismo. Nella sua filosofia della storia - di una storia concepita come il processo di liberazione della scienza dalla fede, dello Stato dalla chiesa, cioè di una storia concepita come la dissoluzione progressiva dell'alienazione religiosa, come la genesi dell'ateismo, come il recuperarsi dell'uomo, come il suo scoprirsi autocoscienza pura - l'emancipazione comincia, nell'età moderna, con la Riforma. Ma è il Settecento a rappresentare il grande progresso. L'illuminismo rompe finalmente con la religione cristiana; e lo Stato prescinde dalla chiesa. Ma ciò avviene solo parzialmente. Anche lo spinozismo, la manifestazione filosofica più avanzata dell'illuminismo (Marx insisterà invece su ciò che separa Spinoza dagli illuministi), ha questa caratteristica di essere una emancipazione limitata. Esso è il momento in cui lo spirito umano si distacca per sempre dalla rappresentazione religiosa, la quale intende l'assoluto come un principio particolare. Tuttavia lo spinozismo è ancora religioso, non è completamente filosofico, perché non ha ancora una concezione adeguata dell'essenza umana, perché concepisce l'assoluto non come soggetto, come autocoscienza, ma come la natura, una cosa, una sostanza. II materialismo francese e il deismo sono due espressioni dello spinozismo. Per queste tesi è da vedere soprattutto il citato Das entdeckte Christenthum (1843) e la citata recensione a Die christliche Glaubenslehre di Strauss («Deutsche Jahrbücher», genn. 1843). Marx, qui sotto, riportando il passo di Bauer, scrive « teismo » e non «deismo»; si è ripristinata la dizione, corretta, dell'originale. [2] - Marx rinvia alla conclusione dell'ultimo paragrafo di questo capitolo (II circolo speculative della critica assoluta). Quanto al notissimo abbozzo del materialismo (non solo francese) che qui comincia, non esiste ancora, a nostra conoscenza, nè una ricerca che lo esamini analiticamente, né una ricerca che ne abbia individuate le fonti (fonti francesi, come Marx stesso dice nella nota finale). Ci limitiamo ad alcune considerazioni generali. Anzitutto, i temi che Marx affronta sono due: prima, il materialismo. Le sue correnti principali, i filosofi che lo hanno precorso e preparato, quelli che sono in parte materialisti, quelli che lo sono senz'altro; poi, la connessione fra materialismo e comunismo e socialismo. Il significato con il quale Marx usa, qui, il termine materialismo è quello di negazione della metafisica teologica e idealistica, negazione dell'assolutezza, dell'indipendenza dal mondo esterno, dai sensi, delle conoscenze e dell'uomo. All'interno di questo materialismo vengono distinte una corrente « meccanica », « fisica », e una corrente sensistica, sensistico-fisiologica, ed etica. Non è posto il problema di una metafisica materialistica (Marx, peraltro, considera il materialismo una posizione superata dall'umanismo, dal materiali-smo completato dall'hegelismo). Hume e Kant, i due grandi filosofi antimeta-fisici, che non prescindono dalla sensibilità, non sono nominati; Marx è evidentemente per una sensibilità che ci dia certezza del mondo estemo, che ci lega ad esso. Nel disegno storico che Marx traccia non mancano poi, come si pu6 vedere, gerarchie o completamenti o filiazioni di gusto « speculativo». Marx però non vuole contrapporre allo schema storiografico di Bauer un altro schema, sia pure più complesso e a maglie più larghe; non presume di dare una collocazione storica esauriente e definitiva dei pensatori esaminati. Ciò che gli preme di fare e fa, in sostanza, è respingere lo schema di Bauer e mostrare, attraverso alcune indicazioni sommarie e schematiche (che non si addentrano ad esaminare