[ Io penso, a te, o Ionia! Ma gli uomini Amano ciò ch’è presente [1] ]
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Il lavoro oggettivato, trasformato nel geroglifico sociale della merce, ha compiuto per proprio conto già gran parte del cammino per potersi agevolmente risolvere in un geroglifico estetico. La merce come arcano sociale si risolve breviter nell’opera d’arte come arcano estetico. E viceversa.[2]
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Sono forse da biasimare se mi torna su la malizia di un intento svalutativo da parte di Heidegger nei confronti dell’opera di van Gogh, in quanto esempio di pittura moderna da declassare?
Nella prima stesura dell’Origine (1931-32) non è citato van Gogh, ma una generica scarpa viene offerta quale esempio per illustrare un’idea sbagliata di opera d’arte.
Mi chiedo se d’ora innanzi - praticamente fin dall'inizio - ogni volta che nell'Origine verranno nominate delle scarpe, queste non si portino appiccicata sotto le suole questa associazione con una idea sbagliata di opera d’arte.
Quando però in Germania il filosofo enuncia questo riduttivo “null’altro” di una scatola (vuota), da qualche altra parte del Mondo (in America e Russia [7]) questa medesima formulazione privativa si era già interamente sviluppata nelle affermazioni del “null’altro che ogni qualsiasi (mera) cosa”[8] e del “null’altro che la (mera) pittura stessa”.[9]
Eccole qui assieme la scarpa e la scatola presenti nella prima stesura dell’Origine! - Non intravedete forse, tra la scarpa e la scatola, far capolino anche la testa di marmo della Barbarina?...
Proseguendo con questo passo temo di aggravare sempre più la mia posizione aggiungendo, all’imprudenza delle scorribande, l’insolenza verso l’autorità dei maestri - che però, da parte loro, non ne dimostrano certo meno della mia nel lasciarci nel mezzo della strada. Dopo aver tanto parlato dell'arte, Heidegger ci dice:
Errando per improvvisati sentieri, qua e là inciampando, pestando le schifezze del sottobosco, distratto da certi scorci o incalzato dai latrati dei cani, tutte le sagacie dell’aggirarsi metafisico del filosofo tedesco nel suo proprio bosco sono certamente rimaste fuori della mia modesta portata . E lì, fuori portata, volentieri le lascio. Invece adesso prendo un foglio; ci scrivo sopra null’altro che e me lo metto in cornice, alla mia portata, con tanto di passe-partout, proprio come fosse una stampa d’altri tempi. Cosa c’è da vedere in questa farsa di disegno? Null’altro che la visione di un enigma limpido come un semplice paio di scarpe sdrucite... |
[1] - Hölderlin, Die Wanderung (la Migrazione, 1801), cit.
[2] - Abaco delle esortazioni (critiche), in Aut-Trib 17149, n. 1, Roma, ottobre 1978. [3] - Heidegger, prima stesura, in Dell’origine dell’opera d’arte e altri scritti, cit., p. 42. [4] - “La domanda: Che cosa ne è dell’essere? Si trova, come domanda preliminare, inclusa nella nostra domanda-guida: Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla?” [Heidegger, Introduzione…(1935), cit. p. 49] [5] - Mi chiedo se nella mostra ad Amsterdam del 1930, insieme alle scarpe era esposto anche il dipinto I mangiatori di patate (V. van Gogh, Nuenen, aprile 1985, olio su tela, 81,5 x 114,5 cm, F 82). [6] - Heidegger, Origine Ni68, p. 19. [7] - Che sono proprio le ganasce della morsa in cui la Germania si sente presa.-Cfr Heidegger, Introduzione, cit. p. 47-48. [8] - Marcel Duchamp, Fountain, New York 1917; opera rifiutata all’esposizione della Society of Independent. [9] - Aleksandr Rodcenko, Puro colore rosso, puro colore giallo, puro colore blu; olio su tela, 62,5 x 52,5 cm ciascuno; mostra 5x5=25, settembre 1921. [10] - M. Heidegger, Origine Ni68, (dalla conclusione, p. 62). - Figure, da sinistra: van Gogh, vecchie scarpe con lacci (1886); Marcel Duchamp, Fontana (1917); Handy Warhol, Brillo box (1963). |
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VALIGIE |
parte seconda H.D.S. MAROQUINERIES
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