[ caprioli in scatola ]
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Marx – In effetti la legge contro i furti di legna, come la legge contro gli abusi di caccia, forestali e campestri, meriterebbe di essere esaminata non solo in riferimento alla Dieta, ma anche per se stessa.[1]
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In un certo qual senso sono lieto di non aver imparato a pensare e scrivere di filosofia, perché in tal caso potrei aver imparato a trascurare proprio effetti temerari come questi…
Tutti sappiamo, anche se non sappiamo altro, che “la fotografia di un cane e l’immagine di un cane in un manuale di zoologia e il dipinto ‘il cane’ esibiscono qualcosa di diverso e in un modo diverso.” [2]
Quanto di nuovo invece vengo a sapere è che se dei caprioli venissero rappresentati in pittura come in un bosco, essi e il loro mondo, oltre a perdere il numero perderebbero ogni consistenza per diventare un concetto.
Ora, si dà il caso che anche i caprioli di Marc sono raffigurati in due quadri - e sarebbe interessante sapere se qualcuno ha mai chiesto ad Heidegger anche a quale dei due quadri di Marc si era riferito dieci anni prima di infilarsi le scarpe di van Gogh. A noi comunque questo non interessa. Ma quello che ci interessa è aver avuto la conferma che per “abitudine” il filosofo non trasforma solo la singola (determinata) opera in un concetto, ma riduce interi gruppi di opere al concetto che hanno in comune (caprioli, scarpe, ecc). E’ così che ogni particolarità e modalità dell’opera svapora assieme all’artista che l’ha creata.[4] Non per niente il filosofo predilige partire dall’opera già approntata e messa in mostra in quanto sensibilizzato concetto di un essente nel proprio posto[5], e quindi procedere tranquillo. |
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Mentre per Heidegger dall’esibizione del quadro può avanzare (come essente) la comprensione del concetto di capriolo quale abitatore del bosco ecc., per Marc magari avanza (come essente) il dipinto stesso nelle sue determinate modalità e particolarità pittoriche - la pittura compare per farsi innanzi nel mio mondo. Quello stesso quadro che per il filosofo è un “mezzo” per sensibilizzare un concetto ecc., per il pittore non sarebbe altro che “questo quadro dipinto”… a modo mio.
Per dirla in altre parole, io ho capito che per il filosofo il pittore di caprioli esibirebbe, nella modalità artistica, l’idea (concetto) di aver compreso che i caprioli (un essente) esistono realmente nel bosco (mondo) e sono a portata (insieme a lui nel suo mondo circostante) di mano… e anche dello schioppo del cacciatore… ad esempio. Ma forse tutto questo è già stato detto con parole migliori, e magari anche più chiaramente esposto nel dire di Heidegger[13], di Derrida, di Schapiro o di altri legittimi possessori di boschi - nei confronti dei quali io mi sono avvalso soltanto del semplice diritto consuetudinario di raccogliere i rami caduti dei loro ben piantati alberi della sapienza…
Non ne avevo la capacità?...
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[1] - Marx, Dibattiti sulla legge contro i furti di legna, in Scritti politici giovanili, cit., p. 178. La legge per la repressione dei furti di legna, discussa dalla sesta Dieta renana nel giugno 1841, rappresentava un aspetto significativo della lotta condotta dai proprietari terrieri contro le ultime parvenze di proprietà collettiva del suolo. Le violazioni si erano fatte molto frequenti per la crescente miseria dei contadini, tanto da dar materia a ben tre quarti dei processi dibattuti i Prussia. Per parte sua la Dieta votò un inasprimento dell’ordinamento prussiano, trasformando l’asportazione di legna in furto qualificato, cioè in reato punibile coi lavori forzati.