gli intrecci delle correnti e le ambivalenze dei diversi filosofi), quella che è la situazione reale. Anche per concentrate alcune brevi note relative ai pensatori citati, ci pare utile ricapitolare schematicamente il quadro delle correnti di pensiero dl cui Marx parla: 1. Metafisica del secolo XVII: René Descartes (1596-1650); il giansenista cartesiano, autore, con Pierre Nicole, di L'art de penser di Porto Reale, Antoine Arnauld (1612-94); l'occasionalista Nicolas de Malebranche (1638-1715); Benedictus de Spinoza (1632-77); Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716). 2. Materialismo francese anticartesiano: Pierre Gassendi (1592-1655). 3. Materialismo inglese: Francis Bacon (1561-1626); Thomas Hobbes (1588-1679); John Locke (1632-1704); il medico, deista, William Coward (1656-1725); il deista, amico di Locke, Anthony Collins (1676-1729); il medico e filosofo-psicologo sensita e associazionista David Hartley (1705-57); il deista Henry Dodwell (morto nel 1784); il chimico, psicologo, teologo, filosofo, scolaro di Hartley, Joseph Priestley (1733-1804). 4. Scetticismo antimetafisico: Pierre Bayle (1647-1706), l'autore del celebre Dictionnaire historique et critique(1695-97). 5. Materialismo francese di orientamento meccanicistico, derivante dalla fisica cartesiana: l'olandese Henrik van Roy (Henricus Regius) (1598-1679), filosofo e medico, prima cartesiano, poi in polemica con Descartes, autore di Fundamenta physicae (1646) e Philosophia naturalis (1661); Julien Offray de Lamettrie (1709-51), medico e filosofo, sostenitore della riducibilità del piano psichico al piano organico-fisiologico, autore dell'opera, citata da Marx, L'homme machine (1748); Pierre Jean Cabanis (1757-1808), filosofo, professore di medicina all’università di Parigi, scolaro di Condillac, autore di Traite du physique et du moral de l’homme (1802, Marx cita una delle edizioni successive nelle quali il titolo fu modificato). 6. Materialismo francese derivante da Locke; il deista e sensista Etienne Bonnot de Condillac (1713-80); Claude-Adrien Helvetius (1715-71), autore di De l'esprit (1758) e di De l'homme, de ses facultés intellectuelles et de son éducation (1773). 7. Materialismo francese derivante sia da Cartesio sia da Locke: il citato Lamettrie; Paul Heinrich d'Holbach (1723-89), autore di Système de la nature, ou des lois du monde physique et du monde moral (1770) e di Système social ou principes naturels de la morale et de la politique (1773). 8. Materialismo francese legato alla metafisica: Jean-Baptiste Robinet (1735-1820), filosofo della natura con orientamenti panvitalistici e organicistici, autore di De la nature (1761-66). 9. Tendenze socialistiche implicite nel materialismo o derivanti da esso, in Inghilterra: il medico e moralista di origine olandese Bernard de Mandeville (1670-1733); l'utilitarista Jeremy Bentham (1748-1832); il comunista Robert Owen (1771-1858). 10. Tendense socialiste implicite nel materialismo o derivanti da esso, in Francia: Helvétius, d'Holbach; Fourier; i babuvisti (i più noti: Buonarroti, Darthé, Drouet, Sylvain Maréchal); i comunisti Etienne Cabet (1788-1856), autore del Voyage en Icarie (1842), Théodore Dézamy (1803-50), Jules Gay (1807-76). [3] - Nel primo Settecento l'influenza di Isaak Newton (1642-1727) e di Locke sul pensiero francese si sostituisce a quella di Cartesio. La lezione di Newton e rilevabile in quasi tutti gli illuministi. Alla sua «scuola francese» in senso stretto appartengono fra gli altri gli astronomi-osservatori Pierre Bouguer (1698-1758), Louis-Marie de La Condamine (1701-74; Pierre-Charles Le Monnier (1715-99), e gli astronomi-matematici