made n.20 Giugno 2023
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Roma, Sabato 16 gennaio 2021 

Carissimi compagni,
oggi, dovrei assolutamente dedicarmi ad altro, ma proprio non ce la faccio ad impedirmi di scrivervi dopo la chiusura della riunione skype di ieri sera, che,  oltre a procurarmi il solito grande piacere di ascoltare in viva voce le parole reali del comunismo (e non certo dell’inverso, ossia del comunismo reale), mi ha procurato in più qualcosa di cui mi vergogno un po’… ossia un piccolo piacere “privato”… e personale. Ed è di quest’ultimo che desidero farvi partecipi... così, tanto per divertirci tra di noi. Si tratta del discorso sui “modelli” in generale, e su quello dello spazio di Minkowski in particolare, che è stato ripreso ieri sera per specificare quanto già trattato nell’articolo Dov'è finito il Futuro nella rivista n+1 n. 46 del novembre 2019, riguardo alla "transizione di fase", eccetera...
Quello che proverò a descrivere brevemente non fa certo parte dei discorsi che interessano tutti noi; nondimeno c’è un tratto significativamente curioso nella coincidenza di una “forma” comune che nel corso della discussione hanno trovato i due interessi separati…
Nei primissimi anni ’70 – ovviamente del secolo scorso – e per diversi anni successivi, sono stato alle prese con un lavoro avviato in seguito alla suggestione (forse più che altro estetica o artistica… ma non solo) esercitata dalla geometrica delle “coniche”. Lo svolgersi di questo lavoro mi ha portato verso le geometrie di Lobacevskij e Minkowski, da cui traevo suggerimenti per descrivere una “mia” particolare geometria, dal carattere, diciamo, “didascalico-allegorico”, che avevo battezzato come “geometria della GeDiQuREUSI” (quasi un acrostico da Generatrice Di QUesta Retta É Un Simbolo Ideologico – dove il simbolo era elementare, ossia, per quanto possibile riducibile ad una figura geometrica euclidea piana…). Questa “geometria” si basava sull’assioma che la generatrice del cono (doppio) fosse una retta (infinita) ruotante – nello spazio e nel tempo – su di un punto (che giusto consisteva in un simbolo ideologico); cosicché la sua dinamica parabolica creava tutto un sistema nel quale ogni qualsivoglia segmento di retta (giacente su ogni piano che tagliava la conica) conduceva e riconduceva immancabilmente al suo proprio universo ideologico –  che io mi ingegnavo di descrivere, anche narrativamente,  nel suo particolare funzionamento.
Non starò certo a dirne di più, ma spero di aver dato almeno l’idea vaga di un pensiero e un procedimento “geometrici” applicati ad uno spazio ideologico…
Quello che rimane di quel lavoro dopo cinque o sei anni, sono circa 500 fogli di appunti raccolti in almeno 4 volumi, le cui pagine e i contenuti sono stati a volte anche presentati o resi pubblici (forse per impudenza). Ancora oggi, occasionalmente, quando lo ritengo opportuno, qualcuno di questi “appunti sott’olio” lo tiro fuori dal mucchio (e se dopo tutto vi è rimasta la voglia di curiosare, qui sotto vi segnalo dei link ad alcune pagine web con alcuni di questi miei fogli bisunti).
Spero di non avervi fatto sprecare del tempo da dedicare a ben altro che alle antiformiste stravaganze giovanili di un vecchio “pittore”, che vi chiede perdono e, ringraziandovi di tutto – soprattutto della pazienza –,  vi saluto e abbraccio cordialmente. Vostro.

Depositi, attività pregresse di Erostrato/Frazione clandestina
Depositi, attività pregresse di Aut.Trib.17139
Almanacco nømade edizione n.13–2017
Almanacco nømade edizione n.14–2017
Catalogia Politica (pp. 87-96)

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Il lavoro dell'Ermenauta . 1972
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