[2] - L’intero brano in esame appartiene al corso del semestre invernale 1925-26 di Heidegger (Logica. La questione della verità), ed è riportato all’interno di una nota di Ardovino in Dell’origine…, cit. (leggilo in Appendici). [3] - Ivi. [4] - E’ questo che Schapiro rimprovera al filosofo, quando gli imputa di aver “comunque dimenticato di tenere in debito conto un importante aspetto del quadro: la presenza dell’artista nell’opera"? per colcludere dicendo che "la sua evocativa descrizione del soggetto ignora tutto quello che c’è di tipicamente personale e fisionomico in quelle scarpe”. [5] - “Nel quadro di van Gogh non potremmo mai stabilire dove si trovino quelle scarpe”. E’ questa mancanza di “un proprio posto” (nel mondo che condividiamo e nel proprio “mondo circostante”) che Heidegger nota nelle scarpe del quadro di van Gogh? Un difetto per cui quelle scarpe possono essere messe ovunque, prese e date a chiunque? Se tuttavia possiamo invece stabilire qual è il posto reale del quadro che le rappresenta (appeso a un chiodo infisso al muro) ecco trovato finalmente il loro posto, concreto e percettibile ai sensi, e che l'opera di pittura si porta sempre dietro - il resto è fantasia e sogno. [6] - Heidegger, Logica. La questione della verità, (riportato da A. Ardovino, Dell’origine…, cit., leggilo in Appendici. [7] - Ivi. [8] - “L’opera (la scarpa) rende noto qualcos’altro, rivela qualcos’altro: è allegoria”, si era detto (Heidegger, Origine Ni68, cit., p. 6)… Spariti scarpe e caprioli si dileguerebbe ogni allegoria… a cos’altro si riunisce, di cos’altro è basamento?... rimane l’opera, come allegoria che si autorivela?... [9] - Heidegger, L’origine dell’opera d’arte, in Dell’origine dell’opera d’arte e altri scritti, cit. p. 42 (cfr. anche qui, a p. 81, l’intero § “io penso a te…”. [10] - Non si tratta tanto di imputare ad Heidegger il fatto di aver “dimenticato di tenere in debito conto un importante aspetto del quadro: la presenza dell’artista nell’opera” (la sua notazione biografica), ma di aver trascurato il carattere particolare delle scarpe stesse. [11] - L’intelletto può ben avere il compito di riconoscere i caratteri particolari delle cose, non certo quello di mantenerle nella nebulosità indistinta del concetto, o di rigettarvele proprio quando fanno di tutto per diventare qualcosa di unilaterale nella multilateralità del mondo. [12] - L’idea ci ripugna. Forse perché suppone torbide lavorazioni ulteriori sui caprioli, per decostruirli, dopo l’uccisione, ad es. in carne e pellame – materia prima nella lavorazione di scarpe e stivaletti morbidi come guanti… [13] - Che Heidegger abbia preso atto anche di forme di artisticità diverse dalla rappresentazione della realtà è ravvisabile nella Conclusione: “…dall’inverno 1829-30 in cui l’estetica di Hegel venne esposta per l’ultima volta nell’Università di Berlino, abbiamo assistito alla nascita di molte nuove opere d’arte e di numerosi nuovi indirizzi artistici. Hegel non ha mai preteso di negare questa possibilità” (Origine Ni68, p. 63). [14] - Marx, Scritti politici giovanili, cit. p. 190-191. – Vedi altro in Materiali. [15] - Ivi, p. 194 - dalla protesta di un deputato delle città alla Dieta. IMMAGINI- sinistra: Franz Marc, Caprioli nel bosco I, 1913, olio su tela cm. 100.97 x 104.78; Washington, Phillips Collection; destra: Franz Marc, Caprioli nel bosco II, 1914, olio su tela cm 110 x 100,5; Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle. |
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§ [ caprioli in scatola ]
Nota 14 - “Si troverà che le consuetudini comuni a tutta la classe povera sanno cogliere con sicuro istinto il lato dubbio della proprietà; si troverà non solo che questa classe sente l’impulso di soddisfare un bisogno naturale, ma altresì che sente il bisogno di soddisfare un impulso legittimo. La legna caduta ci serve da esempio. Essa è tanto poco in rapporto organico con l’albero vivente, quanto la pelle caduta col serpente. La natura stessa rappresenta nei rami e nelle fronde secchi e caduti, separati dalla vita organica, in contrapposto agli alberi e tronchi ben radicati, ricchi di linfa, che assimilano organicamente aria, luce, acqua e terra per mantenere la propria forma e vita individuale, il contrasto fra ricchi e poveri: ne è una immagine fisica. La povertà umana sente questa affinità e su tale sentimento costruisce il proprio diritto di proprietà: e perciò, mentre riconosce la ricchezza degli organismi fisici al proprietario legittimo, rivendica la miseria fisica al bisogno e alla sorte che gli è concessa. In questa attività delle forze elementari riconosce una forza amica, più umana degli uomini. In luogo all’arbitrio casuale dei privilegiati è subentrata la casualità degli elementi, che strappano alla proprietà privata quanto essa non concede volontariamente. Le elemosine gettate per la via, non spettano ai ricchi più di queste elemosine della natura. Ma già nella propria attività i poveri trovano il proprio diritto. Col raccogliere, la classe elementare si pone sul piano della società umana, che ordina i prodotti delle forze elementari della natura. Analogamente si comporta coi prodotti che crescono allo stato selvaggio e rappresentano un possesso del tutto accidentale, e inoltre, per il loro scarso valore, non costituiscono oggetto di attività per il vero proprietario. Analogamente si comporta col racimolare, con lo spigolare e coll’esercitare simili diritti consuetudinari. Vive dunque in queste consuetudini della classe povera un senso del diritto istintivo, la cui radice è positiva e legittima. E la forma del diritto consuetudinario è in questo caso altrettanto conforme a natura, quanto l’esistenza della classe povera stessa costituisce finora una mera consuetudine della società borghese, che non ha ancora trovato un posto adatto fra le membra coscienti dello Stato.” [Marx, Scritti politici giovanili, cit. p. 190-191] |
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ARTICOLI DA VIAGGIO mezzi di trasloco e altre restituzioni |
parte quarta H.D.S. MAROQUINERIES
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