Alexis-Claude Clairaut (1713-65), Joseph-Louis Lagrange (1736-1813), Pierre-Simon Laplace (1749-1827). [4] - Gassendi, nella concezione della natura, si richiama per alcuni aspetti all’atomismo di Epicuro (IV-III sec. a. C.). Democrito di Abdera (460-370 a. C.), il primo grande sistematore della dottrina atomistica. Una considerevole influenza del pensiero di Hobbes si ha in Francia solo con l'illuminismo. Marx si riferisce però indubbiamente all'insieme delle correnti ideali (newtonismo, lockismo, materialismo, scetticismo), che sono venute a scalzare, a partire dalla fine del Seicento o dal primo Settecento, l'egemonia cartesiana. [5] - II finanziere e speculatore scozzese John Law (1671-1729) fonda nel 1716 a Parigi la Banque Générale (Royale) e poi una compagnia per lo sviluppo della Luisiana. Nel 1720 e per breve tempo direttore generale delle finanze francesi. Banca e compagnia falliscono nello stesso anno per emissione di carta moneta non garantita. Francois Marie Arouet de Voltaire (1694-1778). [6] - Per la critica di Bayle alla metafisica di Spinoza cfr. soprattutto l'articolo Spinoza del citato Dictionnaire; per la critica alla metafisica di Leibniz cfr. soprattutto l'articolo Rorarius dello stesso Dictionnaire (e anche I'articolo Manichéens). Incerto il senso esatto dell'espressione usata da Marx più sopra: «scetticismo, fornito delle stesse formule magiche della metafisica». Puo alludere o alla derivazione cartesiana di Bayle, o più in generale alla sua utilizzazione — contro l'ultima metafisica — di motivi elaborati dalla metafisica del primo Seicento, o, ancora più in generale, alla sua abilità dialettica. [7] - An Essay Concerning Human Understanding, 1690. [8] - II francescano Johannes Duns Scotus (circa 1270-1308). L'ipotesi agostiniana della distanza radicale fra uomo e Dio, fra ragione e fede, si traduce nella scolastica inglese del Trecento in una valorizzazione del mondo e della conoscenza umana, in un riconoscimento della loro autonomia. Il nominalismo è la dottrina secondo la quale gli universali o essenze non sono realtà, sostanze, ma nomi, segni linguistici (quindi la realtà è un insieme di individui; quindi la conoscenza del mondo non può muovere che dalla conoscenza empirica). Duns Scotus, però, se non è del tutto estraneo al nominalismo, non è propriamente un nominalista, è piuttosto un combinatore di nominalismo e realismo. Nominalista è l'altro grande scolastico inglese Gugliemo d'Ockham (circa 1290-1349), e tale, come Marx spiega ampiamente più sotto, Hobbes. [9] - Secondo Anassagora di Clazomene (circa 500-428) i principi della realtà sono le omeomerie, particelle infinitamente divisibili, di un numero infinito di qualità, e, pur essendo qualificate, contenenti anche tutte le altre qualità. [10] - II mistico tedesco Jakob Böhme (1575-1624) che vedeva come principio del mondo una tensione fra bene e male. [11] - Deismo, negazione della rivelazione, affermazione che Dio non ha altre qualità che quelle comprensibili alla ragione umana (ordinatore del mondo, essere sommo, ecc.). Teismo, affermazione che Dio ha anche qualità non comprensibili attraverso la ragione e rivelate dalla fede. Locke ha una posizione di deismo moderato, di teismo «ragionevole»; più radicalmente deisti i «liberi pensatori» nominati da Marx. In Hobbes non c' è la negazione esplicita di Dio, ma si ha l'esclusione che la ragione umana possa giungere a dimostrare l'esistenza di Dio e a conoscere Dio. [12] - La confutazione dei sistemi dei metafisici del Seicento cui Marx si riferisce è il Traité des systemes (1749). L’Essai (sottotitolo: Ouvrage où l’on réduit à un seul principe tout ce que concerne l’entendement) è del 1746. Il condillacchismo continua in Francia fin nei primi decenni dell'Ottocento, con Cabanis e Destutt de Tracy; assume propriamente il nome di ideologia, cioè di filosofia incentrata sullo studio delle idee e delle sensazioni. Fra il 1820 e il 1830 comincia a diffondersi lo spiritualismo eclettico di Victor Cousin (1792-1867). [13] - Hegel ne parla relativamente a lungo, apprezzandone il monismo, il vitalismo e la germinale dialettica, nelle Vorlesungen über die Geschichte der Philosophie (1833-36) (Filosofia moderna, cap. II, paragrafo C). [14] - Constantin-François Chasseboeuf de Volney (1757-1820), materialista, vicino alla filosofia morale di Helvétius, con interessi molto vari ma soprattutto politici, morali e storici. Charles-François Dupuis (1742-1809) critico delle religioni positive, riduce tutte le religioni ad allegorie della natura e in particolare del mondo degli astri (Origine de tous les cultes, 1795). Denis Diderot (1713-84), il filosofo materialista artefice dell’Enciclopedia. Anche i fisiocratici, dice poi Marx, rientrano nelle correnti materialistiche indicate (soprattutto nella seconda). Si può pensare all'interesse economico, egoistico, che in Francois Quesnay (1694-1774), e in genere nella scuola, funge da principio della società, dell'ordine naturale; o ai richiami antimetafisici all'esperienza che si trovano in Anne Robert Turgot (1727-81). [15] - Si tratta di The Fable of the Bees, or Private Vices Public Benefits, pubblicata per la prima volta, con altro titolo, nel 1705, e poi con il titolo più, noto nel 1714. In polemica con Shaftesbury (1671-1713), Mandeville sostiene che il progresso e la prosperità derivano dai vizi, dall'egoismo, dall'ambizione, dal desiderio di guadagno. Se gli uomini fossero solo virtuosi (posto che le virtù siano il disinteresse, la rinuncia, ecc.), la comunità umana non progredirebbe, si dissolverebbe. Più che a Locke, Mandeville sembra richiamarsi all'antropologia di Hobbes. [16] - Cfr. le citate Vorlesungen, 1.c. [17] - Cfr. Hegel, Phänomenologie des Geistes (1807), parte VI (Lo spirito, paragrafo La verità dell'illuminismo). [18] - Si tratta di uno degli schemi di ragionamento più tipici della dialettica hegeliana. Nella citata Fenomenologia è molto usato; si veda per es. la sezione La religione rivelata, dove sono ampiamente riconsiderate le diverse possibili strutture dello schema. La sostanza, cioè l'esteriorità, la necessità, l'oggettività, ha come opposto la soggettività astratta, l'interiorità, il sentimento, la negazione dell'oggettività, il romanticismo. In questo opposto essa si rovescia se non si ha l'unita di soggettivo e oggettivo, l'eticità, l'autocoscienza assoluta. Per quanto riguarda gli; «Hallische Jahrbücher» Marx si riferisce probabilmente alla serie di articoli Der Protestantismus und die Romantik che Ruge e Echtermeyer vi hanno pubblicato nell'ott., nov., die. 1839 e nel mar. 1840. In questo manifesto, come gli autori lo chiamavano, il principio del romanticismo è definito appunto come libertà astratta, isolamento autosufficiente, frivolezza, resistenza negativa dell'individuo di contro all'universale e all'oggettivo. In questi stessi articoli però la valutazione del romanticismo tende già a complicarsi, a emanciparsi dalla semplicità degli schemi hegeliani, per essere adeguata al romanticismo che ai giovani hegeliani premeva soprattutto combattere (non tanto quello soggettivistico, quanto quello reazionario, cristiano, illiberale). |
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MATERIALI - ALLEGATI |
parte quinta H.D.S. MAROQUINERIES
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